16 giu 2015

Una nota al nuovo commento di Domenico Cacopardo "ci vorrebbe Bruto"

Francamente..e con tutto il rispetto dovuto .. non so come si possa definire la Boschi capace e con un complesso di doti...se non sicuramente quelle estetiche. Quella che ho definito una "addormentata fra i Boschi" più che una studiosa di principi innovativi ..non è mai parso.. abbia centrato il vero problema della politica di oggi proseguendo in un monotono dialogo: Non credo che abbia mai espresso un suo preciso pensiero al di là delle scarse idee costruite prevalentemente su un monolitico e vacilloso sistema bipolare forzato..tra l'altro.. da una serie di fiducie imposte. Quali in realtà appaiono le sue idee circa il rinnovamento dei Partiti..l'importanza sul delicato conflitto dei ruoli..i rapporti tra le istituzioni...non è dato ancora sapere...Infine si esprime sempre monocorde ..ripetendo volutamente un pensiero dettato dal suo sommo leader: per queste stesse ragioni.. sarebbe impossibile poterla vedere capace di un'azione alla Bruto!

Quello che sicuramente dà rabbia e fa dubitare..mettendo in crisi il sistema della politica... è il continuo ricercare la “figura capace” . E' il fatto che non si possa uscire da questa logica dell'”unico”...

Renzi rappresenta.. oggi.. l'icona di questo modo di pensare ..e le conseguenze non potevano che essere tali risultati! E' stato il risvolto annunciato di chi continua a dare forza alle figure rispetto al dialogo, alla ricerca, ai programmi, alle idee e ad ogni logica funzionale propedeutica.

La politica di oggi non può più soggiacere alla ricerca di un'unica figura..ma alla ricognizione delle iniziative attraverso la guida e la collaborazione di tanti in seno agli stessi Partiti, i quali dovrebbero divenire veri e propri luoghi per la ricerca di nuove idee: una riforma che assieme alla separazione dei ruoli...(proprio per le incapacità di chi non ha saputo leggere in prospettiva).. avrebbe dovuto essere prodromica a tutte le altre.

Non è un Bruto che serve!..ma, di sicuro, un nuovo modo di pensare ad una diversa politica ed al metodo di interpretarla..

Per quanto riguarda Berlusconi..non si riesce a comprendere come ancora si possa pensare ad una sua possibile ripresa in politica, quando... sapendo ben leggere i risultati delle elezioni.. rimane più che logico intuire che la sua tenuta a galla derivi esclusivamente dalla crescita di Matteo Salvini.
vincenzo cacopardo




Domenica sera, a tavola, davanti a un piatto particolarmente invitante, il mio amico se ne uscì con questa frase: «Ho letto Scalfari: ci vorrebbe Bruto.»
Intendeva dire che, per accantonare il boy-scout fiorentino, ci vorrebbe qualcuno che lo rimuovesse dalla scena politica. Quindi, un Bruto.
Gli risposi che, nella realtà del Parlamento costruito nella maggioranza da quel Metternich che è Bersani, non c’è persona che possa assumere l’onere e l’onore di determinare la chiusura dell’avventura Renzi e di rimettere in modo la politica nazionale.
«Solo Maria Elena», concluse pensieroso il mio amico, mentre affondava la forchetta.
Si riferiva, naturalmente, a Maria Elena Boschi l’unica persona emersa dalla palude renziana con un complesso di doti che la mostrano migliore del suo scopritore e mentore.
E, in effetti, guardandosi in giro, il mio amico non aveva torto.
Certo la Boschi, difficilmente, sarà Bruto e Bruto è un soggetto storico e letterario senza alcuna attualità.
Se non c’è Bruto, dobbiamo tenerci il piccolo Cesare di Firenze, talmente impari al compito che s’è assunto da indurre gli osservatori benevoli, anche i più benevoli, ad allargare le braccia.
L’abbiamo scritto tempo fa, che Matteo Renzi era condannato a vincere. Il risultato negativo delle regionali (con il successo di gente come Emiliano, nemico giurato del premier e di De Luca, non ascrivibile al nuovo corso) e quello molto deludente dei ballottaggi comunali ci danno la misura della crescente zoppia del giovane leader.
Una conferma viene dalle improvvise difficoltà del senatore Verdini di formare un gruppo di amici del «premier», allargando (e consolidando nei confronti dei mal di pancia degli Ncd) la sua maggioranza: s’era parlato di almeno 30 parlamentari, oggi sembra che non raggiungano i 10. È il combinato disposto della perdita di credibilità di Renzi e dell’imprevisto recupero di Berlusconi, attestato sul 10% e nient’affatto fuori dal gioco politico. Ne deriva altresì che l’armata Brancaleone dei renziani risulta oggi molto meno solida di ieri e pronta, in numeri importanti, a rivolgere altrove le proprie attenzioni.
Se in Italia, la comunicazione di Palazzo Chigi mostra la corda e rappresenta un leader sempre più arrotolato nella propria vuota affabulazione, figuriamo cosa è accaduto a Bruxelles e a Washington.
Insomma, l’idea che il governo sia presieduto da un cialtrone che ha esaurito la propria dote di panzane è talmente diffusa da renderlo immobile, di fronte a problemi più grandi delle capacità del gabinetto di maneggiarli.
Ora, Renzi annuncia, sull’immigrazione, un piano B e, immediatamente, i notisti dei «talk-show» lo irridono e irridono alla sua annunciata e provvisoria riservatezza.
Poi, sono filtrate le immancabili indiscrezioni: si tratterebbe del blocco dei pagamenti all’Unione europea e della denuncia unilaterale dell’«embargo» nei confronti della Russia.
Due grosse sparate, poco credibili a Roma, a Milano e all’estero.
Infatti, in un anno e mezzo (quasi) Renzi ha avuto 100 occasioni per rivendicare la propria autonomia, mettendosi di traverso a decisioni comunitarie spiacevoli per il nostro Paese. Non l’ha fatto. La sua inesperienza e la sua immaturità lo hanno indotto a baciare sempre la mano che lo picchiava, quella di Angela Merkel, e a scodinzolare davanti a Francoise Hollande, anche quando, rompendo il galateo entrambi si vedevano e decidevano lasciando vuota la nostra sedia.
Ci sono state 100 occasioni nelle quali un primo ministro degno di questo nome avrebbe potuto bloccare i processi in corso e rivendicare un ruolo determinante per la politica dell’Unione.
Così sul dossier Russia. L’ultima occasione è stato il, G7 tedesco, nel corso del quale la voce dell’Italia non s‘è affatto sentita.
Certo, se il piano B è quello di cui parlano le indiscrezioni, vanno valutati spietatamente gli aspetti positivi e quelli negativi.
Matteo Renzi che non è giocatore di poker, al massimo di briscoletta ai tavoli della sua parrocchia, deve riflettere molto bene, prima di decidere.
Personalmente, non mi dispiacerebbe vederlo rompere il fronte occidentale, ritirare i nostri aerei «stricker» dai confini con l’orso moscovita e annunciare la riapertura degli scambi commerciali con Putin. Certo dovrebbe avere davanti ai propri occhi un quadro di certezze e questo glielo può fornire solo lo zar dagli occhi a mandorla.
Insomma, una decisione di questo genere non si può improvvisare come s’è sempre improvvisata ogni decisione del gabinetto che ci governa.
Poiché penso che l’«embargo» è destinato a cessare abbastanza presto (e amici americani mi inducono a ritenere che l’«escalation», 1200 carri armati e 5000 uomini sui confini sia proprio nell’ottica reaganiana di ottenere un passo significativo dall’avversario in modo da regalare un decente motivo di revoca delle sanzioni) credo che un autonomo passo italiano non sarebbe il detonatore di un aggravamento della crisi, ma un disinnesco della stessa.
Ma, di fondo, rimane le sciocca supponenza di Matteo Renzi, talché qualsiasi iniziativa venga immaginata o annunziata soffre «ab origine» della scarsa credibilità del proponente.
Perciò, la svolta, quando ci sarà, non sarà di Renzi, leoncino nelle stanzette del Nazareno, coniglio fuori da cortile di casa.
«Ci vorrebbe Bruto …»


Domenico Cacopardo

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