23 feb 2015

Il jobs Act.. nel futuro incerto di una economia globalizzata


di vincenzo cacopardo

A volte guardando il giovane sindaco d'italia Renzi viene voglia di rimpiangere Berlusconi. Il che è tutto dire..ed equivale ad affermare che in fondo il cavaliere, con tutti i suoi eccessi e gli errori macroscopici, nel suo avanzare determinato, aveva comunque un senso più discreto nel processo di guida governativa...Se Berlusconi si contornava di figure politiche poco stimabili..Renzi, nel suo incedere, si circonda di una comunicazione ingannevole e di un determinismo ai limiti... ed a volta al di sopra delle regole... che supera ogni rispetto per i cittadini e le istituzioni.

Da questo punto di vista Renzi risulta anche più dannoso poichè azzarda oltre ogni limite nel campo dei suoi compromessi e conflitti.. come fossero ormai naturali anomalie di un sistema che lui stesso vorrebbe combattere.. fingendo di rottamare. Lui usa il sistema anomalo e distorto..per creare un cambiamento che donerà il bastone del comando ad una governabilità più forte... e lo fa con la decisa spinta dei poteri economici più forti.

Ad esempio: Se in suo jobs Act si è voluto..si è voluto anche e soprattutto per la volontà dei forti poteri europei che hanno reclamato tale riforma al fine di poter dare un accesso più ampio ad investimenti nel nostro Paese. In tal modo potremmo anche vedere crescere il nostro Paese sul piano economico (e questa potrebbe essere già una buona cosa), ma con gli interessi prevalenti di una economia che da fuori investe nel nostro territorio e che potrebbe frenare.. nel futuro...lo sviluppo di aziende prettamente nostre e con capitali nostri.... Molto facile che diversi marchi spariranno e si modificheranno per volontà di nuove padronanze. Si potrà obiettare affermando che entrerà più lavoro nel Paese...e questa potrà essere una realtà positiva, ma con questa eventualità.. si aprirà anche un mercato che offrirà  opportunità ad un numero elevato di aziende estere di investire in Italia..Il rischio è quello di restare definitivamente dipendenti e condizionati da chi potrà sfruttare questa occasione per dominarci. Ecco una ragione plausibile del forte incoraggiamento sulla riforma da parte dell'Europa!

Ma questa ormai è la dura realtà di una strana globalizzazione che guida il mercato moderno e che, oltre a togliere di mezzo l'importanza della qualità di ogni prodotto (da sempre sicuramente un nostro valore), continuerà a premiare solo la forza delle realtà industriali più ricche esistenti in Europa. Una probabilità..non inconfutabile, ma se vista in lungimiranza potrebbe dar vita a dubbi sulla attività di un Paese.. come il nostro, in prevalenza manifatturiero...che avrebbe bisogno di spingere nuove attività in nome della qualità e dell'innovazione. L'energia lavorativa potrebbe essere svenduta a grosse potenziali aziende estere e queste potrebbero anche mantenere sedi fiscali all'estero...Vedremo..

Questi motivi portano, comunque, altri dubbi ed incertezze sulla costruzione di una società internazionale come la nostra... che pare orientarsi sempre più verso l'apertura di quella forbice tra ricchezza e povertà. Questo perchè... trionfando sempre più, con autorità..un'economia finanziaria..si tenderà a togliere più spazio all'inventiva che rappresenta il vero valore per la ricerca di una qualità. Si mirerà ad offrire meno possibilità e speranze verso chi si propone attraverso le idee per proprie nuove iniziative. Iniziative..le quali.. oggi non sembrano essere accompagnate da una guida politica economica attraverso un jobs-Act che pare, invece, indirizzarsi più sulle regole di un lavoro... che alla ricerca di un riscontro dello stesso. 

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