8 gen 2013

La posta di Paolo Speciale




                                 MEDIOCRITA’ IN AGGUATO

Nonostante temporalmente connessa alla quasi naturale scadenza della legislatura e quindi non improvvisabile, la elaborazione di programmi e di proposte da parte degli schieramenti in campo nelle elezioni politiche dei  prossimi 24 e 25 Febbraio non è rimasta comunque scevra da una negativa e sgradita, oltre che quanto mai inopportuna, diffusa superficialità  di contenuti, purtroppo conforme ad analoghi precedenti storici.
Ancora una volta da più parti si tende  a prediligere sapientemente, confidando su una presunta benedizione popolare, la necessità di conquistare, attraverso improprie alleanze figlie del fallito bipolarismo ed immagine peggiore del trasformismo,  il maggior numero di seggi in Parlamento nel comune colpevole disprezzo della storia, dei fondamenti ideologici e degli elementi caratterizzanti di ogni aggregazione concorrente. 
Si assiste così alla imbarazzante ricostituzione di un asse – rimasta precaria ed instabile – tra la Destra berlusconiana tutt’altro che centrista – tanto che il chiedersi  cosa stia a fare ancora nel  Partito Popolare Europeo potrebbe costituire un ulteriore interessante motivo di dissertazione – ed il rimanente sommario di un movimento nordista che,  in un ritrovato radicalismo territoriale (il risibile progetto-proposito della macro Regione), ben riesce nel  suscitarci una retroattiva inquietudine  già solo per il fatto di avere rappresentato istituzionalmente ,  con il suo attuale leader  Maroni, uno dei più importanti dicasteri dell’unità repubblicana per diversi anni.
C’è poi la Sinistra ritenuta maggioritaria e quindi per così dire “titolare”, parimenti vittima e prodotto dello stesso fallito bipolarismo;  l’unica un po’ più sensibile alla qualità delle proposte programmatiche e che per questo si rende affine ad un demagogismo elettorale più assolvibile.
Ancora più in là troviamo  la sinistra vendoliana  che, mandando  al diavolo “i ricchi” non fa altro che determinare un  anacronistico autolesionismo  con la conseguente configurazione e diremmo anche perenne giacitura storica di questa importante fetta di elettorato  nella accezione e dimensione da sempre ad essa attribuita dal berlusconismo  più noto.
Ancora: i partiti dei Magistrati, conseguenza della incompiuta normazione che, in forza della pur legittima tutela del diritto di ogni cittadino di concorrere alla gestione della cosa pubblica, non ha consentito di  fissare quei parametri di compatibile separazione  tra i ruoli determinando improprie e delegittimanti strumentalizzazioni.
Infine, il Centro ed il Professor Monti. Desideriamo trattare insieme queste due posizioni perché si sono trovate geneticamente simili  per  la loro “statutaria” e precipua equidistanza.  Secondo una sempre più condivisa accezione - squisitamente logica - , queste due espressioni politiche secondo alcuni potrebbero incarnare la fisionomia e la piena titolarità delle forze cosiddette “moderate”,  richiamandosi ad un certo auspicato equilibrio che possa tradurre in stabilità politica una equilibrata attenzione alle aspirazioni ed alla qualità della vita di una più variegata rappresentanza di classi sociali.
Chiediamoci allora quando e ad opera di chi,  il più bel palcoscenico della democrazia, quale è l’esercizio  pubblico della scelta a maggioranza del colore della Cosa Pubblica, sarà ispirato solo alla salute di quest’ultima ed affrancato da una sviante ed avvilente mediocrità  che blocca la vera unica crescita di un Paese come il nostro?
Paolo Speciale

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