12 feb 2015

la posta di Paolo Speciale

Il Presidente tecnico-politico

L'agevole ascesa al Colle più alto di Sergio Mattarella certifica l'immutata valenza di quelle forze centriste, popolari e cattoliche che in pochi anni hanno annesso una sinistra che tuttavia ha fatto in tempo a rimanere protagonista grazie all'azione ad ampio spettro compiuta da Renzi sulle coscienze identitarie più diffuse non solo nel nostro territorio, ma anche trai banchi parlamentari.
Il sindaco d'Italia ha così compiuto –ai massimi livelli istituzionali, ed è questa la novità - quello che la pur vivida sagacia berlusconiana ha lasciato in uno stato di mediocre potenzialità nonostante l'assenza di lotte intestine e nonostante i quasi venti anni di pressoché ininterrotta gestione del potere, spesso legittimata da consensi praticamente plebiscitari soprattutto nel mezzogiorno.
Si è parecchio dissertato in senso negativo nelle ultime settimane – anche attraverso espressioni di basso profilo riguardanti fin troppo scontati timori di presunte restaurazioni - sulla perennità della Democrazia Cristiana, di cui i Mattarella furono autorevoli esponenti in più generazioni. Ma è un luogo comune, perché attesta per l'ennesima volta la inspiegabile necessità, purtroppo ampiamente diffusa presso la pubblica opinione,di dover negare a tutti i costi il prezioso valore aggiunto, nella storia della politica italiana, costituito dall'apporto dottrinale ed ideologico proprio del centro-sinistra cattolico moroteo, ideologo-teorizzatore del compromesso storico. Esso ha rappresentato infatti la prima vera espressione di carattere progressista del dopoguerra, perché per la prima volta ha determinato il superamento di vecchie – e spesso manichee – filosofie costrittive che mortificavano la libertà di coscienza di ciascuno (un esempio per tutti: comunista o cattolico).
Il riconoscimento della legittima coesistenza in un individuo di valori per troppo tempo impropriamente ritenuti antitetici è puro progresso ideologico-democratico di cui andare fieri, perché garantisce anche il necessario rispetto e la irrinunciabile tutela di ogni minoranza dissidente ovvero,altrettanto liberamente, concorde con ogni maggioranza in scelte di alta responsabilità come quella del Capo dello Stato.
Ecco allora come il superamento di  dualismi vari può e deve riguardare anche il nostro nuovo Presidente della Repubblica, dove l'anima tecnica e quella politica coesistono superando – anche in tale contesto e forse ancora più opportunamente – una anacronistica e logora contrapposizione, ma anche spianando la strada ad un processo di revisione costituzionale responsabile ed oculato che ormai tutti richiedono.
Paolo Speciale


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