28 lug 2014

nuovo articolo di Domenico Cacopardo sulla crisi internazionale



L'ANARCHIA REGOLA IL MONDO di domenico Cacopardo
Già dalla pace di Westfalia del 1648 s’era imposto un ordine internazionale, poi dissolto da Napoleone I, restaurato dal Congresso di Vienna, dissolto da Napoleone III, varie volte scomparso e restaurato, sino al mondo bipolare Usa-Urss che, in qualche modo, aveva stabilito un sistema di diritto internazionale, fondato sull’equilibrio del terrore, che ha retto per quasi cinquant’anni. Poi, è accaduto che l’America monopolizzasse i rapporti tra gli stati, diventando, per mano di Bush padre e di Bush figlio il gendarme del mondo.

Le cose si sono rapidamente complicate: la Cina soprattutto ha assunto il ruolo di seconda (o prima) tigre, mentre il mondo islamico ha percepito come un «liberi tutti» l’uscita degli Stati Uniti dall’Iraq e la personale promozione della democrazia operata da Obama a partire dall’Egitto.

Il mondo occidentale, per l’insipienza del presidente americano, ancora più evidente da quando Hillary Clinton è stata sostituita dall’imbarazzante John Kerry al dipartimento di Stato, e per la stupida «Grandeur» di Sarkozy, cui ha tenuto mano il governo di sua maestà britannica, è tornato all’ininfluenza, registrando una serie di gravi sconfitte, e si trova incastrato in una situazione senza vie d’uscita. L’Egitto, per forza propria (della borghesia laica soprattutto), è uscito dalla spirale dell’integralismo medievale dei Fratelli musulmani, ma la Siria è precipitata in una guerra civile nella quale gli alleati dei «nostri» sono gli stessi terroristi che hanno fondato un califfato islamico, nel quale i cristiani sono perseguitati e, con essi, le donne cui è stata imposta l’infibulazione obbligatoria. La Libia è ai materassi. E la cosa non ci dispiace, visto che gli italiani sono stati di fatto estromessi dai francesi che hanno insuperabili difficoltà a stabilizzare la situazione. Non sembra che facciamo parte della medesima comunità che l’ipocrisia degli attuali statisti chiama Unione. 

Sull’Ucraina, il gioco è oscuro e comunque lontano dagli interessi italiani. Dobbiamo realisticamente, poiché non vogliamo estrarre l’olio e il gas dell’Adriatico, né le centrali a combustibile nucleare, prendere atto che senza il gas russo possiamo chiudere quel poco che rimane aperto.

La guerra Israele-Hamas è un altro frutto avvelenato dell’anarchia mondiale. In assenza di un ordine internazionale con riferimenti certi e politiche chiare, è evidente che per Israele –il popolo ebreo ha crediti irredimibili verso l’umanità- era necessario combattere una battaglia di contenimento nei confronti del movimento terroristico di Hamas. Purtroppo i media italiani si alimentano delle informazioni della propaganda islamica e non riescono ad avere un atteggiamento equilibrato nei confronti di una tragedia che si sta consumando dalla Shoa in poi. 

Chi può offrire garanzie a chi? Solo le armi possono garantire una tregua di un paio di anni e poi si ricomincerà. Ricordo che gli israeliani, circa 8.000.000, in un mare arabo, non hanno speranze di sopravvivere se non in un contesto di forzata pacificazione generale. Quindi, Netanyahu sa benissimo, come lo sapevano i maggiorenti del Ghetto di Varsavia, che il suo Paese ha gli anni contati e, di fronte al silenzio generale (incredibile quelli tedesco, americano, francese, italiano e via di questo passo) non può che combattere.



In questa situazione, opera la missione italiana «Mare nostrum»: un impegno umanitario che, però, incentiva oggettivamente l’afflusso di disperati in Italia. E l’Europa, abbia il coraggio di dirlo Alfano, non condivide la politica italiana della «Porta aperta» che disperde nel continente gente di tutte le specie, compresi terroristi, portatrice di malattie endemiche e incontrollabili. Se l’Unione si occuperà del problema, vorrà porre una barriera, del genere di quella costruita dagli spagnoli. Una barriera nel Mediterraneo, significa blocco e respingimento. Con buona pace delle tante anime belle che aprono le braccia degli altri.

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