10 nov 2014

Una nota alle dichiarazioni del Cardinale Bagnasco

Dall' articolo di Carlo Marroni sul sole 24 ore


È necessario «rifondare la politica chiedendoci «chi siamo e chi vogliamo essere e ascoltando le sofferenze». Un appello arriva dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione all'assemblea dei vescovi ad Assisi, sottolineando che «le difficoltà economiche, al limite della miseria, incidono sulla tenuta» delle famiglie. Parlando della politica, il cardinal Bagnasco ha aggiunto: «Si sente parlare di patto sociale affinché, remando tutti nella medesima direzione, si possa uscire da onde travolgenti. Qualcuno fa riferimento al nostro Dopoguerra: dalle macerie delle case e delle persone, chi era in piedi ha realizzato quel patto sociale da cui è nata la Costituzione. Allora c'era un tessuto connettivo del Paese e da quello partivano le legittime differenze che, però, non impedivano di intendersi sui principi fondamentali. Ma oggi? Non ci sono macerie di case da ricostruire, sembrano esserci, invece, le macerie dell'alfabeto umano. In altri termini, potremmo dire che bisogna rifondare la politica, rimettere cioè a fuoco che cosa vuol dire stare insieme, lavorare insieme per essere che cosa. Non è un esercizio astratto, ma la premessa di ogni urgente dover fare», sottolinea il presidente dei vescovi che torna a parlare di economia. «L'occupazione - nonostante l'impegno dei responsabili - è in discesa.
Da quanto ascoltiamo, ci auguriamo che si ragioni non solo in termini di finanza, ma innanzitutto di produzione e sviluppo, assicurando con ogni sforzo che il patrimonio industriale e professionale, di riconosciuta eccellenza, possa rimanere saldamente ancorato in casa nostra. Al riguardo, l'esperienza insegna che non esistono garanzie che tengano» ha detto Bagnasco.Il presule ha detto che i vescovi indirizzano all'Italia un messaggio per «tenere desta la speranza, di non scoraggiarsi nelle difficoltà persistenti e, per certi aspetti, crescenti come la disoccupazione che non cenna ad invertire la direzione».
La piaga da combattere è la nuova forma di disoccupazione, quella degli scoraggiati, che in sociologia sono definiti i “neet”: «Cresce - ha detto il porporato - il fenomeno di coloro che neppure cercano il lavoro, tanto sono sfiduciati: potrebbero giocare, in questo caso, anche elementi soggettivi, ma è fin troppo chiaro che le difficoltà di inserimento appaiono sempre più gravi.
Questo fatto - i rassegnati al non lavoro - potrebbe falsare i dati che vengono riportati sul fenomeno stesso della disoccupazione e della inoccupazione. Ma la realtà vera non cambia. Si sta perdendo una generazione. Che cosa sarà di tanti giovani? Quali vie li attendono se sono costretti a rimanere ai bordi di una società che sembra rifiutarli? Quali loschi personaggi - in Italia e altrove - sono pronti a farne scempio per i loro interessi? È questa la globalizzazione? Quella dell'indifferenza, dell'interesse e del malaffare, anziché quella dello scambio virtuoso e di una vita degna per tutti, a partire da chi ha meno o niente? I poveri e i bisognosi - di ieri e di oggi - guardano con terrore una società che corre e si allontana, rispetto alla quale loro non hanno più il passo o non l'hanno mai avuto.




una nota di vincenzo cacopardo
In queste affermazioni del Cardinale Bagnasco vi è racchiuso l'umore di un Paese che rischia di perdere ogni fiducia nella politica e persino in se stesso.. La perdita di una speranza..la rassegnazione ed il susseguente cinismo... stanno trasformando seriamente la nostra società..
Angelo Bagnasco prende spunto da quel patto sociale del dopoguerra che ha visto il nostro Paese risorgere dalle macerie quando “remando tutti insieme..si è realizzato quel patto sociale da cui è nata la Costituzione.” Il riferimento non è casuale se rapportato al bisogno che la nostra società ha oggi.. dovendosi cimentare con un mondo dove la miseria avanza e le difficoltà dei cittadini non si contano più.

Il Cardinale.. esortando una maggiore efficienza della politica a favore del sociale.. si augura che “non si ragioni solo in termini di finanza, ma di produzione e sviluppo anche garantendo un patrimonio industriale e professionale, di riconosciuta eccellenza” il suo è un richiamo alla politica verso un'esigenza che possa garantire al Paese il mantenimento dei propri valori e delle risorse personali..Il prelato chiede al Paese di non scoraggiarsi...di non perdere quel filo di speranza malgrado la persistente crisi che pare cancellare di netto una intera generazione.

Bagnasco chiede alla politica stessa di rifondarsi..si interroga che.. se un cambiamento deve esservi... non può non tenere conto di una parte della società che sembra perdersi nell'abbandono e nei disagi portati dalla mancanza di un lavoro. Quindi..invita alla ricerca di una nuova società che guardi ad un programma per l'uomo..per il suo benessere.. e non per gli interessi dei pochi.

Questi discorsi che ritroviamo nel dialogo del Cardinale come in quello di papa Francesco .. accomunano la parola della chiesa con una certa voce di popolo..in una concetto unico incomparabile: la società è uomo...e l'uomo è società!

Le parole di Bagnasco non fanno che invitare ancora una volta la politica a ricordare l'importanza dell'uomo come essere al centro dell'attenzione degli interessi di una società: L'uomo cresce verso un benessere attraverso un percorso di sviluppo ed innovazione..dimenticando spesso che l'economia non è altro che una scienza studiata dall’uomo, ma anche per l’uomo... per un benessere, ma soprattutto per il suo benessere!.

Viene quindi da domandarsi se non occorra fare un’analisi più severa e se non sia utile dare un giro di vite fornendo regole di contenimento ad un sistema che, per certi versi, sembra aver preso il sopravvento. Vi è il bisogno di una regolamentazione e la necessità di un ridimensionamento come un vuoto da dover colmare da parte di una politica internazionale al fine di poter guidare un processo evolutivo dell’economia con un’attenzione diretta ad un controllo generale per proteggere gli interessi di ogni cittadino..e quindi della stessa società.



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