18 giu 2015

Troppa rigidità e poca eufonia.. nello sviluppo di un'Europa in crisi


di vincenzo cacopardo

Per comprendere meglio i poteri della Commissione Europea dobbiamo fare un piccolo escursus storico: Sappiamo che essa, trae origine dalla Commissione della Comunità Economica Europea che nacquè nel 1957 . Il primo presidente Hallstein, si impegnò per affermare l'autorità della Commissione e la sua autonomia dagli stati membri.

E' importante sottolineare che negli anni Settanta la Commissione e i suoi presidenti furono protagonisti in vari progetti di integrazione, tra cui quello dell'unione monetaria e della cooperazione politica. Ma malgrado dei piccoli successi, negli anni settanta, si dimostrò un relativo affievolimento sul precedente entusiasmo per il progetto europeo

Il progetto che comprendeva i governi europei venne, però, rafforzato dal riconoscimento di un nuovo “Consiglio d'Europa”

Nel 1985... il veto britannico portò alla nomina di Jacques Delors. Delors svolse tre mandati come presidente ed è sicuramente ricordato come uno dei più incisivi e carismatici presidenti dell'istituzione. Con Delors si riacquista quel prestigio un po' perso, ma anche la centralità ed il potere offerto alla Commissione europea. Si pensa che Delors, con agevolazione dello stesso Parlamento europeo, seppe risvegliare in certo entusiasmo per il progetto europeo dirigendo i passaggi cruciali dell'integrazione, anche con la creazione del mercato unico ai negoziati e dell'unione aconomica monetaria, affermando un modello di presidente come leader indiscusso della Commissione.

Da lì ad oggi.. con il trattato di Maastricht ..si potè assegnare allo stesso Parlamento un ruolo per la nomina sia della Commissione che del suo presidente: In quell'occasione si stabilì anche che il mandato quinquennale della Commissione dovesse cominciare entro sei mesi dallo svolgimento delle elezioni europee, legandolo, così, a quello del Parlamento.


Successivamente alla fine degli anni novanta, il trattato di Amsterdam diede nuovi poteri al presidente della Commissione, come quello di assegnare liberamente i portafogli ai commissari e di potere costringere i commissari alle dimissioni. E fu proprio Prodi il primo presidente della Commissione nominato dopo tali modifiche.
Vi fu poi all'inizio del duemila il trattato di Nizza che modificò le modalità di nomina del presidente della Commissione, richiedendo solo una maggioranza qualificata, rafforzando, in tal modo, lo stesso profilo politico del presidente della Commissione.
Nel 2009 il trattato di Lisbona obbliga per il Consiglio alla responsabilità del risultato delle elezioni europee per la nomina del presidente della Commissione: Da quell'anno si "elegge", e non si approva soltanto, un presidente designato.

Ma cosa fa veramente il presidente della Commissione?..Quali sono i suoi reali poteri?
Poteri fortissimi: Definisce gli orientamenti della Commissione; -decide l'organizzazione interna della Commissione per assicurare coerenza, efficacia e collegialità alla sua azione; nomina i vicepresidenti tra i membri della Commissione, (fatta eccezione per l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza) Inoltre...su sua richiesta... un membro della Commissione deve rassegnare le dimissioni.

Il presidente della Commissione ha dunque una posizione di supremazia all'interno dell'istituzione, dato che la Commissione agisce nel quadro degli orientamenti di cui lui ne controlla l'agenda politica. Per questa ragione e per i poteri della Commissione, il presidente della Commissione è in assoluto una delle personalità più influenti e potenti all'interno della casa politica Europea.

Il 28 giugno 2014 è stato designato da 26 capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi membri dell'Unione europea come nuovo presidente della Commissione: È la prima volta che il presidente della Commissione viene scelto a maggioranza qualificata e non all'unanimità.

Questa piccola analisi storica riesce a farci comprendere quali enormi poteri vengono resi al presidente dell'attuale Commissione: Gli ampi poteri offerti a Jean Claude Juncker per la ripartizione delle competenze, l'assegnazione dei portafogli ai vari commissari ed il poter costringere i singoli commissari alle dimissioni... gli rendono una forza smisurata rispetto alla necessità di equilibrio..da costruirsi con giusti contrappesi.. di cui la politica Europea avrebbe bisogno.

Non v'è dubbio che oggi rimangono fin troppo rigide le posizioni della Commissione europea rispetto alle proposte avanzate dalla Grecia per il proprio piano di risanamento economico. La Commissione resta ferma in una granitica posizione che non promette nulla di buono ed invece di ricercare vie diverse in direzione di un risanamento graduale per i Paesi in stato di evidente difficoltà.. che studiano al loro interno una più logica via di crescita, non sembra promuovere aperture di maggior respiro: basterebbe guardare il viso implacabile di Juncker e di alcuni componenti..per rendersi conto di quanto, simili personaggi, rimangano inflessibili.. non assicurando altre propensioni nella lettura politica economica in un'ottica diversa..più in lungimiranza... proiettata a favore e per lo sviluppo di certi Paesi ormai costretti..che in realtà non possono avere altre alternative.

Al di là di una vera mancanza di una fattiva politica di integrazione che avrebbe dovuto seguire di pari passo la logica stessa dello sviluppo economico di tutti i Paesi in seno alla Comunità...(Paesi mai valutati per peculiarità storiche, culturali e specifica territorietà), la politica economica Europea, non può più assumere caratteristiche così rigide e severe, poiché ciò si rivolterà contro se stessa in diniego agli stessi principi sui quali avrebbe dovuto svilupparsi. Al contrario ..la sua politica dovrebbe esprimere una visione più aperta e larga..al fine di saper distinguere..differenziale ..discernere ed interpretare, con maggior armonia, le peculiarità territoriali dei Paesi che ne vogliono far parte.






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