13 mag 2016

Riforma costituzionale: un pasticcio che si vuole imporre..



Le riforme costituzionali: Chi non le condivide viene etichettato come colui che non intende innovare!.. Ancora peggio quando sentiamo politici ripetere “meglio questo che niente”!
di vincenzo cacopardo

Ci risiamo! La solita canzonetta nello studio di Vespa dove il premier ha potuto parlare ininterrottamente senza alcun interlocutore contrario: “Bisogna capire che oggi stiamo cambiando le regole della politica... stiamo mettendo mano alle riforme per far marciare la politica in modo più snello.. ci stiamo impegnando per abbattere il muro di un bicameralismo paritario che allunga i tempi”..e via dicendo. Nel suo incedere naturalmente manca la parte sostanziale del merito..e cioè di come si sta effettivamente cambiando..se in meglio o in peggio! Inoltre se il metodo stesso rimane nei confini di un ordinamento politico istituzionale conforme alle regole stesse.

Non c'è dubbio che il premier fiorentino abbia voglia di buttarla principalmente su un concetto generico del “cambiare si o cambiare no”..ponendo questa contrapposizione come motivo di una polemica che gli resta utile poiché isolata da ogni contesto sul merito della stessa riforma...La sua politica appare sempre più disgregante e di divisione nei riguardi del Paese: Chi è con lui e chi non lo è. Ma se si analizzano bene e tutte insieme le sue riforme.. il riordino del Senato, del Titolo V ed il combinato con la legge elettorale, ci si potrebbe accorgere di come queste mirino a semplificare l'assetto politico istituzionale solo per rendere forte una governabilità senza stabilire una base solida dove appoggiarla..una base che rimane essenziale poiché legata ad una logica democratica utile ed evidente: E' un concetto riformista che potrebbe apparire persino convincente, ma che è destinato a crollare o a portare diretti verso un percorso autoritario che.. mano a mano..potrebbe indurirsi sfociando in ben altro.

Ma le alternative in proposito ci sarebbero state e decisamente migliori se non si fosse corso con eccessiva presunzione e con l'ambizione evidente di chi pensa di poter procedere in forza di una supponenza senza limiti. Innanzi tutto si sarebbero potute dimezzare le figure ed.. ai fini dell'ambito risparmio... anche i loro compensi...poi le Camere avrebbero potuto avere due ruoli diversi..ruoli diversi e separati quindi anche tra il legislativo e l'esecutivo, si sarebbe potuto mettere mano all'importante rinnovo dei Partiti, ad una possibile elezione diretta del capo dello Stato, riformare le regioni secondo criteri ponderati, una legge elettorale che non tagliasse di netto ogni beneficio di una minoranza..etc etc..

Invece si e creato il solito pasticcio all'italiana provocato da fretta e superficialità..dove ne è uscito un guazzabuglio dai fattezze tipiche di chi rimane legato nei limiti del la propria megalomania.. Come quando un cuoco..preso dalla premura.. prepara un dolce prendendo tutto ciò che trova e mischiandolo insieme con salse di tutte le specie..Inoltre..non sembra nemmeno sia stata usata una cucina conforme dove sussistono i mezzi necessari ed utili per poter procedere.. Un dolce che oggi ci si impone :prendere o lasciare..o questo o niente altro!

Una metafora triste oltre che amara che mette in evidenza la mediocrità di una politica non capace di operare secondo una propria cultura storica e che, per effetto di una dilagante esterofilia, si affida esclusivamente al misero mestiere di scopiazzare dagli altri Paesi...Una politica che, con assoluta fermezza, pretende far subire ai cittadini una sorta di ricatto: o questo o nulla!..Ma c'è dell'altro: Chi non condivide tali riforme viene etichettato come colui che non intende innovare!..e forse ancora peggio quando sentiamo politici ripetere “meglio questo che niente”!


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