studio di ricerca per il funzionamento e l'uso dell'area della fiera del mediterraneo



 vincenzo cacopardo designer


  appello ai privati per il rilancio
della Fiera del Mediterraneo
 Vertice straordinario per discutere della vertenza.


Tra gli obiettivi c'è quello di redigere un bando internazionale

 

PALERMO - Per il rilancio della Fiera del Mediterraneo la Regione fa appello ai privati. Un vertice tra il commissario straordinario Gioacchino Mistretta, il presidente di Confindustria Palermo, Alessandro Albanese e l’assessore alle Attività Produttive Marco Venturi è servito per discutere della vertenza: «Sulla prossima gestione – spiega Venturi - l’ente pubblico deve uscire radicalmente, devono essere i privati a costituire una spa, e gestire l’attività senza scaricare i debiti sul pubblico».
Un invito che sembra essere stato accolto da industriali, commercianti, artigiani e agricoltori che proprio pochi giorni fa si sono incontrati alla Camera di Commercio di Palermo per dare un forte segnale alla Regione tramite una lettera indirizzata a Venturi. Obiettivo: resuscitare il «cadavere» di una struttura, al momento in mano all’Ente Fiera, che un tempo rappresentava il fiore all’occhiello del capoluogo siciliano e ormai, sommersa da debiti e pignoramenti, è avviata verso la liquidazione. Un’azione di "buona volontà" che il presidente di Confcommercio, Roberto Helg, riassume con la frase «Stiamo lavorando».
L’intenzione delle associazioni di categoria è quella di redigere un bando internazionale per trasformare l’ex fiera in un centro congressi. C’è già un gruppo di imprenditori, facente capo a Confindustria, interessato a partecipare al bando ed una seconda cordata formata da Secolo Ventuno, Promo Palermo, General work service e Nuova service srl. Nei mesi scorsi la Regione aveva pubblicato un bando rivolto alle imprese, ma era andato deserto e a causa dell’assenza di eventi la Fiera ha perso il patentino internazionale. Sul tema il presidente di Confindustria Palermo, Alessandro Albanese ribadisce «La necessità di un bando internazionale per realizzare un polo congressuale fieristico» e spiega: «Spero che si riesca a fare nel più breve tempo possibile, è importante che questa realtà abbia un carattere di internazionalità per selezionare tra diverse proposte la migliore possibile». Venturi riporta l’attenzione sul problema principale: «Centro congressi e altre proposte vengono dopo, intanto bisogna risollevare la situazione debitoria. Venire incontro a crediti certi e transare». L’aggiornamento si avrà martedì prossimo, quando, alle 10, insieme al sindaco Diego Cammarata e al presidente della Camera di Commercio Roberto Helg, torneranno a riunirsi le parti interessate. «Spero che questa volta vengano con una proposta da parte del pubblico e del privato su come andare a transare su questo monte creditorio – commenta l’assessore alle Attività Produttive – e il 28 andremo in commissione per avere gli ultimi dettagli


  Premessa”

Sarebbe fin troppo facile risolvere oggi tale problema cedendo la suddetta area a privati e grandi imprese per la costruzione di outlets o grandi magazzini commerciali, i quali darebbero forse risultati immediati ma non risolverebbero in modo efficace e costruttivo il problema dell’area oggi adibita, sebbene in modo fallimentare, a manifestazioni fieristiche. Più impegnativo risulta, invece, rimodellare una appropriata immagine organica a questa zona inserita nel pieno centro della nostra città, fornendo un preciso obiettivo socio-culturale. Una problematica che deve essere risolta attraverso un’azione politica, non dimenticando che quest’aria comunale rappresenta uno spazio che deve prestarsi ad una tipologia progettuale con fini ed obiettivi in favore della crescita della nostra città. E poiché la città vive con più evidenza la difficile realtà sociale dettata dalla economia del risparmio che condiziona in modo pesante l’uso di nuove risorse, si deve poter sopperire a questa evidente mancanza con l’uso delle idee che possano prevedere un impegno dei privati



 La particolare area della fiera del mediterraneo

Potrebbe domani imporsi come la “MEDI-ZONE” o “MEDI-CULT”  o “ MEDI-ART”anche nella prospettiva del prossimo arrivo dell’EXPO nel nostro territorio nazionale. L’importante è anche poter trovare un nome adatto che possa assimilare una zona fieristica ad un nuovo centro artistico culturale
 
Una innovativa trasformazione
Il nuovo percorso ideativo 
 
 
L’idea è quella di trasformare l’intera area in un quartiere particolare prendendo spunto dal rinomato quartiere di Dublino “TEMPLE BAR .Un quartiere di ritrovo di molti artisti di strada, ristrutturato e rinnovato a partire dagli anni novanta ed oggi adibito ad autentico luogo turistico.

Occorrerà in proposito un preciso studio indirizzato verso l'adattamento di tutta l’area ed una volontà politica particolare affinchè si possa arrivare ad una tale soluzione. Un modo per dare un taglio positivo a tutta l’area, pur non abolendo la possibilità di creare anche spazio per alcune manifestazioni fieristiche particolari. Il grande spazio diventerebbe centro della vita notturna della città e vi potrebbero essere inseriti caratteristici pub e club oltre alle diverse attività culturali: librerie, cinematografi, locali musicali, centro per congressi. Un’area che potrebbe vivere un profumo di rinnovamento particolare.

Una ipotesi da non trascurare sarebbe quella di poter adattare il padiglione centrale a sede distaccata della facoltà di architettura e design. Questo potrebbe dare un "imprint" particolare alla zona ed essere un rafforzativo all’idea.
Naturalmente lo spazio dovrà essere diviso in modo razionale, con metodo, prevedendo anche l'aggiunta di verde a quello già esistente. All’ingresso lato sud, l’area potrà essere provvista di un anfiteatro all’aperto ove offrire spettacoli o piccoli concerti di musica classica e balletti.

Importantissima rimane la determinazione di un percorso dei viali e la suddivisione degli spazi in base alle diverse attività. Sarebbe fondamentale, quindi, che l’Amministrazione comunale si rendesse disponibile a fornire un progetto preliminare con una specifica delle opere e l’indicazione della distribuzione logistica di massima dell’area. 
Lungo il percorso, chioschi e casette dovranno essere previsti per attività di ristorazione: bar, enoteche, pizzerie, tabaccherie, particolari negozi, etc. Altri padiglioni ancora per mostre di pittori e scultori locali, etc.

In realtà ci si dovrà riscontrare con una sorta di “cittadella”  in seno alla città, con bar, locali di ristoro e pub che potranno vivere di manifestazioni artistiche culturali, sostenute attraverso un’organizzazione privata e promosse anche attraverso la pubblicità degli sponsor
L’area libera a tutti, dovrà vivere immersa nel verde: prati, aiuole fiorite, nuove piante, alberi di limoni ed aranci tipici della nostra terra, fontane ed alcuni spazi adibiti per attività di vendita prodotti tipici biologici.

Determinante, nella fase progettuale di ristrutturazione dell’area è poter dare un logico ed uniforme taglio architettonico per definire organicamente la “cittadella” fornendogli  vie e viuzze del percorso anche con l’uso di un buon pavè ed eleganti comode panchine.
Il nuovo percorso ideativo, non dovrebbe compromettere l’attività già esistente dell’Ente che, in determinati periodi, potrebbe prevedere, nel padiglione centrale, l’esposizione di mostre e convegni, meglio se inerenti al carattere del percorso ideativo: mostre cinematografiche, fiere del verde, fiere del vino,  fiere turistiche, del mare, di determinati prodotti, e convegni sia sullo sviluppo della città, che sul tema della legalità.. etc. 



Cos’è Temple bar?

Temple Bar è un quartiere del centro di Dublino particolarmente rinomato, ritrovo di molti artisti di strada, ristrutturato e rinnovato a partire dagli anni novanta ed adibito ad autentico luogo turistico. Nel quartiere, centro della vita notturna della capitale irlandese, vi sono numerosi pub e club. Tra i più importanti locali di questa zona ci sono il Temple Bar, che prende il nome dal quartiere, l'Hard Rock Cafe e la Porterhouse. Si suppone che questa via prenda il nome dalla famiglia Temple, che viveva in quest'area nel XVII secolo. Sir William Temple, rettore del Trinity College nel 1609, si fece costruire la casa in quest'area, non lontana da The Bar, nome di una passeggiata pedonale lungo il fiume Liffey. Diverse attività culturali hanno luogo nei dintorni, promosse dal Temple Bar Cultural Trust, e l'area di Temple Bar vede anche la presenza dell'Irish Film Institute e di altri centri culturali. 




                        
Il quartiere Temple Bar, vivace e divertente, si trova sulle sponde del fiume Liffey. Tutto inizia da quello che adesso è un semplice pub, appunto Temple Bar, che in passato era la residenza del rettore del Trinity College: William Temple. La zona si iniziò ad animare quando fu stabilito un piano di restaurazione di vecchi edifici e le stradine intorno furono ricoperte di pavè e rese pedonali. Molti importanti nomi dello spettacolo contribuirono alla rinnovazione aprendo locali e partecipando alle attività della zona.
Così Temple Bar divenne subito sinonimo di moda, meta di passaggio di ogni "Dubliner" dall’animo giovane. Centro nevralgico non solo dei pub più famosi, ma del divertimento nel senso più ampiamente irlandese. Le stradine che si sparpagliano fra un pub e l’altro sono affollate da artisti di strada, musicisti e tantissimi pedoni, sono costeggiate da ristoranti di tendenza, gallerie alla moda, da centri di esposizioni e centri culturali (come The Ark un centro culturale interamente dedicato ai bambini), fino a sfociare nelle Meeting House Square, una piazza dove si svolgono per tutta l'estate moltissimi concerti gratuiti e dove vengono proiettati diversi film.

Purtroppo il grandissimo affollamento di turisti, soprattutto nei periodi clou come ad Agosto o in primavera (se ci passate ad Agosto credo che non riusciate, non solo a trovare un tavolo per bervi la vostra Guinnes, ma nemmeno un singolo irlandese non circondato da italiani, spagnoli o francesi), hanno fatto sì che un parte dei dublinesi, che si considerano "in", abbia preferito altre zone della città.

È un reticolo di viuzze, caffè, bar, teatri e soprattutto pub! È il ritrovo dei giovani dublinesi, il centro nevralgico del divertimento irlandese, affollato da artisti di strada, musicisti e tantissimi pedoni, punteggiato da ristoranti di tendenza, gallerie alla moda, spazi espositivi e centri culturali, come la Gallery of Photography, il National Photography Archive e l’Irish Film Institute. È davvero il quartiere culturale della città, ricco di innovazione, arte e divertimento.

riuscita architettonica, sociale e culturale che ha messo la città e i suoi abitanti al centro dell’azione di valorizzazione: totale precedenza ai pedoni, abbandono dell’asfalto per il paNonostante gli inevitabili cambiamenti dettati dal rinnovamento, Temple Bar rimane un esempio positivo di riqualificazione e valorizzazione urbana: poche città europee, infatti, possono vantare un mutamento così efficace di un quartiere intero, senza l’intrusione di partner commerciali come boutique e fast-food. Le scelte fatte sono perfettamente equilibrate e il rinnovamento è dato da una vera e propria vé, ristrutturazione sistematica degli immobili e dei magazzini abbandonati, protezione del quartiere e proibizione di costruire edifici che sfigurino il paesaggio, realizzazione di 10 centri culturali perfettamente integrati nello stile architettonico del quartiere.







Lo studio ed il piano progettuale

E' impensabile in questa fase ideativa poter offrire uno studio riguardante le strutture e le ristrutturazioni architettoniche e stradali dell’area, sebbene si possano dare piccole indicazioni di base per una logica individuazione della utilizzazione indicata. Al momento, questo studio, è solo un’idea ed è perciò logico che, questa fase teorica, per poter divenire definitiva ed utile, dovrà esprimersi attraverso un progetto più chiaro ed impegnativo. Qualora l’idea fosse d’interesse, vi sarà bisogno di un appropriato studio di fattibilità tecnico-operativa col il supporto degli uffici competenti dell’Amministrazione, al fine di trovare una corrispondenza con le idee proposte.

Sarà necessario studiare un piano di distribuzione organizzativo dell’area che rappresenterà l’impegno da sottoporre alla società privata alla quale verrà assegnata la concessione. Un’ulteriore fase sarà quella di stabilire la tipologia e le modalità adatte per l’affidamento in concessione dell’area stabilendo termini ed obblighi precisi sui lavori che dovrà eseguire detta società, la quale potrà godere di una concessione gratuita per anni da stabilire.

Tramite un bando, l’area dovrà essere data in concessione ad una società che, a sua volta, concederà in locazione i vari spazi per le esposizioni e le varie attività ma, si impegnerà a seguire in modo dettagliato il percorso del progetto che prevederà una equilibrata idea di funzione culturale e ludica. Le basi del contratto di affidamento in concessione dovranno prevedere investimenti da parte della società concessionaria in tutta l’area. La società dovrà anche impegnarsi a sostenere il posto di lavoro delle forze lavorative attuali impiegate all’Ente Fiera (ove vi fossero) presentando un piano per un riscontro positivo dell’operazione.

Il piano progettuale da studiare con il supporto dell’Amministrazione prevederà  precisi obiettivi in riscontro alla mission proposta da un progetto idea: abbattimento di piccole costruzioni non utili- divisione spazi- creazione percorsi- individuazione verde e giardini- individuazione spazi fontane- individuazione locali per tipologia ed uso- ristrutturazione edifici esistenti- individuazione tipologia impiantito stradale– sistemazione cartellonistica per la sponsorizzazione –sistemazione luci con appropriato design dei pali dell’illuminazione, delle panchine e di tutto ciò che farà parte dell’immagine arredamentale della nuova “cittadella” .

Di sicuro un grosso impegno che dovrebbe essere seguito con metodo dall’Amministrazione, soprattutto nel percorso di costruzione, in stretta collaborazione con la società privata che otterrà la concessione di un’area libera in seno alla città. Un'area estremamente particolare nel contenuto e nell’immagine. 





Piante e frutti tipici della nostra terra




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