25 giu 2015

ancora una nota critica sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo sulla Gazzetta di Parma

Ancora una volta Domenico insiste nel considerare il Papa alla stregua di un politico ..anzi.. quasi come un politicante. ..Rimane incomprensibile persino per uno come il sottoscritto... che, agnostico per natura, non può sottrarsi all'evidente opera di evangelizzazione di un simile Pontefice.. compresa prevalentemente nell'amore verso il prossimo.

Cosa.. poi.. ci si può aspettare da un giornale statunitense? Una testata giornalistica di un paese dove il libero mercato ed il consumismo prevalgono incessantemente e dove.. da sempre.. si preannuncia con enfasi.. l'insensata paura di un catastrofismo di sinistra. In un Paese dove ancora prevale l'uniforme ed obsoleto principio delle contrapposizioni politiche che tanto affascina e pare colludere con le potenti lobby mondiali.

Le Encicliche sono analisi teologiche e filosofiche che rispecchiano il pensiero religioso... .Saper interpretare le Encicliche sembra oggi più difficile che provare a criticarle. Una certa cultura intellettual- borghese.. pare voler condannare l'opera cristiana di Papa Bergoglio commettendo il solito errore di porre la sua figura su di un piedistallo che non gli appartiene: L'idea di continuare ad immaginare Francesco come un leader di una politica vaticanista..è persino stancante, ma è ancora peggio.. non saper interpretare i suoi messaggi... pretendendo che egli possa offrire soluzioni in proposito.

Come quando si legge nel Vangelo..”di porgere l'altra guancia”..bisogna saper interpretare il messaggio..senza confondere il gesto nel senso di un eccessivo autolesionismo...alla pari bisogna saper comprendere nelle parole di Bergoglio il senso del suo pensiero diretto verso un percorso di modernizzazione che, pur nell'indispensabile suo sviluppo, possa dirigersi con maggior attenzione verso una più equa distribuzione sociale. Non c'è nulla di apodittico od irrefutabile nei suoi messaggi, poichè egli apre e tocca il cuore della gente affinchè la mente possa meglio comprendere..

Le esortazioni.. di sicuro non politiche di Francesco..sono stimoli ed incoraggiamenti che tengono in alta considerazione l'etica sociale ed umana..vi sono messaggi anche filosofici ..ma non potranno mai investire il campo di una politica che deve procedere per le soluzioni.

Ripeto: il Papa esercita il ruolo di Papa e cioè di messaggero in terra di una cultura religiosa alla quale si può credere o no. E' un pastore che dirige il suo pascolo conducendolo verso una meta attraverso le parole ed i gesti.. e non con le ingiunzioni che, al contrario, il mondo politico impone pur avendo dimostrato di non esserne capace. Questo continuo attacco verso chi ci parla con estremo spirito umano è biasimevole... poiché Francesco dimostra più “umanità” che “papalità” ..Dimostra di essere uno di noi e non una figura dogmatica inquietante e supponente.
vincenzo cacopardo


Le inascoltate lezioni del liberalesimo e dell’odiato illuminismo spingono papa Bergoglio all’enciclica «Laudato si’», definita dal New York Times manifestazione del catastrofismo di sinistra (ci sono due ottimismi e due pessimismi, di destra e, appunto, di sinistra).
Non a caso, questa strada divisiva è imboccata dal primo gesuita papa, portatore di una ideologia e di una pratica religiosa che, il 21 luglio 1773, indussero papa Clemente XIV a sopprimere la «Compagnia di Gesù» per grave turbamento dell’ordine cattolico e il machiavellismo che regolava le azioni dei religiosi «neri». E non a caso, viene dall’«altro mondo», dal laboratorio della dottrina della «Liberazione», quel Sud-America, nel quale l’odio per gli Stati Uniti e per le economie capitaliste ha condotto alla vittoria il giustizialismo e il chavismo, disastri politici, economici e sociali permeati della peggiore corruzione del pianeta.
In «Laudato si’» tornano i temi tipici di questo papato: il diritto alla vita, alla felicità e al lavoro. Peccato che sua santità non indichi i soggetti cui incombono i relativi doveri, che rimangono nella nebulosa di un’idea esclusivamente utopistica. Altro «leit-motiv» è l’affermazione della responsabilità dei paesi ricchi e degli uomini ricchi per la povertà degli stati poveri e degli uomini poveri. Un’idea primitiva che mostra la mancata metabolizzazione del valore della storia. È la storia, infatti, che ha condotto il mondo sulle strade in cui oggi si trova: additare la colpa dei ricchi non coglie la complessità del presente, difficile proprio perché il meccanismo di accumulazione e, quindi, di redistribuzione è stato rallentato e talora fermato dalla crisi epocale che abbia attraversato e dalla quale stiamo uscendo.
Del pari, sono inaccettabili alcune proposizioni ideologiche non sostenute dalla pratica: la necessità della pubblicizzazione dell’acqua, affermata dal pontefice, non conosce i guasti che il «pubblico» ha prodotto e produce. E l’attuale aggravarsi del problema dell’acqua è figlio proprio della sua gestione pubblica.
Il papa affronta con accenti indignati il fenomeno dell’urbanesimo spinto, come se fosse un’esclusiva del mondo occidentale avanzato. Dimentica, però, che tutto questo accade soprattutto nei paesi in via di sviluppo (Cina, India, Brasile, Indonesia), nei quali la crescita delle opportunità di occupazione si manifesta nelle conurbazioni spingendo la gente ad abbandonare il duro lavoro dei campi per quello meno duro dei colletti bianchi.
L’enciclica dichiara, apoditticamente, che la crescita demografica non è responsabile dell’attuale disagio dell’umanità. Una sorta di «excusatio» per l’opposizione al controllo delle nascite: in realtà l’aumento costante e feroce dei numeri dell’umanità pone in evidente, irrisolvibile contraddizione l’uomo e la natura, ontologicamente finita, incapace di sopportare l’attuale pressione antropica.
I richiami alle scienze, in un inatteso sincretismo, non scontano le complessità dei sistemi e le differenti interpretazioni di fenomeni naturali-naturali o indotti dall’uomo, in modo da definire e giustificare un neocatastrofismo cattolico, che dimentica la Misericordia divina e abbandona l’uomo a un atroce destino, quando, invece, è alle prese con la propria liberazione, quella vera, dal bisogno e dal condizionamento dell’altro uomo: il liberalismo, cioè, autore del progresso degli ultimi due secoli e vincitore delle ideologie (nazismo e comunismo) negatrici del valore etico dell’uomo.
Domenico Cacopardo

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