20 dic 2014

La “forma mentis” ..che blocca l'innovazione.

di vincenzo cacopardo

Quello che riesce difficile da comprendere è la mancanza di una via d'uscita alla politica Renziana. Una politica che oggi si rivolge verso quella centralità.. perseverando su criteri e metodi appartenenti ormai ad un passato: La via del Premier appare, per certi versi, simile a quella che venne percorsa dalla vecchia DC. 

Quello che poi non è facile condividere è
l'abbandono di un pensiero che riesca a dar forza ad una "forma mentis" diversa attraverso la quale innovare il sistema istituzionale vecchio con riforme più appropriate. Il metodo di Renzi, con tutto il rispetto per la sua ambiziosa volontà, è  sempre stato quello di continuare a cavalcare gli stessi principi sui quali è crollata una società sotto il peso di una classe politica che in realtà continua a non rinnovare alcunchè...ed anche in questo caso.. non basteranno furbizia ed ambizione.. 



Il cugino Domenico Cacopardo ha scritto: “Il circuito perverso che vedeva il sindacato, la cooperazione (proprio quella cooperazione che mostra mostruose deviazioni di natura –sin qui note solo agli esperti- spingendosi ben oltre i limiti del codice penale) e il partito come le coerenti facce di uno stesso disegno politico di occupazione della società e del potere hanno perduto la loro battaglia, sin dal momento in cui è caduto il Muro di Berlino e il sistema internazionale di coperture ideologiche è terminato. Era inevitabile che accadesse anche in Italia ciò che è accaduto in Russia, in Polonia e in tutto il mondo exsovietico. Soprattutto dopo la creazione del partito del compromessino storico, il Pd, nel quale l’apparato excomunista ha perso in poco tempo, per consunzione, il proprio ruolo egemone.”

Domenico, già consigliere di Stato nelle precedenti repubbliche, sposta..così.. le colpe di una difficoltà di rinnovamento da parte di Renzi.. sui sindacati e su tutti coloro che, a parer suo, non condividono la sua politica determinata ed anche determinista...(oggi meglio identificati come gufi). “Poiché Renzi, con felice intuizione, s’è diretto verso la centralità politica e l’ha conquistata, gli eredi del comunismo non possono più svolgere alcun significativo ruolo politico. Debbono scegliere tra la nostalgica testimonianza e la resa alla socialdemocrazia europea, respinta tra la fine degli ’80 e i primi anni ’90. Le loro idee residuali, le loro indicazioni, se riuscissero a imporsi, ci condurrebbero nel giro di pochi mesi a Weimar, la repubblica tedesca dal cui disastro nacque il nazismo.”

Ma per il sottoscritto ..il problema non può più essere ridotto sulla semplice concezione dell’apparato excomunista e la perdita del proprio ruolo egemone.. nè si può, in considerazione del fatto che le ideologie hanno lasciato spazio a necessità logistiche diverse, continuare a parlare di socialdemocrazia o liberaldemocrazia, allo stesso modo con cui non si può accettare un certo populismo...e allora?..quale strada, se non quella innovativa di saper guardare oltre i confini di una mentalità ancora così chiusa e ristretta?

Pur consapevole dell'atteggiamento e riuscendo a comprendere ciò che intende Domenico riguardo ai sindacati, la si può anche pensare diversamente sul merito del mediocre lavoro fin qui svolto dal governo per la crescita economica e democratica del nostro Paese. Le ministre e ministri dell'attuale governo.. non fanno che ripetere mnemonicamente le stesse parole del Premier..ma non innovano alcunchè..in previsione di riforme tendenti solo a semplificare e non far funzionare il meccanismo in senso democratico .

Sentire parlare di intervento da parte di una figura politica che oggi mette in riga un sistema politico (con metodi tra l'altro assoluti..ai limiti di una concezione democratica) non può lasciare tranquilli tutti coloro i quali più democraticamente pensano che le responsabilità di un programma politico non può essere affidato ad un unica personalità: Il considerare che un'unica figura politica possa essere in grado di risolvere le molteplici problematiche esistenti equivale a ritenere tale figura come un Padreterno in terra...e la politica non ha certo bisogno di questo! 

La politica necessita di regole diverse...regole che possano servire al riscontro di una vera innovazione funzionale attraverso la partecipazione di tante personalità che attraverso lo scambio ed il dialogo, possano trovare riscontri più funzionali e non solo semplificativi. 

Considerare la governabilità in senso giusto.. come un punto d'incontro di un programma voluto dai cittadini..rinnovare il lavoro ed il fine funzionale dei Partiti..eliminare i conflitti perenni esistenti nella politica e nelle istituzioni..etc. Sono questi i temi delicati delle importanti riforme che non potranno mai risolversi con la prepotenza assoluta (seppur ricca di astuzia) di un'unica figura.

Purtroppo siamo ancora legati ad una “forma mentis” così limitata rispetto ad una visione più innovativa della cosa politica, per cui... il più astuto e comunicativamente preparato, anche se non ispirato dalle utili idee, finisce col prevalere.

La fortuna oggi non aiuta proprio gli audaci..soprattutto in tema politico, dove oltre ad una mentalità più aperta occorrono idee innovative, metodo e dialogo tra le parti. Con ciò non si vuole per niente apparire gufi (termine tra l'altro molto usato negli stadi e nel calcio).. né si pensa di essere prepotentemente a favore dei sindacati, ma si vuole semplicemente mettere in evidenza l'importanza di un cambiamento che non può più prescindere da una “forma mentis” integralmente difforme. 




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