Il
Presidente tecnico-politico
L'agevole
ascesa al Colle più alto di Sergio Mattarella certifica l'immutata
valenza di quelle forze centriste, popolari e cattoliche che in pochi
anni hanno annesso una sinistra che tuttavia ha fatto in tempo a
rimanere protagonista grazie all'azione ad ampio spettro compiuta da
Renzi sulle coscienze identitarie più diffuse non solo nel nostro
territorio, ma anche trai banchi parlamentari.
Il
sindaco d'Italia ha così compiuto –ai massimi livelli
istituzionali, ed è questa la novità - quello che la pur vivida
sagacia berlusconiana ha lasciato in uno stato di mediocre
potenzialità nonostante l'assenza di lotte intestine e nonostante i
quasi venti anni di pressoché ininterrotta gestione del potere,
spesso legittimata da consensi praticamente plebiscitari soprattutto
nel mezzogiorno.
Si
è parecchio dissertato in senso negativo nelle ultime settimane –
anche attraverso espressioni di basso profilo riguardanti fin troppo
scontati timori di presunte restaurazioni - sulla perennità della
Democrazia Cristiana, di cui i Mattarella furono autorevoli esponenti
in più generazioni. Ma è un luogo comune, perché attesta per
l'ennesima volta la inspiegabile necessità, purtroppo ampiamente
diffusa presso la pubblica opinione,di dover negare a tutti i costi
il prezioso valore aggiunto, nella storia della politica italiana,
costituito dall'apporto dottrinale ed ideologico proprio del
centro-sinistra cattolico moroteo, ideologo-teorizzatore del
compromesso storico. Esso ha rappresentato infatti la prima vera
espressione di carattere progressista del dopoguerra, perché per la
prima volta ha determinato il superamento di vecchie – e spesso
manichee – filosofie costrittive che mortificavano la libertà di
coscienza di ciascuno (un esempio per tutti: comunista o cattolico).
Il
riconoscimento della legittima coesistenza in un individuo di valori
per troppo tempo impropriamente ritenuti antitetici è puro progresso
ideologico-democratico di cui andare fieri, perché garantisce anche
il necessario rispetto e la irrinunciabile tutela di ogni minoranza
dissidente ovvero,altrettanto liberamente, concorde con ogni
maggioranza in scelte di alta responsabilità come quella del Capo
dello Stato.
Ecco
allora come il superamento di dualismi vari può e deve
riguardare anche il nostro nuovo Presidente della Repubblica, dove
l'anima tecnica e quella politica coesistono superando – anche in
tale contesto e forse ancora più opportunamente – una
anacronistica e logora contrapposizione, ma anche spianando la strada
ad un processo di revisione costituzionale responsabile ed oculato
che ormai tutti richiedono.
Paolo
Speciale
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