4 set 2014

Una nota di supporto alla nuova analisi di Domenico Cacopardo

di domenico cacopardo
Berlusconi aveva ragione a proporre l’allargamento dell’Europa alla Russia. Certo, era la persona meno credibile per sostenere, con qualche probabilità di successo, una simile idea, che, del resto, non aveva preparato con passi diplomatici diversi dalle visite private allo zar di Mosca, Vladimir Putin.

Ma in quella che allora fu liquidata come una «boutade» c’era una reale, giusta intuizione.

Avevamo di fronte una politica americana con due obiettivi: impedire alla Russia di rialzare la testa; creare una cintura di Stati cuscinetto. E, in questi, insediare le basi militari occorrenti per impedire una qualsiasi politica autonoma del gigante dell’Est.

Un’illusione da battere considerando quel Paese un interlocutore ormai acquisito al modello economico-sociale dell’Occidente, da aggregare a esso, sia nell’Unione europea che nell’Alleanza atlantica che nella ipotizzata (da Obama) Unione euro-atlantica di cui si sono perse le tracce.

Che Obama, dopo gli errori che hanno fatto perdere agli Stati Uniti la «leadership», ottenuta dalla caduta del Muro di Berlino, abbia commesso quello di isolare la Russia per ridurla a comprimario della scena mondiale è una constatazione banale.

E la logica ha portato la Russia a un accordo di ferro con la Cina, che porterà a entrambe le nazioni sviluppo e benessere, e al ritorno in carrozza sullo scenario medio-orientale, con il coraggioso appoggio ad Assad e alle forze governative siriane, assediate da una coalizione controllata da gruppi terroristici, sostenuti dall’Occidente.

Oggi, Obama deve chiedere ad Assad il permesso di sorvolo per dare supporto aereo alla lotta degli sciiti contro lo Stato «canaglia» Isis. E deve fare finta di essere cieco di fronte all’aiuto finanziario che il Qatar e l’Arabia Saudita danno al movimento fondamentalista, probabilmente per il ricatto che questo esercita nei loro confronti. Un ricatto che non avrebbe avuto nessuna possibilità di successo se Qatar e Arabia Saudita si fossero sentiti sicuri dell’ombrello americano, già chiuso sull’Iraq e prossimo alla chiusura in Afghanistan.

Il disimpegno militare dal Medio-Oriente e la promozione della democrazia a partire dall’Egitto (ora cruciale per la sospensione delle ostilità tra Israele e Hamas) hanno determinato il crollo della credibilità americana e tanti guai successivi.

La politica internazionale non è partita per dilettanti.

Qui e ora, il problema è l’Ucraina.

Deve essere ricordato, in proposito, che poco tempo fa Helmut Schmidt, l’ex cancelliere socialdemocratico tedesco, ormai novantacinquenne, in un'intervista Bild, metteva in guardia l’Europa dai rischi di guerra derivanti dalla crisi e aggiungeva che era pura megalomania la volontà dell'U.E. di integrare l’Ucraina e, addirittura prima la Georgia, nell'Unione e nella Nato.

Schmidt aveva anche lucidamente sottolineato l’inutilità delle sanzioni alla Russia e il loro effetto controproducente.

C’è da riflettere sulle posizioni di lituani, lettoni, estoni, polacchi, bulgari, romeni e via dicendo, tutte più o meno alimentate dai ricordi delle occupazioni e dei regimi sovietici imposti con la forza. E c’è da ricordare che l’attuale governo ucraino è frutto di un «golpe», suscitato dai servizi americani e di alcuni paesi dell’Unione, con il quale è stato estromesso dal potere un presidente della Repubblica regolarmente (abbastanza per gli standard dell’area) eletto, autore di un tentativo di equidistanza, ed è stato insediato il governo di una coalizione di destra, della quale sono parte essenziale i neonazisti e le milizie nazionaliste.

Il premier polacco Donald Tusk, scelto come presidente stabile del Consiglio europeo e degli Eurosummit dei 18 Paesi della moneta unica, sabato scorso, nel rievocare l’inizio della Seconda guerra mondiale, ha equiparato il Donbass (la regione ucraina a stragrande maggioranza russofona) a Danzica, che della guerra fu la causa occasionale.

È comprensibile che, mentre l’Occidente (e anche la Russia) è impegnata nella ripresa della guerra al terrorismo fondamentalista, lo stesso Occidente coltivi uno scontro con la Russia per una regione dell’Ucraina alla quale, per i propri statuti, dovrebbe essere accordata almeno la condizione di Stato federato?

Chi è lo stolto che non ha pensato alla reazione della Russia di Putin, l’uomo che ha posto il prestigio formale del suo Paese e suo personale al primo posto nelle priorità politiche?

Uno stolto che riprende la stolta politica di Romano Prodi, responsabile dell’allargamento a Est dell’Unione europea e, quindi, degli irreparabili danni che ha arrecato al sistema comunitario e all’Italia.

Il gioco della guerra fredda è terminato il 9 novembre 1989, il giorno della Caduta del Muro di Berlino: giocarlo ai nostri giorni è irresponsabile e suicida. Ricordiamocelo, mentre l’Italia, a sua volta, gioca a mosca cieca sul palcoscenico internazionale.





Si! è proprio vero.. questo allargamento a Est dell’Unione europea ed i conseguenti irreparabili danni che sta arrecando al sistema comunitario e all’Italia...sono sotto gli occhi di tutti!
Non so se Berlusconi avesse o no ragione, ma è indubbio che l'analisi ( ristretta, ma chiara) di Domenico circa il panorama della politica estera, non sarebbe potuta essere stata espressa meglio dal neo ministro Mogherini (fin troppo contestata per una reale mancanza di esperienza nel nuovo ruolo europeo). 

Quello che si percepisce da questa analisi è l'evidente crollo della credibilità americana che.. con i suoi continui atteggiamenti imperialisti e le pretese di dover insegnare la democrazia (una democrazia tra l'altro assai discutibile)... insiste nel prendere parte a guerre etniche che sicuramente non le appartengono. 

Il caso dell'Ucraina ( guidato da una certa stampa non esattamente in una visione obiettiva) è difficile da valutare se non attraverso una approfondita conoscenza storica che richiama con forza l'attaccamento sociale e culturale di quella regione ad un territorio che è sempre stato Russo per etnia.

Il giusto richiamo di Domenico circa l'assurda pretesa dell'annessione all'Europa di alcuni territori che per logica etimologica hanno una storia assai diversa, appare fondata ..mentre appare addirittura ridicola (se non persino tragica) la reazione del nostro Paese in direzione di dure sanzioni nei confronti dell'”impero Russo”...

Siamo un Paese che corre verso il baratro economico anche in forza del fatto che resta privo di risorse energetiche, ma che pretende di dettare sanzioni al Paese il quale, su questo piano, ha un dominio quasi assoluto... 

Sarebbe molto più opportuno e costruttivo da parte di questa Europa..proteggere e far progredire il sud dei Paesi già facenti parte del suo contesto naturale. Un contesto che storicamente le appartiene e che dovrebbe contribuire a far migliorare.

vincenzo cacopardo





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