3 apr 2019

COL PESANTE DEBITO E SENZA CRESCITA…COSA FARE?




Le determinanti direttive internazionali che costringono le regole dell’economia
di vincenzo cacopardo

In un mio precedente post ho fatto riferimento al grande economista e premio Nobel Paul Robin Krugman. Secondo il noto  professore di economia…l’austerità voluta dai grandi imperi economici ha portato ad un autentico fallimento. Egli... in proposito.. ha sempre sottolineato con forte critica le relative speculazioni di alcuni fondi e l'importanza di alcuni interventi economici in favore di investimenti: Un pensiero che appartiene ad una filosofia economica descritta come neo-Keynesiana.
Il premio Nobel..già da tempo.. si chiede chi potrà trarre vantaggio da questa crescita. La sua è di sicuro una delle più profonde e sentite domande che pone ed alla quale dovrebbero continuare a portare riflessione le politiche economiche di tutti i Paesi proiettati verso la speranza di una crescita.

La sensazione..a parer mio... è che si resti fin troppo succubi di un sistema (per la forza dei potentati economici).. senza alcuna speranza di poterne ricercare un altro più attuale ed indispensabile al momento storico che attraversa la società!

La teoria di John Maynard Keynes, basata sull’aumento degli indispensabili investimenti, potrebbe risultare decisiva per le odierne sorti della nostra economia: Secondo questo pensiero…nasce un'inevitabile necessità di intervento da parte dello Stato per dare forza ad un incremento della domanda globale..e…conseguentemente, aumentando i consumi, poter far crescere investimenti ed occupazione.

Appare oggi.. imperativa, determinata e determinante la visione di una economia internazionale europea che costringe gli Stati aderenti: Il continuo controllo sul debito e le direttive sulla stabilità dei Paesi della comunità condizionano a prescindere ogni percorso economico ricercato dai singoli paesi. Difficilmente, oggi, un Paese come il nostro, potrebbe dare sfogo ad una economia più brillante in termini di investimenti e di conseguente economia reale!

Un pensiero spontaneo.. quindi.. potrebbe essere quello di non riuscire a capire perché mai ci si debba adeguare ad un simile percorso di sofferenza imposto da un modo di interpretare il modello economico prevalentemente in termini di operazioni per il facile arricchimento dei pochi.. trascurando la vera linfa vitale di una società, la cui sopravvivenza dovrebbe basarsi in un’economia effettiva di sviluppo: Un modello che non potrà che generare un allargamento della forbice ricchezza – povertà.
Una risposta a tutto ciò sembra abbastanza evidente e contempla lo spirito con cui si muovono le potenti lobby che guidano, ormai in modo determinato, gli Istituti di Credito internazionali trasformati in luoghi in cui.. la principale occupazione.. pare essere quella di investire su operazioni finanziare sicure, trascurando l’indispensabile sostegno alle aziende che producono.
Comunque la si voglia leggere..da questa evidente ed illogica procedura pare impossibile uscire poichè si sono, già da tempo, impegnati i debiti delle Nazioni in un gioco finanziario ad alto rischio.

Restando fermi nei parametri della rigida visione dell’economia odierna internazionale, si indica come drastico il problema del nostro Paese strangolato da un pesante debito pubblico, senza il quale, potremmo oggi usare i miliardi, pagati in interessi, per far crescere la nostra economia: Se pagare il debito, in via di principio, è anche necessario..e se dovessimo continuare a dar conto a tale logica…il nostro bel Paese, non potendo crescere, non avrebbe più alcuna speranza di pagare alcun debito!

Cosa fare dunque?
Oggi le strade sembrano due: O, quella... ormai tardiva ed insensata... di un Paese che si stacca da questo processo di strangolamento slegandosi dall’euro, con l’intento di operare un piano di sviluppo reale e prolungando al massimo le scadenze del suo pesante debito Pubblico o, rimanere in questa soffocante condizione, venendo.. pian piano..strangolati ed obbligati a cedere gran parte delle proprie ricchezze esistenti nel territorio fino a negare ogni occupazione ai propri cittadini.

Ma una terza via forse c'è!..ed è quella di tagliare le spese incoraggiando il lavoro attraverso appositi investimenti anche a costo di sforare oltre. Una via che appare la scelta migliore, ma che ancora oggi non sembra aver portato risultati.. poiché si continuano a tagliare poche spese (spesso, anche impropriamente)..e non si trovano adeguate risorse da investire. La vecchia strada del sistema, in considerazione del rapporto con gli enormi interessi del debito pubblico, non riuscirebbe mai a mettere in linea un’economia di sviluppo con risultati sicuri.

Questa è la realtà che non vuole mai essere una compiaciuta visione catastrofica! Ma bisogna anche considerare in modo pragmatico che ogni speranza verso una crescita non potrà mai inventarsi senza i presupposti essenziali di un’economia reale, né tanto meno, chiudendo le falle di un sistema che per anni si è fatto finta di non vedere.


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