24 set 2012

Il paese e lo sviluppo




premessa
Non si può affrontare un simile argomento senza cogliere l'innegabile dualismo territoriale Nord/Sud e le difficoltà concrete di poter promuovere un’economia per uno sviluppo territoriale d’insieme nel nostro Paese.
Nel futuro, gli imprenditori, saranno gli artefici di un vero cambiamento per lo sviluppo economico e, sebbene la nostra realtà economica sia lontana dal concetto di grande impresa, le Piccole e Medie Imprese potrebbero rappresentare un volano, facendo anche leva sulla tipicità delle produzioni e sulle identità storico culturali. Esse sarebbero pertanto capaci di dare competitività anche al tessuto economico meridionale.
Ma anche qui, la ricerca e l'innovazione, saranno le uniche in grado di aiutare il Sud nel processo d'internazionalizzazione dell'economia e capaci di attivare un processo di uno sviluppo endogeno.
L’Italia ha conosciuto nel dopoguerra un processo di industrializzazione diffusa che si è accentuato alla fine degli anni settanta e che ha riguardato anche e soprattutto regioni e territori che non appartenevano al cosiddetto «triangolo industriale», il nostro paese è così diventato un sistema economico con una notevole diversità strutturale e territoriale, caratterizzato dalla presenza di molteplici specializzazioni localizzate.
Si è andata affermando una domanda più differenziata, personalizzata, che sceglie anche emozionalmente, e dove la scelta di una tipologia di prodotto deve spesso rivelare anche prestigio sociale. La domanda diventa più frammentata e variabile, mentre il prodotto standardizzato perde terreno.
Sembra tornare, in un certo senso, una visione particolare dei bisogni: i beni che si consumano devono avere una dimensione culturale; ciò rende importante la materia prima, la lavorazione, il design.
Oggi, non si può sicuramente trascurare una significativa attenzione sui distretti industriali costituiti prevalentemente da imprese piccole e da medie imprese, e su una industrializzazione diffusa che ha in ciascun territorio un punto di forza e di identità. D’altronde non si può nemmeno negare l’importanza della grande impresa nel processo di crescita e di sviluppo industriale. Imprese che hanno rappresentato, nel passato, i veri pilastri dell’economia italiana.
In quest’ottica, distretti industriali e sistemi specializzati di produzione hanno forti potenzialità e sono ancora trainanti per l’economia italiana, come dimostrano i recenti dati sulle esportazioni, nonostante alcune criticità e le difficoltà che incontrano nella competizione internazionale, dovute alle nuove condizioni dei mercati imposte dalla attuale fase della globalizzazione, di cui la concorrenza della Cina è uno degli elementi di maggiore instabilità.
Il nostro Paese deve credere di più alla preziosa risorsa dei distretti industriali ed alle specializzazioni tradizionali poiché potrebbero essere sufficienti a garantire il successo nelle sfide economiche e tecnologiche future spinte dai processi di globalizzazione.
Ma il nostro Paese ha anche bisogno di grandi imprese industriali che possano essere complementari ed affiancarsi alle realtà distrettuali.
Alcuni studi hanno evidenziato gli aspetti evolutivi nell’organizzazione produttiva dei distretti individuando nell’innovazione il motivo chiave per la competitività delle imprese che si confrontano nel panorama dei mercati.
E’ indubbio che per continuare ad innovarsi e far crescere queste realtà distrettuali occorre qualificare le risorse umane attraverso le università e le scuole professionali, ma più significativo sarebbe anche un impegno infrastrutturale dei collegamenti e dei trasporti stradali e ferroviari oltre che navali.
PMI ben collegate tra loro e con risorse umane qualificate che possano rendere maggior efficienza anche col supporto di servizi telematici innovativi.
E’ ormai dimostrato l’agonismo delle nostre imprese piccole e medie che riescono ad esportare con successo una quota rilevante del loro fatturato dimostrando nel tempo una competitività forte e durevole.
E’ vero che il loro modello di sviluppo risente spesso, dei recenti forti rialzi nei prezzi delle materie prime che inevitabilmente si riflettono sui mercati dei prodotti, ma soffrono soprattutto per oggettive difficoltà dovute alle innumerevoli carenze nelle infrastrutture materiali e immateriali, per l’inefficienza dei servizi, per i ritardi e le complicazioni normative della burocrazia ed un notevole peso della fiscalità.
La proposta di Regolamento generale sulla politica di coesione comunitaria per il periodo 2007-2013 prevede un approccio programmatico strategico e un raccordo organico della politica di coesione con le strategie nazionali degli Stati membri. A tal fine, il nostro Paese, ha presentato all'Unione Europea un Quadro Strategico Nazionale con l'obiettivo di indirizzare le risorse che la politica di coesione destinerà al nostro Paese, sia nelle aree del Mezzogiorno sia in quelle del Centro-Nord. La proposta di Quadro Strategico Nazionale per la politica regionale di sviluppo 2007-2013 è stata approvata dalla Commissione europea con decisione del 13 luglio 2007.
Pur tuttavia, il nostro Paese, che come detto, ha in sé una grande potenzialità supportata dalle tante PMI, potrebbe avviare un ulteriore studio di sostegno allo sviluppo attraverso un piano strategico basato prevalentemente sulle idee e sulla qualità.


La politica europea, oggi, non sta di certo aiutando questi tipo di percorso riducendolo notevolmente a sfavore della nostra qualità e di tutto ciò che per noi rappresenta innovazione.
 

 Un percorso di ricerca della qualità

Dovrà essere la classe politica nel suo insieme a dover guidare un processo evolutivo dell’economia al fine di proteggere gli interessi del nostro Paese.
In un futuro ormai prossimo potrebbe arrivare il momento di fornire nuove idee a supporto e sarà proprio la classe politica a dover indicare una diversa direzione al sistema. 
E’ proprio di idee che vi è bisogno in questo difficile campo, idee e nuova cultura imprenditoriale, ma suggerite da chi avrebbe anche un dovere di controllo su una economia che incide ormai fin troppo sugli equilibri e gli interessi del Paese.
Nessuna nostra politica odierna parla, oggi, in termini di qualità e di idee ed anche il nostro sistema economico tende a marciare e vivere cinicamente di riflesso ad un’economia globale forzata da una primaria esigenza di produzione.
La nostra Nazione, forte di un passato che ha arricchito culturalmente il resto del mondo, sarebbe sicuramente in grado di impegnarsi per dettare nuove regole che possano migliorare qualitativamente il percorso di una nuova politica economica.
Un percorso dettato da idee che possano essere anche il risultato di una ricerca culturale profonda e poste in proiezione con più ottimismo. Il nostro Paese potrà riuscire a venir fuori dalla odierna sfida dei mercati economici solo attraverso una strada che possa metterlo in giusta competizione con gli altri paesi.
Una competizione oggi si può vincere solo con un percorso basato sulla “qualità”. Prezioso aggettivo sempre appartenuto alla storia ed alla tradizione della nostra Nazione.
Negli anni passati, il Paese ha visto dettare gusto e capacità organizzative nel campo della moda e del design in genere, per non parlare della particolare cucina esportata ovunque e di alcuni prodotti agricoli ed il vino, apprezzati e molto richiesti in ogni parte del mondo.
Non è mancato nemmeno il fascino delle naturali risorse proposte attraverso la miriade di bellezze artistiche che rappresentano un vero vanto per una Nazione che ha avuto un passato storico ricco e creativo che non ha eguali.
Guardando a questo passato di tradizione e di vera qualità, sia per il gusto che per le idee, si potrebbe oggi dedurre che non vi è che questa via per poter dare sfogo ad una solida economy che nel futuro potrà vederci come i più forti concorrenti in nome di prodotti che rappresentano una sostanza davvero unica nel mondo.
Ma ciò che occorre, per poter potenziare questa dote naturale che ci appartiene, è certamente una innovazione profonda che possa operare a supporto con impegno di metodo, prospettiva e lungimiranza. Con l’uso, anche, di una guida politica che  sposi questo tipo di sviluppo e che possa essere di vera utilità attraverso regole e riforme che aiutino una crescita in tal senso.
Genialità, estro, tradizione e bellezza naturale dovrebbero, oggi, sposarsi con una moderna innovazione ed una logica politica al fine di raggiungere un riscontro con una valida qualità .
Si sta ormai determinando una vittoria della qualità rispetto alla produzione di grande serie dei prodotti.
Un esempio su tutti potrebbe essere la nostra casa automobilistica “Ferrari”, un prodotto di nicchia che tira in tutto il mondo proprio perché rappresenta una particolare qualità made in Italy. Si potrebbe intuitivamente pensare che sarebbe più auspicabile avere nel nostro Paese dieci diverse società della stessa alta qualità anziché una grande industria automobilistica che, producendo prodotti in maggiore quantità, continua a soffrire di una elevata concorrenza.
Questa distinzione potrà essere determinata in diversi  campi come quello alimentare, della moda, dell’architettura, dell’ingegneria, del design in genere e di tutto ciò che comporta estro e genialità. In campo artistico, ad esempio, inventare nuovi percorsi portando la nostra arte all’estero attraverso mostre particolari. Esposizioni multimediali, in cui si mette in evidenza una qualità che si esplica  anche nell’inventiva dello stesso progetto espositivo. Capacità che al nostro Paese non manca di certo...
Ciò non significa che non debbano sussistere anche aziende portate verso un prodotto più di massa e meno competitivo, ma resta il fatto che, dette realtà, non potranno avere lo stesso risultato, né in termini di successo né di visibilità. Queste aziende, catalogate in modo diverso, non rappresenteranno mai una specifica alta qualità e potranno, con più metodo, adeguare e rimodulare il loro piano di sviluppo basandosi su un target preciso senza l’ansia di una competizione particolare.
Determinati prodotti italiani, dovranno invece, rappresentare i veri prodotti competitivi del Paese, non potranno più basarsi su una produzione in serie senza limiti. E’ un processo in evoluzione che si intuisce ed è una via alternativa valida per una economia basata sul miglioramento qualitativo della crescita naturale di ogni paese.
L’economia mondiale, che ha sofferto non poco dopo le sferzate inferte da chi ha voluto costruirvi attorno il fumo di un mercato virtuale, attende di poter crescere sulla base di un mercato più solido e reale. Dovrebbe quindi essere operata una scelta attraverso le apposite Associazioni Industriali sullo studio di prodotti identificati, divisi e catalogati per qualità e per quantità. Ma di certo occorre cambiare attraverso una strada che ci porti intuitivamente verso tante piccole aziende di qualità in opposizione ad una non logica di mercato che non spinge più verso la grande azienda.
Si potranno così avere due diversi tipi di produzione con due diversi incentivi da poter studiare in proposito:  Uno per la fornitura di prodotti di serie per il normale mercato odierno al fine di soddisfare l’esigenza di prodotti essenziali ma non di vera competizione – Un altro per una fornitura più contenuta di prodotti di nicchia studiati al fine di rendere qualità nel mercato e far crescere l’immagine e l’ economia del Paese.
Sarà il prodotto di nicchia a far crescere in competitività il Paese e sarà quello, il cui percorso, dovrà essere seguito con maggiore attenzione dalle forze politiche ed imprenditoriali, le quali, dovranno guidare il processo di innovazione con apposite leggi incentivanti. Inoltre fornire a queste iniziative misure fiscali particolari per la loro nascita, la crescita e la promozione.
Bisognerà anche creare modelli di lavoro innovativi muovendosi in direzione di leggi significative che identifichino contratti flessibili anche in relazione alle tipologie industriali ed al territorio.
Un processo innovativo che avrà bisogno di tempo e di una guida attenta anche attraverso la costituzione di un apposito “Organo” che potrebbe essere composto in prevalenza dalle forze industriali ma anche da figure politiche di alta professionalità. Un “Organo” che possa individuare regione per regione l’importanza di determinati prodotti in loco e ne individui le particolari caratteristiche di qualità.
Un preciso percorso da studiare ed approfondire attraverso un appropriato studio di ricerca che potrà vedere l’Italia del futuro, già forte di una cultura e di una genialità, ma con un handicap burocratico e di metodo che oggi ne blocca l’innovazione, in posizione primaria rispetto alle altre nazioni. 
Un percorso che potrà servire da guida ad altri paesi, ma che sicuramente potrà contrastare la spietata concorrenza dei mercati dell’est ed asiatici privi di ogni regolamentazione.
Uno studio che non potrà sottovalutare la ricerca di modelli economici basati sulla flessibilità e sugli incentivi. Se, così come sembra, appare improbabile combattere una concorrenza “sleale” sul piano della grande produzione in serie, si potrà almeno esser sicuri di vincere sul piano di una qualità e con l'uso di un innovativo sistema di flessibilità. 
Qualità nelle idee e nel funzionamento che non potrà mai essere supportata se non attraverso una genialità ed una cultura consolidata da millenni nel nostro Paese.
Poco si è fatto in proposito e la speranza di una ricerca di cambiamento anche da parte della stessa classe politica potrebbe averci illuso sulla immedesimazione di queste problematiche. L’Europa è oggi una realtà. Questa realtà potrebbe divenire una difficile convivenza tra Paesi che hanno un passato ed una storia assai diversa in un territorio altrettanto diverso. L’economia gioca una parte fondamentale che potrebbe rischiare di condizionare ogni giusta strada.
La Comunità Europea potrà avere un ruolo preminente rappresentando  l’attenta guida e  l’equilibrio di un processo economico in evoluzione con il quale, nel prossimo futuro si potrebbero dover fare i conti ai fini di una stabile convivenza. Ma, sembra ormai certo che ogni Paese si dovrà impegnare al fine di ricercare un più utile e consono indirizzo in seno alla propria società. 
Un impegno che, per quanto ci riguarda, non potrà che essere supportato da un principio di ricerca indirizzato verso una qualità e nuove formule di flessibilità. Una globalizzazione selvaggia basata su un concetto di quantità non può più avere alcun futuro per la società mondiale, bisogna che i Paesi, per evitare di soccombere, vi contrappongano un sistema riorganizzato qualitativamente sia in campo economico che politico o sociale, attraverso la forza delle idee e della propria cultura.
vincenzo Cacopardo