12 ott 2012

Elezioni con preferenza



Le elezioni con la preferenza non potrebbero dare più forza alle lobby o ad associazioni criminali che finirebbero col gestire il voto attraverso il loro potere? Non sarebbe meglio lasciare scegliere ai Partiti, ma obbligarli necessariamente a porsi delle regole precise in proposito?
v.Cacopardo

2 ott 2012

politica ed antipolitica



Molti affermano che chi non condivide un progetto di rinnovamento rimane un cinico qualunquista predisposto ad agevolare una certa antipolitica. Si potrebbe loro rispondere che è davvero strano sentire parlare con tale oratoria di “antipolitica”…poichè di fatto..oggi.. non esiste una vera..utile e fattiva politica. 
Non esistendo questa..non può esservi alcuna antitesi!

Sono ormai tanti che pensano di praticare una buona politica.. restando invece imprigionati nelle maglie di un sistema ormai vecchio..Sono gli stessi che parlano in termini deprecabili del modo con il quale si muovono altri in dispregio di un naturale processo. Già da tempo ci accorgiamo di un più che chiaro inefficiente modo di procedere, ricco di anomalie e tanti atti illeciti, di quel degradamento morale che è ormai insito nel modo di esercitare la funzione politica! 
In considerazione di ciò e se non esiste di fatto una seria politica utile e fattiva… qualunque dialettica volesse contrastarla, non potrebbe mai essere definita “antipolitica”, ma…forse… desiderio di ricerca di qualcosa di più utile..di nuovo e più funzionale al servizio che si deve rendere ai cittadini.

Attualmente.. il Movimento di rottura più evidente che opera verso questa “antipolitica” sembra essere il Movimento 5stelle. Ma...se pur chiaro sembra essere il desiderio di voler rompere con un sistema politico vecchio, un pò meno chiaro appare il loro accreditamento nella società politica.. almeno fino a quando non saranno messi in grado di esercitare una governabilità. Tuttavia non v’è dubbio che questo Movimento rappresenta oggi una vera valvola di sfogo verso estremismi che potrebbero arrecare parecchio danno nel nostro Paese. 
Rappresenta l’argine..una diga di contenimento....paradossalmente....un vero baluardo a difesa dell’ultimo scampolo della democrazia. 

Bisogna, quindi, recepire l'importanza di determinate rotture fondamentali per la edificazione del nuovo: Non si tratta di procedere in senso “antipolitico”, ma di costruire una nuova logica politica sulle ceneri di un modo ormai vecchio di farla! 
Personalmente, pur essendo in sintonia su alcuni punti con questo Movimento, non riesco a condividerne in toto il percorso, poiché, spesso...non sembra apparire esattamente conforme allo scopo che si prefigge.. apparendo fin troppo convinto di avere in mano ogni soluzione: Se si vuole rompere col passato bisogna avere contezza piena di ciò che deve ricostruirsi nel futuro...e bisogna farlo con scrupolo e progettualità verso l'innovazione attraverso una sana discussione al proprio interno. Inoltre vi sono grandi dubbi sulla partecipazione democratica e su una futura classe dirigente proposta attraverso l'unico uso dei computers.

Oggi una vera rivoluzione politica culturale può avvenire solo se promossa al di dentro del sistema, una rottura col passato ed un cambiamento verso il futuro proposto attraverso una funzionale ricerca delle riforme ed anche un rinnovamento dell’attuale Carta Costituzionale. Ma non certo con quella imposta dalla riforma Boschi col governo Renzi!
Occorre lavorare con impegno ed equilibrio:Da un lato.. attraverso una operosa ricerca ed idee compatibili..e dall'altro.. con l'impegno di figure capaci e competenti...sapendo ben pesare e dividere ruoli e competenze.
vincenzo Cacopardo

1 ott 2012

La Costituzione e l'importanza di un suo rinnovamento


                      


Sappiamo che la nostra Costituzione è stata scritta e votata in una Costituente da due principali forze : l'una liberal democratica seduta accanto ad un'altra socialista-comunista. Di certo ne è sortita fuori una delle più belle pagine della storia politica del nostro Paese in quanto la Carta esprime pienamente la forza dei valori uniti insieme in un equilibrio che, ai tempi, non poteva essere espresso meglio. Malgrado la sua bellezza e la definizione chiara dei valori, la nostra Costituzione appare oggi bloccata da alcuni principi. Qualche articolo risulta obsoleto poiché non tiene conto del cambiamento storico culturale che il nostro Paese ha avuto in questi sessant’anni.

Sia sui principi fondamentali che quelli sui diritti e doveri dei cittadini, taluni articoli suonano superati ed un pò lontani da una società che si vuole moderna ed innovata. Altri, nel loro testo, non entrando nel merito del tema in modo approfondito, finiscono col trasmettere un indirizzo poco chiaro. Se si vuole dare forza ai suoi valori bisognerebbe forse cambiare alcuni principi nel senso di fornirgli una più decisa osservanza.

La nostra Carta appare volutamente scritta al fine di poter dare continua possibilità di rivedere in chiave moderna i suoi articoli, quindi rinnovabile nei principi pur restando ferma nei valori. Tuttavia resta l'incognita di una qualità politica in grado di guidare questo rimodernamento in senso equilibrato.



SUI PRINCIPI FONDAMENTALI
Art. 1.
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. 
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Di quale lavoro si parla? Volendo interpretare questo articolo chiunque, oggi, potrebbe riscontrarvi una curiosa ipocrisia, poiché, già da parecchi anni, con le crisi economiche ed i nuovi modelli di sviluppo, non può più evidenziarsi un preciso fondamento basato sul lavoro ma, forse, solo sul profitto di pochi, sicuramente su un modello di nuove regole nel campo del lavoro ben diverso da quello esistente in un tessuto imprenditoriale del 1947. Oggi il concetto è ben diverso poichè manca  una vera possibilità di lavoro! Un articolo che diventa alquanto retorico, costruito su una passata ideologia che i Costituenti hanno inteso formulare in favore della classe lavoratrice di quel tempo.

Art. 2.
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede 
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. In via teorica tutto ciò potrebbe sembrare realistico ma, se per quanto riguarda la pari dignità sociale, la distinzione di sesso e di razza e di lingua, si cerca di fare il possibile, non pare che si riesca parimenti davanti all’attuale esercizio dell’espressione politica e della legge: Pochissimi cittadini sono, oggi, in grado di comunicare le proprie opinioni politiche se non attraverso la forza di precise risorse finanziarie o soggiacendo agli interessi dei Partiti. Inoltre, fino a quando non si studiano nuovi percorsi e regole capaci di individuare un rapporto di equilibrio tra il potere politico parlamentare, quello esecutivo e l’ordine giudiziario, le stesse opinioni politiche difficilmente potranno essere libere nel loro pensiero.

Art. 4.
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

Che ogni cittadino abbia il diritto al lavoro sembra anche logico in considerazione dall'art 1 che ne stabilisce il fondamento. Ma su cosa poggia oggi questo diritto? E soprattutto dove e quando la Repubblica ne promuove le condizioni? Particolarmente nel meridione questo diritto pare proprio cancellato dalla mancanza di una base infrastrutturale che ne permetta.. non solo la promozione, ma anche l'espansione.

Art. 9.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Anche qui siamo alle prese con un'evidenza contraddittoria poiché lo sviluppo culturale appare da terzo mondo, non primario come dovrebbe essere, ma sempre in subordine rispetto a qualunque problematica economica che non garantisca qualunque profitto immediato...E' proprio il termine promuovere che non si percepisce..

Si potrebbe, poi, continuare.... 
riscontrandosi con altri articoli resi oggi persino contraddittori malgrado le buone intenzioni, che non potranno mai agevolare un percorso della politica funzionale. Ad esempio, nella parte dell’Ordinamento della Repubblica Titolo 1, riguardo alle funzioni del Parlamento, dove l’articolo 67 recita: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” .

Curiosa teoria, poiché tutti sanno che un vincolo vi è ed è sempre più evidente: Quello dettato dai Partiti e dal loro leader: Questa retorica e ipocrita prassi di voler ancora considerare il parlamentare libero nella sua scelta, viene continuamente smentita da un suo chiaro condizionamento ad una forza di Partito che spesso lo favorisce anche nella elezione, soggiacendolo ad un preciso interesse. Ogni nuova legge elettorale potrà seguire questo articolo, solo se si apporterà la necessaria riforma.

E poi ancora…..
sulla parte seconda Titolo primo in riferimento alle Camere sull’uso esagerato dei decreti legge che alterano e riducono la vera attività del Parlamento. Chiaro sintomo di una Repubblica parlamentare in crisi.Per arrivare persino….alle particolari singolarità del Titolo quarto, allorquando, attraverso l’articolo 104 in riferimento alla Magistratura ed alla istituzione del Consiglio superiore, si pone quella che oggi appare come un’anomalia. Anomalia costituita da un difficile posizionamento di ciò che dovrebbe figurare come un”ordine” indipendente, ma che, eletto per due terzi da magistrati ordinari, finisce col rappresentare un vero e proprio potere. Potere fortissimo, poiché in grado di limitare la libertà delle persone, potere che finisce sostanzialmente col contrapporsi a quello politico che agisce in rappresentanza del popolo (anche per via di una politica che continua a non limitare suoi stessi ruoli).

Occorrerebbero dunque principi più innovativi, senza alterare i suoi splendidi valori! La nostra Costituzione, che come scopo dovrebbe avere il compito di guidare e fornire una traccia al complesso di norme per meglio definire la struttura dello Stato, non sembra avere oggi un giusto funzionamento che la porti al raggiungimento del suo desiderato fine. In se, essa appare perfetta nella rappresentazione dei valori per la determinazione di una democrazia, ma con l'avvenuto progresso sociale, può solo idealizzarne il raggiungimento.
La passata Assemblea Costituente che ebbe il compito di porre le norme fondamentali dell’ordinamento dello Stato,  determinò le regole per una concezione politica in opposizione ad una visione di assolutismo, riconoscendo la validità di uno Stato fondato sulle norme e sui poteri.
Ma qualunque norma o confine di potere, dopo la smisurata e sregolata crescita economica e sociale di questi sessant’anni, non potrebbe che essere rivisitata affinché non possano continuare a riscontrarsi ulteriori anomalie dovute ad un progresso che ha alterato gli stessi valori della società. Anomalie che non potranno mai dare innovazione al percorso di una politica che si vorrebbe efficiente e costruttiva.
Una carta costituzionale che, per una sua utile modernizzazione, non dovrebbe esimersi dall’osservare in lungimiranza un possibile sistema funzionale basato su principi più moderni in proiezione delle normative e della suddivisione dei poteri. Una carta costituzionale utile ed indispensabile, ma sicuramente da rinnovare, poiché non potrebbe mai essere richiesto, come proposto dal passato governo, un suo stravolgimento. Ne conviene che questa nostra politica non riesca per nulla a dare forza ai suoi valori.

v.Cacopardo