28 ago 2015

Il vecchio paradigma che costringe le idee e piega ogni logica politica



tra Polis e Res Pubblica”
di vincenzo cacopardo
Aristotele riteneva che l'uomo esprimesse una concezione che faceva della Polis l'unità costitutiva non scomponibile, la dimensione compiuta dell'esistenza. C'era..e c'è sempre stata.. commistione fra politico e sociale: Chi non era sociale era un Idion, un essere carente perché estraneo alla socialità, un emarginato. L'individuo poteva avere una sua dignità solo in quanto cittadino che godeva dei diritti di cittadinanza, inserito nella comunità.

La civitas resta qualcosa di più della Polis, perché acquista una dimensione anche giuridica (iuris societas). “Politicità e giuridicità sono fuse insieme, la politicità si diluisce, la società si depoliticizza assumendo importanza il consenso della legge” come diceva lo stesso Cicerone. Successivamente vi sono state differenze, dovute in gran parte alla scomparsa di quella Polis, sostituita da altri concetti: regnum, regimen, dominium, principatus.

Tuttavia c'èra un punto in comune: mancava ancora una percezione verticale della politica. In molti sanno che il titolo originale de La Repubblica di Platone era Politeia, che in latino si traduce in Res Publica, la cosa comune...appartenente alla comunità: La dimensione verticale della politica e del potere, l’idea di comando e di Stato sovrapposta a quella di società ancora marginale e secondaria, sottintesa solamente da Platone e perduta poi dalla tradizione aristotelica. Infine.. con il concetto di Stato... è la Repubblica che acquista una sua verticalità.

Dopo questo breve, ma significativo cenno storico..potremmo chiederci.. cosa può significare far politica ogni qualvolta siamo in presenza di una comunità di individui che ha bisogno di gestire la “cosa pubblica”. Significherebbe prevedere regole di gestione del potere, processi che consentano decisioni che coinvolgono tutti e strumenti che rendono possibile l’imposizione di quelle decisioni. Ma queste decisioni non potranno mai prescindere da un primario obbligo da parte della politica di rapportarsi col cittadino regolamentando un dialogo. L'arte sta nell'essere capaci di proporre idee e saperle esporre...la scienza.. nel saper trovare il metodo per renderle funzionali!

Renzi oggi afferma che il fenomeno dell'immigrazione non appartiene né ad una destra..nè ad una sinistra! Salvini nella sua comunicazione non fa di meno e grida che la corruzione non appartiene a nessuna delle due politiche..infine anche Grillo urla dichiarando la fine di una politica schierata su fenomeni che appartengono esclusivamente al diritto di una società in cui ogni cittadino vale uno. Qualunque politica oggi ribatte sul tema dell'importanza di poter e dover risolvere i singoli problemi sociali a prescindere da una visione ieologica legata alla formazione del proprio Partito ..

A questo punto ci si chiede quale può ancora essere questo principio che lega la politica a certe concezioni (destra-sinistra) che non possono più avere alcun obiettivo riscontro con i bisogni di una società civile che oggi necessita prevalentemente di idee utili...L'unica triste risposta potrebbe essere quella che assicura ancora ai Partiti un futuro sul quale coltivare interessi e speculare su un metodo di far politica che invero risulta assai poco costruttivo e dispendioso.

Berlusconi..Monti..Letta ed oggi Renzi hanno continuato a rappresentare e vivere la politica in questo ambito e..perciò costretti a motivare scelte difficilmente dettate da idee costruttive, ma legate al paradigma istituzionale definito ormai storicamente per parametri obsoleti legati ad una concesione che stona con una nuova cultura politica che potrebbe risolvere le problematiche in modo più funzionale. Cambiare gli uomini e le figure non basta! ..Trovare un nuovo sistema che premi le idee e non si ponga su una linea ideologica ristretta e persino antica, rimane un dovere da affrontare in profondità se veramente si ama la politica nella sua logica funzionale.






1 commento:

  1. La Rivoluzione Culturale, ormai improrogabile, non appartiene alla sinistra, alla destra, al centro e/o ai separatisti del nord e del sud. ma occorre partire dal massimo rispetto dell'art.1 della Costituzione (L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro...). I nemici del lavoro delle imprese, anche se limitati ad alcuni settori (il popolo del non fare...), dei lavoratori dipendenti, autonomi, artigiani, casalinghe, ecc., rappresentano i nemici della ripresa economica e della democrazia!
    Inoltre:
    "Da oltre mezzo secolo, a causa di una classe politica sempre più deleteria, obsoleta e gattopardesca, aumentano l'incomprensione e, in alcuni casi, "l'odio razziale" fra datori di lavoro e lavoratori subordinati e viceversa.
    Tutto ciò fa parte integrante delle cause di una crisi che si trascina da oltre cinquant'anni, aggravandosi sempre più..." (tratto dal mio saggio "Italia 2 - Germania 0 Rivoluzione culturale")
    Massimo Scarafìa, libero pensatore "dal basso"

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