28 lug 2016

La figura del Capo dello Stato e la garanzia dei valori costituzionali

di vincenzo cacopardo
Quando fu approvata la Costituzione, entrata in vigore il 1° gennaio 1948, fu intesa come un insieme di norme che fondavano un ordinamento giuridico di tipo statale. La Costituzione doveva poggiare su valori metagiuridici, quali il rispetto della dignità umana e della libertà dell’individuo, sentiti come principi generali di orientamento dell'azione della comunità dei cittadini. La Costituzione italiana affermava che il popolo italiano si era voluto organizzare secondo una forma di governo di tipo repubblicano ripudiando il modello autoritario-dittatoriale con cui era stato governato per scegliere un modello liberal-democratico fondato su libere elezioni, sul pluralismo dei Partiti e sulla tutela dell'inviolabilità dei diritti di libertà...
Tutto abbastanza chiaro..oltre che logico!

La nostra Nazione si dotava quindi di un sistema di governo pluralista di tipo democratico-occidentale. Una forma di governo fondata sul “pluralismo” che stava ad indicare molteplicità di opinioni, cosa.. che al contrario oggi... si tende a voler ostacolare.

Il nostro Capo dello Stato essendo garante della Costituzione anche nei confronti della Magistratura,.. presiede il CSM, può concedere grazie e commutare pene...ma sembra impedito nell'entrare nel merito dei valori costituzionali quando un governo come quello odierno si impone per rinnovare articoli che determinano uno stravolgimento dei valori della stessa Carta.
Qualcosa adesso convince meno!
Se la figura del Presidente della nostra Repubblica è garante nei confronti dell'ordine della Magistratura... a maggior ragione, in considerazione che è anche il garante della nostra Costituzione, egli avrebbe ogni diritto/dovere di garantire i valori costituzionali ogni qualvolta un Parlamento decidesse di cambiarli, ancora di più se..come nel caso odierno.. il cambiamento lo volesse imporre una maggioranza di governo non del tutto chiara anche se legittimata..

Si sa in proposito che il nostro Capo dello Stato, in qualità di super partes, non può entrare nel merito delle scelte operate dal governo: Nella fattispecie non trattandosi proprio di scelte, ma di valori travisati, in qualità di garante, ne dovrebbe, al contrario, avere ogni diritto: La nostra Costituzione determina valori attraverso i principi... e se sui principi il Capo dello Stato potrebbe non mettere parola.. lo dovrebbe poter fare sui valori che si vengono a determinare.  Inoltre dovrebbe poter entrare nel metodo operato da una maggioranza ottenuta attraverso una legge elettorale che la stessa Corte Costituzionale avrebbe contestato dichiarando illegittimo l'intero Parlamento ed è quantomeno strano che il Presidente Mattarella non abbia potuto spendere una parola per la mancanza di una assemblea costituente che avrebbe garantito quel pluralismo di cui abbiamo fatto riferimento all'inizio...
Sempre meno comprensibile!
Al di là di ogni decisione della Corte Costituzionale..che, come sappiamo arriva sempre in grandissimo ritardo (altra assurda anomalia) e della Cassazione che vi entra solo nel metodo... ed al di fuori di ogni risultato sul referendum, quello che fa tanto pensare è il silenzio della politica e dei tanti cittadini circa quella garanzia che il nostro Presidente dovrebbe assicurare. 
 Un quadro quantomeno confuso!
La mia..naturalmente non può che essere una osservazione solo politica, ma che dovrebbe far tanto pensare i cittadini: Se una figura presidenziale è garante dei valori della nostra Costituzione..perchè non può mai mettere parola in proposito..quando resta evidente che, anche in considerazione del combinato con la legge elettorale, vi sono ragioni per togliere efficacia ai valori stessi della nostra Carta?

Sul silenzio del Quirinale..una risposta potrebbe trovarsi nel fatto che lo stesso Presidente, in ragione di una sentenza della Corte costituzionale del 2014 che boccia una legge elettorale e quindi lo stesso Parlamento che lo ha eletto, possa trovarsi in forte disagio!  

Ogni altra considerazione ai cittadini!


Erdogan..democrazia sana e democrazia manipolata..



ELETTO DEMOCRATICAMENTE O ATTRAVERSO UNA MANIPOLAZIONE DEL SISTEMA?..UN DUBBIO CHE RIMANE!
di vincenzo cacopardo

La democrazia è un valore che si costruisce giorno per giorno dal basso, ma anche attraverso il lavoro e la comunicazione delle organizzazioni chiamate a farlo.. cioè: i Partiti. Loro sono le associazioni preposte a diffondere un messaggio politico ai cittadini definendolo poi in un consenso democratico. Ma è chiaro che il fondamento del principio non può che essere quello di rendere forza ad un significato di democrazia inteso come consenso popolare dettato da una conoscenza e non da un qualsiasi interesse. Se i partiti agiscono male e non in modo disciplinato anche il concetto di democrazia viene confuso e manipolato.

In questi ultimi giorni i Media hanno parlato della Turchia per via del colpo di Stato (invero non del tutto chiaro) sventato dal premier Erdogan. Si è subito detto che... nonostante le reazioni contro i golpisti..Erdogan ha reagito nel diritto del suo ruolo..come figura eletta democraticamente. Tuttavia ciò che si è visto nelle immagini nel trattamento contro i militari, i magistrati e gli insegnanti, non ha reso ragione ad un sano principio di democrazia.

Ciò detto deve far riflettere proprio il momento in cui questi sistemi definiti “democratici” restano slegati da un fondamento culturale e ad una visione del pensiero sui diritti e sui doveri di chi li governa ponendo, al contrario lo stesso termine “democrazia” come una sorta di partita di calcio dove chi ha più mezzi e denaro vince scordandosi successivamente di lasciare libero il pensiero di chi la pensa in modo diverso e che pur rappresentando una minoranza potrebbe crescere. Le conseguenze in proposito si evidenziano di continuo! Insomma...una vera democrazia dovrebbe essere intesa in modo diverso..libera nel tempo e nel pensiero: Quando si guarda ad un sistema di democrazia, sarebbe opportuno fissare l’attenzione sul momento di passaggio che lo stesso sistema muove in direzione di una governo. Un passaggio che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni, il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce spesso col non tener conto del loro pensiero: Poco importa dare un consenso a l'uno o all'altro politico se si ha una conoscenza appena generica del programma che si vuole portare avanti e delle intenzioni della persona che intende governare!...Questa concezione insiste ed è più radicata finendo col erompere proprio sul terreno di quei popoli culturalmente meno preparati e più poveri.

Quindi se pure Erdogan fosse stato eletto “democraticamente” ..non è detto che il modello stesso di elezioni di quel popolo sia stato davvero democratico...(ricordiamoci che persino i nostri fanno fatica ad esserlo) Occorrerebbe conoscere se si sia lavorato in favore di un popolo per far comprendere loro lo stesso concetto di una democrazia aperta e non assoluta...o se ..al contrario, persino forze economiche di altre Nazioni, abbiano agito in favore della costruzione di una falsa (ma per loro conveniente) democrazia.


Nel caso della Turchia, come in altri Stati mediorientali definiti democratici, il problema potrebbe non essere la figura del Premier..quanto il loro sistema di base democratica!     

Saper cogliere il futuro politico


di vincenzo cacopardo

"Una nuova visione che forse sull'immediato porterà scompiglio, ma più in là potrà portarci diversi benefici."   

Se vi sono personaggi che ti fanno apprezzare l'opera promossa da Grillo ed il suo Movimento, sono proprio i giornalisti o gli intellettuali impegnati ..(un po' radical) ..che non sopportano che vi possa essere chi mette in discussione un sistema iniquo e ipocrita come quello della nostra società e che reputa incapace chiunque voglia adoprarsi per migliorarlo...Un sistema ..diciamola tutta ..che fa loro comodo poiché vivono di ottimi stipendi o di pensioni esorbitanti..Del resto ogni forma di cambiamento non potrebbe che farli tremare all'idea che non possano più vivere con tale abbondanza di risorse! Ciò è comprensibile, ma non sarà mai accettabile..poichè la povertà è in aumento e se il ricco o il benestante pretende di stare tranquillo non può che farlo cercando di far vivere almeno del necessario chi è in piena povertà.

Tutto sta cambiando..cambia il modo di pensare ..cambia la concezione sociale ..il peso che si dà al denaro..tutta la mentalità che apparteneva ad un passato. I social sono ormai in assoluto una ideazione straordinaria che, se contenuta in parametri di equilibrio, mira ad aprire il pensiero dei tanti e mettere in evidenza storture e deformazioni di una società che fino a prima tendeva a nascondere certe verità: Quanta conoscenza viene fuori dallo scambio del pensiero e dalle informazioni di tali piattaforme informatiche..quanta diversa verità sulla politica del nostro paese?

Dunque tutto sta cambiando e non è certo la politica di Renzi che riesce a renderne i benefici: Un politico che ha dimostrato di essere asservito ad un' Europa che non ha saputo leggere in lungimiranza e che ha guardato all'insieme dei paesi attraverso squallidi parametri numerici. Una figura supponente quella del sindaco d'Italia che non ha saputo dare forza alla crescita qualitativa della nostra Nazione, che ha spaccato in due una nazione e che pretende di trasformare la politica del nostro Paese semplificandone le regole costituzionali, decidendo di farlo con comodità attraverso un sistema maggioritario dettato da regole in forza di un governo...Un classico “papocchio” all'italiana. Una delle tante anomalie da aggiungere al novero...di questa bislacca Italia politica.


Oggi che il Paese appare più sveglio ed attento... l'opera di rottura del vecchio sistema è ormai partita ed è inutile pensare di arrestarla ..sarebbe molto più comprensibile ed efficace saperla cogliere..invece di cercare di frenarla: E' una politica di movimento verso il futuro che non bisogna considerare ostica e maligna, ma saperla leggere come una dovuta reazione ad un passato che ci ha avvinghiati ad una mentalità che non può appartenerci più..Una nuova visione che forse porterà scompiglio, ma più in là potrà portare diversi benefici.   

27 lug 2016

La "celata" condanna di Papa Bergoglio

di vincenzo cacopardo

«La condanna più radicale di ogni forma di odio è la preghiera per le persone colpite». Queste le parole di un Pontefice che non pronuncia.. per opportunità.. la parola «Isis» o «Daesh»
Nel 2014 Papa Francesco avvertiva: «È bene tenere una porta aperta per il dialogo con l'Isis, anche se penso che sia impossibile» . Ma oggi il Pastore della chiesa cristiana a cui viene rivolta violenza non sembra trovare parole per discutere della ferocia jihadista. Francesco rimane silenzioso e riflessivo anche di fronte ai discorsi minacciosi del Califfato sperando che questa guerra che comprende tutto il mondo possa risolversi motivando un Islam moderato. Naturalmente il Papa non è un politico, nè uno stratega della diplomazia, ma dal suo punto di vista cristiano non può che sollevare un dubbio sulla mancanza di ogni possibile dialogo a fin di bene e per la pace del mondo intero.
Sappiamo che Francesco, ha riallacciato i rapporti con le massime autorità sunnite e ha dialogato per molto tempo con il governo sciita iraniano nella speranza di abbattere quella violenza ideologica fondamentalista. Ma la domanda che tanti si pongono in merito.. è quella di non poter intravvedere alcun dialogo con la cosiddetta comunità islamica moderata se loro stessi non condannano in modo palese gli ultimi episodi di sangue messi in atto che hanno sconvolto l'Occidente.
Sembra chiaro...altrimenti.. che non potrà esservi alcun dialogo. Se Papa Francesco può intervenire e biasimare, il suo messaggio non potrà mai essere completo quando esitano a farlo i musulmani cosiddetti moderati. Francesco, pur non condannandoli esplicitamente, ha sempre definito i terroristi come uomini che hanno perso ogni visione di Dio: “Accecati dal dio denaro e dall'odio, sono giovani che non hanno più degli ideali, plagiati da chissà quale mente criminale».
Se il Pontefice non punta in modo esemplare il dito contro il preteso stato islamico non è certo per paura o per voler nascondere ancunchè..Al contrario che nel privato, dove la condanna rimane palese, il suo resta un modo per cercare di non creare ulteriori motivi e ritorni di efferatezze sui cristiani nel mondo. E' chiaro che la sua non può che essere la volontà di chi crede in una speranza...la speranza verso i tanti terroristi perchè possano ritrovare quella ragione persa nei riguardi della vita propria e quella altrui.

In un certo senso Papa Francesco.. col suo verbo cristiano.. grida al mondo l'importanza di non continuare col muro contro muro in una lotta continua che potrebbe non avere mai fine.. ricercarcando quel dovuto dialogo nei luoghi dove ancora un certo Islam sa e vuole ragionare in nome di un mondo e di una vita in comune. Un messaggio che spesso rimane non compreso da chi lo giudica come un predicatore che va oltre al suo dovere di Pastore della chiesa e sempre debole contro i terroristi.. In realtà non è proprio così.. Francesco esprime solo benevolenza ed amore per tutti gli uomini, ma anche timore per la loro mancata pace.

26 lug 2016

Governabilità: un giusto mezzo per il suo nobile fine..


Quella dannosa tossina che ne altera il percorso...
di vincenzo cacopardo

Quello che ancora riesce difficile percepire nel suo pieno valore è il concetto di governabilità (ragione per la quale restiamo ancora indietro o alla mercé di chi in politica continua ad approfittarne)... Una concezione che, se può apparire un obbligo imposto, rimane di fatto un "fine" che non potrà mai rendersi utile prescindendo da una base di edificazione forte e solida.Su questo argomento bisogna decisamente spendere del tempo per far comprendere l'importanza di un funzionale concetto di governo "fondato su basi solide" che in sé rappresentano i pilastri sui quali poggiare il peso dell'amministrazione di un Stato. Se questi pilastri mancano è perfettamente inutile sperare di far stare in piedi un qualsiasi edificio governativo, tranne che obbligato od imposto!

Abbiamo già ripetuto l'argomento in questo Forum proponendo il raffronto con un qualunque architetto, il quale non potrà mai progettare un edificio partendo dal tetto ed a cui non potranno mai mancare le basi ed i calcoli per le fondamenta..Come anche per un ingegnere che.. nel progettare un ponte.. deve per forza tener conto delle basi di appoggio delle arcate con i relativi calcoli per sostenerne il peso..Ma andando oltre.. come ad esempio.. un chirurgo che non potrà mai operare se prima non ha alla base tutti gli esami sul controllo fisico del paziente..e potremmo continuare...

Ma quando si arriva alla politica il processo pare di colpo cambiare: l'esigenza di un governo..sembra imporsi su ogni altra ricerca per assicurargli solidità e certezza alla base: Se il popolo ti indica di governare..ciò non significa che puoi deciderne i progetti! Devi eseguire ed amministrare esaudendo il modello di un vittorioso programma dettato dai cittadini. Da qui parte il principio sacrosanto di una democrazia indicata come “governo del popolo” che vede.. nei suoi rappresentanti parlamentari.. il sostegno ad un preciso disegno che il governo deve solo eseguire in favore di un popolo che ha espresso un consenso

Rimane evidente che.. se questo principio deve essere sostenuto.. non potrà mai essere sottoposto a macroscopiche anomalie come quelle di un doppio ruolo che incide contemporaneamente in termini Parlamentari e governativi(segretario di un partito di maggioranza- Premier). Come rimane incomprensibile non provvedere a regolare i rapporti interni delle organizzazioni politiche al fine di renderle un utile filtro tra i cittadini ed il parlamento. (art 49 Cost.)

Queste pesanti anomalie, che generano una serie infinita di conflitti e relativi compromessi, sono la dannosa tossina che incide negativamente nel percorso di un processo democratico corretto, equo e più funzionale alla stessa società che si vorrebbe governare. La concezione di tutte le pseudo democrazie occidentali è ormai conformata sul principio che chi governa deve decidere di progettare dall'alto..con scarsa considerazione di chi.. in basso.. ha offerto un consenso in base a poco conosciute figure e limitatissimi programmi. Ecco la ragione per la quale questo tipo di idea governativa può solo esprimere due strade: L'una è quella della falsa democrazia..l'altra .. quella dello sbriciolamento di queste stesse formule governative.


L'unica strada che potrebbe aiutare un percorso di democrazia più completo e sicuro è quella della separazione netta dei ruoli attraverso due tipologie di elezioni, per fini univoci di funzione integrativa e meno compromessa...salvaguardando dinamica parlamentare e offrendo una governabilità più sicura.

25 lug 2016

Ricomincia il balletto dei moderati


La moderazione ..una musica proposta da decenni al Paese per mantenere un consenso e mai le promesse. Esiste un'angoscia fra coloro che oggi la ripropongono: Un Movimento che si chiama 5 Stelle..che si vorrebbe debellare attraverso il metodico uso di questo vocabolo!
di vincenzo cacopardo
E si! ..Sembra sempre il solito balletto proposto dai noti soggetti moderati....O meglio..per rimanere in metafora: Si rispolvera il vecchio passo di danza ..liberale, popolare, centrista e riformatore.. Sono sempre i soliti pronti a metter su nuovi soggetti che di nuovo in realtà non hanno nulla! ..Adesso ..non poteva mancare Alfano.. un politico che non ha mai seguito una via precisa e dritta, ma che ha sempre ricercato posizioni di comodo al fine di poter restare al governo.
Alfano sembra pronto a costruire un nuovo soggetto moderato con Forza Italia..con l'intento di proporre un nuovo futuro politico per il Paese!.. Verrebbe da dire: Povero Paese!... Sempre in balia dei soliti.. che, con la scusa del “soggetto moderato”, persistono nell'intento di prendere in giro i cittadini: Non di destra..nè di sinistra, ma con la solita storia del Polo moderato, Alfano insiste nel nulla ..nel vuoto assoluto di un programma che manca di qualsiasi contenuto innovativo, ma solo e sempre compreso nella nota retorica delle “ posizioni contro”.... Se una cosa non hanno certi politici come Alfano...è proprio la fantasia!!

Quello di Alfano vorrebbe essere un monito diretto al Partito di Berlusconi al fine di farlo sganciare dall’estrema destra e di costruire un Polo moderato insieme... e se in questo momento la scelta è stata quella di collaborare in questi anni con il governo Renzi, in previsioni dei possibili futuri mutamenti, l'astuto Alfano (di forte indole democristiana) si muove con opportunismo deciso verso la mitica “moderazione”che tanto piace al nostro Paese:- Noi dobbiamo dare rappresentanza a milioni di moderati italiani che non si riconoscono nella sinistra ma non possono accettare l'estrema destra di Salvini. Mi riferisco in primo luogo a FI, se c'è la possibilità di individuare un nome comune e delle regole democratiche" ...E il nome c'é... Alfano lo sa: Ed e' quello di Parisi..uscito da poco perdente dalle elezioni comunali di Milano, ma sicuramente con una forza inaspettata di consensi.
Adesso le elezioni paiono avvicinarsi ed il ministro comincia a sentire la fretta... visto anche il numero esiguo di componenti rimasti in seno al suo limitatissimo Partito NCD. Alfano, ultimamente criticato per lo scandalo legato ai suoi familiari, che lo ha toccato sicuramente sul piano politico, si muove di fretta e furia per la ricerca di un soggetto politico da lui definito “nuovo” E con chi intende farlo? con un Partito come Forza italia che appartiene al passato!
Il ministro insiste: « Un soggetto politico con chi ci sta... e tenendo fuori gli estremi, la Lega a destra e le sinistre». Ma chi ci sta? Chi ancora intende mettersi con il trasformismo spudorato di Alfano ?..Chiunque avrebbe politicamente solo da perdere!..

22 lug 2016

La retorica della moderazione nel Paese dei vecchi principi e delle insicurezze



L'architettura ci insegna che sono le fondamenta le basi necessarie per poter costruire una struttura solida!

di vincenzo cacopardo

C'è chi ancora pensa a vecchie ed antiquate ipotesi per la politica del Paese.
Per quanto riguarda un centro destra a trazione moderata (termine comodo di cui ambedue i fronti politici opposti fanno uso), l'ipotesi è quella della nuova figura di Parisi...Una figura che, per appartenenza di Partito, rimane costretta nello spazio di un ipocrita NO al referendum...Sappiamo bene che a d un leader come lui converrebbe il SI...Basterebbe questo per inquadrarlo come una personalita' legata ai vecchi principi! 

Quella di Parisi è un'ipotesi dell'uomo nuovo che, in realtà, tanto nuovo non pare essere, dato che il personaggio ha lavorato per molto tempo accanto ed in simbiosi con la politica del passato. Ma non può di certo essere questo l'argomento più importante ..quanto il fatto che questa continua ricerca delle figure sembra appartenere a quel modo di affrontare il futuro politico con la mentalità del passato..Un modo poco opportuno che non potrà mai fare crescere la Nazione!.. La ricerca primaria.. invero.. è quella di guardare a nuove procedure per costruire le basi di un sistema moderno per una politica più utile e funzionale..togliendo di mezzo quei principi obsoleti che non ne permettono l'innovazione.

Sentire ancora parlare e declamare una politica moderata.. è come quando si sente parlare in eccesso di onestà!..Principi che sono una nota precondizione per affrontare ogni tema del sociale . La retorica della rappresentanza di una forza moderata, con programmi attendibili e uomini adatti a realizzarli, più che arricchire un confronto democratico non restituisce alcuna vera ed utile dinamica quando il percorso prevede come fine una democrazia bipolare. Qualcosa che appare essere una autentica contraddizione!

Il termine stesso di democrazia non dovrebbe mai ammettere una divisione in due! Un principio.. quello della democrazia.. che nasce perchè resti legato ad un sistema proporzionale che le dia forza, utilità ed uguaglianza!..Immaginare che un bipartitismo possa porre rimedi e rendere funzione ad una democrazia è insensato. Potrà rendere forte un governo,.. ma mai restituire alla democrazia la sua vera funzione naturale: Quando una maggioranza si spacca..i problemi incalzano e la governabilità ritorna inesorabilmente debole..sfociando nella peggiore doppiezza o nell'arroganza assoluta! Non è dunque nascondendosi dietro queste formule costrittive e false che si potrà ricostruire alla base un sistema efficace!

L'architettura ci insegna che sono le fondamenta le basi necessarie per poter costruire una struttura solida!

Molti nostalgici del nostro Paese pensano ancora che forze politiche come Forza Italia.. (che attualmente conta poco) possono costituire uno dei nuclei fondativi del futuro centro-destra....Ma dico: Come si fa? Come si fa ancora a non intuire che ciò che è passato è passato! Come si fa a non essere capaci di vedere oltre questi limiti segnati da una visione, oltre che nostalgica, incapace di poterci far crescere!


Si parla ancora di soggetti politici attrattivi per i programmi..ma non si affronta il vero problema che è proprio il programma di lavoro del campo, ossia del terreno in cui si opera ..quel sistema istituzionale che fa acqua da tutte le parti. Un problema la cui soluzione, per potere ottenere un migliore risultato.. deve per forza tenere lontana ogni ideologia destra- sinistra..In questa ottica, nel bene e nel male, il Movimento 5 Stelle si muove proprio per cambiare il metodo e la mentalità vecchia di un sistema che ormai dimostra di far acqua da tutte le parti. Che poi vi riesca o no..meno importa purchè si interpreti come un Movimento di sfondamento di quella malsana mentalità attaccata al passato e che vive di insicurezze apportate e sostenute proprio dall'attuale sistema politico che pare non voler mollare la presa.

21 lug 2016

Il Movimento 5 Stelle piegato da una insolita sentenza



di vincenzo cacopardo

Strano..veramente strano.. che la magistratura si muova oggi con tale decisione, sicurezza e fretta verso un Movimento come i 5 Stelle stigmatizzandone la funzione di Partito..e facendo riferimento all'art 49 della Costituzione ..mentre per quanto riguarda i grandi Partiti, non si sia mai mossa constatando quanti interessi, confusione e prepotenza vi sia nel mancato rispetto dell'art 67. Un articolo che recita Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato: Una norma costituzionale per cui coloro che sono eletti a far parte di un organo in particolare del Parlamento, sono direttamente responsabili nei confronti degli elettori alla cui volontà hanno il dovere di conformarsi, o in caso contrario, possono essere dagli stessi revocati...

E dunque dovrebbero essere proprio i cittadini a poterli revocare!

Un vincolo che non è mai stato osservato, ma che, al contrario, ha generato trasmigrazione a gruppi parlamentari diversi da quello di elezione..Una particolare consuetudine che è stata ripetutamente sfruttata nel corso di varie legislature, fino a sfociare in veri e propri casi di trasformismo politico.

Se mettiamo insieme, l'art 49 ed il 67..ci accorgiamo della grande approssimazione che nella politica del nostro Paese si è generata.. senza che la magistratura abbia mai potuto e voluto esprimere pareri in proposito!

Sappiamo che secondo alcuni studiosi, l'appartenenza al Partito, attraverso l'espressione dei gruppi parlamentari, si tradurrebbe, di fatto, in una violazione del principio di libertà di mandato. Mentre per altri, secondo una diversa dottrina, la disciplina dei gruppi non è in grado di scalfire il divieto, dal momento che il parlamentare può sempre esprimersi e votare in maniera difforme alle direttive del gruppo. E poi si entra nell'art 49 che recita:Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Ma dal punto di vista della struttura, essi sono associazioni private non riconosciute e organizzate stabilmente.

La struttura organizzativa, come è noto, ha la forma giuridica dell’associazione (persona giuridica di diritto privato) che si propone come proprio scopo fondamentale di essere presente e di partecipare con le sue idee, le sue proposte, le sue iniziative in tutte le sedi nelle quali si formano le scelte politiche di uno Stato. Una forma associativa comunemente denominata: “partito” o “partito politico”.

I Costituenti videro ( nell’attribuzione a questa forma associativa di diritti e di obblighi) lo strumento essenziale (anche se non l’unico) per offrire al popolo (ai cittadini come singoli e nel loro insieme) la possibilità di esercitare in un modo nuovo e più pieno la sovranità: Istituirono quindi un nuovo “modello” di democrazia soprattutto dettando l’articolo 49 della Carta costituzionale. E quindi di esercitare un proprio statuto con regole proprie. Si tratta di un testo molto breve, sintetico, che, per essere inteso nel suo pieno significato deve essere sottoposto a un’interpretazione analitica sia letterale che logico-sistematica.

Ma l’art. 49 della Costituzione è sempre rimasto privo di una necessaria normativa di attuazione, per quanto riguarda l’obbligo che esso impone ad ogni partito di adottare il metodo democratico nella propria organizzazione interna. Questo è proprio il difetto di quella politica che, per propri interessi, non ha ancora voluto provvedere ad una regolamentazione più chiare dell'art 49, interessandosi, al contrario, a riforme meno importanti. Oggi sembrano tutti risvegliarsi, persino la magistratura, (richiamando questo articolo sul quale la politica non ha mai messo mano per riformarlo), per impedire ad un Movimento che si muove per una democrazia più partecipativa, possa contrastare e mettere in pericolo la politica sistemica ed imperativa dei vecchi Partiti.

Se possono apparire assolute le regole interne di questo Movimento, (anche per il sottoscritto contestabili) appaiono più assolute le reazioni degli altri Partiti che al loro interno manovrano con enorme ipocrisia nell'apparenza di regole mai osservate. Ma rimane più stupefacente che l'organo della magistratura, da sempre silente sulla condotta dei Partiti al suo interno, possa nella fattispecie esprimersi in modo talmente rigoroso ed assistenziale per gli esclusi del Movimento..salvaguardandoli con tale definizione: “la tutela dell’interesse degli esclusi per non veder pregiudicato il loro diritto a partecipare alla vita politica del Movimento, magari da un posizione antagonista rispetto alla linea del gruppo dirigente”.

Quanto meno strano che si entri sul piano giuridico con tanta convinzione richiamando le norme costituzionali che indicano, ma.. nel merito... non sembrano specificare esattamente le regole della condotta interna di una organizzazione politica..proprio in mancanza di un processo di riforma non ricercato dalla politica stessa.. Credo non possa essere logico..o quanto meno sia pretestuoso da parte di un ordine terzo che, con tutto il rispetto, vede al proprio interno un Consiglio Superiore (CSM)..ossia.. un organo che continua a generare lotte fra “correnti” e che rompe un “vantaggio” che si voleva costituito da giudici in maggioranza. Un organismo che non riesce ancora a trovare una collocazione legittima in un regime politico fondato sulla divisione dei Poteri.

Domenico Cacopardo nel suo articolo posto qui sotto scrive di un complesso di bugie che viene consacrato e distribuito a coloro che si avvicinavano alla formazione politica voluta da Grillo...Ma cosa dovremmo dire sulla consacrazione offerta da chi oggi impera in un Partito che si finge di sinistra e che attraverso l'ipocrisia impone regole alla politica in forza di una maggioranza dentro un Parlamento nemmeno legittimato da una legge elettorale?



C'è un'autorità più forte di Beppe Grillo

 di Domenico Cacopardo 


La decisione dei giudici di Napoli sull'espulsione dal Movimento 5 stelle di alcuni suoi iscritti restituisce all'ordinamento italiano e all'autorità giudiziaria che ne costituisce un presidio il compito di impedire l'affermazione di principi di illegalità. Dobbiamo ricordare che Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno costruito il loro movimento sull'esempio delle formazioni politiche totalitarie del passato (e contemporanee) che tentavano (riuscendoci) di rendere i propri adepti impermeabili, non solo alla propaganda avversaria, ma alle regole correnti nei sistemi in cui venivano costituiti. Un complesso di bugie veniva consacrato nella verità rivelata e distribuita a coloro che si avvicinavano alla formazione politica, dando loro quelle certezze che, in passato, hanno distribuito a piene mani i partiti fascista, nazista, sovietico-leninista, maoista e via dicendo. Così i 5 stelle, i cui siti sono pieni di affermazioni false, erronee o distorte su questioni da tempo arate dalla stampa di informazione e da quella scientifica.


In questo modo si costruisce un monolito che non deve essere scalfito da nessuno, nemmeno con un'ombra di dubbio: se si consentisse un minimo dissenso e, appunto, qualche piccolo dubbio, tutto il castello di certezze potrebbe rovinosamente cadere. A presidio di questo sistema si è arrivati a imporre un decalogo di prescrizioni a tutti gli eletti in qualsiasi organismo istituzionale, stabilendo una penale pecuniaria per coloro che, non osservandolo, procurerebbero un danno di immagine al Movimento. Condizioni queste illegali, giacché uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione è il principio di libertà e di autodeterminazione dei rappresentati del popolo ovunque eletti.


Anche il cosiddetto direttorio che controlla la neosindaca di Roma è fuori dall'ordinamento e, prima o dopo, un giudice senza paura rileverà le illegalità consumate dal Movimento e trarrà le inevitabili conseguenze. Perciò, la decisione dei giudici di Napoli è importante: perché dimostra che esiste un'autorità diversa e più giusta di quella del comico Grillo e dei suoi aiutanti di battaglia.
Tempi duri per i grillini.

19 lug 2016

Erdogan a capo di una Turchia fuori controllo


Questa Europa non può accettare l'umiliazione disumana e la pena di morte
di vincenzo cacopardo

Dalla sua nascita come stato indipendente dalle ceneri dell'Impero ottomano all'indomani della conclusione della Prima guerra mondiale, la Turchia ha messo in atto una politica orientata ad un avvicinamento politico e culturale con l'Occidente. Il territorio che attualmente corrisponde allo stato turco è stato tra le culle ed ha contribuito allo sviluppo della civiltà occidentale dal mondo antico fino alXV secolo, quando venne conquistato dall'Impero Ottomano che si estese su gran parte delle coste del Mar Mediterraneo, dal nord Africa fino ai Balcani, passando per il Medio Oriente, giungendo a minacciare direttamente anche Vienna. Da quel momento, con il passare dei secoli, la cultura occidentale e la religione cristiana sono divenute sempre più minoritarie in Turchia, tenute in vita solo da minoranze più o meno maltrattate alle quali erano garantiti limitati diritti civili, che con il collasso dell'Impero Ottomano vennero apertamente perseguitate. Si verificarono infatti numerosi massacri ai danni di armenicristiano assiri egreci. Ad assumere il controllo del paese all'indomani della dissoluzione dell'impero fu Mustafa Kemal Atatürk che avviò tra le altre cose un processo di trasformazione e modernizzazione della società, delle istituzioni e dei costumi di stampo occidentale. Dai primi anni cinquanta si sono susseguiti periodici ampliamenti dell'Unione che hanno fatto passare il numero dei suoi membri dagli iniziali 6 ai 28 del 2013 con la Turchia che ha manifestato il suo desiderio di farne parte fin dagli anni sessanta. Con l'Accordo di Ankara del 1963 ed il suo protocollo addizionale del 1970 si sono fissati gli obiettivi fondamentali dell'associazione tra la comunità e la Turchia, il rinforzo delle relazioni commerciali ed economiche e l'instaurazione dell'Unione Doganale in tre fasi. Uno degli obiettivi principali dell'accordo è stato la liberalizzazione della circolazione dei lavoratori, che non si è potuto ancora realizzare in pieno per ragioni prettamente socio-economiche.”


Dopo i diversi colloqui, il primo ministro turco Taiyyp Erdogan già dal 2003, mise in atto misure riformiste per portare lo stato turco all'interno dei parametri imposti dall' Europa. Ciò al fine di far entrare il Paese Turco nell'Unione. Tra queste riforme si evidenzia l'abolizione della pena di morte ed il riconoscimento dei diritti della minoranza del popolo curdo. Queste importanti riforme hanno spinto la Commissione Europea a suggerire al Consiglio l'avvio di una negoziazione di cui, comunque, non è mai stato possibile prevedere la durata. Vi sono una serie di dubbi che sorgono tra le diverse associazioni umanitarie che, al contrario rilevano come la salvaguardia dei diritti umani e civili in Turchia sia ancora poco chiara ..Inoltre non sembra ancora del tutto risolta la questione del coinvolgimento turco a Cipro (stato membro dell'UE). Nel giugno del 2015 il Parlamento europeo ha ammesso il blocco di buona parte dei negoziati, proponendo un allargamento, ma pur con l'urgenza della ripresa del negoziato, buona parte del Parlamento ha posto dei "veti" in sede di Consiglio UE ed ha vincolato la loro rimozione al rispetto di alcuni parametri ufficiali..soprattutto di tipo economico. La questione, tuttavia, si incrocia anche con il progetto di revisione costituzionale in senso presidenzialista avanzato da Erdogan a fronte della posizione di alcune frange dell'opposizione.

Oggi dopo il tentato colpo di stato (non del tutto chiaro nel suo espletamento organizzativo) Taiyyp Erdogan ripropone la pena di morte e sembra umiliare pesantemente le condizioni umane di coloro che hanno preso parte al tentativo di golpe. Si parla di purghe, epurazione di magistrati ed insegnanti. Punizioni severissime persino mortali che nessuno potrà mai vedere..poichè facilmente nascondibili. In realtà tutte faccende poco chiare che portano alla luce alcuni aspetti disumani che l'Europa di oggi non può assolutamente condividere e sostenere.




18 lug 2016

il referendum della governabilità imposta


Il referendum di Ottobre, spostato ormai a Dicembre, con un Sì o No, stabilirà se siamo a favore o contrari alla riforma costituzionale voluta dal Premier Renzi e dalla sua ministra Boschi .

di vincenzo cacopardo

Detta riforma è anche chiamata “Riforma del Senato” La Riforma ha superato il suo iter previsto..malgrado non si sia voluta comporre una Costituente di fondamentale funzione per la determinazione di un cambiamento di decine di articoli di una Carta che regola il nostro sistema.. Una accortezza che non si sarebbe dovuta sottovalutare poiché non è sicuramente attraverso il metodo inusuale della odierna maggioranza che si possono sovvertire tali fondamentali regole, ma con un proporzionale più aperto alle minoranze. Tuttavia, la riforma entrerà in vigore soltanto se vincerà il Sì al referendum

Sarebbe comunque impensabile con tale voto stabilire la sopravvivenza di un governo poiché non esiste alcun vincolo di legge che impone al Primo Ministro di dimettersi in caso di fallimento del Referendum. Anche se Renzi decidesse di dimettersi in caso di vittoria del No, non saremmo comunque andati a votare contro di lui o contro il suo Governo. Questa confusione deriva dal fatto che si è voluto concentrare questo dibattito sull’esistenza futura del Governo e non sui contenuti della Riforma.

La parte fondamentale di questa Riforma riguarda la eliminazione del Bicameralismo perfetto o paritario (che in realtà, con meno fatica, sarebbe potuto divenire più funzionale, perfetto e persino meno costoso.. di come lo si vuole oggi imporre )

Oggi col sistema attuale le due Camere vengono elette entrambe direttamente dai cittadini. Tra la Camera ed il Senato sono 945 gli onorevoli e senatori della Repubblica e sulla approvazione delle leggi i tempi sembrano allungarsi poiché non vi è alcuna differenza nei poteri delle singole Camere e l’iter di approvazione delle leggi. Le leggi, infatti, passano il vaglio di Camera e Senato, che non differiscono nei poteri e nello svolgimento e quindi “non aggiungono peculiarità nel loro lavoro. Insomma ..un lavoro che pare ripetersi senza una valida ragione, Sono in tanti oggi coloro che pensano che l'idea migliore sia quella di eliminare questo sistema..ma è proprio il merito di come si intende farlo che oggi convince poco!..Inoltre non è detto che le due Camere, frutto di una cultura politica che ci appartiene, possano espletare ruoli diversi e più utili per il nostro ordinamento...attraverso una diversificazione della loro funzione.

Quasi tutti propendono a lasciare inalterata la Camera, e modificare strutturalmente il Senato: chi vuole eliminarlo, chi vuole un Senato debole, chi vuole un modello tedesco, chi un modello inglese, chi un modello americano…Si guarda solo in forza di un esterofilismo esasperato proprio perchè non si hanno idee nuove per ricercare un modello a noi più confacente ed utile...e questo da' il quadro esatto di come la politica odierna difetti di qualità e capacità funzionale.. 
In ogni modo..con questa riforma è stato individuato il cosiddetto “Senato dei 100”. Lasciando inalterato il numero dei deputati alla Camera

Questo Senato dei 100
Sarà il nuovo organo che andrà a sostituire l’attuale Senato della Repubblica. Escluderà quindi 215 senatori e verrà composto da 95 tra consiglieri regionali e sindaci, e 5 nominati dal Presidente della Repubblica. Gli ex-Presidenti della Repubblica saranno in automatico senatori a vita (come già avviene). In teoria dietro la Riforma vi è la volontà di creare un Senato che funzioni principalmente da “raccordo” tra il Territorio e lo Stato centrale. Questo dovrebbe vedersi bene sia nelle persone che lo compongono, sia nelle sue funzioni.

Ma cosa potrà fare questo Senato?:
Avrà piena competenza legislativa (cioè discute, approva e vota insieme alla Camera) su tutte le leggi che riguardano i rapporti tra Stato, Unione Europea e territorio, oltre che su leggi costituzionali, revisioni della Costituzione, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali, leggi sulla Pubblica Amministrazione, leggi su organi di Governo, sulle funzioni specifiche di Comuni e Città Metropolitane. Per il resto, può decidere, entro 30 giorni e su richiesta di 1/3 dei suoi componenti, di chiedere alla Camera di modificare una legge..Una competenza a largo raggio..piena!. La Camera può decidere di ignorare queste modifiche e votare il disegno di legge senza ascoltare il Senato.

Sulle leggi di bilancio o su leggi riguardanti competenze che vengono assegnate esclusivamente alle Regioni, la Camera può bypassare le modifiche del Senato solo con un voto a maggioranza assoluta. Una Camera di pochi che diventerà meno significante e spesso schiacciata dalle decisioni dell'altra, ma, potrà con voto a maggioranza assoluta, proporre alla Camera di discutere e votare delle leggi proposte dai suoi senatori. Questo nuovo senato non potrà più votare la fiducia al Governo. Inoltre, non delibererà più lo stato di guerra e non avrà competenze su leggi riguardanti amnistia e indulti...nè su leggi che ratificano trattati internazionali.


I nuovi senatori verranno scelti tra i consiglieri regionali e i sindaci del territorio.
A differenza del precedente Senato, i senatori non saranno eletti direttamente da noi.. e saranno ripartiti tra le Regioni in base al loro peso demografico.. Diversamente degli attuali, non necessitano di un limite minimo di età per essere eletti (prima dovevano avere almeno 40 anni), e tutti i cittadini possono eleggerli (prima bisognava avere minimo 25 anni). Inoltre, essendo scelti tra i consiglieri regionali e tra i sindaci, non riceveranno un’indennità per il loro ruolo da senatori, ma potranno usufruire di una comoda ed ingiustificata l’immunità parlamentare. Non pare vi siano norme che regolano i rimborsi-spese, che dovranno essere decisi singolarmente dai regolamenti delle due Camere. Questo argomento sull’elezione dei senatori è stato uno dei più dibattuti specie all’interno del PD dove una minoranza voleva a tutti i costi l’eleggibilità diretta.


Cambia anche il modo in cui viene eletto il Presidente della Repubblica.
La competenza per l'elezione resterà a Deputati e Senatori ma con modifiche sostanziali: Votano solo Deputati e Senatori. Non ci sono più i 59 delegati regionali, visto che i senatori del Nuovo Senato sono, appunto, scelti dal territorio. Nelle prime tre votazioni, servono i 2/3 degli aventi diritto (circa 500 elettori) per eleggere il Presidente. Dalla quarta votazione in poi, la legge precedente prevedeva che il limite scendesse alla maggioranza assoluta (50% +1); con la Riforma, dal 4° al 6° scrutinio sono necessari i 3/5 degli aventi diritto al voto (circa 440 elettori); dal 7° in poi, la maggioranza dei 3/5 dei votanti (cioè solo i presenti che votano effettivamente e che potrebbero anche contarsi sulle dita di una mano).

Per quanto attiene il modo di legiferare..
Con questa riforma il Governo potrà chiedere alla Camera una “via preferenziale” per l’approvazione di una data legge. La Camera avrà tempo 5 giorni per accogliere questa richiesta e, se lo farà, dovrà discutere e approvare tale legge entro 70 giorni (con massimo 15 giorni di rinvio). Questa possibilità non è prevista per le leggi di competenza del Senato, oltre a una serie di leggi essenziali e non discutibili in tempi brevi (in particolare: le leggi elettorali, la ratifica dei trattati internazionali, le leggi di amnistia e indulto, le leggi di bilancio). Ciò in ragione del fatto che i tempi si possano accorciare per motivi di opportunità o di necessità . Un aspetto interessante riguarda i decreti legge (cioè gli atti proposti dal Governo, di solito urgenti, e che diventano immediatamente legge ed hanno funzione provvisoria, che diventa definitiva se vengono approvati entro 60 giorni dal Parlamento). I decreti legge, come si legge nel testo, devono contenere “misure di immediata applicazione e di contenuto specifico, omogeneo e corrispondente al titolo”.Con ciò si vorrebbe limitare l’abuso dei decreti legge da parte del Governo e impedire la formazione di una serie di argomenti diversi nello stesso decreto. Il contenuto, perciò, dovrebbe essere coerente con ciò che si propone.

Vi è poi la definitiva abolizione delle province
..che, iniziata attraverso la legge Del Rio, dovrà trovare conferma necessaria tramite una modifica costituzionale..poi l'abolizione del CNEL ovvero Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro..un Ente ritenuto ormai poco utile..Ma un argomento di grande importanza per le riforme è quello riguardante le competenze dello Stato e delle Regioni, quello che regola in particolare i rapporti tra le due.


Per quanto concerne le Regioni
Fino ad oggi, le competenze su tutto ciò che è di interesse pubblico erano suddivise in due modi: “esclusive” (cioè riguardanti o solo le Regioni, o solo lo Stato) e “concorrenti” (cioè su cui hanno competenza le Regioni, ma con diversi princìpi fondamentali dettati dallo Stato). Con questa Riforma, la definizione di “competenza concorrente” viene eliminata, mantenendo solo il concetto di competenza esclusiva. Con l’eliminazione della competenza concorrente, buona parte delle competenze va riassegnata o ridistribuita. Viene introdotta la cosiddetta “clausola di supremazia”, in base alla quale la legge dello Stato – su proposta del Governo – può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva di Stato o Regione, se ritiene sia necessaria una “tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale”. Lo Stato può agire sulle competenze non esclusive (quelle che erano regolate dalla “competenza concorrente”), nei casi in cui è necessario un intervento dello Stato di più generico “interesse nazionale”. Inoltre, viene introdotto il cosiddetto “regionalismo differenziato”. Alle Regioni (tranne quelle a Statuto Speciale e alle Province Autonome di Trento e Bolzano) possono essere attribuite particolari forme di autonomia, a condizione che presentino un equilibrio di bilancio tra le entrate e le spese...Il chè rende il concetto poco chiaro o quanto meno da definire meglio nel merito .

I referendum e le leggi popolari
Con questa Riforma, per fare una proposta di legge di iniziativa popolare sono richieste 150.000 firme e non più 50.000, ma con la garanzia (che è una garanzia, essendo prevista dalla Costituzione) che tale legge verrà discussa e votata in Parlamento. Nella Riforma, vengono aggiunte e modificate alcune regole relative ai referendum. Innanzitutto, per i referendum abrogativi rimane il limite minimo al 50%+1 degli aventi diritto per rendere valido il voto. Tuttavia, se sono almeno 800.000 gli elettori a richiedere il referendum abrogativo, il quorum si abbassa al 50%+1 dei votanti alle ultime elezioni per la Camera dei Deputati. Se i richiedenti sono tra i 500.000 e gli 800.000, rimane la regola del 50%+1 degli aventi diritto. A parte ciò, viene introdotto un nuovo tipo di referendum: il referendum “propositivo” (detto anche “di indirizzo”), Con questo referendum, la popolazione può richiedere al Parlamento di emanare una nuova legge su un tema particolare

Parità di genere
Con questa riforma persino la parità di genere nelle Camere e nelle Regioni viene stabilita costituzionalmente: con la Riforma, infatti, viene promosso “l’equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza”. Questo significa che lo Stato e le Regioni devono avere delle norme appropriate per garantire la parità di genere nei consigli regionali, nella Camera e nel Senato. Una regola che..in realta'.. non dovrebbe essere vista in favore da parte delle stesse donne.. poiché tocca la sensibilità di chi verra' valutata per genere e non per capacità e merito. Ciò non dimostrerà mai un equilibrio tra uomini e donne, ma ..in realtà.. tenderà a penalizzare le doti stesse del mondo femminile.

Corte costituzionale
Per chiudere non si può trascurare l'importante riforma sulla Corte Costituzionale..cioè l'ente supremo che vigila proprio sulla Costituzione. Oggi è composta da 15 giudici: 5 eletti dal Presidente della Repubblica, 5 eletti dalla magistratura e 5 eletti dalle Camere in seduta comune. Con la Riforma, cambia solo che i 5 giudici che oggi sono eletti insieme dalle due Camere vengono eletti separatamente: 3 alla Camera, 2 al Senato. Inoltre, la Riforma introduce la possibilità di sottoporre alla Corte Costituzionale le leggi elettorali per accertarne la legittimità. Per farlo bisogna presentare la legge alla Corte, entro 10 giorni dalla sua approvazione, con un ricorso firmato da almeno 1/3 dei componenti del Senato, o 1/4 della Camera. La Corte ha 30 giorni di tempo per pronunciarsi, e la legge non viene promulgata se viene considerata incostituzionale.

Questo.. in breve.. il quadro che racchiuse le riforme volute da chi pensa di poter governare questo Paese senza una più accurata ricerca ed una particolare attenzione per il variegato territorio. Ci potranno essere condivisioni o critiche su un Si o un No al voto della consultazione di Dicembre, ma ciò che resta fortemente discutibile in queste riforme è l'obiettivo che non sembra essersi raggiunto...e cioè quello di rendere funzionale, meno farraginoso e più sicuro.. l'ordinamento istituzionale delle Camere nel rapporto politico col Paese.

Una riforma molto confusa che denota tutta la fretta con la quale si è voluto procedere. L'errore è quello di dare per scontato che il bicameralismo paritario debba e possa superarsi in forza di sistemi maggioritari che hanno per fine un più comodo bipartitismo con un riscontro immediato con una governabilità. Comodo..ma anche insicuro.. poiché senza dinamica parlamentare si spegne in realtà ogni dialogo con la minoranza e la forza di una vera politica democratica. Questo avviene perchè si parte dal preconcetto che la governabilità debba essere assicurata a prescindere e non ricercata con metodo.


Il combinato con la legge elettorale definisce la politica che Renzi e la stessa Europa dei potentati economici vorrebbero per dare forza ad una governabilità arrogante e poco democratica. E' infatti l'insieme di questa con le riforme che mette in evidenza considerevoli anomalie. Premio di maggioranza, soglie, collegi, voto di lista al ballottaggio, che combinati con le riforme, impediscono di rendere equilibrio ai necessari pesi e contrappesi occorrenti. Ma basterebbe fare una valutazione sul metodo grossolano con il quale si è proceduto.. tra fiducie, patti e scambi di voti, per rendersi conto che non ci sarebbe nemmeno bisogno di entrare nel merito della questione per rimarcare la chiara volontà di voler schiacciare ogni giusta procedura . Un procedimento che mette in evidenza atteggiamenti sprezzanti ed insensibilità politica di coloro che credono di poter cambiare le regole di quello che loro stessi ritengono essere un semplice gioco.