25 gen 2015

piccola nota al nuovo articolo di Domenico Cacopardo



di domenico cacopardo
Vivevano tranquilli in un mondo che non c’era più: il partito, i quadri, le federazioni, i comitati regionali, le cooperative (migliaia di cooperatori con famiglie legati tutti alla “Casa” e votano come soldatini) con i presidenti che venivano in visita bussando con i piedi, visto che le mani erano piene dei soldi delle solite regalie, l’Arci con le migliaia di società sportive, le centinaia di società che gestiscono impianti sportivi comunali, anche di lusso, e le centinaia di Onlus e Ong, gratificate di soldi pubblici, anche qui migliaia di dipendenti con famiglie, legati tutti alla “Casa” e che votano come soldatini. E la Rai con le sue truppe bulgare pronte a obbedire al partito e mettere in crisi tutti gli altri. E le migliaia di comuni, regioni, il Parlamento, un’altra legione di persone tutte legate a filo doppio al partito che controllano un territorio immenso, milioni di cittadini, che non possono ritirare un certificato di nascita o una concessione edilizia senza inviare un pensiero grato all’amministratore excomunista che gliel’ha fatto avere. E la stupida follia di voler far votare gli immigrati senza cittadinanza, che, anzi, la cittadinanza italiana non la vogliono, fa loro schifo, nella speranza di guadagnare qualche percentuale in più, a scapito del consenso degli italiani, quelli delle classi povere costrette a fare i conti con la novità dell’immigrazione e del favore con cui viene trattata dai comuni (di osservanza).

Non si rendevano conto, i nostri amici, che tutto questo impero era in crisi: la statica lo stava tradendo, le fondamenta stavano cedendo, presto i pilastri si sarebbero sgretolati e tutto sarebbe venuto giù in un collasso improvviso e imprevisto. Con esso, le protezioni attive che riscuotevano in molti ambienti, dalla cultura alla magistratura, dall’università alla pubblica Amministrazione, si sarebbero esaurite e li avrebbero costretti alla vita comune dei comuni cittadini. Compresi gli avvisi di garanzia.

Certo, i segnali c’erano stati.

Il primo era stato accolto con bottiglie di champagne: il crollo di Craxi e dei socialisti, ribaldi concorrenti che avevano intercettato i flussi di denaro a loro destinati e s’erano appropriati non solo delle tangenti, ma del complesso di relazioni che esse comportavano. Nessuno aveva capito che Craxi non aveva colto sino in fondo il senso della caduta del Muro di Berlino, né dei rancori che il taglieggiamento aveva provocato negli italiani, né che un gruppo di magistrati spregiudicati coltivando un disegno di potere, da altri definito (proprio da loro, i comunisti, per mano e cervello di Luciano Violante), s’era messo in proprio e aveva deciso sì di fare giustizia, un compito che non competeva loro, pagati dallo Stato per applicare la legge, ma soprattutto di prendere in mano il potere. Non c’erano riusciti perché la società italiana, laica e trasgressiva, aveva preferito l’amico di Craxi, l’imprenditore puttaniere dal linguaggio nuovo e attraente, alla gioiosa inquietante macchina da guerra di Achille Occhetto, la ridicola caricatura dei capi d’un tempo (e nessuno se n’era accorto che si trattava di una caricatura).

La fine del comunismo e del democristianismo d’accatto, quello di una sinistra “economica”, battiti di petto e denaro, Dossetti e Iri, che aveva vagheggiato di sopravvivere in comunella con i “compagni” in un compromessino storico che avrebbe salvato gli stipendi e gli extra di tutti, è stata sancita il giorno in cui, non avendo di meglio (e, avendolo, rifiutandolo per il timore che uno consapevole avrebbe potuto fare pulizia e ammodernamento), avevano affidato il condominio al più grigio dei politicanti di provincia di cui erano gonfi: lo statista di Bettola, Pierluigi Bersani.

Poi, la resa e l’arrivo di un ragazzo, proprio un ragazzo di 39 anni, senza precedenti (penali), libero di pensiero e di mano, spregiudicato, duro quanto basta, che con un linguaggio vittorioso ha conquistato il partito e il governo.

Tutto nuovo, tutto rottamato, a costo di mettere degli imbecilli in posizioni chiave, tanto non contano, conta solo il «main stream» la corrente del grande fiume del nuovismo, del risanamento e del rilancio e, vivaddio, dell’orgoglio nazionale.

Non lo hanno capito nemmeno ora i nostri Tafazzi excomunisti ed exdemocristiani (economici). Non hanno capito che l’art. 18 (la bandiera dello stolido Cofferati, finalmente autorottamatosi con la consolazione di uno stipendio da eurodeputato da aggiungere alla pensione), il voto di preferenza (quello di castità politica era già stato infranto), l’economia di mercato dichiarata a parole, per ammantare i propri affarucci di un’aura perbenista, sono finiti. Che il mondo è cambiato e sono cambiati gli italiani, a costo di votare il nulla celebrale e politico rappresentato da Grillo e dai suoi giovanotti, o coloro che temono l’ondata islamica e si giovano del suffragio degli spaventati. 

Hanno ritrovato la speranza, gli italiani, intorno al giovanotto di Firenze, che, alla fine, li deluderà, rischiando la fine di un Masaniello qualsiasi. Però ora e adesso è lui e il suo disegno che contano. I Tafazzi possono rodersi il fegato: sono destinati all’oblio e all’oscurità.



La visione del "giovanotto" di Firenze..mi fa tanto pensare al nuovo Forrest Gump italiano (anzi fin troppo fiorentino) che corre e corre...senza sapere dove andare...La battuta di Sgarbi circa la sua energia che deve esprimersi a tutti i costi..continuando a pedalare come fosse su una ciclette..è assai adatta. 

La comune frase dei tanti cittadini .."di una mancanza di alternative"...sembra, invece, un voler accettare a prescindere.. con gran dose di masochismo... un innaturale percorso senza il quale saremmo finiti! 

Un vero cambiamento non è quello portato dalle figure, ma quello proposto dalle idee..e le idee semplificative del "giovanotto"...non credo possano portare risultati positivi...La politica necessita di funzionamento e non di fretta e semplificazione! 

L'aver diviso il popolo in gufi e non gufi è un'altra delle caratteristiche di chi tende a voler dividere..fingendo di rottamare, e finendo.. poi... col determinare solo baratti. 

Quello che veramente bisognerebbe rottamare è un vecchio sistema sul quale si incardinano interessi e burocrazia..che tanto fanno comodo ad una politica assai poco funzionale che lo stesso premier tende a proporre.
Vincenzo cacopardo







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