30 nov 2015

Un commento sulla nuova analisi di Domenico Cacopardo sul conflitto mediorientale.

E' uno schema sicuramente convincente quello che ci propone Domenico Cacopardo in questa puntuale analisi che chiarisce i vari punti di questa contesa islamica mediorientale.
Puntualizzare il fallimento dei mille bombardamenti su Raqqa e sulle posizioni dell’Isis è opportuno. Bombe che non potranno cancellare il dolore dei Francesi per la strage del 13 Novembre e che mettono in luce questo gesto come un estremo atto del presidente Hollande, il quale, avendo perso consenso politico nel proprio Paese, pare voler usare volutamente la forza per smorzare l'avanzata politica della LePen, Come suggerisce Domenico... un atto napoleonico di chi non appare per nulla un vero Napoleone.

Giusta ed appropriata anche la considerazione sullo stato d’assedio per l’arresto di quattro o cinque sospetti, nella città di Bruxelles che è davvero apparsa una retata al buio, realizzata secondo metodi da Seconda guerra mondiale. Da un'altro lato risulta logico anche il superamento di ogni ghettizzazione e la presa di una posizione più decisa da parte di tutti quei musulmani propensi ad accettare le regole di una società occidentale al fine di poterne accettare i principi liberali della democrazia, tra cui l'indispensabile tolleranza.. a cui Domenico Cacopardo fa riferimento.

La mia convinzione è che la divisione sunniti-sciiti non potrà mai spiegare in toto la tremenda realtà di tutto quello che sta avvenendo in in Medio Oriente. Credo sia semplificativo ridurre il tutto in questa ottica. Nel passato le comunità orientali hanno alternato momenti di convivenza più o meno stabile a periodi di forte contrapposizione e questo è avvenuto persino in funzione del mutare delle differenti condizioni politiche. Mi domando quindi se per disarmare il conflitto religioso tra sunniti e sciiti sia necessario privarlo della sua componente politica. Se.. in tal modo..si possa rinunciare a quell’identificazione tra la sfera secolare religiosa e quella dell’Islam politico.
vincenzo cacopardo




Mano a mano che passano i giorni e le informazioni si completano, va formandosi un’idea meno nebulosa di quanto è successo, compresa l’ultima strage di Tunisi.
La azzardo.
Ci sono due realtà autonome che, di solito, operano in sintonia, nel senso che ciò che combina quella esterna fa comodo all’interna. La realtà che ho definito «interna» è il sedicente Stato islamico,intorno al quale gli interessi sono fluidi e i sostegni variabili. 

Questa entità nasce sullo scontento dei sunniti per la scelta sciita degli americani riesce, in modo inatteso, a combinare la realtàiraqena e quella siriana. 
In Siria, come in Iraq, i sunniti,
maggioranza, sono ai margini del potere politico e militare e
subiscono anche i danni economici derivanti dal privilegio altrui. 
favore dell’Isis sono di sicuro l’Arabia saudita, 
gli emirati e laTurchia che, dall’intervento USA in Iraq (Seconda guerra del golfo)
ha subito una perdita netta di influenza. Ricordo che, in questo
conflitto, i turchi rifiutarono agli americani il passaggio di truppe
dal loro territorio. Anche gli Stati Uniti non hanno in realtà una
posizione netta: fa loro comodo la presenza dell’Isis nello
scacchiere perché è di contenimento alla crescita sciita e perché,
per converso, rende necessaria agli equilibri locali la presenza
americana.

L’arrivo dei russi ha sparigliato: ogni settimana
rendeva più vicina la fine di Assad e una nuova sistemazione
politica della zona, mentre con l’arrivo dei militari dell’Armata che
fu rossa, il progetto è andato in fumo. All’inizio, i francesi erano
andati solo per non lasciare agli USA il monopolio della lotta
contro Assad (e, dopo, contro l’Isis), visto che (pochi lo ricordano)
la Siria è stata per diversi decenni sotto amministrazione francese.
Successivamente, consumatosi il 13 novembre, nella cieca furia
guerresca di Hollande (Napoleone il piccolissimo), si sono
presentati in forze per contribuire a una battaglia nella quale non
potranno incidere più di tanto.
L’entità «esterna», presente ovunque in Europa, ma anche negli
Stati Uniti, è costituita da cittadini europei di seconda o terza
generazione che sono vissuti e stanno vivendo attraverso il disagio
sociale dei ghetti periferici, dell’emarginazione e della
disoccupazione endemica e di quella specifica derivata dalla crisi
del 2008. Si tratta di giovani che hanno commesso (di frequente)
piccoli reati, che, per sopravvivere, si sono dedicati allo spaccio e
che odiano la società in cui vivono, non perché sia cristiana, ma
perché li «tiene» in condizione di inferiorità strutturale.
Se non ci fosse stato lo Stato islamico ora e, prima, Al Qaeda a
fornire una piattaforma ideologica, sarebbero gli eredi delle
Brigate rosse e della Rote armee fraktion.
Hanno invece trovato a disposizione un’ideologia specifica (il
Corano) che valorizza l’essere islamici e un’organizzazione di
riferimento: i viaggi e la militanza nelle forze islamiste, utile per la
guerra in Medio Oriente, ma soprattutto per il «training» militare
di coloro che hanno poi assunto il nome di «Foreign fighter». Tutta
gente che ha attraversato l’Europa, la Turchia arrivando in Siria e
in Iraq senza alcun controllo.
Si potrebbe capire che i servizi di sicurezza dei paesi 
europei abbiano lasciato loro libertà dimovimento per poterli monitorare, 
non altrimenti, come in effetti,
è stato, una libertà di movimento assoluta.

Il vantaggio di questo sistema è che la «realtà» esterna opera e si
organizza con lo schema della geometria variabile e della
disponibilità materiale di uomini pronti al sacrificio.
Intendiamoci, l’ortodossia non è condizione indispensabile per
operare, come dimostrano la Francia e il Belgio: gli ultimi
terroristi, infatti, assumevano tranquillamente alcol e, di fatto,
avevano abitudini occidentali. Basta l’ideologia (politica) mutuata
dal Corano e dalla sua attuazione integralista.
Certo, le moschee hanno rappresentato e rappresentano un buon
cancello d’ingresso nel mondo del fondamentalismo combattente:
offrono conforto materiale ai correligionari, ragioni per
differenziarsi dalla società in cui vivono e una visione coranica di
superiorità dei «fedeli» sugli «infedeli» che sono anche ingiusti,
visto che, nella pratica quotidiana, credono in valori che i
musulmani aborriscono.
Se questo schema è convincente, si capiscono tutte le difficoltà
incontrate, tranne una: il clamoroso fallimento dei sevizi di
«intelligence» francesi (e belgi) presi allo scoperto per due volte
dall’iniziativa dei gruppi di terroristi che hanno attaccato Charlie
Ebdo prima e Parigi il 13 novembre.
Un fallimento che mille bombardamenti su Raqqa e sulle posizioni
dell’Isis non potranno far dimenticare e di cui i francesi, mano a
mano che l’emozione si sarà placata per lasciare il passo alla lucida
razionalità, chiederanno conto e addebiteranno al governo in
carica. Non si capisce nemmeno perché Bruxelles sia stata messa
in stato d’assedio per l’arresto di quattro o cinque sospetti, una
retata al buio, realizzata secondo metodi da Seconda guerra
mondiale.
Certo, tutto questo milita per una maggiore integrazione europea
in materia di sicurezza e di una risposta unitaria all’aggressione.
Ma comporterebbe una politica per l’occupazione e per la casa che
miri alla reale integrazione di coloro che abbiamo accolto tra di
noi, superando ogni ghettizzazione. E una condizione3
irrinunciabile: che anche i musulmani accettino i principi liberali
della democrazia e, tra questi, la tolleranza.
Non sarà facile né rapido: le parole di vuoto buonismo, genere
Boldrini, non servono a nulla, anzi accentuano il rancore in chi lo
nutre. Nel 2012, Barak Obama dichiarò alle Nazioni Unite: «Il
futuro non deve appartenere a chi calunnia il Profeta …» Quindi
-follia- dovrebbe appartenere a chi va in giro ad ammazzare i
calunniatori, cioè coloro che hanno il diritto costituzionale di
criticare il Corano e il suo Profeta.
Intanto, mentre la consapevolezza cresce, occorre che i servizi
segreti abbiano la possibilità di lavorare come lavorò Carlo Alberto
Dalla Chiesa: carta bianca per bonificare i luoghi nei quali si coltiva
e cresce il fondamentalismo terrorista.

Domenico Cacopardo

29 nov 2015

Le regalie di un Premier..nel Paese privo di vera crescita

di vincenzo cacopardo
Sembra che ogni euro delle tredicesime sarà impiegato per pagare tariffe autostradali, benzina, bolli, tasse, Tasi, Imu seconda casa, accise, canoni e un’altra serie infinita di altre ordinarie cose. Su oltre 34 miliardi di euro di tredicesime resterà quasi nulla nelle tasche degli italiani. Il chè significa che i consumi non potranno aumentare e che il Paese resterà fermo e condizionato nel panico di ulteriori balzelli del futuro.

Nel settembre di quest'anno il debito pubblico ha toccato la cifra iperbolica di 2191 miliardi.

Queste benedette riforme del sindaco d'Italia sono servite a ben poco in considerazione di quel poco di lavoro passato da determinato ad indeterminato in forza del suo tanto decantato “Job's act”. La povertà è in chiaro aumento, la ricchezza non investe... e non si scorge davvero un'azione positiva in proposito ad una economia reale edificata su idee e progetti validi.

Chi opera in forza di un lavoro autonomo..non riesce a sbarcare il lunario poiché non in grado di trovare acquirenti..Tanti professionisti (architetti-ingegneri-avvocati-artigiani vari- negozianti..etc) sono oggi impediti per le preoccupazioni dei potenziali clienti che rimandano su ogni spesa, la quale viene pesata con estrema oculatezza. Inoltre il mezzogiorno..che continua nella sua opera di resistenza..rimane inchiodato in un percorso poco definito per la mancanza di un piano più utile e confacente al territorio. 

Le crescenti disuguaglianze tra una parte ricca della popolazione e la parte povera sono un'evidenza alla quale non ci si può sottrarre e questo è dovuto proprio al fatto che non si è messa mano ad un progetto valido che includesse Nord e Sud del paese in una politica economica più armonica e funzionale alla crescita dell'intero Paese. Continuano a mancare idee precise per lo sviluppo ed il governo continua a dettare regole sul lavoro senza proporre le fondamentali idee valide per la fortificazione di un'economia più consona ad una innovazione. Ogni principio pare abbattere ogni considerazione sulle idee progettuali.

L'opera governativa di Renzi è sempre rimasta bloccata da una visione di regole e principi in senso assai pragmatico e non ha provveduto a guardare avanti e leggere in lungimiranza un indispensabile sistema di innovazione più utile e conforme al Paese: Ha esaltato di continuo la sua comunicazione ...ha promesso piani di investimento......ha operato e continua ad operare attraverso regalie a chi più gli fa comodo.. Oggi continua con l'irrituale principio di voler donare questo bonus ai giovani studenti..senza percepire quanto sarebbe più utile portare avanti le idee di costoro che portando forza ad una innovazione qualitativa. 

Ma cosa può significare questo offrire di volta in volta bonus alle categorie a cui fa più comodo? Al di là di una valutazione del gesto ufficiale( quindi non nascosto), cosa vi è di diverso politicamente da ciò che hanno fatto nel passato quei Partiti successivamente rincorsi da un inesorabile giudizio morale? Partiti condannati da un verdetto dei cittadini per aver operato per un voto di scambio.       

28 nov 2015

Amministrative..un "ostacolo" per il neo partito della nazione?

La prossima settimana, potremmo avere un quadro più chiaro delle candidature del centrosinistra per le primarie delle amministrative del 2016.
di vincenzo cacopardo

Matteo Renzi dopo un incontro con il commissario di Expo Giuseppe Sala e quello col sindaco Giuliano Pisapia al termine del mandato, affronterà il dialogo con il vice sindaco Francesca Balzani. Non tutto al momento sembra chiaro, anche perchè legato nel contempo al problema della candidatura di Roma..altra città in discussione sulla scelta del nuovo amministratore. Per quanto riguarda Milano pare ormai chiaro che dovrà scegliersi nell'immediato l'alternativa tra Sala e la stessa Balzani.

In questi giorni Pisapia sembra seguire una strada diversa da quella di Sala ( cosa che mette un punto preciso su ogni possibile intesa). Al momento il sindaco pare accusare Sala di eccessive esitazione in proposito ad un suo preciso impegno ufficiale..mentre di riflesso il commissario Sala è rimasto colpito dalle parole del sindaco uscente, che già da giorni ha fatto intendere un chiaro orientamento per la sua vice Balzani che in più avrebbe il sicuro consenso da parte di Sel ed altri movimenti cittadini locali.

Non v'è dubbio che a Milano..città che oggi sembra voler rappresentare il centro di un nuovo interesse di una nuova politica di sinistra... Pisapia rimane un nome in testa nei sondaggi. Ma se il commissario Sala decidesse di candidarsi davvero, non è pensabile che lo stesso Pisapia possa sostenerlo senza perdere una forza politica già acquisita e di supremazia.. restandone anche futuro oscurato nell'immagine. Ragione per la quale al sindaco conviene giocare la carta di chi in questi anni gli è stata accanto nel governo della città. Tra l'altro, in forza di ciò, pare che la vicesindaco ed assessore al Bilancio sia stata apprezzata notevolmente per il lavoro fin qui svolto.

Nel frangente i Partiti di destra..per l'amministrazione milanese.. restano in attesa delle scelte del PD..nella speranza che possa rompersi quell'armonia di una sinistra alla guida di Palazzo Marino. Tuttavia i nomi che avanzano sono quelli del direttore del Giornale Alessandro Sallusti e dell’avvocato Annamaria Bernardini de Pace..nomi che saranno ponderati anche in base alle prossime scelte del Partito avversario. Ma... come sopra scritto.. vi è anche la scelta dei nomi su Roma: Se il candidato del PD dovesse essere Stefano Fassina (candidatura che potrebbe mettere pace all'annoso conflitto con l'area interna da sempre poco favorevole alle scelte operate nel partito) non è escluso che si potrà aprire un nuovo dialogo con l’ex sindaco Ignazio Marino per contrastare in tutti i modi l'avverso e pericoloso candidato dei 5 Stelle.

Con l'idea di un nuovo "partito della Nazione"... non si fa che formalizzare una rottura con una parte del PD.. ma si rimettono in gioco tutte le forze che, nell'ambito della poco affidabile politica, si muovono per ricercare nuovi spazi pur di restare alla ribalta.Tutto ciò non può di certo creare tanta fiducia.. poiché nell'idea edificatrice di un simile Partito.. non pare esservi proprio nulla di esclusivo e di nuovo.. nè tantomeno frutto di una particolare ricerca per una politica veramente innovativa. Un disegno politico che oggi gioca il tutto per tutto sulle scelte da affidare alle figure da proporre per le amministrazioni delle due grandi città


L'idea di riproporre l'identità nazionale attraverso un singolare "Partito della Nazione" si presenta solo come una concezione opportunista per richiamare l'attenzione dei cittadini ad una politica di convenienza..e per cercare di rimanere incollati ad una politica vecchia e stantia.. Una strategia politica per richiamere all'ovile le tante pecore di un Paese che ancora non percepisce l'innovazione.Ma anche per bloccare l'avanzata di movimenti nuovi e di rottura ad un sistema che in realtà non funziona.. come il Mov 5Stelle.

Roma.. ed acora di più Milano... rappresentano oggi un'incognita. Una difficile operazione all'interno di un Partito per arginare ogni possibile spaccatura che insiste e che Renzi riesce a stento a contenere ostinandosi ad esercitare il ruolo di segretario malgrado le continue problematiche alle quali far fronte come Premier su una realtà politica estera assai complessa ….Un'altra possibile spaccatura in seno ad un PD tendente a rappezzare ogni giorno di più un andazzo che potrebbe compromettere ogni strategia anche sulle prossime candidature delle primarie delle due grandi città.

Valori musicali di un artista che ha creduto alle proprie naturali capacità

C'è chi in Sicilia si impone con i valori di una particolare arte musicale

Ad osservare il ricco curriculum di Giuseppe Milici, palermitano doc, ci si rende conto di quanta passione ed impegno questo artista ha messo per diffondere a livello internazionale la sua naturale capacità musicale.

Proponendoci sempre di mettere in luce i valori, non possiamo esimerci dall'evidenziare le doti di tutti coloro che in questa difficile terra hanno lavorato con successo a disprezzo dei tanti impedimenti..esprimendo ed esportando con passione la loro arte..attraverso ogni forma ed ogni mezzo. Ciò proprio per lo scopo di far emergere l'importanza dei valori che devono ad ogni costo porsi con preminenza su ogni altro principio di socilizzazione e cultura.

Bisogna essere grati a chi come Giuseppe, malgrado le complessità di una terra spesso trascurata e politicamente poco propensa all'attenzione dei propri valori umani, si è saputo muovere con la forza di una passione e delle proprie doti naturali.. per proporsi in una società mondiale che spesso ci vede costantemente sottomessi ad una mentalità succube, complessa e piegata all'imposizione. Una arretratezza la nostra.. che, invero, nasconde alte capacità e grandi valori. Il valore artistico e le capacità musicali di Giuseppe..diffuse nel mondo.. possono sicuramente servire ad aiutare il percorso politico culturale di cui oggi la Sicilia ha tanto bisogno.
vincenzo cacopardo


Nato a Palermo il 22.11.1964, Giuseppe Milici ha studiato l'armonica cromatica con il M° Willi Burger, armonia e tecnica dell'improvvisazione con il M° Larry Nash e pianoforte con il M° Salvatore Bonafede.
Il suo talento emerge dalle sue prime collaborazioni con 
Enzo Randisi e proprio accanto al popolare vibrafonista, oltre che a musicisti del calibro di Romano Mussolini e Lino Patruno, Milici intraprende le prime esperienze professionali.
Dal 1983 svolge l’attività di armonicista e compositore, lavorando per trasmissioni televisive nazionali quali: “Serata d’onore”, “Fantastico”, “Uno su cento”, “Il numero uno”, tre edizioni del “Festival di Sanremo”, “Un Natale Italiano, "Novecento", "I Fatti Vostri” e “Taratatta”.
Nel 1990 invitato da Adriano Mazzoletti alla trasmissione radiofonica "Radiouno sera jazz", incontra Martial Solal che dice di lui :"Milici ha il giusto feeling e dimostra di aver capito tutto in fatto di jazz".
Sempre nel 1990 entra a far parte
dell'Orchestra Europea, diretta dal M° James Newton, con la quale si esibisce in un concerto trasmesso in diretta europea. 
Ha un rapporto privilegiato con il cinema, esegue le musiche del film “Il mago” con Anthony Quinn e successivamente quelle per le fiction  “Avvocato Porta” con Gigi Proietti e “Tutti i sogni del mondo” con Serena Autieri, più recentemente esegue le musiche del M° Abeni per il film "Vaniglia e cioccolato" con Mariagrazia Cucinotta. E’ il compositore della colonna sonora del film “La Terramadre” di Nello La Marca presentato alFestival del Cinema di Berlino del 2008. 
Nella sua lunga carriera, iniziata nel 1983, si esibisce svariate volte negli USA (Blue Note di New York), Olanda (Theater Carrè) , Svizzera, Marocco, Australia, Inghilterra, Francia, Sud Africa (Witz University Great Hall), Mozambico, Swaziland, Germania, Polonia ed Argentina 
Suona in mondovisione con i 
"Dirotta su Cuba".  E si esibisce al fianco di artisti di fama internazionale quali Laura FygiPhilip Catherine e Toots Thielemansricevendo il plauso dei media.
Dal 1998 Milici inizia a lavorare anche nell’ambito della musica classica suonando al fianco del 
M° Zoltan Pesco con il quale esegue musiche di Gyorgy Kurtag ed in seguito, con l’ensemble ottava nota, esegue musiche di Gordon Jacob, Bach, M. Betta e G. Sollima.
Nel 2001 lavora con Riccardo Pazzaglia ed incide per Gigi D'Alessio, Gino Paoli, Dirotta su Cuba, Ivan Segreto. Compone “Novembre 64” che ben presto diviene sigla della rubrica culturale di  RAI 3.
Nel 2002 viene invitato a suonare con il suo quartettoa 
Castel Sant'Angelo a Roma.
Nel 2003 è in tour in Italia, oltre che con proprie formazioni, con la scrittrice Evelina Santangelo che presenta il suo libro "La lucertola color smeraldo" con la quale sarà ospite anche della trasmissioneRAI "Fahrenheit". Lo stesso anno viene intervistato da Alex Pierotti per RAI Internationaled è ospite di Stefano Spadoni per l'emittente radiofonica Big Apple Radio di New York. A Dicembre realizza il cd"November 64" definito da Toots Thielemans "ben suonato e ben prodotto".
Nel 2005 registra il cd "Beatles Jazz Tribute" che viene presentato a Parigi per la "settimana della moda" ed è ospite di diverse trasmissioni RAI quali : "Fahrenheit", "Notturno Italiano", "Taccuino Italiano" e suona  al Blue Note di New York e di Milano.

Nel 2007, con Eliot Zigmund, Bill Moring e Mauro Schiavone registra il cd tributo a Burt Bacharach, mentre in veste di compositore realizza la colonna sonora del film “La Terramare”. A Giugno suona alla Fenice di Venezia, accompagnato dalla Sinfonica di Sofia diretta dal M° Maurizio Abeni. Ad Ottobre si esibisce a Parigi durante la settimana della moda e conl’Innovative String Quintet suona in alcuni locali storici di Buenos Aires.
Il 2008 ed il 2009 sono per Milici gli anni delle
 tournèe internazionali che lo vedono impegnato sui palcoscenici di alcuni tra i più prestigiosi locali e teatri del mondo, tra questi: New York, Parigi, Buenos Aires, Maputo, Stoccarda, Dresda, Salonicco e Johannesburg. A fianco del popolare trombettistaFabrizio Bosso si esibisce alla Casa del Jazz di Roma dal quale concerto viene registrato un cd live uscito nel 2009 per L’Espresso.
Nel 2010 collabora con la cantante 
Antonella Ruggiero e con l’attore David Riondino, realizza le musiche per i film: “Ninnarò” e “Miricanu”, partecipa, in qualità di solista, alle 7 puntate di “Novecento” condotte da Pippo Baudo,dove si esibisce tra gli altri anche con la cantante Amii Stewart. Lo stesso annorealizza il cd “Michael Jackson Jazz Tribute”.

27 nov 2015

Crocetta..ancora una mozione di sfiducia

di vincenzo cacopardo
Ancora una volta si insiste con la mozione di sfiducia al governo Crocetta! Questa volta a proporla è Forza Italia per voce di Miccichè. L'ex viceministro afferma che una maggioranza sconclusionata ed avida di potere persevera ancora nel governare malgrado i disastrosi risultati.

Per Gianfranco Miccichè, oggi commissario in Sicilia del partito di Berlusconi, bisogna chiudere definitivamente la porta ad una pessima gestione politica di un governo tenuto in piedi grazie ad un Pd e l'Udc, partiti che si divorano la Sicilia. Miccichè ed il suo partito parlano di una condivisione sulla proposta di sfiducia definita in alcuni punti: Una incapacità di Palazzo d'Orleans di spendere i fondi comunitari, il conto consuntivo che vede diminuire la ricchezza della Regione e le più che evidenti inadempienze amministrative che causano una reale paralisi dei pubblici appalti.Una mozione di sfiducia di un Partito rivolta a chi, oggi, rappresenta il passato e la peggiore espressione di una politica ciarlatana e boriosa.

Se tutto ciò è vero ed in Sicilia si rimane ancora aggrappati a vecchi schemi che richiamano  quei partiti ormai alla deriva e politici di un tempo che continuano a padroneggiare e dettare schemi antiquati su destra-sinistra e centro, è anche vero che nulla si è fatto di buono nemmeno quando Forza italia padroneggiava nella nostra Regione.

Vi è sempre stato un vuoto assoluto di una Regione che pare abbandonata da ogni innovativa cultura politica. Tutto sembra rimasto fermo nel tempo e non si scorgono personaggi che possano infondere la voglia di poter far crescere la politica regionale in un'ottica diversa e di vera innovazione. Abbiamo ancora in campo ex ministri che operano quasi nell'ombra, con la vecchia mentalità sistemica centrista e che ritengono di poter continuare a creare movimenti alternativi ad una destra ed una sinistra, ed in qualche modo raccogliere dissidenti renziani e di Forza Italia per potersi costruire un proprio spazio politico...Continuano a dettare una linea che loro stessi definiscono.. in modo alquanto sommario ed anacronistico..nuova, ma che..in realtà rimane sempre vecchia nello spirito e nella concretezza.

E' però.. quantomeno eccentrico vedere portare avanti una mozione di sfiducia, (per quanto da tempo desiderata), suggerita da chi nel passato ha perso vere occasioni per dare un serio impulso di crescita alla Sicilia...Per di più ritenendo tale mozione obbligata in forza di un Partito che in Sicilia ha perso inesorabilmente consenso e non sembra mai specificare un vero programma alternativo di innovazione .


26 nov 2015

Alfano, l'enfasi dei finanziamenti.. e la propaganda governativa


di vincenzo cacopardo
E' stupefacente osservare con quale enfasi il ministro Alfano annuncia il finanziamento per duemiliardi di euro diretto alla sicurezza. Strabiliante far apparire come la grande idea dell'anno operata da un governo in favore del Paese, quando tutti sappiamo come negli anni precedenti nulla si è fatto in proposito..e se non fosse per gli attentati terroristici avvenuti a Parigi ..il governo Renzi non avrebbe fatto nulla in proposito. Forze dell'ordine e della sicurezza alle quali la guida politica del ministro dell'interno, sembra non avessero portato la giusta attenzione in proposito, ma adesso Alfano esalta in tono esagerato un finanziamento già dovuto da tempo ( di cui ancora non abbiamo precisi piani e riscontri) come fosse un'operazione unica..e che.. al contrario risulta assai tardiva.

Ma dove stà la brillante operazione di questo finanziamento in favore della sicurezza che già da tempo si doveva?..Dove sta l'abilità e la genialità?..Quando sappiamo perfettamente come non si è mai fatta opera di prevenzione in proposito ad ogni tema sulla sicurezza!... Come per l'ambiente ..dove.. se non succede il disastro e le decine di morti.. non si provvede a finanziare opere per la bonifica idrogeologica preservando strade ed autostrade, anche per preservare la sicurezza da atti criminali e terroristici, se non accade la carneficina..la politica non si muove!

Ma se un politico non opera in lungimiranza..quale può mai essere la sua capacità operativa? Quale la sua percezione operativa ambientale e sociale in favore del Paese? Troppo facile far apparire in tono di magniloquenza una delibera di finanziamento che ha tardato notevolmente nei tempi rendendo svantaggi ai lavoratori per la sicurezza costretti ad operare con auto sgangherate e limitate nel carburante, giubetti antiproiettile scaduti ed armi poco adatte ed insicure etc.. Non ci vuole proprio l'ingegno di Alfano! Qualunque cittadino sarebbe stato capace di pensarvi prima. Sorpende quindi l'enfasi nelle dichiarazioni del Ministro che di fronte ai giornalisti che lo intervistano esprime, autogloriandosi, una particolare esultanza rispetto ad una decisione così scontata e pleonastica...carica unicamente di una retorica propaganda.

Nel frattempo.. a proposito di propaganda..Renzi persevera con le regalie..Questa volta nei riguardi degli studenti con il bonus dei 500 euro. Chiaro esempio di come il Premier insiste con i benevoli premi che, nelle more delle prossime amministrative, potrebbero portargli agognati consensi. Elezioni che, come per gli ottanta euro, verranno nuovamente viziate da queste mance che nulla avrebbero a che spartire con un libero consenso.
Renzi sembra perdere il pelo, ma non il vizio!  

25 nov 2015

Esportare una democrazia..



.non tenendo conto di un processo culturale, sociale e religioso...
di vincenzo cacopardo

Esportare la democrazia ad uso del metodo americano.. pensando di poter redimere popolazioni le quali per cultura e storia hanno già percorso centinaia d'anni in una loro cultura ed una religione che ne ha determinato il processo sociale ..è un'impresa avventata e spesso controproducente. Una democrazia non può inventarsi e sostenersi di colpo su un Paese che ha vissuto una civiltà talmente diversa da comprendere e da accettare. Ancor di più se ciò si intende farlo attraverso l'uso delle armi.

La politica internazionale degli Stati Uniti degli anni passati sembra aver sbagliato tutto! Ma cosa è poi questa loro fede democratica? In realtà la fede democratica ha avuto origine dalla tradizione religiosa dei tanti coloni americani. Alexis de Tocqueville nell'800, col suo importante testo sulla “democrazia in America” ci informava di come quel giovane sistema, costruito e fondato sulla libertà, è sempre stato caratterizzato da un’uguaglianza: Un risultato di eventi e lotte che in quel Paese hanno contribuito ad una evoluzione precisa non priva di culture in cui la religione ha portato il suo contributo .

La forza di una propria religione condiziona la politica di ogni Paese malgrado una Costituzione possa tendere a separare i principi religiosi da quelli laici della politica e del vivere sociale..Ma sappiamo anche che in certi Paesi, nel corso della storia, la politica non si è mai davvero separata dalla religione: Persino nella stessa America l' intreccio politico-religioso si salda nei luoghi di culto laici per lo più adornati dalla bandiera a stelle e strisce. L’America è sicuramente una Nazione con l’anima fondata su un credo, esposta con religiosa limpidezza nella sua Dichiarazione d’Indipendenza. Ma questo pretendere di infondere il proprio sistema di democrazia occidentale, rappresenta davvero l'efficace criterio di cui necessitano i paesi mediorientali?La pretesa e di poter esportare con un atteggiamento relativamente supponente i propri principi di democrazia... (che già di per se difettano alla base per l'incidenza determinante della forza del denaro) non possono che lasciare seri dubbi su una possibile redenzione di quei paesi del Medioriente... Motivo che.. per principio stesso.. dovrebbe far riflettere soprattutto noi stessi.

Breve nota sul commento di Domenico Cacopardo sull'incidente dell'aereo russo

"Una vera presa di responsabilità è sicuramente quella che in questo momento non si scorge. Al di là del fatto che un incidente militare prima o dopo sarebbe accaduto..in un'area di per sé rischiosa..e nella totale confusione che in questi giorni ivi regna, quello che non convince è il fatto che possa trattarsi di un incidente. Se era chiaro che aerei militari russi avrebbero dovuto bombardare in territorio Siriano passando inevitabilmente in quello spazio aereo ..quale ragione vi era di colpirli con tale convinzione? La Turchia sembra aver mostrato a viso aperto la sua posizione antirussa e comunque poco utile e di imbarazzo per la sicurezza di un patto atlantico ..Azione pericolosa per un conflitto già di per sé confuso e che potrebbe aggravare lo stato delle cose. Domenico chiarisce a fondo le vere responsabilità di Obama che persevera in un territorio lontano dai suoi confini verso una lotta che non lascia vedere risultati più utili per accordi di pace.
vincenzo Cacopardo


Era fatale che l'incidente dovesse accadere: un caccia Sukhoi24 dell'aviazione russa è stato abbattuto perché avrebbe violato lo spazio aereo di quel Paese. Sostengono i russi che il Sukhoi, che volava con un aereo gemello, era all'interno dello spazio siriano, tanto che il recupero di uno dei piloti si sta svolgendo all'interno dei confini siriani. Il governo turco, presieduto da Ahmet Davutoglu, stretto uomo di Erdogan, ha informato la Nato chiedendo una consultazione d'urgenza con gli alleati.
C'è una constatazione elementare da effettuare: in una zona piuttosto delimitata, in questo momento, volano e bombardano aerei di Russia, Stati Uniti, Francia, Giordania, Siria di Assad e, marginalmente (visto che si dirigono verso le zone curde), turchi. Quindi, prima o dopo doveva scapparci l'incidente. In realtà, un coordinamento operativo tra "alleati" sembra esserci solo tra russi e francesi, anche se si tratta di un'alleanza sui generis proclamata da Putin che, con una diretta spettacolare, ha dato ordine al comandante della flotta in Mediterraneo di comportarsi da alleato nei confronti dei francesi. Se la guerra all'Isis e il sostegno russo-iraniano ad Assad continueranno sulla strada attuale, gli incidenti potranno ripetersi con conseguenze imprevedibili.
La responsabilità primaria di quanto sta accadendo ricade sugli Stati Uniti e sul presidente Obama: al di là della difesa della propria strategia che Obama continua a formulare, la realtà è ben diversa. Gli atti e i comportamenti americani testimoniano di incertezze e contraddizioni sin qui non sanate, talché l'America è alleata, per esempio dei curdi e della Turchia che s'è inserita nel conflitto proprio per combattere i curdi. E, proprio a causa delle proprie indecisioni, è stata costretta ad accettare il fatto compiuto della presenza delle forze armate di Putin nella zona e dovrà accettare che truppe di terra e corazzate realizzino ciò che Obama aveva escluso con specifica enfasi: “Boots on the ground”.
L'altra questione è la Francia, vittima e detonatore di un conflitto nel conflitto, rispetto al quale gli stessi Stati Uniti, ma anche Germania e Italia rimangono freddi, anzi gelidi. Il rischio che il mondo corre è quello di una già troppo annunziata, anche da papa Francesco, Terza guerra mondiale che, oggettivamente, per ora non c'è.
Non si possono aspettare le elezioni americane: la messa in sicurezza dei rapporti tra le potenze che si confrontano sul medesimo terreno e con obbiettivi non contrastanti è la prima priorità. Dalla coalizione dei volenterosi occorre passare alla coalizione dei responsabili.
domenico Cacopardo


24 nov 2015

Una nota..sull'arte profetica di Sgarbi..

L'arte è espressione di una storia nella quale le immagini sono dei correlativi oggettivi della realtà vivente degli uomini: ed essi possono, per altro, non percepire l'avanzamento di conoscenza che l'arte indica.Quindi la situazione creativa, artistica e letteraria di un'epoca può essere molto più avanzata rispetto a quanto i cittadini percepiscono.”

Mi colpisce questa frase di Sgarbi che indica in pieno tutta la percezione avanzata del critico... Un maestro delle analisi critiche che.. nel dialogo con chi intende conciliarsi con l'arte.. appare davvero unico. Il suo intuito percepisce al di là di ogni comune osservatore e la sua dielettica brillante riesce a farsi intendere anche da chi.. ..potrebbe anche non essere vero amante dell'arte. Naturalmente per chi.. come il sottoscritto.. si è già da tempo impegnato nello studio dell'arte ed ha una buona conoscenza del ricco patrimonio artistico del nostro Paese, le parole di Sgarbi sulla correlazione esistente con la nostra realtà e la mancata percezione rispetto ai tempi.. è chiarissima.

L' evoluzione espressa in tutti i tempi sia nell'arte che nella letteratura.. a dispetto di chi non riesce a percepirla.. rimane un fatto inequivocabile: Assai più evidente è la percezione creativa sull'arte moderna a partire da quella impressionista..futurista e cubista dei primi del novecento o anche, come afferma il critico, la letteratura di Italo Svevo..ed il particolare cinema espresso dalle pellicole di Spielberg .

Indubbiamente ogni forza creativa costituisce una potentissima anticipazione sui tempi e quindi una mancata percezione rispetto ad una collettività. Un argomento non del tutto alieno da un comparabile rapporto con la cultura politica che oggi non vede alcuna spinta creativa. Spinta compressa ed ostacolata da un prevalente cinico pragmatismo che si inserisce nel costante dialogo di una dialettica sterile privata costantemente da un' essenziale forza delle idee.
Una politica che guarda in assoluto solo ad una realtà esistente o copia pedissequamente gli esempi degli altri Paesi.. privandosi conseguentemente nella ricerca delle idee creative, Ciò finisce col restare paragonabile a quella pseudo arte manierista a cui manca ogni carattere creativo e lungimirante a cui lo stesso Sgarbi fa riferimento... Una politica di sicuro non profetica!

Vittorio Sgarbi, quasi incosapevolmente, attraverso una profonda dialettica che riguarda l'arte.. sfiora un argomento che tocca in pieno il tema della politica e del sociale.. in un momento storico che non sembra appartenere ad un Rinascimento..ma che appare identico, per scopo e pensiero, ad un infelice manierismo.

vincenzo cacopardo




Io ho avuto un certo imbarazzo questa mattina, questa notte anzi, nell'immaginare quale potesse essere il percorso di un discorso su arte e profezia, perché possiamo contemporaneamente dire che tutta l'arte nella sua espressione più alta è profezia, e contemporaneamente che l'arte è espressione di una storia nella quale le immagini sono dei correlativi oggettivi della realtà vivente degli uomini: ed essi possono, per altro, non percepire l'avanzamento di conoscenza che l'arte indica.Quindi la situazione creativa, artistica e letteraria di un'epoca può essere molto più avanzata rispetto a quanto i cittadini percepiscono.
Quando Joyce scriveva l'Ulisse a Trieste, probabilmente il pensiero dei triestini era molto lontano dalla formidabile visione espressa in quel capolavoro complesso della letteratura del Novecento. Probabilmente i triestini erano anche più arretrati sul piano della loro visione e conoscenza della realtà di quanto non lo fosse, negli stessi anni, Italo Svevo, che era loro più vicino per cultura, consonanza, esistenza. E quindi, due presidi della letteratura italiana e inglese del Novecento sono presidi legati ad una dimensione visionaria non percepita, pure in tempi in cui la scolarizzazione era molto più avanzata, non quanto nel nostro tempo, visto che oggi dovremmo essere nel tempo reale, cioè, in un tempo in cui qualunque cittadino può essere sintonizzato con quello che l'arte indica o la letteratura propone. È forse la prima volta che la sensibilità comune può funzionare in parallelo con le forze creative.In tutta la storia le forze creative costituiscono una potentissima anticipazione e spesso una separazione sostanziale dalla sensibilità collettiva.
Possiamo quindi dire che non so da dove sia uscito il genio di Cosmè Tura, ma per intuizioni come queste, così come per quelle di Ludovico Ariosto, la possibilità di comprensione o di immedesimazione doveva essere di una porzione inferiore all'uno per cento della popolazione, cioè del mondo contadino di Ferrara, il mondo dei sudditi degli Estensi, ossia il mondo delle persone che potevano essere state ai primi del Trecento ad ammirare la Cappella degli Scrovegni, che era privata, un numero di persone assolutamente ridicolo e tale da indicare la separazione sostanziale tra il concetto di universale e il concetto di popolare o di pop che riguarda il nostro tempo.
Partiamo in questa carrellata da un'opera universalmente nota che è, anzi, popolarmente nota: la Cappella degli Scrovegni di Giotto (1267 ca. -1337). Quando essa fu concepita per Enrico Scrovegni, figlio di un usuraio, che attraverso quella Cappella cercava in qualche modo di lavare le nequizie del padre, l'accesso alla cappella a Palazzo degli Scrovegni non poteva che essere limitato a una porzione molto ristretta di persone. Certo, la leggenda di quel capolavoro, come un film di Spielberg, doveva essere arrivata molto più in là della fascia colta della società, ed è anche vero che probabilmente molti pittori arrivando da Firenze o scendendo dal Nord potevano entrare a Padova, non so da quale accesso, certo non pagando un biglietto o con questa specie di camera iperbarica che c'è ora.
Vittorio Sgarbi