11 ott 2016

Il Paese che guarda al PIL e trascura l'equità

di vincenzo cacopardo
A che vale tener conto di una seppur fievole salita del Pil..quando non vi è un effettivo equilibrio all'interno della crescita di un Paese?. Quando questa crescita potrebbe far arricchire solo una parte del Paese ? Quando si continua a non guardare con attenzione ad una distribuzione più equanime scongiurando che quella forbice tra ricchezza e povertà possa continuare a crescere?

Oggi si guardano con estrema attenzione i dati del PIL e si trascurano quelli delle disuguaglianze: Anche se il nostro Paese dovesse avere uno scatto di un punto di Pil a favore, non è per nulla detto che l'intera popolazione ne abbia risultati positivi in modo equilibrato! Per questo sarebbe utile una politica dedita ad una migliore ridistribuzione attraverso un preciso studio programmatico del quale non sembra mai tenersi conto!

E' vero una crescita (anche in termini di qualche decimale) dovrebbe aiutare tutti! Ma quando si tirano fuori i dati..si tiene solo conto di una asettica crescita complessiva..e si trascura un reale problema di perequazione: E' il risultato di una politica globale europea che guarda a questi parametri con estrema semplificazione e superficialità..dimenticando le problematiche economiche e sociali dei differenti territori. Nella nostra Nazione questo problema è messo più in evidenza quando si confrontano i dati di crescita del Nord industrializzato.. con quelli del Sud sempre più carente: Un PIL che cresce anche se di poco.. può in effetti essere per il 90% (se non quasi tutto) solo a beneficio di una economia e di un territorio del Nord.

Si dirà: se un PIL in una Nazione cresce.. dovrebbe crescere l'intero Paese.. sebbene tanto ovvio ciò non appare!: Se la politica economica all'interno nel Paese non è corretta e non distribuisce investimenti e lavoro in modo opportuno, può crescere un PIL, ma possono anche continuare a aumentare le disuguaglianze e gli squilibri! Occorrerebbe..invero.. un piano di sviluppo e di distribuzione di risorse nell'intero Paese offerte con un preciso criterio, studiate per circostanze ed opportunità in favore dei diversi territori. Un piano che non preveda solo uno sviluppo ad esclusivo beneficio di un generico PIL, ma in giovamento ad un'equa distribuzione della ricchezza per dare maggiore forza ai differenti territori ed alle diverse realtà sociali.

Le nuove politiche centraliste volute dai passati governi  ed appoggiate dall'Europa.. contrastano fortemente con ogni desiderio federalista in favore dell'economia e dei temi sociali dei singoli territori: Pur tenendo alti i parametri voluti dalla Comunità e cercando di far crescere un PIL (che da tanto ormai non pare più crescere) rischiano di allargare ancor di più la forbice..arrecando maggiori disuguaglianze all'interno del nostro Paese!..


La nostra società moderna necessita di un'equa distribuzione oltre che di un vincolante PIL.

10 ott 2016

I Partiti.... tra nomine e preferenze


di vincenzo cacopardo

I Partiti politici hanno un ruolo decisamente importante nella ricerca di nuovi percorsi della politica. 
La Costituzione Italiana riconosce il loro ruolo  quando scrive, all’art. 49, che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale» In realtà dovrebbero occuparsi dei Partiti solo coloro che appartengono a quel lavoro di ricerca e di analisi dottrinale legato all’attività parlamentare in dialogo con la società civile. Lavoro che possa istruire in continuità nuove idee e procedure per una politica più moderna. Un Partito dovrebbe quindi essere una vera e propria officina di studio in continua ricerca.

Nello stato attuale tutto ciò non esiste e queste organizzazioni finiscono col dipendere spesso dalle decisioni di pochi e dall'effettivo comando di un esecutivo. Il dibattito odierno vede oggi una netta contrapposizione tra chi pensa ad una nomina dettata dalla volontà dei Partiti che scelgono le figure e da altri (oggi in maggioranza) che preferirebbero una diretta preferenza per il ruolo parlamentare.

Ma la scelta su nominati o preferenze sta tutta proprio nella volontà di volere dare ordine e disciplina a queste organizzazioni! Non esiste il fatto che una delle due scelte possa essere giusta e l'altra sbagliata, quando si prescinde da un cambiamento che si potrebbe operare in favore di un utile funzionamento all'interno di queste organizzazioni politiche!

Se si intende lavorare in favore di un funzionamento dei Partiti attraverso regole in senso positivo, ogni nomina Parlamentare potrebbe essere effettuata con equilibrio ed in base a capacità e predisposizioni...poichè il Partito stesso potrebbe valutarne l'integrità e le capacità. Se altrimenti si lasciano i Partiti così come attualmente sono, cioè privi di regole precise e disciplina conseguente, resta chiaro che le nomine non potrebbero mai soddisfare.. se non a beneficio delle più desiderate preferenze!

Ma nelle preferenze resta comunque un grosso handicup..Rimane il dubbio delle figure dietro la quali potrebbero nascondersi personaggi votati non esattamente per le loro capacità, ma per favoritismi o sconsiderati opportunismi dettati da manovre poco corrette...Proprio per il fatto che meno si conoscono! Inoltre ciò, in un modo o in un altro, finisce col favorire sempre più spesso personalità facoltose a discapito dei tanti che potrebbero apportare migliori risultati per capacità ed inventiva. E' quindi necessario dare ordine ed efficacia all'articolo 49 della Costituzione che in sé rimane fin troppo generico.



Bersani partorisce il suo NO..


...e Renzi persevera nella impropria opera di proselitismo
di vincenzo cacopardo

Finalmente...con il suo NO..l'ex segretario assume di fatto una precisa posizione in proposito! La determinazione, visto il suo carattere, di sicuro gli pesa, ma non può che essere il risultato dell'atteggiamento rigido e sprezzante dettato fino ad adesso da Renzi! La scelta era già nell'aria..ma non del tutto chiara. Adesso con la rottura alla vigilia della Direzione Pd convocata proprio per parlare di referendum e Italicum, l'aria dei dissidenti assieme con quella di D'alema sembra incalzare insieme in un gruppo che di certo non può che far riflettere seriamente il Premier... Un'area a cui si aggrega anche Ignazio Marino, che..dopo essere uscito vincitore dalle beghe giudiziarie, accusa il presidente Pd di averlo «costretto» alle dimissioni

Quello che Bersani ha sempre temuto è stato l'aver perso tempo sulla possibilità di cambiare la legge elettorale ..e adesso ..dato i pochi tempi a disposizione per potervi mettere mano, è apparso possibile che Renzi..dopo il referendum, ove vincesse il Si, si premurerebbe a non cambiarla affatto! Un discorso assai realistico! Adesso l'ex segretario parla di desiderio di proporzionale accusando il suo capo di Partito di averlo rottamato e messo da parte.

Nonostante tutto il nostro Premier continua a proporsi nella TV di Stato nell'Arena di Giletti promuovendo il suo SI..non rendendosi conto per nulla della delicatezza di una faccenda che non può per nulla essere impostata in tal modo . D'altronde sappiamo bene che ormai l'Ente è in mano alle forze governative... La parzialità di viale Mazzini appare di tutta evidenza ed è sufficiente vedere il nostro Premier nei talk show per intuire ogni sforzo da parte della tivù di Stato. Renzi continua ad usare la RAI pubblica a suo piacimento.. dimenticando che nella fattispecie non si tratta di votare per il suo governo, ma per le delicate regole di una Costituzione che si stanno per stravolgere.

Si continua a non comprendere quale differenza vi sia tra chi le regole deve metterle in atto.. e chi, al contrario.. può stabilirle! ..Un esempio per chi (come lo stesso Renzi) ama accostare la politica al calcio: Pensate se oggi nel campionato..si cambiassero le regole e queste le potesse imporre la squadra più forte... e non un Comitato a parte composto da tutti!

In verità, in un Paese che intende ancora ritenersi in democrazia, qualunque Premier dovrebbe restarne fuori poichè si tratta di regole..ossia di principi che rappresentano i valori fondanti sui quali si muovono le istituzioni.

7 ott 2016

LA NUOVA COSTITUZIONE: una storia delicata che spacca il Paese


Quella di Dicembre..non potrà essere una netta vittoria del Si o del NO..Il Paese ha già perso.. poiché rimane di fatto spaccato!..
di vincenzo cacopardo


Ricordiamo che la nostra Costituzione, che come scopo dovrebbe avere il compito di guidare e fornire una traccia al complesso di norme per meglio definire la struttura dello Stato, appare volutamente scritta al fine di poter dare continua possibilità di rivedere in chiave moderna alcuni suoi articoli…quindi rinnovabile in alcuni punti. Tuttavia il rinnovamento che oggi si vuole non pare per nulla legittimo, né fondato sulla base dei suoi stessi valori.

La passata Assemblea Costituente che ebbe il compito di porre le norme fondamentali dell’ordinamento dello Stato, determinò le regole per una concezione politica in opposizione ad una visione di assolutismo, riconoscendo la validità di uno Stato fondato sulle norme e sui poteri. Ma sappiamo anche che qualunque norma o confine di potere, dopo la smisurata e sregolata crescita economica e sociale di questi sessant’anni, non potrebbe che essere rivisitata affinché non possano continuare a riscontrarsi ulteriori anomalie dovute ad un progresso che ha alterato gli stessi valori della società. Una Carta costituzionale che, per una sua utile modernizzazione, non dovrebbe esimersi dall’osservare in lungimiranza un possibile sistema funzionale Una Costituzione indispensabile, per la quale non potrebbe mai essere richiesto un totale suo stravolgimento.

Quella di Dicembre..non potrà essere una netta vittoria del Si o del NO..Il Paese ha già perso.. poiché è di fatto spaccato!..
Se una vittoria potrà essere schiacciante..sarà un vero trionfo di una delle due posizioni referendarie. Ma difficilmente, stando ai sondaggi, può davvero esservi un vincitore se la preminenza da un lato o dall'altro sarà di lieve percentuale! Poniamo un verosimile quadro che possa vedere andare al referendum un 50% degli aventi diritto ed il prevalere di un SI dell'1 o del2%. o.. al contrario la vittoria del NO in egual misura!..Si può parlare di vittoria per il Paese?

Oltre ai gravosi costi ..si sono indurite notevolmente le posizioni per la soluzione di un utile cambiamento. Rimarrà una discussione aperta e vi potranno essere ulteriori idee in proposito, ma i guasti rimangono di certo provocati sulla politica da chi ha preteso di stravolgere l'impianto costituzionale senza un'Assemblea completa in partecipazione delle forze delle minoranze: una Costituente intesa in modo proporzionale che intendesse coinvolgere e non ostacolare le posizioni di alcune forze politiche.
Vorrei anche credere che lo stesso Napolitano, nel momento del rinnovo del suo mandato per i due anni, dopo il monito verso una politica inefficiente per le riforme, non potesse intendere un cambiamento di tali regole esercitato solo da un esecutivo supportato da tale maggioranza, ma attraverso una intesa perlamentare che comprendesse tutti!

Una faccenda nata male e che ha spaccato in due un Paese.. proprio per l'atteggiamento duro sprezzante e fin troppo determinato di chi il danno lo ha gia' fatto... e che pensa che le regole della Costituzione possa cambiarle.. in ogni momento e per convenienza... un esecutivo che gode di una anomala maggioranza!
NON CI SARANNO VINCITORI O VINTI..MA SOLO UN PAESE PIU' DISGREGATO E DEBOLE!!


LEGGE ELETTORALE: ieri la certezza di una fiducia..oggi l'obbligo dell'incoerenza



Pesano decisamente le continue contraddizioni del Premier!

di vincenzo cacopardo

Non può sfuggire il fatto che in questo Paese si dà una valutazione sulle figure più che sui contenuti: Giornalisti, politologi, analisti che espongono le loro analisi e le conseguenti critiche. Sappiamo ad esempio che in alcuni momenti il direttore del Fatto.. Travaglio, sebbene in ragione di pensieri validi, si espone con un atteggiamento un po' altezzoso nella discussione delle riforme contro i sostenitori del Si..Tuttavia se questo atteggiamento, a lui poco favorevole, potrebbe risultare lecito in ogni discussione di un giornalista che si scalda e si appassiona, non può mai esserlo per un Premier..Insomma...l'arroganza non premia nessuno, ma non può di certo appartenere a chi dovrebbe gestire con garbo un potere esecutivo in qualità di capo del governo!

Fatta questa premessa..la realtà politica odierna ci indica l'impossibilità di poter procedere verso una nuova legge elettorale prima del referendum, proprio per la mancanza necessaria del tempo occorrente. Ma un dato di fatto è sotto gli occhi di tutti: Renzi oltre un anno fa, nella sua fase di cambiamento del sistema aveva proposto una legge elettorale detta ITALICUM edulcorandola con la solita enfasi di chi pensava di poter dare un indispensabile colpo di avvio e di ripartenza ad un impianto istituzionale vecchio che avrebbe dovuto essere reso più funzionale: Era ovvio che la sua legge elettorale, combinata assieme alle riforme costituzionali, avrebbe costituito l'imprigionamento di un sistema che...(malgrado ben simulato in un contesto di democrazia), fingeva di esprimersi secondo regole appropriate. Queste furono le sue parole in propositoSveglieró l'Italia che "per troppo tempo è stata una bella addormentata nel bosco". Avanti anche su Italicum e riforme costituzionali".

Mentre nell'ambiente politico si affermava il bisogno di evitare di porre la fiducia sulla nuova legge elettorale, il premier insisteva nelle sue decisioni..poichè con la nuova legge, nel combinato con le altre riforme costituzionali, si sarebbe determinato un cambiamento di un sistema che spostava l'asse verso un potere condizionato da una comoda governabilità. Ma quello che in tanti si domandavano era se di fatto..si stava costruendo un sistema politico democraticamente positivo o se si stava correndo verso un cambiamento come reazione ad un quadro politico ormai degenerato ed inefficiente. ..insomma: se nella fattispecie si stava o no speculando in una veloce corsa più spicciola e comoda senza alternative . 

Per Maria Elena Boschi restava fondamentale dare una nuova legge elettorale al Paese. La giovane ministra riteneva importante procedere verso una riforma purchè si procedesse: Malgrado la grazia con la quale si esponeva..non era mai riuscita ad entrare e spiegare nel merito il vero fondamento e la logica di queste riforme per le quali si stava procedendo umiliando ogni primario principio democratico. Si insisteva col ritornello che l'Italia aveva bisogno presto di una legge elettorale che fosse nuova e moderna...Parole retoriche se non addirittura ..vuote di un significato.. quando in realtà non vi si entrava mai nel merito chiarendone dettagliatamente i punti ed il senso! Ricordiamoci anche..che questa riforma, come altre, veniva costruita su ricatti di una maggioranza che imponeva continue altre fiducie.

Molti politici oggi sorridono quando si accenna al rischio di una deriva autoritaria. Personalmente non ne guardo questo aspetto, ma mi soffermo sul funzionamento e sull'opportunità di definire tale combinato in relazione a precise anomalie destinate a venir furori ove lo si applicasse ad un sistema che intende ritenersi ancora democratico. In realtà queste regole imposte danno un risultato di un impianto che non potrebbe mai identificarsi con i valori intrinsechi della democrazia. 

Abbandonando ogni critica sulle derive autoritarie..possiamo invece spostarci sulla mole delle tante contraddizioni di un premier e della sua ministra delle riforme che, come soprascritto, hanno continuamente ricamato ogni loro giudizio positivo su una legge elettorale ...ripiegando oggi contrariamente sulla richiesta di nuove proposte offerte dagli altri Partiti: dove è finita la loro determinazione?

QUANDO UN PREMIER COSI' DETERMINATO E SUPPONENTE FA PASSARE UNA LEGGE ELETTORALE CON LA FIDUCIA..E POI DOPO..IN CONSIDERAZIONE DEI SONDAGGI..CHIEDE AL SUO PARTITO ED AGLI ALTRI PARTITI L'IDEA DI NUOVE PROPOSTE PER CAMBIARLA...VUOL DIRE CHE OLTRE A SMENTIRSI. .E' ARRIVATO ALLA FRUTTA!!!

6 ott 2016

RIFORMA COSTITUZIONALE: Principi fondamentali e contraddizioni




Alcuni principi fondamentali riguardanti la prima parte della Costituzione non sembrano legare con la parte che si intende riformare.


di vincenzo cacopardo



La Costituzione.. come tutti sappiamo.. è composta di alcuni principi fondamentali che sono 12..poi vi sono i vari Titoli facenti parte delle Sezioni. La nuova riforma Boschi sembra voler cambiare solo la seconda parte, tuttavia non possono nascondersi evidenti contrasti con alcuni principi riguardanti i fondamentali


1) Sulla parte dei principi fondamentali la Costituzione ci dice che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Vi è quindi un riferimento per quanto riguarda i limiti racchiusi nel contesto degli stessi principi costituzionali che dovrebbe riguardare una forma di investitura. Il nostro sistema, essendo di democrazia indiretta impone che il cittadino voti attraverso un consenso il suo rappresentante politico.
Quando si dice che la nuova riforma costituzionale voluta da Renzi in riferimento alla elezione del Senato, non tocca i principi fondamentali, si commette dunque un errore poichè persino l'articolo primo parlando di sovranità popolare, definisce con estrema chiarezza un'autorità da parte del cittadino sul consenso e sulla nomina: La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Il fatto che si affermi che anche i consiglieri regionali, posti nel nuovo Senato, siano eletti dal popolo.. non convince e non chiarisce nè il metodo.. nè la loro funzione, in quanto nel momento della votazione per la nomina, il consenso offerto dal popolo è diretto ad un incarico specifico territoriale legato ad una Assemblea regionale che nulla potrebbe aver che fare con altre mansioni delegate al Senato in una funzione legislativa esercitata collettivamente con la Camera dei Deputati.Il nuovo Senato voluto dalla nuova riforma, infatti, avrà piena competenza legislativa (cioè discuterà, approverà e voterà insieme alla Camera) su tutte le leggi che riguardano i rapporti tra Stato, Unione Europea e territorio, oltre che su leggi costituzionali, revisioni della Costituzione, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali, leggi sulla Pubblica Amministrazione, leggi su organi di Governo, sulle funzioni specifiche di Comuni e Città Metropolitane. Per il resto, può decidere, entro 30 giorni e su richiesta di 1/3 dei suoi componenti, di chiedere alla Camera di modificare una legge..Una competenza a largo raggio..e quindi piena..non limitata al territorio ed all'assemblea del consigliere eletto!.



2) Per ciò che riguarda il Titolo V.. l'articolo 122 (seconda parte) indica che - il sistema di elezione ed i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti di una Giunta regionale nonchè dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della Regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi. Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo. Con la nuova riforma.. tutto lo sforzo fatto nel passato per spingere la politica verso un sistema federalista intende cambiarsi in senso opposto, ma anche questa innovazione sembra contrastare con un articolo della Costituzione sui principi fondamentali: il n° 5 che così si esprime: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Naturalmente è più una questione di interpretazione! Ma in questo articolo sembra  chiara la volontà di un dislocamento amministrativo con adeguamento alle esigenze legislative locali.. al contrario della manifesta volontà su un concentramento dei poteri che si vorrebbe con la nuova riforma. 

Ci scrive Alfio di Costa



Il fondatore di “Insieme si può”..rimane un lettore attento del nostro Forum. Dirige un movimento politico e sociale che intende legare la società attraverso valori, capacità ed integrità.

Non si possono sostenere i principi senza considerare i valori verso i quali si va incontro. Continuiamo ad avanzare in seno alla società cercando di proteggere il patrimonio sociale del nostro Paese che, al contrario, viene trascurato o sostenuto da principi vecchi. I principi non dovrebbero mai restare fissati... non rimanere assoluti, ma mutevoli nel tempo in base al momento ed alle circostanze in essere. ..questo per noi significa MOVIMENTO!”

Cosa vuol dire per un Movimento come il nostro sostenere una politica sociale privandosi poi di proteggerne i reali valori? Sono i valori stessi della nostra terra che ci inducono a stabilire i principi per una loro stessa difesa!...Ciò che la vecchia politica ancora presente non è in grado di percepire!..Quando noi affrontiamo un problema.. sosteniamo dall'inizio il fine stesso del suo valore e.. mano a mano stabiliamo quei principi utili al fine di poterlo preservare. Per cui l'uomo stesso..ogni cittadino è per noi un valore!..Un valore primario da proteggere e guidare verso una comune integrazione sociale. Noi desideriamo una integrazione sociale al fine di rendere più solide ed unite le comunità legate insieme dai valori che si devono difendere. Non c'è società senza valori!. Come non possono esservi principi senza un sostegno verso i valori.. Per noi questa è già una lotta difficile in partenza!

Comunque.. non ci stanchiamo di lavorare in questa direzione e saremmo felici di scambiarci con chi, in questa difficile terra, intende sostenerci. Vogliamo far crescere un Movimento in nome di quei valori primari per una Sicilia che continua a vivere di false speranze: Sono quelli naturali offerti dalla terra, i suoi frutti, il paesaggio, in mare, l'arte, la cultura.. che tutti ci invidiano e che insieme rappresentano un super valore da proteggere! Questa Sicilia in verità merita di più, ma sembra volersi condannare alla dispersione di tutto ciò per rinchiudersi in un aberrante cinismo.



Il mio Movimento sta crescendo in conoscenza ed è tra i più considerati tra la gente e nei Social..Per noi è importante la ricerca di figure integre e capaci chiarendo fin da subito che, al contrario di altri, pur considerando l'onestà un prerequisito, non insistiamo in modo cattedratico su principi di un esasperato moralismo: Per noi il concetto assoluto di integrità rimane fondamentale..ma è anche vero che se qualcuno del nostro Movimento dovesse un domani essere indagato..senza ancora aver ricevuto un avviso di garanzia, non sarebbe suscettibile di atti che potrebbero ostacolare la sua presenza nel Movimento. ..se non al momento di un avviso di garanzia. Si avrebbe poi modo di definire meglio l’ipotesi di reato, e prendere decisioni in proposito in base alla gravità dello stesso reato. La nostra posizione rimane quindi fin da subito più chiara ed equilibrata rispetto a quella dei 5 Stelle. Per noi l'onestà non è un vessillo e non sosteniamo false trasparenze o doppi moralismi, per noi è più utile una ricerca della verità! Non ostentiamo simboli per fini propagandistici..ma ricerchiamo idee, soluzioni e figure capaci che sappiano metterle in atto insieme per il futuro della nostra isola!


5 ott 2016

I DUBBI SULLA CRESCITA RILEVATI DAI QUOTIDIANI ECONOMICI

di vincenzo cacopardo


Poco tempo fa avevo scritto un articolo dal nome “Il timore su un possibile NO al referendum” basandomi sulle dichiarazioni di un autorevole giornale economico europeo.. il Financial Times... che esprimeva un timore sulla possibilità di un risultato negativo del referendum e del rilancio stesso della nostra economia. Nell'articolo sottolineavo la precarietà delle riforme espresse dal governo Renzi al di là della vittoria di un Si o di un NO.


Adesso un altro giornale il Wall Street Journal parla del malessere dell’economia italiana, che ritiene ferma ai livelli di pil del 1999 e che minaccia la sopravvivenza delle piccole aziende del paese – parla del nostro Paese e di quell'area dell'Eurozona caratterizzata da tensioni e squilibri sempre piu’ profondi.“I problemi dell’Italia – scrive il quotidiano – hanno natura strutturale. Nei suoi primi anni di mandato, il premier Matteo Renzi ha provato a dare una scossa al Paese avviando un ambizioso programma di riforma, partendo dal mercato del lavoro: i risultati di tale sforzo sono stati, almeno sul fronte economico, assai limitati.”


Oggi.. anche dal più autorevole giornale economico il Financial Times, il quotidiano della City di Londra sopracitato, pare essere emerso un timore! Una preoccupazione che censura la riforma costituzionale di Renzi! Con un editoriale di Tony Barber, si critica la legge che sarà sottoposta al referendum il prossimo 4 dicembre. Secondo il giornalista “ queste riforme faranno poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica, perché quello di cui l'Italia ha bisogno non sono più leggi da approvare più rapidamente ma meno leggi e migliori''.
vi sono palesi motivi per dubitare su una effettiva crescita col peso di un debito in continuo aumento, non possiamo nemmeno nascondere la precaria positività del nostro sistema bancario.

 Ciò..oltre che per le note difficoltà insorte per via di un sistema internazionale che ha solo mirato alla finanza speculativa per colpa di una Europa dei parametri e dei sacrifici, anche per le responsabilità di un governo Italiano che continua a non saper porre riforme più funzionali ed appropriate.

LA FINZIONE DI UN SENATO CHE SPARISCE

di vincenzo cacopardo

A che vale far fingere di fare sparire un Senato..quando questo resta in piedi con tutta la sua organizzazione se pur privo di duecento senatori? Un Senato riempito da consiglieri regionali e sindaci suggeriti e portati dai Partiti. Si prosegue quindi con una logica di Partito quando questi oggi risultano i più detestati dagli stessi cittadini!..Il cittadino deve comprendere che il problema della corruzione dei consiglieri regionali non è legata alle Regioni, ma ai Partiti! Nessuno guarda in direzione di una essenziale riforma sui Partiti.

Al di là di ogni riassetto di una legge elettorale Italicum..a suo tempo opportunamente ricamata sulla riforma costituzionale, l'aspetto importante rimane la non elezione diretta dei Senatori ed il loro compito ancora non definito ma che, invero, sarebbe risultato prodromico alla suddetta riforma. Certo se si andasse con la elezione diretta dei Senatori ..sia che essi siano cento o trecento ..tutto sarebbe diverso..ma potrebbe contrastare col programma riformista della Boschi, la quale assieme a Renzi ha preteso di rinchiudere il Senato dentro una gabbia al fine di non influire sulle vere decisioni della politica di governo.

Insomma... lo scopo è quello di lasciare alla Camera dei Deputati l'onere di porre la fiducia e l'onore di seguire l'attività politica di governo..In teoria persino logico ..se non fosse che proprio per questo risultava importantissimo lo scopo di una riforma elettorale come l'Italicum.. in modo da frenare per i cinque anni governativi, l'attività parlamentare che avrebbe potuto impedirgli il cammino..E' chiaro che con tale sistema un Parlamento ha assai meno ragione di esistere.
Lo scopo, ma anche il pericolo è infatti quello di ingessare un dialogo parlamentare e quindi, per ipotesi, la minoranza potrebbe andarsene a casa con un risparmio ancora più notevole di quello proposto da Renzi!..Ma..potremmo andare oltre, poiché con queste logiche a quel punto potrebbe persino scomparire, se non per pura forma, la pletora dei deputati vincenti composti anche da quel premio di maggioranza, lasciando solo il posto di comando ad un governo!..Naturalmente è una visione un po' troppo accentuata, ma che rende conto di come possa essere importante il ruolo Parlamentare di controllo su ogni gestione governativa. E' ciò dovrebbe far intuire come, tale controllo, non può nè essere affidato in mano a chi gestisce la governabilità (premierato – segretario di Partito), nè che si possa pensare che una governabilità resti immutabile nel tempo senza un controllo parlamentare.


Quindi la domanda più logica.. per chi pensa ad una tale poco funzionale semplificazione.. potrebbe essere: Che ragione può più avere un Parlamento quando la pretesa è quella di fare sparire ogni forza ad una minoranza?  

RENZI..TRA "MITO" ED "IRRISIONI" NEI SOCIAL

A lui si deve rispetto nella qualità di Premier, ma si possono imputare una lunga serie di sterili e persino azzardate provocazioni sicuramente non meritevoli di un Premier saggio, equilibrato e prudente!
di vincenzo cacopardo

L'eccesso di ottimismo potrà essere visto come un pregio da parte dei seguaci di Renzi, ma rimane una piaga per i cittadini che oggi non vedono un ritorno positivo per la sua attività politica assai determinata.. priva di risultati.  Come già ripetuto diverse volte.. il Premier ha contribuito ad alzare un muro nel Paese..dove da un lato vi sono i favorevoli al suo cambiamento e dall'altra quelli che con spregio definisce i gufi in attesa di vedere i risultati. Ad oggi le stime della crescita si sono rivelate un bluff..ma lui insiste col girare le frittate ..portando sempre acqua al suo mulino. Persevera nell'ingigantire tutto ciò che fa attraverso una ingannevole comunicazione... seduttiva per quella parte del Paese che se la beve!

L'immagine del Premier è uguale a quella che proprio la maggior parte dei suoi seguaci descrive: “Renzi ha messo nel tavolo una lunga serie di riforme ..cosa che nessun altro governo aveva prima fatto!” In realtà il quesito non può mai essere quello impostato sul numero, ma su un risultato qualitativo... sul funzionamento delle sue proposte che non hanno sortito alcun beneficio. Renzi sembra aver corso ripetutamente..ottenendo assai poco! L'accostamento col personaggio Forrest Gump può essere appropriato: A che vale correre e correre.. se poi ci si domanda a quale fine.. non ottenendo alcun risultato?

Quando si cerca disperatamente di far apparire la governabilità solo come un mezzo..quando la si costringe attraverso abili e restrittive misure imposte dall'alto..quando si pretende un riscontro con una stabilità governativa usando più spesso termini calcistici e non di metodo politico..senza saperne interpretare il fine..cercando continue scorciatoie ed usando una comunicazione ingannevole, si capisce bene che non si è capaci di interpretare e dare sfogo ad un sistema di democrazia: Si corre verso quella semplificazione..facendo apparire democratico ciò che non lo è per nulla.. portandosi appresso una lunga serie di contraddizioni ed anomalie!

Tuttavia questa visione del personaggio determinato, provvisto di quella parlantina furba e compenetrante..è quella che per tanti viene idealizzata e sostenuta come un “mito”. Il mito Berlusconiano prima...quello Renziano adesso! Una percezione che nei Social finisce con lo sboccare dalle irritanti esaltazioni alle conseguenti irriverenti irrisioni. Lì dove ogni esaltazione lascia il tempo che trova..e la irrisione diviene persino incresciosa e senza alcun rispetto.

Se il sottoscritto si è sempre proposto in critiche forti, ma pur sempre contenute nel merito e mai irrispettose, vi sono tanti che tale rispetto non lo portano e superano ogni limite. Mai come oggi la figura di Renzi viene tanto esaltata e sublimata..quanto derisa!

Ma chi ha portato a tutto ciò se non chi ha inteso spaccare il pensiero di una Paese attraverso una lunga serie di provocanti comunicazioni? E' stato proprio l'ardito alfiere fiorentino! A lui si deve rispetto nella qualità di Premier, ma si possono imputare una lunga serie di sterili e persino azzardate provocazioni sicuramente non meritevoli di un Premier saggio, equilibrato e prudente!