28 feb 2014

Una domanda..su voto e consenso


 

Credo che una buona parte dei cittadini che votano.. non sono per niente coscienti del consenso che esprimono… C’è chi vota di pancia o per figure…molti attratti da un carisma o una comunicazione che li cattura..in tanti, è inutile nasconderlo, persino dietro la spinta di piccoli compensi o di un preciso tornaconto…
Sorrido sempre quando nei talk televisivi i tanti soloni della politica che si succedono.. affermano che i cittadini sanno e capiscono..perchè non sono stupidi…Stupidi forse no..ma ignoranti (nel senso che ignorano)..penso proprio di si.  Se non uguale alla percentuale dei non votanti..quelli che ignorano sono davvero tanti
Fatta questa premessa…c’è da domandarsi: Quando in questo Paese non và a votare il 40% circa e del restante 60%..almeno la metà esprime un voto per ignoranza o condizionato dalle figure..non rimane che il 30% dei votanti che in linea di massima potrebbero esprimere un voto non influenzato, ma supportato da una consapevolezza. Di questo un terzo è rappresentato da una forza che tende a distruggere un vecchio sistema sul quale poggia l’impalcato istituzionale (M5s)..Mi domando come, su questa base del restante 20%, si possa mai tentare di costruire un qualunque bipolarismo a cui poter credere… Con quale forza e quali aspettative?  

v.cacopardo

Una democrazia poco democratica



GRILLO RENDE FORZA A RENZI
di vincenzo cacopardo

Come era logico prevedere il pastore Grillo ha dimostrato di non poter contenere le sue pecore dentro l’ovile! Si..perchè di pecore si è fin qui trattato…fino a quando qualcuno non ha deciso di dare prova di avere un proprio pensiero.. contrastando la linea assoluta della  guida politica di un capo alquanto despota. Finalmente, con la voce avversa di alcuni senatori del Movimento, pare di assistere alla metamorfosi.. alcune pecore sembrano essersi trasformate in lupi.

Comunque voglia leggersi.. questa storia dimostra tutta l’incongruenza di un Movimento che si è sempre proposto a democrazia diretta e che, in realtà, ha messo in evidenza le reazioni portate quando si tende a costringere un dialogo. Quale democrazia può essere quella di far decidere attraverso un si od un no.. premendo il tasto di un computer e quindi senza instaurare quel dialogo che definisce i contorni di ogni provvedimento da prendere?
Il significato che il patron Grillo dà alla democrazia è veramente poco credibile e nel recente caso dei senatori dissidenti macchiatisi di un reato d’opinione,  assume una caratteristica singolare..poichè l’opinione stessa vive in ogni naturale confronto. Quando si afferma ..come fanno molti proseliti..che il programma del M5s è sempre stato a conoscenza degli aderenti e che.. chi vi entra.. non può fingere di non conoscerlo, non si fa altro che asserire una sciocchezza…in quanto ogni programma è in sé generico e mutevole nel tempo: Una cosa è conoscerlo..un’altra è l’indispensabile dialogo che forma lo scambio in favore di una sua costruzione.
Se poi andiamo a vedere che i senatori Bocchino, Orellana e Battista, sono stati espulsi sulla votazione al computer operata da 43.368 iscritti del Movimento di cui 29.883 hanno votato per ratificare la delibera, non possiamo non tenere in considerazione l’esiguo numero di coloro che l’hanno invalidata..  rispetto alle centinaia di migliaia di iscritti ed ai milioni di voti appartenenti a tale organizzazione.

Non dobbiamo nemmeno dimenticare che.. qualche tempo fa.. un'assemblea dei parlamentari del M5S ha votato l'espulsione della senatrice Adele Gambaro, rea di avere espresso opinioni in contrasto con quelle di Beppe Grillo dopo l’esiguo risultato racimolato alle elezioni amministrative. In quell'assemblea vi furono raccolte cordate composte dai fedelissimi di Grillo, che non ammettevano alcuna critica al supremo capo.
La logica domanda che dobbiamo porci, è quella di non capire per quale ragione queste assemblee non si siano mai volute tenere prima delle candidature.. Insomma…. sarebbe stato molto più logico conoscere meglio il pensiero di coloro che entravano in questo Movimento prima di una loro candidatura.. in modo da non portarli alla cieca verso una elezione poco convincente. Come si può oggi pensare di dirigere un pensiero quando prima non si è nemmeno fatto lo sforzo di conoscerlo?
Siamo di nuovo allo scontato resoconto di un Movimento che si è voluto costruire senza alcuna logica dibattimentale... Queste ridicole manovre non potranno mai portare quel cambiamento da parte di chi, in realtà, avrebbe potuto ricercarlo attraverso un fondamentale dialogo e sono pane per i denti del giovane Renzi che in ciò trova forza per attrarre consensi.

   

nuovo articolo del consigliere Cacopardo sul M5s

Smottamento a 5 stelle
di domenico Cacopardo

Gli scricchiolii dei giorni scorsi sembrano evolvere verso un vero e proprio smottamento dei 5 Stelle. Un leader tantoesagitato da sembrare addittivato (come spesso accade agli One man shower) autoritario più del lecito, assistito da un piccolo Goebbels personale, in un mix di antagonismo e di fascismo squadrista (come visto alla Camera nell’attacco fisico degli avversari), non riesce, nonostante espella e minacci sfracelli, a tenere unito un gruppo di parlamentari scelti (senza alcuna garanzia di trasparenza) dal web, cioè da cerchie più o meno vaste di amici.
Certo, molti dei neodeputati e dei neosenatori a 5 Stelle sono saliti sul carro di Grillo come si sale su un autobus celere. Smaniosi di far politica, esclusi dai partiti in campo, tutti padronali o a statuto democratico, hanno visto nelle esibizioni sopra le righe dell’excomico genovese l’occasione per uscire dall’oscurità.
La crisi del Movimento 5 Stelle è il primo frutto politico dell’operazione Renzi. Di fronte all’entusiasmo, alla comunicativa piana e immediatamente convincente (poi, riflettendoci, emergono mille dubbi), di fronte alla novità che dovrebbe rimettere in moto la Repubblica, risulta difficile, forse assurdo, rimanere fuori, in una sorta di autocastrazione permanente.
Questo profilo deve indurci a considerare in modo più attento il nuovismo renziano e quello che rappresenta in questo momento storico.
Non c’è dubbio che un po’ mentendo (come nel caso di Letta, rassicurato e spinto da Renzi all’inerzia in attesa del passaggio della legge elettorale da un ramo del Parlamento e poi infilzato per quella medesima inerzia), un po’ imbonendo, un po’ saltando gli ostacoli (che però rimangono tutti sul terreno, come Leningrado rimase sovietica nonostante l’avanzata tedesca) il premier abbia bruciato i tempi conquistando il governo del Paese prima di quanto ci aspettassimo.
Ed è anche vero che tutti sono stati strumentalizzati: D’Alema elevato a simbolo del vecchio, Berlusconi raccolto sulla strada dell’applicazione delle misure alternative al carcere, Cuperlo sconfitto nelle primarie, Bersani strapazzato in quanto rappresentante di una nomenklatura sclerotizzata, tutti sono serviti ad accreditare l’immagine di un giovane capace di affrontare le questioni in cui ci dibattiamo da vent’anni e risolverle.
Il viaggio a Treviso e quelli che farà si collocano proprio all’interno di un modo di concepire la politica: stare fuori dal palazzo, parlare, prospettare il futuro, accrescere la simpatia e il consenso.
Come nel caso di Berlusconi e di Grillo il problema è di passare dalle piazze reali o mediatiche alle aule parlamentari e concludere quanto promesso (vedere la pessima figura rimediata nel decreto-legge per Roma).
Intanto, Renzi ha introdotto il seme di un nuovo modo di fare politica: una forma comunicativa imparata da altri e coniugata con la propria gioventù.
Ci ha messo la faccia, è vero. Ma, diversamente da come dice, a pagare non sarebbe il signor Matteo Renzi da Rignano sull’Arno. A pagare il prezzo, molto salato, di un fallimento saremmo tutti noi.

È bene rifletterci.

27 feb 2014

una nota al nuovo commento di Domenico Cacopardo sul governo Renzi

Scarpe rotte eppur bisogna andar
di domenico Cacopardo
Scarpe rotte eppur bisogna andar, cantavano i nostri alpini nella tragica ritirata di Russia e mai canzone fu più appropriata per gli italiani di oggi.
Reduci da un ventennio di disastri, nella nuova transizione tra la seconda e la terza Repubblica, assistiamo sorpresi e diffidenti all’entrata in scena di Matteo Renzi, il nuovo che avanza con i movimenti di un elefante in una cristalleria.
Abbiamo già commentato i suoi discorsi e il suo governo, le genericità e la supponenza. L’insufficiente affidamento che una compagnia di giovani e giovanissimi danno a destra, al centro e alla sinistra. Le uniche certezze, nella compagine ministeriale, sono rappresentate da Pier Carlo Padoan, per un prestigioso passato nelle organizzazioni economico-finanziarie internazionali, e Giuliano Poletti, già capo del movimento cooperativo che ha felicemente condotto all’unità (exdemocristiani ed excomunisti, un ennesimo compromessino storico, fondato, però, sugli affari). Entrambi personaggi solidi, dovrebbero formulare proposte e iniziative concrete e aderenti alle urgenti attese degli italiani.
Ovviamente, di Alfano, Lupi e della Lorenzin non ci pre-occupiamo, avendo già dato prove non disdicevoli nel gabinetto Letta. Su Lupi pesa la responsabilità di una Expò dai contorni complessi e ancora in via di definizione. Sulla Lorenzin, non si può dimenticare la corretta gestione del caso Stamina, contrastata da un comportamento della magistratura di difficile comprensione.
Per il resto, un libro tutto da scrivere.
Gli esteri, per esempio, dopo i disastri del governo Monti e l’inesistenza della Bonino, Federica Mogherini sarà alle prese con due questioni difficili: il caso Marò e il semestre europeo. Dovrà imparare velocemente, dato che l’intensità dell’impegno comunitario è tale da non poter essere assolta dal solo presidente del consiglio. E sul fronte indiano, dovrà tentare di recuperare il ruolo della nazione, dopo la sciagurata decisione –influenzata dalle esigenze dell’industria militare e dal ministro della difesa- di far tornare in marò laggiù, nel subcontinente asiatico.
Va ricordato che, secondo le leggi internazionali, lo status dei nostri militari era quello di “Sequestrati senza causa” dal governo indiano: non si doveva quindi accettare la giurisdizione di quel Paese o, una volta accettata, si doveva denunziarla in tutte le sedi internazionali, rifiutando la riconsegna.
C’è tuttavia da rilevare che, oggi, sulla piazza non c’è che Renzi. La classe dirigente della seconda Repubblica, a torto o a ragione, è stata spazzata via. Se Renzi fallisse, non ci sarebbe nessuno cui rivolgersi, a meno di un passo indietro di dieci anni.
Dobbiamo, quindi, tenercelo e criticarlo tutte le volte che meriterà d’essere criticato: un atteggiamento costruttivo da cui potrà trarre giovamento e indicazioni.
E la piazza (Forconi, Forza Nuova, Notav e altri antagonisti) non deve distoglierlo dalla volontà di riformare, finalmente, il Paese.
Infine, il cambio di linguaggio: il mondo, le società, le economie vivono di attese. Quelle createsi per l’avvento dello scout fiorentino sembrano positive. Non possiamo disperderle.


Caro Domenico,
le tue critiche sul nuovo governo Renzi, malgrado ben esposte, sembrano altalenanti.. passando dalla incapacità, l’avventurismo e la supponenza dello stesso Premier, alla fiducia sull’unica figura (Pier Carlo Padoan) da te definito uomo dal prestigioso passato. Ciò mi fa pensare che, anche tu, come me, sembri poco convinto sugli esiti del lavoro del giovane "sindaco d'Italia" per via della sua generica approssimazione.
Noi sappiamo che pur condividendo le grandi capacità del neo ministro, illustre consulente economico, non potremo mai affidargli in toto l’avvenire, poiché.. proprio la politica di governo.. sarà sempre condotta da colui che è stato nominato primo ministro.Una figura intrisa di un particolare decisionismo.
Se per quanto riguarda una riforma sul lavoro, potremmo anche essere positivi per ragioni comprensibili che altrimenti ci vedrebbero prossimi a qualche rivoluzione, non possiamo di certo esserlo per tutto ciò che riguarda le nuove riforme istituzionali e costituzionali.. soprattutto per quella nuova legge elettorale che, a sentir dire, potrebbe essere presentata in un unico pacchetto.. insieme alla riforma del Senato ed al Titolo quinto. Quello che non può lasciar sereni e la superficialità con la quale si affrontano tali riforme che, nel caso del “nuovo sindaco d’Italia” verranno affrontate con la forza di una maggioranza diversa.
Tu scrivi che si deve vivere di attese, mentre prima affermavi che non è la speranza il criterio cui ispirare il giudizio su Renzi e sul suo governo, ma solo l’analisi dei passi e delle scelte sin qui compiuti, dalle dichiarazioni in Parlamento.. alle esternazioni più o meno estemporanee del presidente del consiglio, delle sue donne e dei suoi uomini. Concludevi con la sensazione di totale inadeguatezza, di sottovalutazione del caso ‘Italia’ e delle sue complessità, di un avventurismo senza ancoraggi ai fondamentali economici, sociali e politici.
A cosa.. ormai.. bisogna credere? Alle scarpe rotte a cui tu fai riferimento?

Sono quasi certo che il giovane Premier adesso aspetti di poter far forza su un nuovo scoop propagandistico per dare più forza al suo governo: il ritorno dei due Marò.  Se… come tutti speriamo.. ciò porterebbe gioia e serenità alle rispettiva famiglie dei due militari ed al nostro intero paese, per Renzi ( che durante il governo, in qualità di leader del Partito  di maggioranza, avrebbe anche potuto occuparsene con maggior lena) potrebbe adesso rappresentare un colpo di immagine sul quale far forza..per poter distogliere ogni attenzione sulla sua precaria squadra di governo.
v.cacopardo

26 feb 2014

Una critica di Domenico Cacopardo sulla speranza del nuovo governo Renzi



Non è la speranza 
di domenico cacopardo

Non è la speranza il criterio cui ispirare il giudizio su Renzi e sul suo governo. È l’analisi, solo l’analisi, dei passi e delle scelte sin qui compiuti, dalle dichiarazioni in Parlamento alle esternazioni più o meno estemporanee del presidente del consiglio, delle sue donne e dei suoi uomini.
I punti più importanti e significativi dei quattro giorni trascorsi dal giuramento sono il discorso programmatico e le conclusioni ai dibattiti al Senato e alla Camera.
È inutile girare intorno alla questione: la sensazione è di totale inadeguatezza, di sottovalutazione del caso ‘Italia’ e delle sue complessità, di un avventurismo senza ancoraggi ai fondamentali economici, sociali e politici.
Per il disprezzo verso i senatori Renzi pagherà un conto molto salato che mette già in forse l’architrave della sua politica, cioè la semi abolizione della camera alta. Un’offesa gratuita e non necessaria, manifestata più per parlare al Paese che ai suoi occasionali interlocutori.
Data la natura dell’assemblea, una delegittimazione senza il potere di farlo, giacché ogni riforma, anche quella della legge sui condomini, deve passare ancora da entrambi i rami del Parlamento, ottenendone l’approvazione.
In definitiva, una prova, non la prima né l’ultima, di autolesionismo. Se questo è un indizio, il futuro dell’Italia torna sulle Montagne russe, anche perché l’endocrinologo reggiano Graziano Del Rio, sottosegretario alla presidenza, intervistato da Lucia Annunziata, non ha avuto difficoltà ad annunciare la tassazione dei titoli di Stato. L’ha fatto perché non si rendeva conto del significato di ciò che stava dicendo. L’ha fatto perché non ha pensato che, magari, su un argomento del genere, sarebbe stato opportuno prima che necessario, interpellare il ministro dell’economia appena sbarcato dall’aereo che da Sidney l’ha condotto a Roma.
Altri indizi sono davanti a noi.
La nomina di Marianna Madia a ministro della semplificazione e della funzione pubblica conferma l’incapacità di valutare i compiti che attendono il governo. Si tratta di una ragazza eletta alla Camera nel 2008, su decisione di Veltroni. Da allora una grigia carriera parlamentare, culminata nella nuova pesante responsabilità. Se Renzi vuole correre nella soluzione dei problemi e colloca tra i principali l’Amministrazione, come farà la gentile Madia, in attesa di un bebé, a occuparsene?
Non sarà che la sua nomina sia un tributo pagato a san Veltroni, protettore del primo ministro?
E la giovane Guidi allo sviluppo economico non c’entra con la vicinanza familiare all’innercircle berlusconiano?
Sui nomi, per oggi,basta.
Ma le parole sin qui spese davanti a deputati e senatori fanno rabbrividire per dilettantismo e approssimazione: non una delle promesse è suffragata da un’idea di copertura finanziaria (e l’Europa?).
Renzi dovrebbe sapere bene che senza copertura finanziaria nemmeno il parroco di Rignano sull’Arno gli canterà il Te Deum di ringraziamento per le grazie sin qui ricevute.



25 feb 2014

Il Senato sostiene il nuovo sindaco d’Italia



di vincenzo cacopardo

Abbiamo ormai capito che il giovane Renzi è un ambizioso, ma quello che lascia più perplessi è il suo incedere troppo sicuro ai limiti della presunzione. Un personaggio dedito al comando che, per sua stessa ammissione, ama le sfide. Quello che meno si sopporta.. è la figura da missionario che lui stesso vuole imporre..il suo far credere che in lui si è accesa la luce della ragione suggerita dal Padreterno..che lui è la guida illuminata..il nuovo Messia politico da seguire per risolvere tutti i nostri problemi.
Ma chi ha deciso che il nostro destino deve essere affidato nelle mani di una figura così ambiziosa, quando.. soprattutto per quanto riguarda le complesse soluzioni delle riforme istituzionali ( che rappresentano le vere regole di democrazia sulle quali si innesta il percorso politico del nostro futuro ).. queste dovrebbero essere suggerite attraverso un consenso popolare?
A detta di molti..il discorso al Senato del giovane premier è sembrato fin troppo generico ed..in alcuni punti persino retorico..il suo dilungarsi tra  ilarità e serietà.. è apparso studiato più del suo stesso programma.. dettato in linee assai sommarie. La sua ostentata diplomazia al limite della adulazione si è messa in evidenza come a voler stemperare la sua troppo scoperta ambizione. E’ un furbo comunicatore ( di cui in realtà.. oggi..avremmo poco bisogno) che però, non sembra intuire le problematiche insite alla base della politica, pretendendo di poter risolvere il tutto..attraverso il pragmatismo amministrativo di chi opera nella funzione di sindaco di un comune. A differenza di lui, nel suo stesso Partito, il giovane Civati, dimostra maggior intuito politico ed una minore determinazione, mordendo il freno in attesa dello svolgersi del programma da parte di chi si propone con enfasi come il nuovo sindaco d’Italia.
Si pensa che oggi vi possa essere bisogno di simili personalità..sperando in un loro successo e di conseguenza ad un esito positivo per il paese e questo non possiamo che sperarlo..fino a quando ancora la speranza ci accompagnerà. I tempi stringono e le figure si impongono in un gioco di comunicazione tendente a catturare consensi..ma malgrado ciò il distacco con la politica ha ancora una forbice molto elevata.

La faccenda comunque, per il giovane Matteo si farà più complicata per via delle due maggioranze con le quali dovrà convivere. Viene in proposito una frase “Nemo potest duo bus dominis servire”.ossia.. nessuno può servire due padroni, perché amerà l’uno ed odierà l’altro, e si affezionerà all’uno disprezzando l’altro. (non a caso parole tratte dal Vangelo secondo Matteo,VI,24 ). 

Breve considerazione sull'analisi del Consigliere Cacopardo

Sotto osservazione
di domenico Cacopardo

È prematuro esprimere una valutazione sul governo Renzi, ancora all’esame ‘fiducia’ del Parlamento, ma già nell’esercizio delle sue funzioni.
Tuttavia, alcune considerazioni possono essere già formulate. La prima riguarda Enrico Letta: il suo gabinetto si è suicidato strada facendo, per l’inconsistenza di alcuni ministri, ma, soprattutto, per gli errori della sua azione politica.
Il segretario del Pd ha colto il crescente disagio del Paese e delle grandi organizzazioni sociali e ha brutalmente dichiarato la fine della partita. Come una belva savana sbrana l’antilope ferita, così, più o meno allo stesso modo, Renzi ha fatto un boccone solo di Letta.
Non sa, ma nel tempo imparerà che queste operazioni prima o dopo si pagano a caro prezzo. Non sa ma imparerà che la politica è l’unica scienza sociale esatta, nella quale il rapporto tra il dare e l’avere tende inevitabilmente al pareggio. Non sa ma imparerà che la politica è anche una scienza geografica in cui i posizionamenti sono più importanti delle strutture organizzate.
Insomma, la sensazione che questi ultimi giorni cruciali ci consegnano è quella di una sostanziale immaturità del nostro presidente del consiglio. Il braccio di ferro con Napolitano non è andato male: ha vinto sul ministero degli esteri e su diversi altri casi. Ha perso sulla giustizia e sull’economia, anche se quella dell’economia è una sconfitta che può diventare una vittoria per le qualità professionali del nuovo ministro.
Tuttavia, per molti nomi vale, per il momento, la sensazione che si tratti di “Dilettanti allo sbaraglio ammessi a un tavolo di poker di giocatori professionisti.” Debbono, quindi, tutti uno per uno conquistarsi l’apprezzamento di deputati e senatori, delle amministrazioni, dell’opinione pubblica.
Non sarà facile con una nazione stremata da sette anni di crisi, i cui effetti sono paragonabili a una guerra perduta (e di una guerra perduta si è trattato per colpa di ‘generali’ incapaci e, spesso, colpevoli di intelligenza con il nemico comunitario). Non sarà facile liquidando i rappresentanti dell’unico corpo italiano paragonabile ai diplomati dell’Ena francese: i consiglieri di Stato. È vero –e lo abbiamo scritto- che c’era e c’è necessità di un profondo rinnovamento, ma non di una capovolgimento dei valori sul terreno. Un exdirettore generale del comune di Reggio Emilia non ha le competenze giuridiche e organizzative per governare la macchina delicata che è la segreteria generale di palazzo Chigi. Nemmeno un endocrinologo reggiano ha le conoscenze idonee per entrare nel merito della produzione legislativa dei ministeri. Può avere fiuto politico sì, non competenza specifica.
Queste prime scelte testimoniano l’immensa fiducia in se stesso di Matteo Renzi e la sua debolezza culturale e politica. Esaurita la fase del frenetico attivismo si renderà conto che i problemi su cui si sono misurati persone di esperienza e qualità tecniche non sono semplici e facilmente risolubili.
Sembra accecato dal successo l’exboy-scout fiorentino. E Dio non voglia che lo sia veramente, giacché in gioco ci siamo noi e la nostra democrazia.
Il Pd, il risultato del compromessino storico tra exPci ed exDc, può alla fine di questa storia, dimostrarsi malattia terminale della Repubblica.
  
Conquistarsi l’apprezzamento dell’opinione pubblica non sarà un gioco da poco. Se un Consigliere di Stato in pensione con la professionalità e l’esperienza di Domenico, ci avverte della difficoltà di rinnovamento del potente corpo dei consiglieri di Stato, una ragione valida sussisterà. Il riferimento al sottosegretario Del Rio non viene posto come una critica generica e senza fondamento, ma diretta alle poco chiare capacità organizzative della stessa persona. Le peculiarità per guidare la delicata macchina burocratica della segreteria generale di palazzo Chigi, sembrano davvero complesse…E qui ..il fiuto politico conta veramente poco rispetto alle precise competenze.
E’ vero.. si!..in gioco ci siamo noi...tutto il Paese..dobbiamo quindi sperare nelle capacità di chi, in realtà, possiamo anche temere per incapacità.
Questo per quanto riguarda l’amministrazione  della macchina dello Stato, ma la domanda che non posso non pormi è quella di non capire la ragione per la quale finiamo sempre col doverci affidare ad una qualunque figura carismatica su ciò che riguarda le riforme istituzionali per la guida politica della Nazione…e perché.. queste..non dovrebbero essere affidate più direttamente al consenso di tutti cittadini.

v.cacopardo

24 feb 2014

L’inganno della comunicazione politica


di vincenzo cacopardo
Quando  sento parlare di comunicazione politica.. mi viene da sorridere! Non esiste una comunicazione politica buona ed una cattiva..ogni comunicazione in politica è manipolata a proprio beneficio ed a proprio uso. Pensare che vi possa essere onestà nel comunicare.. equivale a pensare che la stessa politica possa esser di norma moralmente integra. Si deve porre, quindi, il ragionevole dubbio che ogni informazione in politica sia di parte ed il fatto di indurre a farla diventare realistica ed obiettiva nell’immaginario collettivo..non rappresenta in sé alcuna buona capacità. In realtà.. ciò.. è quanto di più biasimevole e poco funzionale per lo scopo stesso della politica: Se mentire raggirando chi ascolta al puro scopo di ottenere un  consenso, può essere utile nell’immediato, sappiamo tutti che.. nel tempo, ottiene un risultato che è quasi sempre l’opposto!

Riflettiamo..ad esempio.. sulla comunicazione del Cavaliere che per anni ha riempito le orecchie di tanti cittadini ostentando un fiducioso ottimismo e promettendo una serie cambiamenti in favore del Paese. Guardiamo anche la figura del nuovo Premier Renzi che.. con la sua dialettica simulata.. prometteva al suo compagno di Partito Letta di stare tranquillo..o quando poco prima aveva incentrato la sua comunicazione giurando di rottamare..o ancora esponendosi in un gioco di comunicazione figurativa attraverso l’uso ostentato di una “smart” (ossia..un’auto di sobria eleganza) per accedere nei palazzi del potere che… al contrario.. ostentano opulenza.  Ma ancora di più.. il suo esibire l’immagine dell’ umiltà (cosa che tra l’altro non gli appartiene affatto)  attraverso il mezzo della bicicletta …il suo comunicare alla stampa.. così studiato.. rivolgendo lo sguardo a destra o a sinistra, ma mai di fronte all’ascoltatore. Tutte strategie comunicative che non guardano ai veri contenuti di una politica, ma che cercano di catturare l’attenzione del pubblico per imprigionarlo in quella sfera figurativa che in verità, risponde solo ad un vuoto.

C’è tanta gente che studia queste tecniche della comunicazione per vendere i propri prodotti, e c’è.. chi, negli ultimi tempi.. studia ed usa tali tecniche in politica per catturare l’attenzione  facendo forza sulla debolezza del pensiero altrui. Il reato che si commette..in questo caso..se pur non riconosciuto dalla legge.. è quello dell’inganno che fa sempre forza su una certa ignoranza e sulle deboli percezioni di altri .  

QUESTA NOSTRA POLITICA… SENZA METODO E FUNZIONALITA’


di vincenzo cacopardo

Nasce un governo e nascono i nuovi conflitti d’interessi.
Un potenziale conflitto da parte della neo ministra Guidi per via delle commesse dell'azienda di famiglia, la Ducati Energia, con Enel, Poste, Ferrovie con le naturali  conseguenze politiche. E’ inutile entrare nei dettagli di una storia che sta riempiendo le pagine di tutta la  stampa del nostro Paese.
Si mette ancora una volta in forte evidenza l’impossibilità di procedere nella comune casa dei poteri per la determinazione di una governabilità che non può più vedere il condizionamento dei ruoli della politica. Via.. via.. che questo governo, come altri, procederanno nel loro cammino… ci accorgeremo di quanti altri conflitti nasceranno e si moltiplicheranno. Primo fra tutti quello che ancora oggi si sottovaluta e che vede un segretario di Partito condurre il ruolo di primo ministro ed un altro che guida il potente ministero degli interni.. restando al comando del suo Partito.
Si potrà continuare ad affermare che è sempre stato così e che questa non rappresenta in sé una novità, ma sicuramente rimane una delle vecchie anomalie che contribuiscono, non poco, a condizionare l’iter di una politica che si dovrebbe  funzionale  e mai così conflittuale…La politica continua a dormire..sottovalutando questa lunga serie di singolarità..non provvedendo a disciplinare i Partiti..e sopravvalutando la funzione di una legge elettorale ancora più singolare..al solo fine di proteggere quel “totem” della governabilità… tanto scorretta… quanto instabile poiché non sostenuta alla base.
Altro che democrazia..altro che capacità politiche..altro che cambiamento…quello che sta accadendo oggi è.. in parte una finta opera di restauro..(per non dire di restaurazione) ma anche, un’azione di chiusura alle vere idee ed all’innovazione. Quel saccente pragmatismo di chi non riesce a vedere oltre il proprio naso..o che, per ambizione, ritiene di avere in mano lo scettro per le soluzioni del Paese, contrasta con l’evidenza continua delle stravaganti anormalità insite in una politica  condotta senza metodo e funzionalità.  
La politica è sicuramente una scienza…ma rimane anche arte nella esplicazione delle sue idee!   Se deve avere la funzione di “regolare i rapporti tra i cittadini e governare lo Stato”, proprio per questo, il principio specificato in quel verbo “regolare” che ne dovrebbe indicare la strada, non potrà che risultare propedeutico ed utile ad ogni azione del “governare”.  Un percorso giusto ed equilibrato dovrebbe essere quello di ascoltare  e proporre ed in seguito, interpretare e governare. Fino a ché la governabilità sarà identificata come l’unico e principale “scopo”  non tenendo conto della base funzionale del suo percorso, continueremo nella logica costante di queste figure e dei governi inventati condizionati dagli evidenti conflitti e dai giochi di potere.. 


Oggi un governo procederà verso le riforme..ma esse saranno il risultato di un’azione condotta dalla fretta e da un unico desiderio strategico di governare e non da come le vorrebbero i cittadini!..La fretta..la mancanza di idee..i conflitti ed una ottusa determinazione, continueranno a condizionare il futuro della politica del Paese.

23 feb 2014

Una chiosa alla nuova posta di Paolo Speciale

QUANDO L'EMERGENZA FA VIRTU'

di paolo Speciale

Sono ormai luogo ed affermazione comune le grandi difficoltà non solo pratiche, ma anche di carattere introspettivo ed opinionistico cui il neo Presidente del Consiglio dovrà far fronte. Un fronte non comune con la sua squadra, non tanto per l'incompetenza o la presunta inettitudine dei nuovi titolari di dicastero, quanto per la sua nota ed innata tendenza ad accentrare potere ed azione, quasi che fosse ormai una sfida personale tra lui ed il partito cui appartiene, tra lui e la nazione stessa che indugia diffidente, tra lui e l'opposizione, tra lui e l'Europa.
Renzi sa bene che la prima difficoltà è proprio quella di onorare adeguatamente ogni promessa di cambiamento, e che è prevalente e diffuso il concetto – di matrice ideologica costituzionale – che vede tuttora nelle urne la vera ed unica legittimazione di un processo di rinnovamento politico, sociale ed economico.
In questo contesto, anche ai più prudenti ed ossequiosi commentatori riesce oggi sempre più difficile non attribuire al Capo dello Stato il compimento di azioni che,stante l'emergenza di una ingravescente crisi identitaria degli altri soggetti protagonisti della vita pubblica proveniente dalla base, non sarebbero riferibili alla sfera di competenza dell'inquilino del Colle.
Prima tra queste l'avere messo all'indice la stessa possibilità di scioglimento anticipato del Parlamento, interpretata addirittura come omissione di un atto dovuto. Eppure il nostro ordinamento prevede la strenua ricerca di una maggioranza parlamentare che assicuri la fiducia ad un governo, prima di compiere questo atto “estremo”.
Ancora: tra i neo-ministri ce ne sarebbero alcuni “imposti” da “Re Giorgio”, a scapito di altri che invece erano più graditi al Premier. Ma la Costituzione recita che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i Ministri”. Non a caso utilizzando il termine “proposta”, elemento manifestamente non vincolante nella scelta, che deve essere “propria” di Napolitano e sufficientemente soltanto “non sgradita “al capo dell'esecutivo ai fini della sua effettiva legittima esecutività.
Si è dibattuto per decenni sulla  figura ed il ruolo particolari, specie nel contesto europeo, del nostro Presidente della Repubblica, “in primis” Garante del dettato costituzionale, inserendo in vari progetti di riforma, più tendenti ad un sistema “presidenziale”, la acquisizione di poteri più ampi; e tuttavia -quale anomalia solo italiana - tali propositi si sono incoerentemente alternati, tra i loro sostenitori, a ripetuti ed altrettanti tentativi di delegittimare l'esercizio di ogni facoltà già prevista nei testi vigenti, complice quella incultura costituzionale diffusa, preda irrinunciabile per addetti ai lavori cacciatori di consensi.
C'è poi anche chi dice che Napolitano abbia fatto di necessità virtù, accettando di rimanere al proprio posto in un momento istituzionalmente molto delicato e di grande emergenza.
Ma di necessità-emergenza virtù primo fra tutti deve fare questo nuovo Governo, nato su ceneri –tutt'altro che spente – di quello precedente, da cui si dovrà (difficile ora dire come) distinguere radicalmente, avendo già in comune con esso non poche caratteristiche, a cominciare proprio dalla sua anomala composizione. 
E forse non tanto anomala: il fisiologico spostamento verso il centro moderato operato da Renzi da sinistra e da Alfano da destra potrebbe essere la chiave di Volta.
“Moderato” sembra infatti la nuova parola d'ordine, ed il termine richiama la necessità di tendere al raggiungimento di un equilibrio ideale – o pseudo tale -.
Lo stesso che ogni cittadino aspira a riconquistare, magari con qualche soldo in più in tasca.
Il graduale ripristino di un dignitoso potere d'acquisto, essenziale soprattutto nelle classi sociali medio-basse insieme al rilancio di quelle piccole imprese che hanno manifestato a Roma qualche giorno fa, costituisce la ricetta miracolosa di cui Renzi non può fare a meno. E' lì che si gioca l'ultima partita, iniziata da tempo nel segno di “necessitas genetrix virtutis”.


Equilibrata interpretazione dei nuovi risvolti politici con l’ingresso di Matteo Renzi nella figura di premier della nostra Nazione. Paolo riesce a cogliere la sostanza delle pieghe della politica odierna dettata da uno stato confusionale che ha evidenziato non poche anomalie al sistema istituzionale..come lui stesso afferma: “complice quella incultura costituzionale diffusa, preda irrinunciabile per addetti ai lavori cacciatori di consensi”…
Ma, al di là della figura del nostro anziano Presidente, sulla quale mi sono già altre volte espresso, la domanda resta sempre la stessa: Se il sistema converge la sua politica verso un centro moderato. …quale scopo può avere la continua ricerca di un bipolarismo? E di contro..con quale prova di equilibrio, in questo nostro Paese, si è mai dimostrato di esser capaci di trovare una politica moderata? Sottolineo ciò in quanto Matteo Renzi, rappresenta oggi, un sostenitore del sistema bipolare, pur adeguandosi, in contraddizione, ai giochi  di una politica diversa.
Il nuovo governo appare condizionato dalla forza imprenditoriale rappresentata dalla nuova figura della ministra Guidi proveniente da Confindustria e da quella del ministro Poletti presidente nazionale di Legacoop. Con tutto il rispetto che si deve a tali figure che ben presto saranno messe alla prova..credo che aver messo questi pesanti dicasteri nelle mani di imprenditori, potrà dimostrarsi tanto positivo ..quanto limitativo. Se a questi aggiungiamo la figura del ministro Galletti con la delega all’ambiente, abbiamo formato un quadro tutto emiliano ..anzi credo, addirittura tutto bolognese. Non è tanto la loro provenienza, ma il dubbio giustificato che in loro si possa esprimere un impegno diretto verso la rinascita economica del lavoro per il Sud. Rinascita di un territorio senza il quale.. l’intero Paese non potrà mai avere sviluppo.
E’ vero: un governo perfetto non esiste..ma non dovrebbe nemmeno essere proposto senza un’attenta ricerca che metta in prima fila le esigenze ed i guasti più importanti di un Paese. Io continuo a pensare che ci sia dimenticati totalmente delle esigenze primarie del nostro mezzogiorno che, a parer mio..rappresenta una delle chiavi d’ingresso verso l’integrazione europea.  
v.cacopardo



22 feb 2014

Monti...Letta...Renzi... un unico pensiero: la governabilità



Monti, Letta, Renzi… oggi si rimette in discussione il fatto che questi ultimi Premier non sono stati votati attraverso una consultazione popolare..Ma..ancora peggio  potra' essere intravedere un futuro  con una nuova legge elettorale che intende eliminare la voce dei piccoli Partiti, inducendoli, peraltro, ad aggregarsi con i più grandi, svendendo ogni loro principio ed ogni ideale. Ciò equivale a chiudere definitivamente ogni spazio ad i valori di una politica funzionale. Non si vuole..o si fa finta di non comprendere..che la governabilità è un fine e.. per questo fine ..non si può costringere, né ingabbiare un pensiero e la voce che viene dal basso. Il problema della governabilità deve essere ricercato in altro modo e non certamente collegato all’azione dei Partiti che dovrebbero restare liberi nelle loro idee, arginando ogni possibile azione conflittuale!
Ora…quando passerà il progetto di questa nuova legge elettorale..si potrà dire addio ad una vera politica di idee spinta dai piccoli e si chiuderà lo spazio in favore dei pochi grandi Partiti che troveranno le giuste risorse per costruire un sistema di democrazia tanto simulato, quanto falso e robusto in loro favore, un muro dietro il quale il nostro Paese si sentirà protetto, ma che non lascerà più spazio ad ogni nuova e costruttiva dialettica.  
E’ finito un sistema, bisogna ripensare ad un nuovo sistema!
Mi sento di sposare in pieno queste parole di Grillo..urlate in streaming a Renzi, poiché sono le stesse parole che predico dal lontano 99..e che oggi trovano forza in questo mio blog. Di contro...però.. non mi sentirò mai in sintonia con chi, per arrivare a costruire il nuovo, intende distruggere la qualunque, non aiutando un percorso che potrebbe essere meglio raccolto e percepito in favore dei cittadini.
v.cacopardo

un commento al nuovo articolo del Consigliere Cacopardo

Un nuovo inizio: un altro
di domennico Cacopardo

Il governo che Matteo Renzi ha costituito nasce nel segno dell’innovazione  con la continuità. Immaginare qualcosa di diverso era illusorio: la politica, come la natura, si evolve. Nell’evoluzione è la garanzia del collegamento con la Storia e le aspirazioni dei cittadini.
Questo può non accadere nelle rivoluzioni o quando il divorzio tra politica e volontà popolare è così ampio da determinare il crollo di un regime.
Siamo stati e siamo molto vicini alla seconda ipotesi per un complesso di ragioni di cui il governo di Enrico Letta è stata palpabile testimonianza. L’assoluta lontananza dal sentiment generale è all’origine dei guai che hanno travagliato quella compagine, insieme all’impossibilità di dominare alcuni ministri che invece di rispondere a palazzo Chigi rispondevano direttamente al Quirinale.
Il compromesso raggiunto sul ministro dell’economia non è soddisfacente, purtroppo. Pier Carlo Padoan, consigliere economico di D’Alema primo ministro, è un fior di professionista, estraneo, però, a Matteo Renzi. Anche se ha tutte le carte per giocare il suo ruolo in modo efficace, per capacità personali e per qualificate relazioni internazionali, reca con sé il peccato originale di una scelta imposta dal softleninista Napolitano.
Non si riesce a comprendere come non ci si renda conto che il capo del governo abbia il diritto e il dovere di scegliere i suoi ministri in modo fiduciario, portando la responsabilità politica della loro azione. Il fatto che la Costituzione affidi al presidente della Repubblica la nomina dei ministri, non significa ch’egli possa inserirsi nella loro scelta.
Renzi, alla fine, si è piegato: non è il vincitore di un’elezione politica, solo di un congresso di partito.
Il suo orizzonte strategico riguarda la prossima legislatura, non questa. L’intelligenza politica di cui dispone lo spingerà alle urne non appena ottenuta la nuova legge elettorale. Anche a maggio 2014. Guidando il governo alla sua maniera, un misto di annunci popolari insieme a una tempistica molto stretta, ha reali possibilità di aggiudicarsi la maggioranza dei seggi alla Camera e al Senato.
Dopo potrà sfoderare le unghie e impedire a chiunque, si tratti di Napolitano o del suo successore, di sbarrargli la strada con richieste e imposizioni inaccettabili.
Il primo punto all’ordine del giorno per il premier è l’incontro con il suo ministro dell’economia, in precipitoso ritorno dall’Australia, dov’era per una riunione internazionale. Qui, a quattr’occhi, dovrà spiegargli che la prospettiva in cui muoversi è quella del recupero di tutta la sovranità nazionale recuperabile, della contestazione del fiscal compacte della ridefinizione dei rapporti Italia-Unione europea, nel segno dell’equilibrio e dell’equità.
La chiarezza cui lo scout fiorentino sa, di tanto in tanto, ricorrere, serve a evitare la commedia degli equivoci (e degli orrori) che ha caratterizzato l’azione di Saccomanni e Letta.
Nell’interesse dell’Italia, auguri.


Un po’ troppo ottimistico in favore di Renzi..questo articolo di Domenico che sembra dimenticare gli enormi ostacoli posti nel suo percorso verso la prossima legislatura. Prima di porci un possibile secondo incarico sul giovane determinato politico toscano, dovremmo fare una analisi più attenta su quello che l’aspetta nel breve futuro. Un governo è stato fatto, ma non ci sembra di qualità, né tanto diverso da quello precedente..se non per quella figura determinante di un economista probabilmente capace come Padoan. Riguardo alla forzatura di Napolitano ..non si può sottacere il fatto che chiunque..in un certo senso.. finisce col pagare un prezzo..quando non viene portato al premierato dai cittadini.
Ma tornando al suo neonato governo.. sono pochi, e pare.. neanche il cugino,  ad accorgersi del silenzio nei confronti di un incognita che continua ad influire con evidenza sullo sviluppo del nostro Paese. Non una parola..nè una  idea..nemmeno un piccolo progetto in favore del nostro mezzogiorno che oggi impedisce la crescita dell’intero Paese. Ci si è soffermati costantemente sul nostro rapporto con l’Europa senza affrontare con essa un progetto di sviluppo per il Sud. Non si parla di un comune progetto che potrebbe dare forza alla crescita comune di tutta la nostra Nazione.

Per quanto concerne la figura…(forse l’unica e più sicura di questo governo) Pier Carlo Padoan, nuovo ministro dell’economia, possiamo essere più ottimisti, ma non dobbiamo dimenticare che un governo non si può reggere sulla forza di un solo dicastero. Padoan è un buon economista, è professore, è stato consulente presso la Banca Mondiale, la Bce e la Commissione europea. Nominato presidente dell’Istat ha più volte rimarcato il fatto che la situazione è ancora molto delicata ed il nostro Paese sembra aver rallentato il passo. Ha spiegato anche che le tasse che danneggiano  di meno la crescita sono quelle sulla proprietà, come l’IMU, mentre le tasse che, se abbassate, favoriscono la crescita, sono quelle sul lavoro. Questa sembrerebbe la base del suo delicato lavoro.
Cosa potersi aspettare di meglio..dunque? Pare che per il nuovo ministro sia meglio concentrarsi sulla crescita che sul debito. Ma..proprio per questo.. il problema della nostra crescita non potrà mai essere slegato da un contesto che vede l’economia di un Paese diviso a metà.

v.cacopardo

Nuovo governo: molta immagine..meno qualità!


UN CARENTE ROTTAMATORE
DI VINCENZO CACOPARDO

Adesso che la montagna ha partorito il topolino, vedremo gli esiti e le capacità di un organo governativo che si voleva a tutti i costi di immagine giovanile. Assai poco.. sembra aver contato.. la determinazione di una qualità di fronte alle scelte che continuano a condizionare le solite logiche di interesse dei Partiti.
Nutrendo non pochi dubbi su una possibile rivoluzione dell’assetto costituzionale attraverso le dovute riforme, possiamo solo augurarci che.. questo governo d’immagine..riesca quanto meno a mettere mano alla riforma sul lavoro per poter dare un po’ di respiro e frenare le contestazioni dovute di una classe lavoratrice che negli ultimi tempi si è sentita abbandonata dalla politica.
Oltre ai dubbi sulle capacità di poter approntare quelle necessarie riforme determinanti per il futuro..che sembrano affidate alla giovane ministra Boschi..la quale, per quanto di bell’aspetto, non pare offrire molta fiducia, imitando di continuo il suo leader nel triste copione: “Noi vogliamo un bipolarismo perfetto che possa offrire una governabilità sicura”, ed in tal modo dimostrando ogni dubbio sulla totale mancanza di logica della visione di una politica che dovrebbe lavorare in favore della base, altre incertezze potremmo nutrire sulla neo ministra per le Regioni..la quale sembra aver votato incoerentemente contro il suo stesso governo in seno al suo Partito..Ma con quale prospettiva si può guardare ad un futuro con un simile governo?
Francamente ci saremmo aspettati di più e di meglio! Se inoltre consideriamo la totale mancanza di un progetto per il Sud avvalorata dalla mancanza di un dicastero, possiamo con ragionevolezza porci in una posizione di critica verso chi non intuisce l’importanza di un contesto del meridione che, privo di soluzioni, non potrà mai fare partire lo sviluppo e la crescita dell’intero Paese.
Possiamo forse fare forza sulle capacità di un ministero dell'Economia dove non è arrivato né il politico né un supertecnico di scuola bocconiana  sponsorizzato da Giorgio Napolitano e Mario Draghi. Pier Carlo Padoan, profilo da tecnico - capo economista e segretario generale aggiunto dell'Ocse, ha un passato da consigliere economico con i governi di centrosinistra D'Alema e Amato. Un curriculum nutrito del neoministro con incarichi internazionali che potrebbe far sperare in qualcosa. Troppo poco per chi si sarebbe aspettato da un “rottamatore” maggior coerenza ed una vera rivoluzione su programma e figure.
Se oggi si pensa di superare i problemi attraverso l’unica risorsa delle figure giovanili, difficilmente si potrà pensare di cambiare in una visione positiva. Il tema generazionale deve essere rivisto in termini di idee e di capacità innovative…il nostro Paese ha bisogno di qualità e non di immagine!