18 lug 2016

il referendum della governabilità imposta


Il referendum di Ottobre, spostato ormai a Dicembre, con un Sì o No, stabilirà se siamo a favore o contrari alla riforma costituzionale voluta dal Premier Renzi e dalla sua ministra Boschi .

di vincenzo cacopardo

Detta riforma è anche chiamata “Riforma del Senato” La Riforma ha superato il suo iter previsto..malgrado non si sia voluta comporre una Costituente di fondamentale funzione per la determinazione di un cambiamento di decine di articoli di una Carta che regola il nostro sistema.. Una accortezza che non si sarebbe dovuta sottovalutare poiché non è sicuramente attraverso il metodo inusuale della odierna maggioranza che si possono sovvertire tali fondamentali regole, ma con un proporzionale più aperto alle minoranze. Tuttavia, la riforma entrerà in vigore soltanto se vincerà il Sì al referendum

Sarebbe comunque impensabile con tale voto stabilire la sopravvivenza di un governo poiché non esiste alcun vincolo di legge che impone al Primo Ministro di dimettersi in caso di fallimento del Referendum. Anche se Renzi decidesse di dimettersi in caso di vittoria del No, non saremmo comunque andati a votare contro di lui o contro il suo Governo. Questa confusione deriva dal fatto che si è voluto concentrare questo dibattito sull’esistenza futura del Governo e non sui contenuti della Riforma.

La parte fondamentale di questa Riforma riguarda la eliminazione del Bicameralismo perfetto o paritario (che in realtà, con meno fatica, sarebbe potuto divenire più funzionale, perfetto e persino meno costoso.. di come lo si vuole oggi imporre )

Oggi col sistema attuale le due Camere vengono elette entrambe direttamente dai cittadini. Tra la Camera ed il Senato sono 945 gli onorevoli e senatori della Repubblica e sulla approvazione delle leggi i tempi sembrano allungarsi poiché non vi è alcuna differenza nei poteri delle singole Camere e l’iter di approvazione delle leggi. Le leggi, infatti, passano il vaglio di Camera e Senato, che non differiscono nei poteri e nello svolgimento e quindi “non aggiungono peculiarità nel loro lavoro. Insomma ..un lavoro che pare ripetersi senza una valida ragione, Sono in tanti oggi coloro che pensano che l'idea migliore sia quella di eliminare questo sistema..ma è proprio il merito di come si intende farlo che oggi convince poco!..Inoltre non è detto che le due Camere, frutto di una cultura politica che ci appartiene, possano espletare ruoli diversi e più utili per il nostro ordinamento...attraverso una diversificazione della loro funzione.

Quasi tutti propendono a lasciare inalterata la Camera, e modificare strutturalmente il Senato: chi vuole eliminarlo, chi vuole un Senato debole, chi vuole un modello tedesco, chi un modello inglese, chi un modello americano…Si guarda solo in forza di un esterofilismo esasperato proprio perchè non si hanno idee nuove per ricercare un modello a noi più confacente ed utile...e questo da' il quadro esatto di come la politica odierna difetti di qualità e capacità funzionale.. 
In ogni modo..con questa riforma è stato individuato il cosiddetto “Senato dei 100”. Lasciando inalterato il numero dei deputati alla Camera

Questo Senato dei 100
Sarà il nuovo organo che andrà a sostituire l’attuale Senato della Repubblica. Escluderà quindi 215 senatori e verrà composto da 95 tra consiglieri regionali e sindaci, e 5 nominati dal Presidente della Repubblica. Gli ex-Presidenti della Repubblica saranno in automatico senatori a vita (come già avviene). In teoria dietro la Riforma vi è la volontà di creare un Senato che funzioni principalmente da “raccordo” tra il Territorio e lo Stato centrale. Questo dovrebbe vedersi bene sia nelle persone che lo compongono, sia nelle sue funzioni.

Ma cosa potrà fare questo Senato?:
Avrà piena competenza legislativa (cioè discute, approva e vota insieme alla Camera) su tutte le leggi che riguardano i rapporti tra Stato, Unione Europea e territorio, oltre che su leggi costituzionali, revisioni della Costituzione, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali, leggi sulla Pubblica Amministrazione, leggi su organi di Governo, sulle funzioni specifiche di Comuni e Città Metropolitane. Per il resto, può decidere, entro 30 giorni e su richiesta di 1/3 dei suoi componenti, di chiedere alla Camera di modificare una legge..Una competenza a largo raggio..piena!. La Camera può decidere di ignorare queste modifiche e votare il disegno di legge senza ascoltare il Senato.

Sulle leggi di bilancio o su leggi riguardanti competenze che vengono assegnate esclusivamente alle Regioni, la Camera può bypassare le modifiche del Senato solo con un voto a maggioranza assoluta. Una Camera di pochi che diventerà meno significante e spesso schiacciata dalle decisioni dell'altra, ma, potrà con voto a maggioranza assoluta, proporre alla Camera di discutere e votare delle leggi proposte dai suoi senatori. Questo nuovo senato non potrà più votare la fiducia al Governo. Inoltre, non delibererà più lo stato di guerra e non avrà competenze su leggi riguardanti amnistia e indulti...nè su leggi che ratificano trattati internazionali.


I nuovi senatori verranno scelti tra i consiglieri regionali e i sindaci del territorio.
A differenza del precedente Senato, i senatori non saranno eletti direttamente da noi.. e saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico.. Diversamente degli attuali, non necessitano di un limite minimo di età per essere eletti (prima dovevano avere almeno 40 anni), e tutti i cittadini possono eleggerli (prima bisognava avere minimo 25 anni). Inoltre, essendo scelti tra i consiglieri regionali e tra i sindaci, non riceveranno un’indennità per il loro ruolo da senatori, ma potranno usufruire di una comoda ed ingiustificata l’immunità parlamentare. Non pare vi siano norme che regolano i rimborsi-spese, che dovranno essere decisi singolarmente dai regolamenti delle due Camere. Questo argomento sull’elezione dei senatori è stato uno dei più dibattuti specie all’interno del PD dove una minoranza voleva a tutti i costi l’eleggibilità diretta.


Cambia anche il modo in cui viene eletto il Presidente della Repubblica.
La competenza per l'elezione resterà a Deputati e Senatori ma con modifiche sostanziali: Votano solo Deputati e Senatori. Non ci sono più i 59 delegati regionali, visto che i senatori del Nuovo Senato sono, appunto, scelti dal territorio. Nelle prime tre votazioni, servono i 2/3 degli aventi diritto (circa 500 elettori) per eleggere il Presidente. Dalla quarta votazione in poi, la legge precedente prevedeva che il limite scendesse alla maggioranza assoluta (50% +1); con la Riforma, dal 4° al 6° scrutinio sono necessari i 3/5 degli aventi diritto al voto (circa 440 elettori); dal 7° in poi, la maggioranza dei 3/5 dei votanti (cioè solo i presenti che votano effettivamente e che potrebbero anche contarsi sulle dita di una mano).

Per quanto attiene il modo di legiferare..
Con questa riforma il Governo potrà chiedere alla Camera una “via preferenziale” per l’approvazione di una data legge. La Camera avrà tempo 5 giorni per accogliere questa richiesta e, se lo farà, dovrà discutere e approvare tale legge entro 70 giorni (con massimo 15 giorni di rinvio). Questa possibilità non è prevista per le leggi di competenza del Senato, oltre a una serie di leggi essenziali e non discutibili in tempi brevi (in particolare: le leggi elettorali, la ratifica dei trattati internazionali, le leggi di amnistia e indulto, le leggi di bilancio). Ciò in ragione del fatto che i tempi si possano accorciare per motivi di opportunità o di necessità . Un aspetto interessante riguarda i decreti legge (cioè gli atti proposti dal Governo, di solito urgenti, e che diventano immediatamente legge ed hanno funzione provvisoria, che diventa definitiva se vengono approvati entro 60 giorni dal Parlamento). I decreti legge, come si legge nel testo, devono contenere “misure di immediata applicazione e di contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo”.Con ciò si vorrebbe limitare l’abuso dei decreti legge da parte del Governo e impedire la formazione di una serie di argomenti diversi nello stesso decreto. Il contenuto, perciò, dovrebbe essere coerente con ciò che si propone.

Vi è poi la definitiva abolizione delle province
..che, iniziata attraverso la legge Del Rio, dovrà trovare conferma necessaria tramite una modifica costituzionale..poi l'abolizione del CNEL ovvero Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro..un Ente ritenuto ormai poco utile..Ma un argomento di grande importanza per le riforme è quello riguardante le competenze dello Stato e delle Regioni, quello che regola in particolare i rapporti tra le due.


Per quanto concerne le Regioni
Fino ad oggi, le competenze su tutto ciò che è di interesse pubblico erano suddivise in due modi: “esclusive” (cioè riguardanti o solo le Regioni, o solo lo Stato) e “concorrenti” (cioè su cui hanno competenza le Regioni, ma con diversi princìpi fondamentali dettati dallo Stato). Con questa Riforma, la definizione di “competenza concorrente” viene eliminata, mantenendo solo il concetto di competenza esclusiva. Con l’eliminazione della competenza concorrente, buona parte delle competenze va riassegnata o ridistribuita. Viene introdotta la cosiddetta “clausola di supremazia”, in base alla quale la legge dello Stato – su proposta del Governo – può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva di Stato o Regione, se ritiene sia necessaria una “tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale”. Lo Stato può agire sulle competenze non esclusive (quelle che erano regolate dalla “competenza concorrente”), nei casi in cui è necessario un intervento dello Stato di più generico “interesse nazionale”. Inoltre, viene introdotto il cosiddetto “regionalismo differenziato”. Alle Regioni (tranne quelle a Statuto Speciale e alle Province Autonome di Trento e Bolzano) possono essere attribuite particolari forme di autonomia, a condizione che presentino un equilibrio di bilancio tra le entrate e le spese...Il chè rende il concetto poco chiaro o quanto meno da definire meglio nel merito .

I referendum e le leggi popolari
Con questa Riforma, per fare una proposta di legge di iniziativa popolare sono richieste 150.000 firme e non più 50.000, ma con la garanzia (che è una garanzia, essendo prevista dalla Costituzione) che tale legge verrà discussa e votata in Parlamento. Nella Riforma, vengono aggiunte e modificate alcune regole relative ai referendum. Innanzitutto, per i referendum abrogativi rimane il limite minimo al 50%+1 degli aventi diritto per rendere valido il voto. Tuttavia, se sono almeno 800.000 gli elettori a richiedere il referendum abrogativo, il quorum si abbassa al 50%+1 dei votanti alle ultime elezioni per la Camera dei Deputati. Se i richiedenti sono tra i 500.000 e gli 800.000, rimane la regola del 50%+1 degli aventi diritto. A parte ciò, viene introdotto un nuovo tipo di referendum: il referendum “propositivo” (detto anche “di indirizzo”), Con questo referendum, la popolazione può richiedere al Parlamento di emanare una nuova legge su un tema particolare

Parità di genere
Con questa riforma persino la parità di genere nelle Camere e nelle Regioni viene stabilita costituzionalmente: con la Riforma, infatti, viene promosso “l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”. Questo significa che lo Stato e le Regioni devono avere delle norme appropriate per garantire la parità di genere nei consigli regionali, nella Camera e nel Senato. Una regola che..in realta'.. non dovrebbe essere vista in favore da parte delle stesse donne.. poiché tocca la sensibilità di chi verra' valutata per genere e non per capacità e merito. Ciò non dimostrerà mai un equilibrio tra uomini e donne, ma ..in realtà.. tenderà a penalizzare le doti stesse del mondo femminile.

Corte costituzionale
Per chiudere non si può trascurare l'importante riforma sulla Corte Costituzionale..cioè l'ente supremo che vigila proprio sulla Costituzione. Oggi è composta da 15 giudici: 5 eletti dal Presidente della Repubblica, 5 eletti dalla magistratura e 5 eletti dalle Camere in seduta comune. Con la Riforma, cambia solo che i 5 giudici che oggi sono eletti insieme dalle due Camere vengono eletti separatamente: 3 alla Camera, 2 al Senato. Inoltre, la Riforma introduce la possibilità di sottoporre alla Corte Costituzionale le leggi elettorali per accertarne la legittimità. Per farlo bisogna presentare la legge alla Corte, entro 10 giorni dalla sua approvazione, con un ricorso firmato da almeno 1/3 dei componenti del Senato, o 1/4 della Camera. La Corte ha 30 giorni di tempo per pronunciarsi, e la legge non viene promulgata se viene considerata incostituzionale.

Questo.. in breve.. il quadro che racchiuse le riforme volute da chi pensa di poter governare questo Paese senza una più accurata ricerca ed una particolare attenzione per il variegato territorio. Ci potranno essere condivisioni o critiche su un Si o un No al voto della consultazione di Dicembre, ma ciò che resta fortemente discutibile in queste riforme è l'obiettivo che non sembra essersi raggiunto...e cioè quello di rendere funzionale, meno farraginoso e più sicuro.. l'ordinamento istituzionale delle Camere nel rapporto politico col Paese.

Una riforma molto confusa che denota tutta la fretta con la quale si è voluto procedere. L'errore è quello di dare per scontato che il bicameralismo paritario debba e possa superarsi in forza di sistemi maggioritari che hanno per fine un più comodo bipartitismo con un riscontro immediato con una governabilità. Comodo..ma anche insicuro.. poiché senza dinamica parlamentare si spegne in realtà ogni dialogo con la minoranza e la forza di una vera politica democratica. Questo avviene perchè si parte dal preconcetto che la governabilità debba essere assicurata a prescindere e non ricercata con metodo.


Il combinato con la legge elettorale definisce la politica che Renzi e la stessa Europa dei potentati economici vorrebbero per dare forza ad una governabilità arrogante e poco democratica. E' infatti l'insieme di questa con le riforme che mette in evidenza considerevoli anomalie. Premio di maggioranza, soglie, collegi, voto di lista al ballottaggio, che combinati con le riforme, impediscono di rendere equilibrio ai necessari pesi e contrappesi occorrenti. Ma basterebbe fare una valutazione sul metodo grossolano con il quale si è proceduto.. tra fiducie, patti e scambi di voti, per rendersi conto che non ci sarebbe nemmeno bisogno di entrare nel merito della questione per rimarcare la chiara volontà di voler schiacciare ogni giusta procedura . Un procedimento che mette in evidenza atteggiamenti sprezzanti ed insensibilità politica di coloro che credono di poter cambiare le regole di quello che loro stessi ritengono essere un semplice gioco.     

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