23 mar 2015

La concentrazione anomala degli incarichi


un atteggiamento di convenienza e non di convergenza al cambiamento...
di vincenzo cacopardo

Renzi spiega ai quotidiani che il successore di Lupi non potrà che essere bravo e non importa la sua tessera di partito. Poi continua aggiungendo che non ci si può dimettere da ministro per un avviso di garanzia ma per questioni politiche o morali". Ma al di là della valutazione personale operata da Lupi, il sindaco del paese Italia pare non comprendere che proprio le valutazioni politiche non possono esulare dal compito primario che appartiene al capo di un governo. 

Il glissare continuamente sulle questioni interne al suo esecutivo che vedono oggi un certo numero di sottosegretari e qualche ministra non poprio in un indirizzo coerente con l'impegno politico di un cambiamento che dovrebbe identificarsi in un principio di correttezza e di etica politica....non rende merito a lui.. come non restituisce valore allo stesso governo. Il suo rimane un atteggiamento di convenienza e non di convergenza al cambiamento...

Le sue frasi tuonano ormai quasi retoriche: "Abbiamo creato l'autorità Nazionale Anti Corruzione e proposto il raddoppio dei tempi per la prescrizione sulla corruzione: sono messaggi chiari". Ma ciò in cui si è impegnato maggiormente in queste ore il premier... è stata sicuramente la replica a D'Alema che ha criticato la gestione personalistica ed arrogante del Pd . Renzi lo ha definito come una “vecchia gloria” aggiungendo l'intenzione ad aprire un dibattito all'interno del Partito. Dibattito che, pur aprendosi, non porterà a nulla per effetto di una distorta prassi che vede imperare contemporaneamente una singola figura a capo di un Partito e di un esecutivo: Logico..visto che gli interessi di alcune figure all'interno del Partito restano condizionate dal ruolo inerente l'esecutivo.

Nemmeno all'interno dei Partiti si accorgono che il difetto sta proprio nel concentrare gli incarichi in mano ad una sola figura(governativo -segreteria politica) ..Quando appare logico che le problematiche in seno ai Partiti debbano esulare da ogni posizione di governo. Ciò che continua a stupire (quando non la si volesse occultare di proprosito per interessi) è proprio questa mancanza di visione più equilibrata in favore della separazione dei ruoli: Chi ha in mano le redini di un Partito..non può contemporaneamente guidare un esecutivo..poichè i conflitti si renderebbero sempre più evidenti e si snaturerebbe quella logica politica che differenzia i ruoli per funzione e scopo. Questo... per chi osserva la politica in termini di funzionalità democratica.. dovrebbe essere l'abc...

La politica di questi ultimi anni ha pensato stoltamente che accorpando e semplificando al massimo.. si potessero evitare le lungaggini rendendo più forte e stabile un esecutivo, senza accorgersi di quanto ciò potesse nuocere ai principi cardine di una democrazia corretta. Se i Partiti devono rappresentare l'anima del consenso dei cittadini dando l'approvazione sui programmi, il governo rappresenta l'esecutore col fine preciso di procedere verso il percorso dettato dagli stessi. Oggi invece sembra si proceda al contrario e quando i ruoli si sovrappongono, come nel caso del sindaco d'Italia... nascono le evidenti macroscopiche anomalie.






Nessun commento:

Posta un commento