23 gen 2015

La manovra di Draghi.. tra certezze e dubbi


di vincenzo cacopardo

La manovra voluta dalla BCE del “Quantitative Easing” è una promessa per smuovere e cambiare i mercati: Mario Draghi ha proposto un piano di acquisti di bond con un potenziale da 1.100 miliardi di euro, attraverso acquisti mensili da 60 miliardi fino a tutto il 2016 . Una manovra che, per i tedeschi, potrebbe non essere esente da una possibile interruzione se raggiungesse in anticipo gli obiettivi.

Gli acquisti sarebbero incentrati sui titoli di Stato...La manovra manovra mira all’acquisto da parte della Bce di obbligazioni di vario tipo e non solo titoli di Stato di vario tipo dalle banche. Si prevederebbe quindi una nuova entrata di denaro fresco per incentivare i prestiti bancari verso le imprese e far crescere l’inflazione.
In pratica sappiamo che gli stati emettono titoli che possono essere acquistati dai cittadini e dalle imprese, banche comprese. Le quali hanno bisogno di denaro liquido per poter potenziare le proprie attività di prestito e investimento.
Il QE si propone alle banche di ricomprarsi i titoli, nella speranza che con il denaro ottenuto spinga gli istituti bancari ad un miglior accesso al credito e cioè aiutando cittadini ed imprese..offrendogli denaro in prestito a tassi di interesse più convenienti.

La manovra ha sicuramente un aspetto positivo poiché risulta chiaro che.. mettendo in giro più denaro in circolazione..si riduce lo stesso valore della moneta ..riuscendo in tal modo a sostenere meglio un mercato estero sostenendo il livello delle esportazioni .Inoltre una minima soglia di inflazione non può che risultare positiva per evitare un peggior disastro di una deflazione già iniziata...Conosciamo bene i rischi della deflazione sui prezzi e la conseguenziale debolezza della domanda: i prezzi scivolano sempre più in bassio....nella effimera speranza che qualcuno acquisti..

Il rischio per Il presidente della BCE era la stagnazione. E' logico pensare che Mario Draghi abbia concepito il nuovo “Quantitative Easing” in modo tale che le varie banche centrali europee condividano il rischio legato all’operazione di acquisto facendo sì che ogni banca si occupi del debito del proprio paese...e rendendo il denaro meno costoso. L'obbiettivo è anche quello di offrire ai governi europei la possibilità di spendere più denaro con possibilità di aumentare la spesa pubblica. Con la manovra si tende perciò ad incentivare e stimolare occupazione e consumi, anche investendo denaro nella costruzione di infrastrutture. Ma sarà così?

Qualcuno pensa che potrebbe esservi un rischio negativo...e cioè che con questa manovra si possa andare fuori controllo, facendo sì che i prezzi salgano rapidamente ed improvvisamente, con la conseguenza di una forte inflazione. A oggi, comunque, è opinione diffusa tra gli economisti che questo scenario non si possa verificare nel medio periodo e che non ci siano quindi particolari rischi.
Ma come si comporteranno le Banche?..E' questa la domanda che si pongono in tanti!..

Per quanto concerne dubbi ed incertezze.. riportiamo alla nota tratta dall'articolo di Isabella Bufacchi sul Sole 24 ore.. del 21 gennaio 2015:
Il sospetto, il timore che l'acquisto copioso da parte della Bce di titoli di Stato di un Paese con un alto (o medio o basso) rischio di insolvenza possa in qualche modo aiutare artificialmente la politica fiscale di quel Paese, allentando la pressione dei mercati e rallentando il cammino delle riforme, è diffuso tra gli Stati “core”. Ma gli strumenti non convenzionali standard della politica monetaria, il QE, non possono e non devono essere scambiati per aiuti di Stato sottobanco: perchè non lo sono. Il dibattito sull'opportunità o meno del QE nell'Eurozona dovrebbe piuttosto concentrarsi su valutazioni tecniche: si può discutere fino a che punto la deflazione sia una minaccia concreta e reale per tutti i 19, se il QE con acquisto di titoli di Stato, bond societari, covered bond e ABS (cartolarizzazioni) possa funzionare in un sistema finanziario come quello europeo dove il principale canale di finanziamento all'economia resta quasi esclusivamente quello bancario e non quello del mercato dei capitali”.





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