7 nov 2014

Chi finanzia... comanda!

Una politica sempre più condizionata 
di vincenzo cacopardo
E' un detto risaputo e chiaro!..nessuno potrebbe mettere in dubbio il fatto che chi opera attraverso la potente forza del denaro..sia in grado di porre ordini e comandi. Lo è sempre di più oggi.. per quanto riguarda le testate giornalistiche ed ogni mezzo in mano a Media..malgrado ci si voglia ancora nascondere dietro un diritto giornalistico in piena libertà.
E' inutile illudersi!... col denaro si manovra ogni cosa..a poco vale far credere che i valori possano prendere il sopravvento..nè l'espressione personale del pensiero che mai come oggi sembra condizionato da esclusive convenienze remunerative.

Più aumenta il peso del denaro nel sistema ..più si svilisce il valore della politica nella società
Riesce..perciò.. davvero difficile poter comprendere come si possa pensare oggi a togliere un finanziamento pubblico ai Partiti che operano nel campo della politica: Che sia certo che si debba porre un limite stabilito attraverso delle regole..... ma che si pretenda di poter ottenere un risultato migliore attraverso l'abolizione di un finanziamento pubblico.. è pura illusione.

Ricordiamo che a febbraio di quest'anno la Camera ha definitivamente approvato la conversione del decreto legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti. L’abolizione non avverrà subito, ma nell’arco di tre anni, e il finanziamento pubblico sarà sostituito da un un sistema di finanziamento basato sulle detrazioni fiscali delle donazioni private e sulla destinazione volontaria del due per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Il finanziamento pubblico – che formalmente, oggi, è un “rimborso elettorale”, viene quindi abolito, ma non immediatamente: Nel 2014 i fondi erogati ai partiti saranno tagliati del 25 per cento, nel 2015 del 50 per cento e nel 2016 del 75 per cento. Dal 2017 questo tipo di finanziamenti diretti dello Stato, in forma di rimborsi, saranno completamente aboliti.

Cosa potrà mai comportare una netta abolizione di un finanziamento pubblico da parte dello Stato?..
Se si vuole interpretare a scopo propagandistico che ogni finanziamento pubblico equivale a mantenere una politica spendacciona ed inoperosa..la risposta potrebbe essere quella di provvedervi attraverso regole più precise e rendicontazioni controllate..senza alcun bisogno di abolire in toto i finanziamenti, ma soltanto contenendoli... Se invece si pensa che in tal modo la politica possa diventare più corretta e funzionale, si commette il solito peccato demagogico affermando logiche qualunquiste.

La politica ha i suoi costi!.. e se anche questi devono essere controllati e contenuti ..sarebbe molto meglio farlo attraverso una mano pubblica. Quando oggi, attraverso le nuove normative che si pensano essere innovative, si offre ai privati di foraggiare una politica (che in sé dovrebbe rappresentare espressione del pensiero e delle idee) non si fa altro che favorire interessi personali e successivo malcostume. Un finanziamento privato, opera in dispregio delle logiche più appropriate... imponendo una logica di natura privatistica che premia solo gli interessi di chi finanzia.

Al di là di chi decide o no... di versare il due per mille ai partiti..nel momento in cui si accettano le donazioni.. tutto cambia e tende a modificarsi in base ad interessi precisi: I privati che potranno dare fino a 100 mila euro l’anno (cifra che nel corso di questi anni potrebbe anche cambiare in eccesso) usufruiranno una serie di detrazioni fiscali sulle cifre donate..come anche le persone giuridiche, cioè le società e gli enti.

Ma se anche i pagamenti dovranno essere tracciabili, conoscendo il Paese e lo strapotere di coloro che possono dare sfogo ai propri interessi, tutto rimarrà assai poco permeabile sia nel limite che nel tracciabile.
Se il cittadino pensa che tale riforma potrà portare equità e giusto funzionamento alla politica.. si illude!
Chi finanzia comanda! 

nuovo articolo di Domenico Cacopardo




Torna il grigiore

Il grigiore sembra tornare a impadronirsi dell’Italia, dopo alcuni mesi in cui la speranza e una piccola dose di ottimismo avevano attenuato lo scoraggiamento. C’è una notizia che rivela, ancora una volta, qual è lo spirito dei tempi nostri: un giovane immigrato senegalese blocca due borseggiatori che hanno attaccato una turista francese di 29 anni. La folla interviene, lo ferma e fa fuggire i malviventi, uno dei quali, però, viene catturato dai Carabinieri.

Siamo, manco a dirlo, a Napoli, la meno redimibile delle città irredimibili d’Italia, per incurie passate e presenti e per un’ostilità verso lo Stato che si manifesta ogni volta che c’è un confronto tra delinquenti e forze dell’ordine.

Il controllo del territorio, il presupposto della legalità, è tanto aleatorio da far considerare «off limits» per Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza, diverse zone della città. Qui viene venerato un giocatore di calcio, Diego Armando Maradona, noto per i suoi rapporti con gli spacciatori della città e per la colossale evasione fiscale. In un Paese normale, sarebbe oggetto di generale esecrazione. Qui no.

Occorre rassegnarsi: nonostante una storia culturale da grande capitale europea, nonostante isolate aree di sviluppo, nonostante non manchino coloro che onorano la legalità e il «genius loci» (leggasi il libro di Paolo Isotta, La virtù dell’elefante), per ora e chissà per quanti decenni si tratta di una città perduta all’Europa. 

A livello nazionale, mentre nelle aziende sono innumerevoli gli accordi per affrontare con realismo la crisi, il grigiore e il pessimismo si stanno affermando per opera, soprattutto, della Cgil che, da qualche decennio, ha scelto d’essere il vessillifero della conservazione. Con essa, la Fiom, diretta da quell’altro campione degli interessi dei lavoratori che si chiama Maurizio Landini. Un gioco rischioso questo, e proprio la Cgil, rimasta scottata per le azzardate dichiarazioni di Cofferati che precedettero l’assassinio di Marco Biagi, dovrebbe essere consapevole che il gioco al massacro che sta giocando porta a sviluppi imprevedibili, di sicuro all’arretramento della classe operaria, quel poco che esiste ancora. La Storia lo insegna.

Matteo Renzi ha incontrato Landini il giorno dopo gli scontri di Roma, nel corso della manifestazione dei lavoratori della Thyssen di Terni. Ne era uscito un comunicato rassicurante, sia per la definizione della dinamica (e delle responsabilità) degli scontri, nel senso che il governo, di riffe o di raffe era pronto, come sempre, a gettare la croce addosso alla polizia, sia per il cosiddetto impegno a ridimensionare il numero dei licenziandi. 

Il giorno dopo, Landini ha tradito il clima di «appeasement» e ha annunciato uno sciopero generale di categoria che precederà lo sciopero generale a cui sta lavorando la Camusso con i suoi. La pretesa è una politica industriale e del lavoro che dovrebbe determinare la crescita dell’occupazione. Sanno però, benissimo, i due che mancano i quattrini e non ci sono gli strumenti legali, accettabili dall’Unione europea.

Segno, questo, che non c’è da fidarsi di questi leader sindacali che perseguono fini politici personali, il primo fra tutti quello di far cadere l’attuale governo.

Se non ci fossero altre ragioni, basterebbe questa per dichiarare solidarietà alla compagine ministeriale capeggiata da Renzi e per esortarla ad andare avanti, con chiarezza. Le mezze parole che circolano sulla possibilità di un intervento della Cassa depositi e prestiti nel capitale della Thyssen ternana dovrebbero essere smentite con sdegno, visto che aprirebbero la strada alla riedizione delle partecipazioni statali e a uno scontro finale con l’Europa.

Oggi, 2014, non ci sono scorciatoie: per sopravvivere, dobbiamo accettare un generale ridimensionamento dei tenori di vita. Un lungo periodo di sacrifici, quali non li abbiamo visti nemmeno durante la guerra. 

Dovrebbe Matteo Renzi («il presidente bambino») suscitare quel sentimento di coesione nazionale che in momenti drammatici abbiamo sperimentato con successo, proprio per neutralizzare i nemici della Patria. Perché di questo si tratta, di far sopravvivere la Nazione, dando un futuro alle giovani generazioni.

Che Renzi ne sia capace è tutto da verificare, anche per le pause di tensione e le ingenuità nelle quali spesso incorre.

Ma, sulla piazza, non c’è altri che lui e a lui dobbiamo rivolgerci.




Renzi: una figura che divide e non aggrega!....

di vincenzo cacopardo
Sembra che.. malgrado Matteo Renzi, sia continuamente maltrattato da Beppe Grillo..quando lo desidera..riesca sempre a solidarizzare con il proprio denigratore! 
Si sono avuti segnali evidenti ieri per la elezione dei candidati alla Corte Costituzionale ed al CSM...e ne potremmo anche avere altri.. più netti... riguardo alla nuova legge elettorale...relativamente alla quale il sindaco d'Italia, pare lanciare indubbi messaggi. Per Grillo..che ha sempre apostrofato Renzi come un «ebetino» che si crede un'aquila circondata solo da gufi, la mano protesa del Premier potrebbe rappresentare un nuovo personale successo... Malgrado ciò.. il suo Movimento non sembra del tutto convinto.
Raggiungere un accordo per la garanzia dell'italicum rappresenta per Renzi un grande traguardo..malgrado continui, in modo assai sfrontato, con i suoi soliti “andremo avanti da soli” . Trovatosi in difficoltà con Berlusconi..sui vecchi patti del Nazareno, il Premier.. senza colpo ferire... si gioca la partita dei 5Stelle, ma la strada non sembra affatto facile: Che vantaggi potrebbe averne un Movimento come quello di Grillo che ha sempre ambito ad un democrazia diretta che sicuramente non può legare con le proposte di che tende a premiare una governabilità costruita attraverso due sole forze politiche di maggioranza?
Alla ennesima pioggia di uova..il sindaco d'Italia risponde con tono ironico.. che di queste "ne farà una frittata"..ed in modo alquanto sprezzante... forte dei consensi ottenuti per le europee..chiosa ritenendo di poter fare a meno di tutti.
Uno degli effetti odierni più evidenti del Premier è quello di non lavorare mai per aggregare, ma solo per dividere!
Le sue paiono posizioni e contrasti ricercati e voluti ..Renzi tende a dividere per ricavarsi uno spazio sicuro..quando in questo momento politico bisognerebbe lavorare per unire. Lui sa bene quanto dividere possa creare uno spazio sicuro sul quale inserirsi e collocarsi con forza. Il nostro Paese, al contrario, avrebbe maggior necessità di ricercare percorsi nuovi attraverso l'uso di una politica meno litigiosa e contrastante..portata avanti con maggiore rispetto nei confronti di una popolazione che soffre.
Una politica aggregante ratifica l'utile fine..spesso ricavato dall'annessione dei principi di base, i quali risultano fondamentali anche per la definizione di una governabilità...Il chè rimane in netto contrasto con chi oggi tende a dividere e definire spazi per ricavarsi una propria immagine.



Yeshua : un predicatore umile che amava il sociale


la via sentita e seguita successivamente da Francesco d'Assisi...da papa Giovanni Paolo, segnata dalla sofferenza e dall'umiltà.. oggi anche perseguita dall'attuale Pontefice.”

di v. cacopardo

Quando si fa un'analisi sulla vita e la predicazione di Cristo..non si riesce mai a contenersi dentro i limiti di un ragionevole dialogo. È sempre in primo piano, la persistente discordanza tra fede e ragione. Non v'è dubbio che molte ricostruzioni.. persino documentabili, nel tempo, abbiano messo in discussione il racconto dei Vangeli.Da questi emerge come la predicazione e l'operato di Gesù abbiano riscosso nella società ebraica coeva un successo limitato e circoscritto territorialmente, ma che successivamente ha raggiunto vari strati della società 

Sembrano comunque esservi tra i Vangeli contrasti e contraddizioni con i tempi in cui Gesù di Nazareth stesso visse. Tuttavia rimane esplicativa l'azione rivoluzionaria da lui condotta che non ha solo sconvolto i vecchi paradigmi di quel regime e finanche il comportamento morale che nei secoli ha costruito valori fondamentali nei rapporti tra gli uomini: Una figura storica a cui si deve non solo enorme rispetto, ma il dono di aver percepito quanto illuminata potrebbe essere una società in cui resta essenziale quel rapporto di amore tra gli uomini.

Basterebbe questo per spingersi verso quel cristianesimo puro non intaccato da condizionamenti ecclesiastici fin troppo pesanti ed a volte persino forzati. Sarebbe sufficiente contenere il percorso della propria vita nel rispetto reciproco di quella altrui.. anteponendo sentimenti d'amore e soffocando quelli contrari... Vivendo nel rispetto del prossimo e nell'amore che si deve al bene infinito regalatoci dalla natura.

Considerata sul piano umano la figura di Cristo può sicuramente essere analizzata come quella di un maestro di vita che predicava amore tra i popoli e carità per il prossimo senza alcun ritorno per se stesso..se non quello di tutelare il valore alto della vita: Una predicazione umile ed itinerante ,ma utile ad ogni società che guarda all'integrazione fra i popoli in prospettiva di uno sviluppo funzionale di un mondo che deve obbligatoriamente progredire in forza di una convivenza.

Se si osserva attentamente (estraniandosi da ogni preconcetto di fede) la predicazione evangelica durante la sua breve vita, (al di là di ogni aspetto riguardante i meno attendibili miracoli), ci si accorge di quanta concezione politica innovativa vi era nelle sue parole: i suoi principi di amore si concatenano con quelli occorrenti ad ogni società in progresso: Senza quell'indispensabile amore tra gli uomini..non può mai esservi modo di interagire positivamente..senza interagire non potrà mai formarsi una società integrata e solidale..senza questa... inoltre... non può esservi sviluppo..sopravvivenza e pace. 
Ed ecco il valore politico che vede in Cristo uomo.. nella saggezza delle sue parole.. e nelle sue amorevoli movenze verso il prossimo.. una autentica innovazione per lo sviluppo più solido di ogni società..

Il suo messaggio rimane quindi attuale, seppur ancora non del tutto compreso dagli uomini di oggi, che vedono nella sua figura solo il portatore di una fede..fissando purtroppo meno attenzione in quella sua figura umana che fu di un attento e sensibile osservatore del sociale e di un profondo e saggio comunicatore.

Il mondo, al di là della credenza imposta dalla fede, sembra aver intuito solo in parte l'importanza e di questa presenza in terra: il messaggio di un grande politico che mirava all'integrazione fra i popoli come atto di umanità, ma sopratutto come speranza suprema utile alla crescita dei popoli.. portando un messaggio di vita terrena che deve viversi nella visione di una possibile speranza per un'altra vita. La sua predicazione indicava.. in quell' equilibrio della natura offerta da Dio... un percorso da seguire anche per l'uomo...una strada che si sarebbe dovuta percorrere con il rispetto verso il prossimo e la dovuta umiltà.. (una via sentita e seguita successivamente da Francesco d'Assisi...che si scorgeva con evidenza nella sofferenza di papa Giovanni Paolo e che oggi sembra presente anche nell'umile contegno del nostro Pontefice Francesco).

Molti come me..pur restando per natura alquanto agnostici, riescono comunque (malgrado le atroci e cruente sofferenze delle guerre) a credere nel genere umano e cioè...in quel percorso che l'uomo intraprende per far sì che la sua presenza in terra abbia un significato, se pur questo..non sia dato comprendere in profondità.
Di sicuro non è facile comprendere il principio della fede.. poiché essa assume un’apparenza non propriamente umana.. ma  si può tuttavia riuscire a credere nella forza dell'amore e nell'energia vitale dell’uomo.. nella certezza che esse possano offrire un vero senso alla vita. Una speranza che si evidenzia nella stessa natura che ci circonda, la quale…malgrado le intemperie e lo stesso degrado causato dal genere umano, persevera con ostinazione in un naturale percorso di vita: L’uomo sembra avere in sé..qualcosa che rappresenta una marcia in più e, per questo... è colui che dirige ed è responsabile del proprio destino nel mondo.


Fatta questa premessa…non ci si può esimere dall'esprimere una personale considerazione sul nuovo Pontefice, che, seppur criticato da una parte della società, appare al mondo come un generoso Pastore che comunica con una particolare  umanità simile a quella che fu di Cristo.

Sono sempre stato affascinato dalla figura di Cristo che, al di là dei miracoli evidenziati nel Vangelo (ai quali non riesco a credere), ho sempre osservato e valutato su un piano prevalentemente umano: Egli fu sicuramente il primo uomo al mondo che ha espresso la sua umanità col profondo sentimento dell’amore e dei sentimenti. Oggi..con la figura del nuovo Papa che sembra manifestare, oltre ad una umana simpatia…un’umiltà simile alla sua, non si può non leggere in profondità un legame con il lato umano che Cristo diffondeva. 
Riesce difficile non metterlo in relazione col momento storico e l’infinito bisogno che l’uomo ha di credere in sé stesso: Papa Francesco sembra un'efficace figura di stimolo per l’uomo che deve liberarsi da un passato che lo ha visto attore di una crescita sfrenata senza controllo…fino ad un riscontro con il peggiore cinismo che ha finito col renderlo schiavo di se stesso e del denaro.

I messaggi del Pontefice sono sempre chiari e la dicono lunga su tutto ciò! Quando ci parla di credere in positivo e non cedere al pessimismo ed allo scoraggiamento, abbandonando un percorso che ha solo contribuito a seppellire ogni nostro sentimento verso il prossimo, lo fa per proteggerci! Un Pontefice che…attraverso l’innegabile simpatia…e con l’innata forza della sua umiltà…sembra esprimere empaticamente quell’energia positiva di cui si ha oggi bisogno. La politica…nella sua opera di metamorfosi... dovrebbe trarre esempio e spunto da questo semplice messaggio per l'atteso cambiamento.

6 nov 2014

Sulle scelte decisionali.. le teorie fanno acqua

LEGGE ELETTORALE: ANCORA OMBROSE STRATEGIE ALL'INTERNO DEL NAZARENO 
di vincenzo cacopardo
Nel Nazareno si studiano le strategie future per la delicatissima legge elettorale ipotizzando un premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione. Un'idea del Premier da porre come trattativa tra i due decisionisti di una politica odierna che usano il luogo del Nazareno come location per giocare una personalissima partita: una partita a due mentre un altro mondo politico aspetta fuori e passivo ogni decisione futura. ..In un contesto simile.. l'unica realtà appare quella che mette in evidenza un aumento delle pecore allo sbando.. in attesa di chi deve guidarli!
Vi sono ancora delle incertezze sulla proposta del sindaco d'Italia, ma la svolta non sembrerebbe essere di poca importanza per il Paese e il suo sistema politico... ponendo un argine alle coalizioni ed a quei partiti non ideologici nei quali convivono anime diverse riunite sotto una forte leadership, similari a quelle presenti nelle democrazie anglosassoni.
Renzi, forte del suo odierno consenso, propone di dare un premio di maggioranza a chi supera la soglia del 40% ( premio che dovrebbe portare il peso della maggioranza al 55%) non smentendo la sua visione della politica ristretta in un gioco a due..proponendo poi..un ballottaggio ove nessuno dei primi due Partiti raggiungesse la suddetta soglia. Naturalmente non si smentisce nemmeno nella sua dialettica esterofila..parlando di competitors.
Si vorrebbe anche porre una soglia del 5% dei voti per entrare in Parlamento. Naturalmente.. tutto troppo facile per chi ha sempre visto la politica in un'ottica racchiusa e limitata, poiché è chiaro che in questo modo il rischio è quello di tagliare fuori tutti i piccoli Partiti (partiti che al 4,99% portano un contenuto notevole di consensi vicino ai due milioni di voti....quanto una grande città) lasciando dentro solo ilPd, Forza Italia, Movimento Cinque Stelle e Lega Nord. Ricordiamoci che fino a poco tempo fa si parlava di una soglia del 3%..
Bel contenuto di una politica che si vorrebbe progressista e aperta ai cittadini!
E' chiaro che questo innalzamento della soglia è conveniente per i due “soci” del Nazareno, ma potrebbe portare molto più danno alla funzione della politica in quanto... alcuni piccoli partiti potrebbe unirsi necessariamente per il solo obiettivo di raggiungere la quota..(pur nella loro differenza ideologica della visione politica e dei principi). ..O forse i partitini sarebbero costretti a bussare alle porte dei partiti maggiori portando conseguenti reazioni e logici condizionamenti in campo parlamentare. Quali conseguenze potrebbero successivamente manifestarsi...se da un lato si vogliono eliminare le coalizioni e dall'altro si fomentano.. costringendo i più piccoli a stringersi ed unirsi con i più grandi?
Nulla sembra comunque ancora deciso nel regno assoluto del Nazareno..le nebbie rimangono e non paiono ancora dipanate..tranne una predilezione sulle preferenze di Renzi che.. al contrario del primo Italicum... prevedeva le famose liste corte. Insomma... ancora tanta confusione negli accordi sotterranei con Berlusconi ...solo una certezza del Premier su un sistema di elezioni che possa favorire un bipartitismo a lui tanto comodo.
Nessuno dei due ospiti del Nazareno è però in grado si saper dettare percorsi innovatori diversi più utili e funzionali al nostro sistema..poichè ancora legati ai principi ed ad una forma mentis edificata dal vecchio sistema.La loro ottica rimane semplificativa e legata esclusivamente al sistema monolitico di un bipolarismo..mentre certe logiche rimangono come quelle di una vecchia Democrazia Cristina.



5 nov 2014

Moretti ...esempio politico di opportunità e convenienze?

Il curriculum politico della neo eletta per il Parlamento europeo Alessandra Moretti, ex membro dello staff di Bersani, ci informa che la stessa si è candidata nelle liste del Pd per le politiche del 2013. Conseguentemente, eletta alla Camera, inizia la sua attività a Montecitorio. Poi qualcosa nel suo partito cambia, la sua fede verso Bersani vacilla e... come tanti altri... sale sul carro del vincitore..il nuovo segretario Matteo Renzi.
Nel 2014 si presenta alle europee in quota Renzi, nonostante gli italiani l'avessero votata per un mandato che durerebbe 5 anni. Ma la Moretti ha i voti e quindi nella circoscrizione Nord-Est c’è lei come capofila, una delle 5 donne messe in testa alle liste del PD. Essendo stata eletta..sceglie di trasferirsi a Strasburgo. Nonostante ciò.. sembra che dopo pochi mesi si avvii ad un altro cambio improvviso: Ci sono le regionali in Veneto e la bella europarlamentare si mette in ballo per le primarie, che con molta probabilità vincerà per sfidare la Lega in una delle sue solide fortezze territoriali...aspirando, in tal modo, di poter occupare la poltrona di presidente della Regione.
Sembra evidente che in tal modo la Moretti, continui ad invalidare un consenso precedente...poichè sarebbe politicamente più etico chiudere l’intero mandato europarlamentare...invece di prendersi gioco degli stessi elettori. Se questo non ritiene debba considerarsi un obbligo morale fondamentale..non credo possa darsi da fare per predicare retoricamente in favore di un cambiamento della politica.
I cittadini potranno giudicare da soli questi improvvisi cambi spinti esclusivamente da opportunità e convenienze..soprattutto se operati da chi vuole apparire come colei che esercita orgogliosamente una politica moralmente corretta..Chiaramente il suo caso non è il primo..potremmo enumerarne altri...ma quello che stupisce e proprio la cultura sterile ed ambigua dei tanti che, malgrado queste assurde logiche, si ergono con enfasi a paladini del rinnovamento e della rottamazione.
vincenzo cacopardo



Euro si ...euro no..valutarne bene il peso!

di vincenzo cacopardo
Dai sondaggi rimane indubitabile il fatto che i Partiti euroscettici avanzano ovunque. Vi sono alcuni Paesi europei in cui questi Partiti sono in testa sui consensi popolari: l’Ukip in Gran Bretagna, il Front National in Francia, in Irlanda il nazionalista Sinn Fein, in Austria il Fpo, e caso eccezionale.. il PVV dell'Olanda che viene dato addirittura come partito di maggioranza assoluta.

Ma se analizziamo persino ciò che accade nell'est dei paesi europei.... cominciando dalla Polonia, ci accorgiamo che il malumore nei confronti dell'euro è crescente ovunque e persino il conseguente rischio di una interruzione della democrazia, rimane forte.. (vedasi il caso Grecia)

Chi... più delle organizzazioni socialiste più progressiste..paga oggi in perdita di consensi?..Si parla ormai di una posizione quasi “euro-fanatica” dei suoi dirigenti... mentre le scelte ormai imposte dalla guida di una troika..condizionano e umiliano ogni politica del sociale, in favore dei numeri di un mondo finanziario cinico e pragmatico.

In molti ormai credono che ogni benessere non può più costruirsi attraverso la moneta unica..come in tanti guardano a questa unione di economie fortemente slegata da una prerogativa socio culturale che avrebbe dovuto spingere in direzione di scelte più opportune e meno condizionanti per l'economia stessa dei paesi della comunità. Ricordiamoci.. in proposito.. come il nostro Paese sia stato condizionato dall'assurdo cambio euro-lira che ha stravolto ogni logica economica all'interno della nostra economia la quale, malgrado il pesante debito, godeva tuttavia di una forte produzione manifatturiera tra le prime al mondo.

Oggi Matteo Renzi potrebbe rappresentare una eccezione all'interno delle forze progressiste.. essendo riuscito (nel bene o nel male) a captare meglio di altri la domanda di cambiamento in funzione anti-euro. Il suo consenso è maturato a danno del centro destra ..ormai quasi inesistente, ma rimane il fatto che l'Euro sta provocando in Europa un terremoto esteso che potrebbe far temere l’avanzata dei regimi antidemocratici: Il nostro giovane Premier, non privo di forti ambizioni, sembra spesso peccare di eccessivo determinismo, poca umiltà e rispetto verso alcune regole fondamentali della democrazia. 

Non si tratta di essere contro o pro Renzi, ma si può.. con estrema obiettività... misurare il suo processo di rinnovamento spesso dedito ad iniziative assolute mancanti di un dialogo costruttivo...Nè si potrebbe semplicemente proporre una qualsiasi campagna contro una moneta unica, che pare non aiutare l'economia del nostro Paese, ma.. in una visione realistica.. non si può nemmeno far finta di non osservare i disastri portati da un modus operandi di una comunità europea che continua a valutare il benessere solo in termini di cifre... dimenticando l'importanza di una vera crescita sulla base territoriale delle risorse.



Uscire oggi dall'Euro comporterebbe rischi alti..ma restarvi ne comporta altri!..Bisognerebbe valutarne bene il peso.. 

4 nov 2014

Una nota alla sulla analisi del consigliere Cacopardo



di domenico Cacopardo
Un lucido cinismo guida la Camusso e Landini nel convocare, a spese del sindacato, la massa di disperati e illusi confluita a Roma, per la manifestazione conclusa in piazza S. Giovanni. Le parole d’ordine iscritte sul palco, sugli striscioni e pronunciate nei discorsi: o impossibili da realizzare o fondate sulla mistificazione dei contenuti del «job act».

Se c’è una speranza, una sola, che il mercato del lavoro si rianimi, insieme all’economia tutta, essa è fondata sull’approvazione di questa fondamentale riforma e dei decreti delegati. Non solo per la visione diversa che reca nel nostro sistema, sin qui anchilosato in settori tra loro separati e diversamente tutelati, ma perché, mediante il superamento dell’art. 18 abolisce un sistema punitivo per il datore di lavoro e, per li rami, del lavoratore. 

Il resto (frasi tipo «Più lavoro per tutti» o «Più diritti») appartengono alla più consumata retorica populista che non può avere una possibilità di successo, uno sbocco, alla luce dell’ordinamento europeo sugli aiuti alle imprese e sui bilanci degli stati membri.

Il rischio, nell’evocare la piazza e nel minacciare uno sciopero generale, è solo uno: che il processo di riforma del Paese, coraggiosamente messo in moto da Matteo Renzi, subisca una tragica battura d’arresto.

All’elenco degli irresponsabili nostalgici di un passato morto e sepolto, si iscrivono i vari Bindi, Cuperlo e Civati, che, con la loro presenza alla manifestazione di Roma sperano di ritagliarsi uno spazio politico. La loro massima aspirazione consiste nel riuscire a raccattare i voti necessari per mandare il governo sotto in Senato, bloccando, non il «job act» ormai alla Camera, ma tutto il resto del processo riformista.

La situazione, però, non lascia margini agli epigoni di un passato che ci ha consegnato una Repubblica disastrata, in continuo arretramento dal ’92, quando, la «prima» collassò sotto il colpi degli scandali di Tangentopoli. Non c’è nei dirigenti della Cgil e della sinistra Pd una parola utile a disegnare un futuro coerente con gli impegni comunitari, con la situazione della finanza pubblica e con le attese delle decine di migliaia di giovani che ancora non si sono accodate alle decine di migliaia già a Londra, Berlino o Barcellona. 

Ciò che restituirà la fiducia a coloro che possono investire in Italia è che il processo di omologazione dell’Italia all’Europa vada avanti, che le razionalizzazioni (pubblica amministrazione, giustizia, mercato del lavoro, monocameralismo, titolo V della Costituzione) siano attuate, che la moralizzazione mediante la trasparenza abbia successo.

Giustamente, Matteo Renzi, alla Leopolda, ieri, chiudendo i lavori, con un altro discorso di alto livello ha riaffermato la volontà di andare avanti senza tentennamenti o pause. Gli obiettivi di governo saranno perseguiti con forza maggiore, dopo l’esito positivo del confronto di Bruxelles.

Si profila, quindi, un ennesimo «show-down» in cui quella sinistra che si è sempre opposta al vento del cambiamento, quella sinistra che, guidata da un declinante Berlinguer, guerreggiò, perdendo, contro il taglio della scala mobile, quella sinistra arroccatasi nella difesa di un pessimo presente, subirà la nuova lezione della Storia.



Il giudizio proteso in favore del Premier offerto in questo articolo di Domenico Cacopardo potrebbe anche essere legittimo se visto esclusivamente dall'ottica di chi teme che la società ed il Paese possano presto collassare definitivamente. 
In parole povere, quello che afferma Domenico Cacopardo...... si racchiude nella proverbiale frase la quale recita che... se non ti bevi questa minestra... ti puoi solo gettare dalla finestra!

Cacopardo scrive ponendo analisi giuste ma fin troppo legate alla visione di un sistema che ormai tende a fare acqua da tutte le parti...e sembra farlo dimenticando l'importanza di un percorso che per Costituzione dovrebbe procedere sui binari di una democrazia corretta..

Sarà che i decreti delegati possano fare parte dei tempi moderni per poter riuscire (come afferma Domenico Cacopardo) a far procedere più speditamente verso il cambiamento..sarà anche che le continue fiducie facciano parte di questo gioco..sarà che tutto ciò che dice Renzi è giusto ed assoluto..ma allora bisognerebbe di conseguenza affermare, senza più ombra di dubbio, che la democrazia è definitivamente morta e che un Parlamento non ha più ragione di esistere!.

Al contrario ...quando si crede di poter prendere per il c...la gente attraverso simulate azioni democratiche, si commette un peccato peggiore che può pagarsi con reazioni più pericolose. 

Non è detto che si tratti solo di volere diritti per tutti (che tra l'altro dovrebbero essere riconosciuti), né di volersi unire ad un coro populista di chi approfitta per rovesciare la qualunque, ma se si scrive di una “irresponsabilità”..bisognerebbe quantomeno valutare in modo conforme anche l'operato di chi pretende di operare in un sistema di democrazia ...sovvertendone ogni principio...poichè in tal modo sarebbe fin troppo facile!

Non me ne voglia il cugino che stimo tanto ed apprezzo, ma se un magistrato di Stato della sua esperienza, riesce anche a condividere tali metodi che assai spesso confliggono con i principi cardine della democrazia e con le regole dettate dalla nostra Carta, non potrà mai riuscire a vedere d'accordo chi la pensa come il sottoscritto... o se anche intendesse farlo, come tanti altri, in nome di un esasperato pragmatismo, allora vuol dire che anche i più saggi e preparati sono ormai definitivamente codizionati da tutto il sistema.
Vincenzo cacopardo

Minacce di fiducia..nell'ombra di un Nazareno.


di vincenzo cacopardo
Quello che Renzi non riesce a percepire e non potrà mai comprendere è il fatto di considerare un "vero problema dell'Italia", i piccoli raggruppamenti che, secondo il suo limitato punto di vista, bloccano la possibilità di fare le riforme". La sua mentalità politica tanto chiusa ...quanto ristretta nel modello bipolare, gli impedisce una visione più lungimirante che induca a poter leggere al di là di ogni paradigma ristretto simile a quello di una partita di calcio.. La politica è ben altro!

La ristretta visione bipolare sembra condizionare una gran parte del mondo della politica non capace di ricercare ulteriori modelli più funzionali alle logiche di una società che deve ricercare maggiore equilibrio. Renzi appartiene a questa categoria, una tipologia di uomini con la mentalità pragmatica dell'amministrazione forte, ma una sensibilità politica limitata e ristretta..in cui le “regole del gioco” dovrebbero stabilirsi in base al presupposto di una governabilità stabile definita “ante” e non “post” la costruzione di un programma convenuto dal basso...Il chè equivale a dire che la democrazia conta poco o niente.

Mentre Silvio Berlusconi..in uno dei momenti più delicati per il governo alle prese con le tensioni di piazza e quelle interne al Pd, continua a tendere una robusta mano al sindaco d'Italia.. rassicurandolo sul Patto del Nazareno e chiedendo in cambio garanzie precise su possibili elezioni anticipate (roba che solo nel nostro ridicolo Paese può esistere), il Premier impazza con i suoi nuovi slogan..e la schietta determinazione: "Il nostro mestiere non è fare una battaglia politica - noi dobbiamo rimettere in moto l'Italia".... "Il sindacato fa il suo mestiere, in bocca al lupo, noi andiamo avanti"...Il riferimento è quello sulla riforma del lavoro...il suo "job act" Ma quello che dovrebbe sorprendere e preoccupare una gran quantità di cittadini è la perentoria citazione al voto di fiducia:- Se ci sarà bisogno di mettere la fiducia la metteremo! ...e poi di seguito ancora con gli slogan:-L'importante è che la fiducia non la perdano quelli che devono creare lavoro in Italia"

Matteo Renzi insiste col fatto che nessuno, al di fuori del Parlamento, può trattare sulla legge di stabilità e su questo non si può che essere d'accordo....Ma trattare cosa?... se poi si continua con il voto di fiducia? Abbiamo visto in tutta questa legislatura quanto poco possa esservi stato da trattare.. se si è arrivati costantemente alla fiducia con la solita scusa della fretta e della semplificazione!

Ricordiamoci pure che questo governo non è mai passato attraverso il consenso di un voto..e se è pur vero che la Costituzione in tal senso non obietta per il fatto che, su richiesta del Capo dello Stato, debba essere il Parlamento a decidere sulla possibile formazione di un governo..è anche vero che tale Parlamento è già stato messo in discussione da una Corte Costituzionale per via dell'ambiguo sistema delle elezioni. ...Insomma..un vero pasticcio..nel quale si inserisce una figura assoluta che ne trae beneficio per la qualità evidente di una facile comunicazione!

Ambiguo è il Parlamento, ma ancor più ambiguo è tale governo condotto con assoluta decisione da chi pone con regolarità voti di fiducia, costringendo i valori di una democrazia e volendo apparire come il paladino di un cambiamento..che nulla cambia nella sostanza dei valori più importanti.



31 ott 2014

Pubblica sicurezza, lavoro e politica

di vincenzo cacopardo
Scrive il Consigliere Domenico Cacopardo su "Italia Oggi":

"Sembra che la direzione della Pubblica sicurezza sia affidata a un autista ubriaco. In mille casi si tollerano manifestazioni che tracimano sino a bloccare la viabilità, le ferrovie e gli aeroporti. Si usa la cosiddetta tattica della persuasione e, spesso, si consentono vere e proprie violenze passive nei confronti della comunità. Sia mediante l’espropriazione del diritto di libertà di movimento, sia mediante l’opposizione attiva o passiva all’esercizio del diritto di lavorare.

In altre nazioni, queste forme di pressione non sono consentite e le medesime organizzazioni sindacali si assumono la responsabilità di sconsigliarle e di impedirle.

Del resto da noi –e il caso Notav Torino Lione ne è l’esempio più eclatante- si rinuncia anche all’esercizio degli strumenti disponibili per conoscere in anticipo i propositi dei violenti che non mancano mai, in ogni circostanza. Sembra impossibile comprendere come possa accadere che Polizia e Carabinieri siano così spesso colti di sorpresa.

In altri casi, l’ultimo gli scontri del 29 ottobre a Roma, si dà il via a un duro contrasto: non si contiene, ma si respinge e si attacca fermamente. 

Non c’è un filo logico che renda chiare le ragioni di questa dicotomia.

Chi ha visto le riprese televisive della giornata romana dei lavoratori delle acciaierie di Terni, ha constatato che il barricadiero Landini si rivolgeva ai suoi uomini esortandoli a fermarsi «Così passiamo dalla parte del torto», dimostrando, così che le vittime non sono da una sola parte. Peraltro, si sa che la convinzione dominante tra i professionisti delle manifestazioni è che gli agenti della Polizia e i Carabinieri siano (miseramente) pagati per prenderle senza protestare né reagire. Una follia.

Vediamo tutti come, senza alcun senso di responsabilità, Susanna Camusso e Maurizio Landini (la sconfitta inflittagli dall’orco Marchionne non gli ha insegnato nulla) da mesi soffino sul fuoco del disagio sociale. Non sanno, per memoria corta o ignoranza, quello che accadde intorno alle tensioni degli anni ’70, sino alla metà degli ’80. Non conoscono i pericoli insiti nell’azione di un sindacato che non si fa carico dei vincoli generali, interni e internazionali, che pesano sulla situazione di molte fabbriche. Tra i pericoli, oltre all’ordine pubblico, c’è –e si staglia con un aspetto sanguinoso- il terrorismo. 

E non basta soffiare sul fuoco, si procede come una (piccola) legione romana contro il primo ministro Renzi e il suo governo, accusandoli d’essere espressione di non identificati gruppi di potere (Ferruccio de Bortoli denunciò un che di massonico, senza tuttavia fornire un solo elemento concreto), nemici dei lavoratori e promotori di un arretramento dei loro diritti e delle loro retribuzioni.

Se –non accadrà- la Cgil e la Fiom dovessero vincere, il processo riformista così decisamente avviato si fermerebbe e l’Italia finirebbe in mano a coloro che hanno contribuito a condurla alla situazione attuale.

Non è nell’interesse di chi lavora, di chi è cassintegrato, licenziato o disoccupato bloccare il rinnovamento, anche se è costato, sta costando e costerà sangue e lacrime.

Solo alla fine della guerra che il Paese e la parte più avanzata delle giovani generazioni hanno ingaggiato contro tutto ciò che c’è di vecchio e inaccettabile si potrà redigere il definitivo bilancio. Per ora, dobbiamo riconoscere che passi importanti sono stati compiuti.

E che la mentalità e il linguaggio dei politici e dei cittadini è già cambiato.

Il rinnovamento che ha investito l’Italia istituzionale con un governo e un Parlamento giovanissimi, non ha però attraversato il sindacato. Benché la Camusso si assolva, lei e la sua sigaretta appartengono a un passato che, non si illuda, non tornerà. 

In Germania, ai tempi del cancelliere Gerhard Schröder, il radicale riformismo, presupposto dell’attuale floridità della nazione, fu introdotto con la consapevole partecipazione del sindacato. Si stavano assorbendo il Land dell’Est e si doveva semplificare il mercato del lavoro e alleggerire i rapporti impresa-lavoratori.

Non c’è motivo perché qualcosa del genere non accada anche in Italia.

La via dello scontro non presenta vie d’uscita per il movimento operaio. Non allevierà la sofferenza, ma acuirà le difficoltà nelle quali il sistema si dibatte.

Né salverà il sindacato e i suoi gerarchi."


Tutte belle parole..quelle del consigliere Cacopardo!! Ma chi paga realmente il prezzo di questo “rinnovamento” se non i più deboli e i disagiati?

I fatti dimostrano che a pagare il prezzo di questo cambiamento, in base alle scarse e deludenti riforme di questo governo, siano quei cittadini che ormai hanno perso tutto: più si procede verso questo cambiamento, più si alterano i rapporti sociali e si mette in evidenza una mancanza totale del rispetto verso le categorie più deboli, le quali non hanno altra alternativa che la protezione dei sindacati. 

Se la politica di rinnovamento fosse più equa, condotta verso uno sviluppo utile e nel rispetto dei principi della democrazia...nessuno avrebbe da eccepire. Il processo riformista ormai (mediocremente) avviato non si arresterà per colpa dei sindacati, né per colpa dei poveri cittadini che oggi soffrono e che manifestano, ma per la responsabilità diretta di chi pensa di poter operare calpestando principi costituzionali, non dimostrando alcuna propensione in favore di buone idee occorrenti per la crescita delPaese.

Non son sicuro che l'esempio con la Germania, ai tempi del cancelliere Schröder e del suo “radicale” riformismo, condotto con la partecipazione del sindacato, possa calzare in proposito. La semplificazione del mercato del lavoro ed i rapporti impresa-lavoratori, appaiono, oggi, differenti nei parametri di un Paese come il nostro. 

L’era Schröder, proseguita nella grande coalizione, ha lasciato le sue tracce. Tuttavia la sua linea politica, pur in contrasto aperto con il programma elettorale, fu stabilita dall’alto, interrompendo il contatto della direzione con i funzionari intermedi e locali: L’SPD non era più un partito che aiutava la gente comune a risolvere i suoi problemi, non fungendo da portavoce di coloro che rimanevano indietro nella concorrenza globale. Dopo Schröder, l’SPD invocava maggiore responsabilità individuale, rivolgendosi agli strati più agiati della società. Fino alla fine degli anni ’90, aveva contribuito a strutturare la società, poi, nel 2010, la preponderanza dell’influenza dei media nei dibattiti interni e nelle decisioni del Partito hanno determinato la perdita di peso dell’SPD... aprendo una voragine nella struttura politica della società tedesca...Oggi siamo già al 2014...quella voragine pare aprirsi di più.
 vincenzo cacopardo