20 mag 2015

INVALSI ..UN SISTEMA DI VALUTAZIONE CHE FA PENSARE





Una analisi sull'articolo di Domenico Cacopardo sull'annosa questione della scuola



Ormai il cugino Domenico sembra schierato in tutta evidenza verso la politica di governo.. per me assai poco convincente.

Pare tutto semplice da parte di chi guarda con approssimazione a favore della politica del sindaco d'Italia...sebbene qui (come in altri casi), non si tratta di essere contro le riforme, ma di criticarne il metodo ed il merito stesso. In questa ottica rimane retorica la frase del consigliere Cacopardo relativa alle sfide.. “Non c’è mediazione tra coloro che, con qualche errore, affrontano le sfide del presente e del futuro e coloro che, per ignavia, conservazione e paura, quelle sfide intendono disertarle". Una frase che dà forza al comodo metodo con il quale si tende a tagliare ogni ragionamento ed ogni naturale critica riguardante la politica del nostro Paese.

Fin troppo riduttiva e conveniente anche la frase «I filosofi hanno tentato di interpretare il mondo. Ora si tratta di cambiarlo.» Che vorrebbe genericamente far intendere l'utilità di poter cambiare..subito e con i fatti.. ciò che la filosofia tende a voler limitare con il pensiero. Ma non è proprio questo il senso e l'interpretazione che vi si dovrebbe dare.. poiché i concetti filosofici tendono comunque ad imprimere forza alle analisi che rappresentano di sicuro la base più sicura per ogni percorso di sano cambiamento.... Ma sarebbe inutile perdersi in questi concetti senza tener conto dell'argomento trattato da Domenico in riferimento alla riforma della scuola.

Sappiamo che “Invalsi” è l’Ente di ricerca dotato di personalità giuridica che ha raccolto, in un lungo e costante processo di trasformazione, l’eredità del Centro Europeo dell’Educazione (CEDE)... istituito nei primi anni settanta del secolo scorso. Sulla base delle vigenti leggi, che sono frutto di un’evoluzione normativa sempre più incentrata sugli aspetti valutativi e qualitativi del sistema scolastico, l’Istituto si muove in tal modo: -effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa con l’obiettivo generale di verificare in che misura i quindicenni scolarizzati abbiano acquisito alcune competenze giudicate essenziali per svolgere un ruolo consapevole e attivo nella società e per continuare ad apprendere per il resto della loro vita.

Ma per loro natura i test tendono a sopravvalutare un concetto nozionistico rispetto ad un ragionamento...(ogni dato più di un processo...ogni numero rispetto ad una competenza)... Esistono abilità personali che i test non possono misurare, proprio per la loro natura rigida e standardizzata. I test non misurano la capacità di riflessione critica, la capacità di esporre il pensiero, il livello di partenza e quello di arrivo, la partecipazione. Calcolano solo l’acquisizione di una serie di informazioni circoscritte e limitate, stimolano una frammentazione della didattica che potrebbe risultare ovvia. Insomma..potremmo affermare che mortificano gli sforzi per arrivare alla conoscenza come conquista di un gruppo e non esaltano le attitudini personali.. tendendo solo ad una competizione. Un certo concetto qualitativo e personale si potrebbe perdere poiché non verrebbe più stimolato. ...Se questa per Domenico è solo filosofia spiccia..per qualcun'altro potrebbe rappresentare qualità e prerogativa..

Il vero problema di questo tipo di test è sapere cosa esattamente misurano: Se controllano il grado di apprendimento di quello che è stato insegnato e se ciò è connesso al pensiero di ognuno.. o solo costruito sulla prontezza delle risposte. Se.. cioè.. diventa più importante imporsi attraverso una bella figura con risposte che in se rimangono asettiche e prive di una personale analisi...Come si fa, dunque, a non percepire quanto renzismo esiste in questo metodo?..Come si fa a non comprendere come la sua stessa cultura politica segue un identico percorso tendente a concentrare ed a massimizzare senza una partecipazione di pensiero più distinta?

E'.. quindi.. logico porsi delle domande in proposito?
Nessuno vuole spendersi per partito preso contro Renzi e il suo governo. Non è sempre per ignavia, conservazione e paura, che si intendono disertare le sfide, ma perchè a volte queste potrebbero mortificare la qualità di un certo sviluppo e certe potenzialità nascoste nel Paese.. per dare maggiore spazio ad un insensato appianamento .
Vincenzo cacopardo



Abbiamo assistito, inorriditi, alla politica degli scudi umani utilizzata da rivoluzionari e terroristi in ogni parte del mondo, a partire dalla rivoluzione algerina.
Ma ora, rimaniamo indifferenti rispetto al fenomeno che si sta manifestando in casa nostra. Anzi, giornali, radio e televisioni danno all’evento grande risalto senza esercitarsi minimamente in una valutazione critica, utilizzandolo anche (in prima fila, come sempre La7 di Mentana e compagnia cantante) come strumento di minaccia e di attacco al governo della Repubblica.
Parliamo dell’annuncio, formulato dalle centrali sindacali, di un blocco dei prossimi scrutini scolastici di giugno: un vero e proprio abuso nei confronti dei ragazzi, dei nostri figli e dei nostri nipoti, nelle mani di insegnanti somari e irresponsabili, incapaci di fornire quell’esempio di dirittura morale che ogni società civile pretende dai suoi docenti.
Non contenti di essere partecipi e, in gran parte, responsabili della disoccupazione giovanile per insuperabili carenze formative (una disoccupazione ben più alta di quelle, per esempio, tedesca e polacca, stati che portano all’età lavorativa gente reduce da studi severissimi e con formazione tecnica utile per l’inserimento nel sistema produttivo), gli insegnanti usano la loro posizione di potere nei confronti degli studenti per renderli complici di un disegno concepito contro di loro, contro le loro attese, contro il futuro della Nazione. A favore solo di ignavi e pelandroni, capaci, mercé l’atteggiamento dei loro docenti, di essere per questa via uguali agli studiosi e ai solerti.
Una vera e propria follia, consumata con l’aiuto di un mondo sindacale rimasto all’età della pietra e sostenuta, appunto, dai media, esclusivamente in odio alle iniziative di Renzi e del suo governo.
La cosa più inaccettabile è la posizione di alcune minoranze del Pd, che gongolano delle difficoltà del disegno di legge sulla scuola, dimenticando la lezione di una personalità importante nell’Italia del dopoguerra: Palmiro Togliatti. Nel 1951, in un memorabile articolo di fondo su L’Unità, scrisse che il compito dei giovani era di studiare e di studiare seriamente per prepararsi ad affrontare la vita e, secondo la sua dottrina, le sfide rivoluzionarie che avrebbe comportato.
Insomma, la sinistra pura e dura è per la scuola seria e selettiva, in modo che dia alle nazioni persone mature capaci di dare un contributo allo sviluppo della società e al suo mutamento.
Va poi ricordato che oggi la selezione è effettuata dalle aziende e dallo Stato (concorsi) mediamente a 28 anni invece che, come giusto, molto prima, nei banchi delle scuole medie superiori prima o al momento di ingresso nelle università.
Un’altra pretesa avanzata dagli insegnanti ha natura immorale: quella di non essere giudicati né da un preside, né da una commissione, né da un soggetto terzo, come accade con le prove Invalsi (modulo Ocse).
Rifiutando ogni valutazione, gli asini si affiancano ai purosangue da corsa, in una sorta di generale «simme tutt partualli» (siamo tutti aranci) secondo il detto settecentesco napoletano che indicava come la feccia intendesse farsi uguale ai migliori esponenti della società.
La battaglia mediatica in corso, tuttavia, è condotta con strumenti e armi altamente squilibrate a disfavore del governo, di chi vuole la riforma e delle famiglie consapevoli che dalla riforma i loro figli hanno tutto da guadagnare.
Per un riflesso condizionato, tipico dell’informazione italiana non legata all’etica dell’approfondimento, della terzietà di chi vuole capire, ma succube di un macabro condizionamento ideologico (quel condizionamento che fa celebrare nelle televisioni come un eroe un satrapo sanguinario e violento come Fidel Castro), uno schieramento massiccio, che copre tutto l’arco dei media, compresi quelli che per malinteso «perbenismo» mettono sui due piatti della bilancia le opinioni degli uni e degli altri mistificando i termini del problema, si sta spendendo contro Renzi e il suo governo. Oggi per la scuola. Ieri per l’Italicum o il «job act».
E se una critica c’è da fare al «premier» è quella di avere sopravvalutato le proprie capacità comunicative e sottovalutato l’alleanza dei conservatori che da destra a sinistra, comprendendo gli inconsapevoli seguaci di Grillo&Casaleggio, lo combattono. Anche la sua esibizione davanti alla lavagna è stata un errore: facilmente, è stata trasformata in satira, in stupido dileggio, anche da alcuni studenti malamente influenzati e non edotti dei contenuti della riforma.
Il coro che s’è levato nel Pd per trattare, se accolto, porterà il governo alla sconfitta, la prima di una serie fragorosa.
Non ceda, Renzi, ora che ha ragione. Studi l’irremovibilità di Bettino Craxi di fronte alle pressioni di democristiani e socialisti (da Amato a Gino Giugni) perché rinunciasse al taglio della scala mobile (S. Valentino 1984).
Sia irremovibile: non fermi il processo riformista. E non accetti che rimangano comodamente accucciati nello schieramento di chi vuole le riforme coloro che delle riforme sono nemici. «Per la contraddizione che nol consente».
Non c’è mediazione tra coloro che, con qualche errore, affrontano le sfide del presente e del futuro e coloro che, per ignavia, conservazione e paura, quelle sfide intendono disertarle.
Come scrisse Carlo Marx nel 1845 nell’undicesima tesi su Feuerbach: «I filosofi hanno tentato di interpretare il mondo. Ora si tratta di cambiarlo.»
Domenico Cacopardo

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