7 dic 2014

Ruoli appropriati.. ed improprie regie

scrive Domenico Cacopardo

"È inutile nasconderlo: siamo di fronte a due trasformazioni materiali della Costituzione che risultano in competizione fra loro. In passato gli esperti le avrebbero definite «surrettizie», con riferimento al loro imporsi «de facto», senza un disegno dichiarato e approvato dal Parlamento.

Per un verso c’è l’accentuazione (incostituzionale) del carattere «presidenziale» della presidenza della Repubblica, giunta con Napolitano (dopo averlo fatto con Scalfaro) ad assumere tratti che l’avvicinano alla figura della presidenza francese.

Non è solo la scelta di ben tre presidenti del consiglio (ormai ridotti a primi ministri di nomina e tutela presidenziale), ma soprattutto la crescente e determinante influenza del presidente della Repubblica nella individuazione dei ministri (vedi la singolare, inspiegata opposizione di Napolitano alla nomina del magistrato Gratteri a ministro della giustizia), e dei vertici della amministrazione (civile, militare, e in parte giudiziaria). 

L’altra trasformazione consiste nella tendenza di Renzi verso la democrazia plebiscitaria. Forse proprio perché privo di una “legittimazione” elettorale diretta, ha inteso assumere il ruolo di protagonista unico e solitario della scena governativa (contornato da nullità senza autonomia, salvo qualche eccezione), che si collega direttamente all’elettorato tramite l’uso martellante dei media. Il momento che attraversiamo è permanentemente drammatico, il guado del fiume dell’inefficienza, della corruzione e della conservazione politica e sindacale non è nemmeno iniziato: abbiamo appena messo il piede in acqua e ci siamo resi conto che la corrente è gelida e tempestosa. Costringere un Parlamento sostanzialmente delegittimato dalla Corte costituzionale (che ha annullato la legge con la quale è stata celebrata la sua elezione) ad accantonare il lavoro legislativo per occuparsi di un nuovo presidente della Repubblica.. sembra quasi il capriccio senile di un padre della Patria indispettito dalle difficoltà di vedere realizzato il suo proprio disegno di riforme.

Ma tant’è. Fra poche settimane la Repubblica ballerà sull’orlo del precipizio, tra le parole festose e incoscienti del «premier» e la ricerca di un ruolo purchessia dei gruppi e dei groppuscoli creatisi in un anno e mezzo di anarchia parlamentare. 
Un Gentiloni. Un Franceschini. Una Finocchiaro. Presidenti di sistema, più che protagonisti. Non c’è altro da inventarci. 

Se Renzi lo capirà, avremo fatto un vero passo in avanti." 

Domenico Cacopardo




Non so se in realtà si tratti solo del fatto che Renzi lo capisca o no.. e se verranno fatti veri passi in avanti in tal senso... 
Il carattere «presidenziale» della Repubblica, sottolineato da Domenico circa l'assunzione di un ruolo forte promosso dalla figura di Napolitano, pone sicuramente delle domande che non potrebbero sottacersi. Renzi sembra aver già affrontato il tema di un sistema semipresidenzialista, non escludendo il fatto che si possa affrontare l'argomento, ma a condizione che si esamini prima la riforma del Senato.
Il sindaco d'Italia capisce che il tema del presidenzialismo è amato a destra più che a sinistra e che all'interno del suo stesso Partito.. ciò.. potrebbe far nascere ulteriori contrasti per il fatto che si possa offrire troppo spazio alla costruzione di figure sempre più dispotiche. Una paura già contrastata dai i padri costituenti di quella che doveva rappresentare una repubblica parlamentare. Ma con la realtà attuale...non v'è dubbio...che ogni timore in proposito potrebbe vedersi in modo diverso anche per il fatto che in altre democrazie occidentali...si attuano simili sistemi.

Ma perchè una proposta come questa... esposta dallo stesso Berlusconi...sulla nomina diretta di un presidente della Repubblica... deve per forza dare stura ad un percorso semipresidenziale? Perchè mai un presidente eletto direttamente da un popolo.. non potrebbe tenere gli stessi poteri limitati come quelli odierni, operando in più come garante di un sistema elettorale? Chi ci impone che non si possa far funzionare il nostro sistema istituzionale attraverso una maggiore garanzia da parte dell'operato di una presidenza della Repubblica?

Nominare un presidente del consiglio attraverso una elezione... è cosa ben diversa e sovverte il fine di una vera garanzia, poiché, in una Repubblica parlamentare, i poteri di un primo ministro finiscono con l'essere più assoluti e rischiano di prevaricare su quelli di una assemblea parlamentare.

Una domanda quindi nasce spontanea e potrebbe anche risultare ripetitiva se posta dal sottoscritto: Perchè mai il nostro Paese quando affronta simili riforme, non guarda in casa propria.. nel senso di studiare e definire un modello più adatto e funzionale?

Se si vuole una nomina diretta del Presidente della nostra Repubblica... ben venga. Potrebbe essere una vera garanzia per i cittadini! Ma non è detto che la figura debba per forza avere poteri vicini a quelli governativi e che ciò debba portarci direttamente ad un presidenzialismo.
....Insomma, perchè dobbiamo legare una elezione diretta del Capo dello Stato ad un esecutivo... e non propriamente ad una più sicura e garantita formazione delle Camere politiche?
vincenzo cacopardo












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