30 set 2012

Studio teorico di ricerca per un piano di riforme per il funzionamento di una nuova politica


Ipotesi teorica di avvio per una ricerca




Già da parecchi anni la politica stenta a dare forza ad un processo funzionale del nostro Paese. Da quando scrissi il mio piccolo libro “La politica ed il cambiamento” nel quale avevo già messo in evidenza tutte le difficolta' di un sistema bipolare troppo anticipato nei tempi, rispetto ad una Repubblica edificata sul centrismo democristiano, sono passati parecchi anni. Nel trascorrere di questi, ho approfondito con l’esclusivo senso della partecipazione, la possibilità di altri percorsi più inerenti al processo di una veloce modernizzazione.

Sono idee teoriche poste come ricerca per il riscontro di un alternativo sistema che, da troppo lungo tempo, si basa sulle ormai poco costruttive posizioni antitetiche sinistra –destra.

Nello studio…si ricerca la strada di un progetto di innovazione della politica rivolto verso una specializzazione dei ruoli  (induttivi-deduttivi) dove la parola chiave dovrebbe essere “funzionalità”, come sinonimo di efficienza ed innovazione ma anche intesa come teoria secondo la quale, la funzione di ognuno, ha una importanza predominante sulla evoluzione stessa.
Uno studio che vorrebbe basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro.
Sappiamo bene che la politica per muoversi deve far uso delle istituzioni e  queste non possono non essere riviste e rinnovate seguendo un cambiamento imposto da una società che si innova.
La evidente dicotomia che scaturisce in un sistema come il nostro, che per Costituzione rimane di principio Parlamentare, fa si che possano automaticamente sorgere contrasti i quali, non favoriscono lo sviluppo naturale di una vera politica costruttiva. Quella simbiosi politica evidenziata nel Diritto Costituzionale, affinché ambedue i poteri potessero camminare in sinergia, per far sì che si costruissero assieme leggi, programmi e relative mansioni amministrative, si è persa poiché vittima della mancanza di valori fondamentali ormai spariti.
Alcuni programmi esposti in sede di elezioni vengono esclusi o non inseriti nei tempi dovuti, altri, scaturiscono in un gioco di condizionamento in corso d’opera che ne cambia il senso e la volontà espressa in un primo momento. Il risultato di tutto ciò è sempre un brutto ed inaccettabile compromesso. Da qui l’esigenza di dover distinguere i ruoli persino in termini di carriere.
In base a ciò.. sembra, quindi, più che necessario dover guidare un processo di modernizzazione della politica che parta dai principi di una giusta funzione della dottrina. Un percorso più efficiente che possa esser costruito col dialogo ed insieme ai cittadini, ma che possa anche definire un ruolo amministrativo più concreto e sicuro.
Un rivoluzionario cambiamento che potrà vedere anche territorialmente competenze diverse lasciando alle regioni una politica di indirizzo seguita dai ruoli parlamentari ed ai comuni (che necessitano prevalentemente di strutture e servizi).. un’unica politica seguita dai ruoli amministrativi.

Studio teorico di ricerca per un piano di riforme per il funzionamento di una nuova politica

Rimane sicuramente fondamentale una modifica del testo della “Costituzione”..poi quello in riferimento alla politica elettorale, per un utile cambiamento delle stesse procedure che possa contraddistinguere con equilibrio i ruoli ed i compiti della politica. 

Nulla potrà’ essere definito se non in dialogo e con la partecipazione di chi aspira associarsi ad un principio di vera innovazione del sistema istituzionale. Sembra quindi ovvio ed opportuno chiarire che un simile cambiamento non potrebbe sortire alcun successo se non studiato nel dettaglio ed operato con un percorso che possa individuare precise fasi di necessità ma anche chiari e possibili piani di fattibilità.


Una fase prodromica di un processo riformativo della politica dovrebbe vedere in primo piano una riforma dei Partiti.

I Partiti politici hanno un ruolo decisamente importante per la ricerca di rinnovamento della politica. La Costituzione Italiana riconosce il loro ruolo  quando scrive, all’art. 49, che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale». Da qui discendono quasi automaticamente alcuni principi. I Partiti devono trasformarsi in vere officine di studio di continua ricerca. Non dovrebbero mai ammettere alcuna formula assoluta in proposito. Per  natura dovrebbero affrontare un lavoro in equipe offrendo le giuste idee di confronto per ottenere un’unica vera forza di pensiero, svolgendo così, lo specifico lavoro di approfondimento. I componenti al loro interno devono lavorare come un unico motore di ricerca per un sistema qualitativo ed innovativo della vita sociale, restando quanto più equiparati tra loro. Non devono sostenere alcun ruolo amministrativo. La sfida interna di ogni Partito deve, dunque, basarsi sulla qualità e sull’apporto delle idee di tutti e fra tutti i membri. Ecco la ragione per la quale si dovrebbe valutare la personalità e le capacità di ogni singolo componente in base alle caratteristiche ideative od in riferimento alle particolari esigenze di un programma, evitando di esaltarle al di fuori di ogni specifico lavoro di ricerca e valorizzando, conseguentemente, un chiaro lavoro di gruppo.

Diminuzione delle figure politiche parlamentari : 400 in Parlamento -200 in Senato..con revisione degli appositi compensi

un disegno sul quale impostare una ricerca di percorso.
Un percorso che vorrebbe costruirsi attraverso l’uso di appositi “piani programma” per la definizione di una strada che possa rendere più stabilità al Governo senza intaccare la guida Parlamentare sulla quale si fonda il principio della nostra Repubblica.

Uno studio per la ricerca di una politica funzionale per ruoli.

1- Una politica di ricerca e di idee diretta verso un consenso dei piani programma portati dai Partiti che indicheranno proprie liste (candidati legati al preciso patto programmatico) supportata da un sistema elettorale proporzionale. ( i Partiti, opportunamente ristrutturati, avranno quindi una precisa direttiva e cioè quella di studiare con i cittadini un programma per la nuova legislatura)
2-Una politica di amministrazione per l’attuazione del programma, con una lista di candidati amministratori per l'altra Camera, eletti attraverso un sistema più ristretto, poiché valutati per i propri meriti, le capacità ed i  loro curricula.

Nessun Partito potrà esprimere candidati per il ruolo amministrativo.

linee guida generali per un percorso da studiare
1) studio della divisione dei poteri della politica
2) studio della divisione operativa e funzionale delle due Camere
3) studio delle normative indicanti il ruolo e la funzione dei Partiti    
4) le nuove regole per la campagna elettorale
5) studio delle procedure per la presentazione dei “piani programma” 
6) la nomina e il nuovo ruolo del governo
7) la nomina e il nuovo ruolo del presidente della repubblica
8) studio sulle normative del sistema elettorale regionale
9) studio sulla nomina dei politici regionali e degli amm.ri comunali
10) studio sulla abolizione dei consigli provinciali e comunali




Un nuovo sistema che, pur somigliando a quello presidenziale, rimane distinto e vestito per cultura politica alla nostra Nazione. Un sistema che impegnerebbe un presidente della Repubblica, votato dal popolo, in un vero ruolo di garante più che di arbitro. Un sistema che proponga di offrire ai Partiti un assetto distinto indirizzato prevalentemente su un programma, dividendo i ruoli tra amministratori (slegati dai Partiti) e parlamentari (portatori di programmi) studiati con i loro Partiti. Un sistema che manterrebbe un modello bicamerale di funzionamento sobrio ed efficiente.



Proviamo ad immaginare…il nostro Stato democratico in cui un Presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo, pur con gli stessi poteri limitati, possa esercitare un fondamentale potere di controllo e garanzia del sistema elettorale,
Un Presidente che indice le elezioni attraverso una sorta di comunicato rivolto ai Partiti(essenziale che siano opportunamente regolati da altrettanta riforma che possa porli in un’ottica di maggior contatto con la cittadinanza) per la realizzazione dei nuovi programmi per la nuova campagna politica: -Per la futura legislatura dovranno quindi essere indicati i punti salienti del programma riguardanti ciò che si propone.(lavoro, salute, economia, tasse, scuola, università, infrastrutture etc..) (Il programma economico, seppur vincolato dalle regole imposte dalla comunità Europea, darà ai Partiti l’opportunità di agire nel metodo del percorso, rimanendo legato nel merito ai numeri).
Proseguiamo ancora teorizzando che…ricevuti e vagliati tali programmi, il Presidente…se coerenti ed in linea con i principi della nostra società e Costituzione…proponga la formazione della lista dei Partiti affiancata al documento programmatico dello stesso. Scelti i relativi Partiti..si determinerà una sfida elettorale incentrata esclusivamente sulle linee programmatiche.
I Partiti dovranno perciò rendersi convincenti nei confronti dei cittadini attraverso la condivisione del proprio programma per ottenere un reale consenso..anche in relazione al fatto che i propri eletti in Parlamento, non potranno usufruire di alcun potere amministrativo sulla governabilità…ma solo sulle idee e le relative normative. (se anche potessero prestarsi a compromessi, dovranno poter esprimere professionalità per l’adeguata comunicazione, indispensabile a far recepire il programma). 
Una sfida che potrà presentarsi più equilibrata con l’esposizione di dibattiti organizzati in favore della cittadinanza. Dibattiti che potrebbero integrare e responsabilizzare meglio i Partiti.

Diverso potrebbe invece essere il sistema delle elezioni degli amministratori che se eletti non avrebbero alcun potere sulla fase normativa del programma ..se non in termini di metodo nei punti più salienti. Essi dovrebbero proporsi previa verifica di un curriculum e relativi meriti amministrativi.
I curricula saranno attentamente vagliati dalla stessa Presidenza della Repubblica su base regionale. Inoltre dovrebbe esservi una suddivisione anche in relazione alle specializzazioni. La lista..definita dalla Presidenza della Repubblica, valuterà anche in base all’integrità…all’onestà..all’esperienza e la professionalità.
Dopo il vaglio suddetto..una lista sarà posta in votazione (anche regionalmente). Liste che nulla avranno a che fare con i Partiti. L’espressione del voto dei cittadini integrerà e sarà un’ulteriore garanzia sulla professionalità ed esperienza a prescindere dai curricula. (Nella fattispecie non vi sarà alcun bisogno di impegnare cifre per le spese poiché non si dovranno approntare dibattiti per l’apprendimento di un programma..ma, un’esclusiva conoscenza della figura che, di per sé, dovrebbe già essere promossa dall’affermazione nel proprio campo professionale. Chi si propone per una campagna elettorale per l’amministrativo, dovrebbe potersi riconoscere nel proprio ambiente lavorativo a prescindere dall’uso delle risorse pubbliche…eventualmente con l’uso esclusivo di quelle proprie.)

Sarà sempre un Organo dello Stato, sotto il controllo del Presidente della Repubblica ad occuparsi materialmente dell’organizzazione di queste liste. Saranno così eletti per ruoli e competenze Parlamentari ed Amministratori in modo diverso per un diverso modo di lavorare ed organizzare il cambiamento istituzionale.




Ma questo nuovo sistema non potrebbe mai prescindere dall’equilibrio e dalla garanzia affidata all’alta figura di un Capo dello Stato che, eletto dal popolo…potrà seguire un simile sistema col giusto metodo e la sicura garanzia di imparzialità e controllo.

      ruoli e competenze

a) Presidente della repubblica
vero garante del piano programma espressione della volontà dei cittadini
b) Camera politica parlamentare
aula per la definizione e le normative riguardanti il piano politico programmatico nazionale - in rapporto politico con le aule della politica regionale
c) Camera amministrativa
o senato amministrativo- esprime un governo in seno alla propria aula- controlla il governo nazionale – in rapporto con le amministrazioni comunali e (provinciali)
d) Governo
vero responsabile per l’attuazione del piano programma ed al centro dell’attività pubblica amministrativa in contatto ed a capo di tutti gli organi dello Stato
e)I politici parlamentari
Rappresentano il vero potere politico di base che determina un piano programma ed una politica del paese attraverso una maggioranza parlamentare ed un libero voto dettato dallo stesso piano programmaticocontrollano l’operato politico relazionandosi con le forze politiche delle regioni- non possono esercitare alcun ruolo pubblico amministrativo
f) Gli amministratori
sono gli amministratori di controllo del governo-controllano l’operato delle amministrazioni comunali e (provinciali)-non possono esercitare alcun ruolo politico parlamentare
g) I partiti
Ristrutturati e regolati da normative più utili al funzionamento di una efficiente democrazia,  rappresenteranno il vero raccordo tra i cittadini e la politica attraverso la sponsorizzazione dei piani programma e le continue ricerche per un miglioramento della politica sociale.
h) I piani politici di programma
sono espressione della volontà politica dei cittadini per un preciso impegno di tutto il tempo della legislatura- i piani politici regionali rappresenteranno, a loro volta, la volontà politica territoriale in ogni regione.

Un federalismo politico istituzionale

L’approfondimento dello studio di questa ricerca, in riferimento alle elezioni amministrative, vorrebbe tenere in considerazione il momento storico in cui si guarda con sempre maggior interesse ad un federalismo diretto verso le Regioni, ma con un occhio particolare ad una indipendenza amministrativa più logistico strutturale che politica in se.  Secondo questa valutazione, le regioni, hanno ancora necessità di una politica di base territoriale, poiché si impone per un bisogno legato alla loro storia ed una più diretta protezione delle attività culturali allacciate alla tradizione, quindi anche a protezione di una qualità. A differenza che in campo nazionale,  per le elezioni regionali, si impone un modello diverso

Sarebbe più utile favorire  maggiore forza alle amministrazioni comunali, rendendole come particolari Autorità controllate dalla Camera amministrativa.

Di contro non dovrebbero avere alcuna espressione politico parlamentare di supporto, per altro onerosa: I Consigli comunali e provinciali potrebbero essere eliminati poiché i cittadini tendono ad esprimere un voto più per un programma di funzionamento strutturale e di evoluzione della propria città, che di vero stampo politico.Tuttavia una indispensabile politica di controllo territoriale e di indirizzo potrebbe essere condotta da un Consiglio regionale attraverso elezioni politiche espresse per collegi provinciali. (Uno studio per un federalismo politico istituzionale tenuto dai Consigli regionali ed un federalismo amministrativo condotto dai Comuni con elezioni differenziate. Ambedue le politiche saranno collegate alle rispettive Aule nazionali. Non vi sarebbe più una costosa macchina amministrativa regionale. Un discorso a parte da studiare dovrebbe essere diretto verso le regioni a statuto autonomo.
A differenza che nel passato, in cui i Comuni tendevano a chiudersi in se stessi e non guardavano ad uno sviluppo in relazione agli altri Comuni del territorio ed in cui esigeva una particolare politica cittadina, le necessità odierne di una città guardano verso il futuro tendendo a muoversi solo in direzione di un programma amministrativo

 per la creazione di strutture adatte ed infrastrutture necessarie per offrire buoni servizi ai cittadini.
Le recenti iniziative per la eliminazione delle Province, risulterebbero valide e coerenti allo studio, sebbene l’indirizzo di questa ricerca sia quello di poter fornire a Comuni e Province 

più efficienti amministrazioni prive di un inutile potere politico locale che potrebbe rendere più lenta e compromessa l’azione operativa.

Ogni amministrazione deve comunque essere seguita da una linea di indirizzo politico  e da un necessario controllo per la garanzia del proprio operato. Un controllo politico che potrebbe essere affidato alla stessa Aula politica regionale. 

Inoltre l’abolizione della spesa dei consigli provinciali e comunali porterebbe nelle casse pubbliche miliardi di euro che potrebbero risultare più utili proprio alle infrastrutture locali.
I Consiglieri regionali eletti nelle province potranno assumere un controllo politico della loro provincia promuovendo ed ottemperando all’esigenza dei “piani programma” dei capoluoghi. Il controllo politico operato dalla Regione potrebbe essere fondamentale ed utile per un raccordo diretto con le amministrazioni locali nel rispetto dei 

                                                  “Piani Amministrativi Comunali”.

Piani rivolti alle esigenze dei capoluoghi promossi nelle elezioni amministrative comunali. Le amministrazioni comunali dovranno di seguito operare per eseguire il “Piano Amministrativo Comunale”  condiviso dai cittadini.


a)Un indirizzo politico regionale di controllo
b)Amministrazioni comunali al servizio dei  piani amministrativi.
c)Amministrazioni provinciali in raccordo tra le esigenze dei piani comunali e l’indirizzo politico regionale.

Studio sintetico delle linee guida per le elezioni comunali

a) abolizione dei consigli comunali.

b) Per Le elezioni amministrative nei Comuni si dovrebbe procedere attraverso elezioni dirette dei candidati al fine di  eleggere un amministratore (sindaco) e la squadra di tecnici amministratori da lui proposta.

c) i candidati alle elezioni amministrative comunali dovranno essere votati dai cittadini in base alle capacità tecniche ed amministrative, e non potranno esercitare attività politica parlamentare fino alla fine del loro mandato.

 d) i candidati a sindaco potranno essere scelti col vaglio della Camera aministrativa, operando sotto il loro controllo. Dovranno essere provvisti di appositi curricula a dimostrazione della loro capacità.

 e) i candidati dovranno presentare un “Piano programma amministrativo” nel quale si intendono esprimere proposte legate al funzionamento dei servizi e delle infrastrutture da realizzare in favore dello sviluppo della città. Le Amministrazioni potranno diventare vere autorità funzionali

f) il “piano programma” della città deve tener conto del piano generale di indirizzo politico regionale, che non potrà mai  vincolarlo sul piano tecnico. Il piano dovrà essere esplicito e preciso riguardo gli indirizzi richiesti dal bisogno dei servizi per la città.

g) ogni controllo politico per il rispetto della linea programmatica politica dei comuni verrà delegato all’Aula dei consiglieri della regione di competenza.



Lo studio continua...

24 set 2012

Il paese e lo sviluppo




premessa
Non si può affrontare un simile argomento senza cogliere l'innegabile dualismo territoriale Nord/Sud e le difficoltà concrete di poter promuovere un’economia per uno sviluppo territoriale d’insieme nel nostro Paese.
Nel futuro, gli imprenditori, saranno gli artefici di un vero cambiamento per lo sviluppo economico e, sebbene la nostra realtà economica sia lontana dal concetto di grande impresa, le Piccole e Medie Imprese potrebbero rappresentare un volano, facendo anche leva sulla tipicità delle produzioni e sulle identità storico culturali. Esse sarebbero pertanto capaci di dare competitività anche al tessuto economico meridionale.
Ma anche qui, la ricerca e l'innovazione, saranno le uniche in grado di aiutare il Sud nel processo d'internazionalizzazione dell'economia e capaci di attivare un processo di uno sviluppo endogeno.
L’Italia ha conosciuto nel dopoguerra un processo di industrializzazione diffusa che si è accentuato alla fine degli anni settanta e che ha riguardato anche e soprattutto regioni e territori che non appartenevano al cosiddetto «triangolo industriale», il nostro paese è così diventato un sistema economico con una notevole diversità strutturale e territoriale, caratterizzato dalla presenza di molteplici specializzazioni localizzate.
Si è andata affermando una domanda più differenziata, personalizzata, che sceglie anche emozionalmente, e dove la scelta di una tipologia di prodotto deve spesso rivelare anche prestigio sociale. La domanda diventa più frammentata e variabile, mentre il prodotto standardizzato perde terreno.
Sembra tornare, in un certo senso, una visione particolare dei bisogni: i beni che si consumano devono avere una dimensione culturale; ciò rende importante la materia prima, la lavorazione, il design.
Oggi, non si può sicuramente trascurare una significativa attenzione sui distretti industriali costituiti prevalentemente da imprese piccole e da medie imprese, e su una industrializzazione diffusa che ha in ciascun territorio un punto di forza e di identità. D’altronde non si può nemmeno negare l’importanza della grande impresa nel processo di crescita e di sviluppo industriale. Imprese che hanno rappresentato, nel passato, i veri pilastri dell’economia italiana.
In quest’ottica, distretti industriali e sistemi specializzati di produzione hanno forti potenzialità e sono ancora trainanti per l’economia italiana, come dimostrano i recenti dati sulle esportazioni, nonostante alcune criticità e le difficoltà che incontrano nella competizione internazionale, dovute alle nuove condizioni dei mercati imposte dalla attuale fase della globalizzazione, di cui la concorrenza della Cina è uno degli elementi di maggiore instabilità.
Il nostro Paese deve credere di più alla preziosa risorsa dei distretti industriali ed alle specializzazioni tradizionali poiché potrebbero essere sufficienti a garantire il successo nelle sfide economiche e tecnologiche future spinte dai processi di globalizzazione.
Ma il nostro Paese ha anche bisogno di grandi imprese industriali che possano essere complementari ed affiancarsi alle realtà distrettuali.
Alcuni studi hanno evidenziato gli aspetti evolutivi nell’organizzazione produttiva dei distretti individuando nell’innovazione il motivo chiave per la competitività delle imprese che si confrontano nel panorama dei mercati.
E’ indubbio che per continuare ad innovarsi e far crescere queste realtà distrettuali occorre qualificare le risorse umane attraverso le università e le scuole professionali, ma più significativo sarebbe anche un impegno infrastrutturale dei collegamenti e dei trasporti stradali e ferroviari oltre che navali.
PMI ben collegate tra loro e con risorse umane qualificate che possano rendere maggior efficienza anche col supporto di servizi telematici innovativi.
E’ ormai dimostrato l’agonismo delle nostre imprese piccole e medie che riescono ad esportare con successo una quota rilevante del loro fatturato dimostrando nel tempo una competitività forte e durevole.
E’ vero che il loro modello di sviluppo risente spesso, dei recenti forti rialzi nei prezzi delle materie prime che inevitabilmente si riflettono sui mercati dei prodotti, ma soffrono soprattutto per oggettive difficoltà dovute alle innumerevoli carenze nelle infrastrutture materiali e immateriali, per l’inefficienza dei servizi, per i ritardi e le complicazioni normative della burocrazia ed un notevole peso della fiscalità.
La proposta di Regolamento generale sulla politica di coesione comunitaria per il periodo 2007-2013 prevede un approccio programmatico strategico e un raccordo organico della politica di coesione con le strategie nazionali degli Stati membri. A tal fine, il nostro Paese, ha presentato all'Unione Europea un Quadro Strategico Nazionale con l'obiettivo di indirizzare le risorse che la politica di coesione destinerà al nostro Paese, sia nelle aree del Mezzogiorno sia in quelle del Centro-Nord. La proposta di Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 è stata approvata dalla Commissione europea con decisione del 13 luglio 2007.
Pur tuttavia, il nostro Paese, che come detto, ha in sé una grande potenzialità supportata dalle tante PMI, potrebbe avviare un ulteriore studio di sostegno allo sviluppo attraverso un piano strategico basato prevalentemente sulle idee e sulla qualità.


La politica europea, oggi, non sta di certo aiutando questi tipo di percorso riducendolo notevolmente a sfavore della nostra qualità e di tutto ciò che per noi rappresenta innovazione.
 

 Un percorso di ricerca della qualità

Dovrà essere la classe politica nel suo insieme a dover guidare un processo evolutivo dell’economia al fine di proteggere gli interessi del nostro Paese.
In un futuro ormai prossimo potrebbe arrivare il momento di fornire nuove idee a supporto e sarà proprio la classe politica a dover indicare una diversa direzione al sistema. 
E’ proprio di idee che vi è bisogno in questo difficile campo, idee e nuova cultura imprenditoriale, ma suggerite da chi avrebbe anche un dovere di controllo su una economia che incide ormai fin troppo sugli equilibri e gli interessi del Paese.
Nessuna nostra politica odierna parla, oggi, in termini di qualità e di idee ed anche il nostro sistema economico tende a marciare e vivere cinicamente di riflesso ad un’economia globale forzata da una primaria esigenza di produzione.
La nostra Nazione, forte di un passato che ha arricchito culturalmente il resto del mondo, sarebbe sicuramente in grado di impegnarsi per dettare nuove regole che possano migliorare qualitativamente il percorso di una nuova politica economica.
Un percorso dettato da idee che possano essere anche il risultato di una ricerca culturale profonda e poste in proiezione con più ottimismo. Il nostro Paese potrà riuscire a venir fuori dalla odierna sfida dei mercati economici solo attraverso una strada che possa metterlo in giusta competizione con gli altri paesi.
Una competizione oggi si può vincere solo con un percorso basato sulla “qualità”. Prezioso aggettivo sempre appartenuto alla storia ed alla tradizione della nostra Nazione.
Negli anni passati, il Paese ha visto dettare gusto e capacità organizzative nel campo della moda e del design in genere, per non parlare della particolare cucina esportata ovunque e di alcuni prodotti agricoli ed il vino, apprezzati e molto richiesti in ogni parte del mondo.
Non è mancato nemmeno il fascino delle naturali risorse proposte attraverso la miriade di bellezze artistiche che rappresentano un vero vanto per una Nazione che ha avuto un passato storico ricco e creativo che non ha eguali.
Guardando a questo passato di tradizione e di vera qualità, sia per il gusto che per le idee, si potrebbe oggi dedurre che non vi è che questa via per poter dare sfogo ad una solida economy che nel futuro potrà vederci come i più forti concorrenti in nome di prodotti che rappresentano una sostanza davvero unica nel mondo.
Ma ciò che occorre, per poter potenziare questa dote naturale che ci appartiene, è certamente una innovazione profonda che possa operare a supporto con impegno di metodo, prospettiva e lungimiranza. Con l’uso, anche, di una guida politica che  sposi questo tipo di sviluppo e che possa essere di vera utilità attraverso regole e riforme che aiutino una crescita in tal senso.
Genialità, estro, tradizione e bellezza naturale dovrebbero, oggi, sposarsi con una moderna innovazione ed una logica politica al fine di raggiungere un riscontro con una valida qualità .
Si sta ormai determinando una vittoria della qualità rispetto alla produzione di grande serie dei prodotti.
Un esempio su tutti potrebbe essere la nostra casa automobilistica “Ferrari”, un prodotto di nicchia che tira in tutto il mondo proprio perché rappresenta una particolare qualità made in Italy. Si potrebbe intuitivamente pensare che sarebbe più auspicabile avere nel nostro Paese dieci diverse società della stessa alta qualità anziché una grande industria automobilistica che, producendo prodotti in maggiore quantità, continua a soffrire di una elevata concorrenza.
Questa distinzione potrà essere determinata in diversi  campi come quello alimentare, della moda, dell’architettura, dell’ingegneria, del design in genere e di tutto ciò che comporta estro e genialità. In campo artistico, ad esempio, inventare nuovi percorsi portando la nostra arte all’estero attraverso mostre particolari. Esposizioni multimediali, in cui si mette in evidenza una qualità che si esplica  anche nell’inventiva dello stesso progetto espositivo. Capacità che al nostro Paese non manca di certo...
Ciò non significa che non debbano sussistere anche aziende portate verso un prodotto più di massa e meno competitivo, ma resta il fatto che, dette realtà, non potranno avere lo stesso risultato, né in termini di successo né di visibilità. Queste aziende, catalogate in modo diverso, non rappresenteranno mai una specifica alta qualità e potranno, con più metodo, adeguare e rimodulare il loro piano di sviluppo basandosi su un target preciso senza l’ansia di una competizione particolare.
Determinati prodotti italiani, dovranno invece, rappresentare i veri prodotti competitivi del Paese, non potranno più basarsi su una produzione in serie senza limiti. E’ un processo in evoluzione che si intuisce ed è una via alternativa valida per una economia basata sul miglioramento qualitativo della crescita naturale di ogni paese.
L’economia mondiale, che ha sofferto non poco dopo le sferzate inferte da chi ha voluto costruirvi attorno il fumo di un mercato virtuale, attende di poter crescere sulla base di un mercato più solido e reale. Dovrebbe quindi essere operata una scelta attraverso le apposite Associazioni Industriali sullo studio di prodotti identificati, divisi e catalogati per qualità e per quantità. Ma di certo occorre cambiare attraverso una strada che ci porti intuitivamente verso tante piccole aziende di qualità in opposizione ad una non logica di mercato che non spinge più verso la grande azienda.
Si potranno così avere due diversi tipi di produzione con due diversi incentivi da poter studiare in proposito:  Uno per la fornitura di prodotti di serie per il normale mercato odierno al fine di soddisfare l’esigenza di prodotti essenziali ma non di vera competizione – Un altro per una fornitura più contenuta di prodotti di nicchia studiati al fine di rendere qualità nel mercato e far crescere l’immagine e l’ economia del Paese.
Sarà il prodotto di nicchia a far crescere in competitività il Paese e sarà quello, il cui percorso, dovrà essere seguito con maggiore attenzione dalle forze politiche ed imprenditoriali, le quali, dovranno guidare il processo di innovazione con apposite leggi incentivanti. Inoltre fornire a queste iniziative misure fiscali particolari per la loro nascita, la crescita e la promozione.
Bisognerà anche creare modelli di lavoro innovativi muovendosi in direzione di leggi significative che identifichino contratti flessibili anche in relazione alle tipologie industriali ed al territorio.
Un processo innovativo che avrà bisogno di tempo e di una guida attenta anche attraverso la costituzione di un apposito “Organo” che potrebbe essere composto in prevalenza dalle forze industriali ma anche da figure politiche di alta professionalità. Un “Organo” che possa individuare regione per regione l’importanza di determinati prodotti in loco e ne individui le particolari caratteristiche di qualità.
Un preciso percorso da studiare ed approfondire attraverso un appropriato studio di ricerca che potrà vedere l’Italia del futuro, già forte di una cultura e di una genialità, ma con un handicap burocratico e di metodo che oggi ne blocca l’innovazione, in posizione primaria rispetto alle altre nazioni. 
Un percorso che potrà servire da guida ad altri paesi, ma che sicuramente potrà contrastare la spietata concorrenza dei mercati dell’est ed asiatici privi di ogni regolamentazione.
Uno studio che non potrà sottovalutare la ricerca di modelli economici basati sulla flessibilità e sugli incentivi. Se, così come sembra, appare improbabile combattere una concorrenza “sleale” sul piano della grande produzione in serie, si potrà almeno esser sicuri di vincere sul piano di una qualità e con l'uso di un innovativo sistema di flessibilità. 
Qualità nelle idee e nel funzionamento che non potrà mai essere supportata se non attraverso una genialità ed una cultura consolidata da millenni nel nostro Paese.
Poco si è fatto in proposito e la speranza di una ricerca di cambiamento anche da parte della stessa classe politica potrebbe averci illuso sulla immedesimazione di queste problematiche. L’Europa è oggi una realtà. Questa realtà potrebbe divenire una difficile convivenza tra Paesi che hanno un passato ed una storia assai diversa in un territorio altrettanto diverso. L’economia gioca una parte fondamentale che potrebbe rischiare di condizionare ogni giusta strada.
La Comunità Europea potrà avere un ruolo preminente rappresentando  l’attenta guida e  l’equilibrio di un processo economico in evoluzione con il quale, nel prossimo futuro si potrebbero dover fare i conti ai fini di una stabile convivenza. Ma, sembra ormai certo che ogni Paese si dovrà impegnare al fine di ricercare un più utile e consono indirizzo in seno alla propria società. 
Un impegno che, per quanto ci riguarda, non potrà che essere supportato da un principio di ricerca indirizzato verso una qualità e nuove formule di flessibilità. Una globalizzazione selvaggia basata su un concetto di quantità non può più avere alcun futuro per la società mondiale, bisogna che i Paesi, per evitare di soccombere, vi contrappongano un sistema riorganizzato qualitativamente sia in campo economico che politico o sociale, attraverso la forza delle idee e della propria cultura.
vincenzo Cacopardo