di vincenzo cacopardo
E' una vera guerra quella
che in questi giorni sta esplodendo in seno alla Camera dei
deputati sull'argomento relativo alle nuove disposizioni per le
riforme del Senato e del Titolo V°.
Un paio di giorni addietro la
maggioranza ha insistito per la votazione sulla seduta “fiume”
(ovvero senza limiti di interruzione) per poter porre un ostacolo
alla lunga serie di emendamenti proposti dall'opposizione. Ci si è di conseguenza appellati ad una “prassi” che la maggioranza definisce “di
consuetudine”...in quanto riferita ad avvenimenti già avvenuti per
i quali si è proceduto di conseguenza. Ma la collera
dell'opposizione non è venuta meno poiché come sembra, tale
procedura non pare potersi adattare alle riforme di tipo
costituzionali... non essendovi per nulla precedenti.
Ciò che appare
davvero imbarazzante è il fatto che... da parte della presidenza della Camera non pare si sia prestata la dovuta attenzione verso un argomento
talmente delicato..tale da poter spingere ad una soluzione per rendere più serenità in seno all'Aula.
Il muro contro muro è continuato e continua, ma è pur tuttavia evidente lo stato di prostrazione..ai
limiti del servilismo della presidenza della Camera nei confronti del
governo. La responsabilità delle presidenze di turno che continuano
ad alternarsi, assenti a qualsiasi richiamo da parte
dell'opposizione, la dice lunga sullo stato di fermezza imposto da
una governabilità ormai indirizzata all'estremo che.. con pervicacia,
fingendo di non considerare la portata di simili riforme... continua
a spingersi verso un eloquente settarismo.
In tutto ciò non
possiamo omettere il fatto che questo Parlamento gode oggi di una
maggioranza determinata con un grosso premio di maggioranza e, con le pretese di poter assumere il ruolo di una “Costituente”
pretende in tutti i modi di imporre ogni volontà governativa. Non
sembrano dunque più esistere i pesi ed i contrappesi necessari
affinchè si possano raggiungere gli indispensabili equilibri tipici
di una democrazia parlamentare.
Quello che ancora oggi
sorprende da parte di tutte le opposizione...è il fatto di restare
ancora attaccati alle poltrone dell'Aula senza abbandonarla in massa
(dopo l'evidente e provocatorio voto sulla seduta fiume) lasciando la patata
bollente di simili delicate riforme in mano alla responsabilità di
una maggioranza del tutto sottomessa ad un governo. Immaginiamo come
potrebbero essere definite tali riforme dai cittadini, se votate
esclusivamente da quella sola forza parlamentare della Camera che oggi rappresenta
appena il 20% dei votanti del Paese.
Possiamo solo sperare che
il nuovo Capo dello Stato possa immedesimarsi con attenzione sullo
stato delle procedure in questa delicata faccenda che appare sicuramente
un'altra delle tante anomalie della politica istituzionale di questo
Paese. L'argomento della modifica delle regole di una Costituzione
non dovrebbe mai potersi risolvere con la logica accentratrice di un determinismo
imposto da un governo venuto fuori con le storture di una legge
elettorale disapprovata dalla Corte e, per di più, con l'appoggio
incondizionato di una presidenza della Camera che pare guardare
altrove...Ogni motivazione sulla “fretta” non potrebbe mai far
sopperire il primario rispetto dei valori.
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