13 lug 2015

L'aspetto sociale..nel prematuro percorso di una formazione Europea


di vincenzo cacopardo
Dopo i fatti della Grecia e le continue critiche all'Europa da parte di molte forze politiche, diviene opportuno poter riflettere su alcuni punti: 
Quando si guarda a questa comunità europea non si può non riscontrare l'assurdo processo con il quale si è proceduto.. e non si può nemmeno far finta di non osservare l'aspetto sociale attraverso il quale ci si sarebbe dovuti muovere con maggior cautela al fine di poter dar vita ad una interazione più solida ed utile.

Ricordiamoci che.. Georg Simmel, già nella seconda metà dell'ottocento, fu il primo che oltre ad interessarsi dal punto di vista sociologico dei fenomeni legati ai grandi agglomerati metropolitani, si soffermò sullo studio delle forme dell'interazione, analizzando con impegno gli effetti sociali del progresso e della modernizzazione. Riguardo ai condizionamenti culturali, fu il primo a sostenere la necessità del superamento della psicologia individuale in quanto l’uomo andrebbe compreso come essere sociale: gli individui con la loro attività comune creano la realtà oggettiva delle forme culturali, ma sono pure il prodotto di queste forme, nel senso che creano automaticamente uno spirito “oggettivo”...A guardare l'andamento odierno..viene da domandarsi a che sono serviti gli studi di tale illustre sociologo.

Insomma..per Simmel, la realtà sociale, non veniva intesa come realtà autonoma rispetto agli individui, né come somma di individui. Egli affermava che l’attenzione è sempre attratta, non tanto dalla società come situazione comune, quanto piuttosto da ciò che differenzia gli individui l’uno dall’altro. La solidarietà, la sottomissione, la superiorità, la concorrenza, sono tutte forme di sociazione che noi possiamo e dobbiamo riscontrare prescindendo dal loro realizzarsi in unità sociali concrete e specifiche. L'ambiente perfetto per questa società fu, per lui, la grande città, ma il suo argomento potrebbe essere anche indirizzato a quelle forme più vaste che vedono nell'itegrazione sociale ogni sforzo per unire diversi popoli: L'uomo diventa un piccolo ingranaggio rispetto all'enormità di tutto il sistema, ed è costretto ad aumentare la sua attività per adattarsi ai veloci cambiamenti tra sensazioni esterne ed interne.

Ricollegandosi a Simmel, Max Weber riprendeva la discussione del metodo sociologico sulle scienze che si occupano di fatti concreti che possono avere una loro legittimità. Weber non credeva ai valori universali ed in tal senso, per lui, la sociologia deve circoscrivere il suo compito al rapporto tra valore ed azione che ne discende o azione che al valore si riferisce.
Le analisi metodologiche di Weber sfociarono nella costruzione della più nota tra le teorie sociologiche, la costruzione del “tipo ideale”. Noi, ad esempio, definiamo una classe, il potere, la burocrazia, ma in realtà non esistono classi, potere, burocrazia: esistono singoli esseri umani, singoli e specifici poteri, singoli burocrati. Con la teoria dell'azione sociale e della relazione, Max Weber introduce, con Simmel, uno spostamento della sociologia: Il soggetto diventa fondamentale e lo diventa in relazione all'altro uomo. La società non è un blocco in cui il singolo ha scarsa importanza: esiste essenzialmente nei rapporti tra i singoli.
In ciò si inquadra anche il particolare spirito che ogni attività politica deve avere verso il funzionamento di ogni società civile...ed a questo si sarebbe anche e soprattutto guardare per meglio edificare un più sano ed equilibrato progetto europeo.

La cultura dei rapporti sociali deve, quindi, essere tenuta in alta considerazione da chi opera in politica, poiché sia le azioni che i comportamenti nei rapporti restano i valori fondamentali su cui poggia il sostegno della collettività e la sua crescita. La cultura deve orientare i comportamenti e le azioni nei rapporti sociali. Politica e sociale, in tal senso, non possono che vedersi unite nel rapporto per un sano sviluppo del Paese...ed, a maggior ragione, quando il fine vuole essere una unione di Paesi.

E’, quindi, fondamentale l’odierno compito della politica che, attraverso una programmata regolamentazione, riesca ad offrire modelli più funzionali per la sicurezza, proiettandoci, non soltanto verso l’Europa, ma in una casa comune dove possano sposarsi e convivere diverse culture. Persino riguardo all’economia avanzata ed alla inarrestabile recessione di questi ultimi tempi non si è voluto affrontare il problema in termini di prevenzione per porre in tempo le opportune regole e promuovere azioni di contenimento. Il processo di unificazione dell’Europa, ha finito col fare uso solo di principi regolati da una economia globale succuba di una finanza. Questi principi, basati su valori imposti da un mercato sempre più competitivo, sembrano gli unici a guidare una unificazione che si evidenzia abbastanza precaria per le logiche differenze etnico culturali delle diverse comunità.

Un processo di unificazione forse non prematuro rispetto ai tempi, ma sicuramente anticipato nelle procedure che ha sottovalutato la sicurezza di alcune popolazioni.




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