18 ago 2014

Una nota al nuovo commento del consigliere Cacopardo del 18 agosto





LA FORTUNA: UN'AMANTE CAPRICCIOSA
di domenico cacopardo

La fortuna ha accompagnato, sin qui, Matteo Renzi. Essa, però, è un’amante capricciosa, pronta ad abbandonarti proprio sul più bello, quando cominci a contare su di lei e sulle sue grazie. Ultimamente, s’è manifestata intorno a Ferragosto: dopo le perplessità suscitate dai dati sulla decrescita del Pil nazionale, quelli delle altre nazioni europee, simili ai nostri, hanno ridato fiato al premier e al suo governo.

C’è da aggiungere che la strategia dell’attenzione messa in campo nei giorni scorsi, con le escursioni nelle realtà produttive e critiche dal Nord al Sud e alla Sicilia, rappresenta una novità assoluta per la seconda Repubblica.

Nella prima avevamo visto un ministro, Gianni De Michelis delle Partecipazioni Statali, girare per le fabbriche in crisi, quelle più infiltrate dai brigatisti e spiegare ciò che il Paese chiedeva ai lavoratori, in cambio di un sovrumano sforzo di risanamento (solo all’Iri 30.000 miliardi). Il coraggio fu premiato, tanto che abbastanza rapidamente la conflittualità scemò sino a rientrare in limiti fisiologici.

Oggi, Renzi affronta uomini e questioni, compresi i problemi indicati da Mario Draghi. L’ha raggiunto a Città della Pieve dove il banchiere era in ferie. 

Pensa al concreto, non bada all’etichetta lo «scout» fiorentino. Non si fa smontare dallo scherno dei saggi, né dalle difficoltà dei problemi.

In fin dei conti, siamo in mezzo a un mare tempestoso. La nostra imbarcazione è una vecchia carretta. Il comandante è un giovane alle prime armi che, prima, ha governato soltanto qualche barchetta. L’equipaggio: in gran parte neofiti come lui. La ragione ci dice che il naufragio è dietro l’angolo. L’istinto di conservazione ci spinge a rimanere a galla, in attesa di acque meno agitate.

Ecco, nella città umbra uno spiraglio sembra essersi aperto: uno scambio.

L’accettazione di una lieve (ma quanto lieve?) tutela europea che ci indichi le priorità nelle riforme, nel bilancio 2014, nella legge di stabilità 2015, nel deficit e nel debito. In cambio, avremmo –questo la presidenza del consiglio lascia incautamente filtrare- una certa elasticità proprio sui conti, in modo da poter utilizzare, per esempio, la Cassa depositi e prestiti come ente finanziatore di imprese e opere pubbliche, accompagnando gli impegni di spesa della Cassa con una garanzia totale dello Stato (come fa la Germania con l’omologo istituto). Dimenticano gli autori delle indiscrezioni pilotate che una così larga garanzia dello Stato allarga i suoi impegni di firma, in sostanza allarga in modo improprio il debito pubblico, quasi fuori controllo da Monti in poi.

L’altra ragione di fiducia (la fortuna di cui sopra) è l’assenza di una Commissione europea in carica e la prossima (fine mese) nomina della nuova. In essa, noi non svolgeremo alcuna seria funzione di governo avendo optato per una specie di ministero degli esteri, l’ectoplasma che non è mai decollato, indicando per il ruolo la ministra Mogherini, soprannominata, nell’ambiente, Moscerini per indicare il suo peso politico. Però, potremmo pesare nelle nomine che contano, a partire dal commissario agli affari economici che dovrebbe essere un socialista.

Che sia un vero amico dell’Italia è, più che una speranza, un’illusione.




La fortuna ha sicuramente aiutato Matteo Renzi..ormai storico e stoico sindaco d'Italia .”La fortuna aiuta gli audaci” (come recita una celebre frase latina) ed il riferimento di Domenico sulla mancata crescita degli altri Paesi della comunità rimane opportuna, ma quanto può durare si chiede? Quanto ancora il tempo potrà garantire al nostro Paese una possibile crescità? 

l'Italia sembra non avere ancora una vera strategia. La Commissione europea rimanda a settembre il piano italiano sui nuovi fondi europei. La prossima partita europea vale per l'Italia 41 miliardi e mezzo in sette anni. Cifra che dovrebbe raddoppiare in considerazione del cofinanziamento nazionale., quelli relativi al settennato 2014-2020. 

Ma mancano programmi di sviluppo con un relativo cronoprogramma indispensabile per sbloccare anche i singoli piani regionali. Manca la ricerca, manca l'innovazione, la competitività, lo sviluppo tecnologico, manca un effettivo piano per il lavoro e manca soprattutto una cultura politica efficiente.

Sappiamo tutti che senza l'assenso di Bruxelles non arrivano i soldi e tutto si congela. Con lo svantaggio per l'Italia di partire male e in ritardo sui fondi strutturali, per l'ennesima volta. Bruxelles sembra essere tassativa: Senza piani e strategie chiari ed efficaci, non c'è alcuna autorizzazione. Anche perché..l'Italia non sembra avere del tutto risolto i propri problemi di governance. La sua pubblica amministrazione non è efficiente e ben funzionante. Questi fondi restano quindi a rischio.

La fortuna aiuta gli audaci..ma audaci non vuol dire solo determinati ed assoluti..E' necessario affrontare i pesanti problemi in un'ottica più aperta al confronto interno e meno conflittuale in termini di contrapposizioni, ma è anche necessario potervi far fronte con la forza di figure più adatte e competenti. 
L'amante capricciosa, come spesso accade. potrebbe rivelarsi assai inopportuna.
vincenzo cacopardo

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