di
vincenzo cacopardo
La
manovra voluta dalla BCE del “Quantitative Easing” è una
promessa per smuovere e cambiare i mercati: Mario Draghi ha proposto
un piano di acquisti di bond con un potenziale da 1.100 miliardi di
euro, attraverso acquisti mensili da 60 miliardi fino a tutto il 2016
. Una manovra che, per i tedeschi, potrebbe non essere esente da una
possibile interruzione se raggiungesse in anticipo gli obiettivi.
Gli
acquisti sarebbero incentrati sui titoli di Stato...La manovra
manovra mira all’acquisto da parte della Bce di obbligazioni di
vario tipo e non solo titoli di Stato di vario tipo dalle banche. Si
prevederebbe quindi una nuova entrata di denaro fresco per
incentivare i prestiti bancari verso le imprese e far crescere
l’inflazione.
In
pratica sappiamo che gli stati emettono titoli che possono essere
acquistati dai cittadini e dalle imprese, banche comprese. Le quali
hanno bisogno di denaro liquido per poter potenziare le proprie
attività di prestito e investimento.
Il
QE si propone alle banche di ricomprarsi i titoli, nella speranza che
con il denaro ottenuto spinga gli istituti bancari ad un miglior
accesso al credito e cioè aiutando cittadini ed
imprese..offrendogli denaro in prestito a tassi di interesse più
convenienti.
La
manovra ha sicuramente un aspetto positivo poiché risulta chiaro che.. mettendo
in giro più denaro in circolazione..si riduce lo stesso valore della
moneta ..riuscendo in tal modo a sostenere meglio un mercato estero
sostenendo il livello delle esportazioni
.Inoltre una minima soglia di inflazione non può che
risultare positiva per evitare un peggior disastro di una deflazione
già iniziata...Conosciamo bene i rischi della deflazione sui prezzi
e la conseguenziale debolezza della domanda: i prezzi scivolano
sempre più in bassio....nella effimera speranza che qualcuno
acquisti..
Il
rischio per Il presidente della BCE era la stagnazione. E' logico
pensare che Mario Draghi abbia concepito il nuovo “Quantitative
Easing” in modo tale che le varie banche centrali europee
condividano il rischio legato all’operazione di acquisto facendo sì
che ogni banca si occupi del debito del proprio paese...e rendendo il
denaro meno costoso. L'obbiettivo è anche quello di offrire ai
governi europei la possibilità di spendere più denaro con
possibilità di aumentare la spesa pubblica. Con la manovra si tende
perciò ad incentivare e stimolare occupazione e consumi, anche
investendo denaro nella costruzione di infrastrutture. Ma sarà così?
Qualcuno
pensa che potrebbe esservi un rischio negativo...e cioè che con
questa manovra si possa andare fuori controllo, facendo sì che i
prezzi salgano rapidamente ed improvvisamente, con la conseguenza di
una forte inflazione. A oggi, comunque, è opinione diffusa tra gli
economisti che questo scenario non si possa verificare nel medio
periodo e che non ci siano quindi particolari rischi.
Ma
come si comporteranno le Banche?..E' questa la domanda che si pongono
in tanti!..
Per
quanto concerne dubbi ed incertezze.. riportiamo alla nota tratta
dall'articolo di
Isabella Bufacchi sul
Sole 24 ore.. del 21 gennaio 2015:
“Il
sospetto, il timore che l'acquisto copioso da parte della Bce di
titoli di Stato di un Paese con un alto (o medio o basso) rischio di
insolvenza possa in qualche modo aiutare artificialmente la politica
fiscale di quel Paese, allentando la pressione dei mercati e
rallentando il cammino delle riforme, è diffuso tra gli Stati
“core”. Ma gli strumenti non convenzionali standard della
politica monetaria, il QE, non possono e non devono essere scambiati
per aiuti di Stato sottobanco: perchè non lo sono. Il dibattito
sull'opportunità o meno del QE nell'Eurozona dovrebbe piuttosto
concentrarsi su valutazioni tecniche: si può discutere fino a che
punto la deflazione sia una minaccia concreta e reale per tutti i 19,
se il QE con acquisto di titoli di Stato, bond societari, covered
bond e ABS (cartolarizzazioni) possa funzionare in un sistema
finanziario come quello europeo dove il principale canale di
finanziamento all'economia resta quasi esclusivamente quello bancario
e non quello del mercato dei capitali”.
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