L’abbiamo
sostenuto, credendo che l’impeto riformatore che lo animava
bastasse a rimettere in moto il Paese e a risolverne i problemi.
Ci siamo
sbagliati. «Hic et nunc», l’Italia deve registrare il fallimento
e l’insufficienza del governo e del «premier» rispetto
all’emergenza: Europa, immigrazione, Roma.
Dopo il
precipizio berlusconiano, anche Renzi deve registrare la propria
insignificanza comunitaria per assenza di peso e di idee. L’invio a
Bruxelles dell’insistente Mogherini, un irrilevante semestre
italiano di presidenza, la statuizione di una diarchia
Germania-Francia, quando l’Europa era stata per decenni diretta da
vertici triangolari con la nostra partecipazione e, infine, il
tragico e inaspettato epilogo del «dossier» immigrazione
definiscono il fallimento della politica italiana.
Le
frontiere chiuse a Ventimiglia e al Brennero ci dicono che le
furbizie (non identificare gli immigrati, in modo che non potessero
esserci restituiti, una volta dispersisi per l’Europa, né
sottoporli a un vero «screening» sanitario che farebbe emergere la
presenza di malattie endemiche da tempo debellate) non hanno pagato e
che il mix di inefficienza burocratica (sino a 2 anni per definire
una pratica di asilo politico), di famelici sfruttatori del business
e di insipienza politica ci ha condotti alla situazione attuale. Non
possiamo né sappiamo chiudere le frontiere e dobbiamo quindi
assistere il continuo arrivo di povera gente affamata, di cui solo
una minima percentuale può essere classificata «rifugiato
politico».
Il governo
ha anche dimenticato che a Milano c’è un’Expo, che sarebbe
dovuta diventare il punto di ritrovo di mezzo mondo e che è già
sotto budget, e ha permesso che la stazione Centrale si trasformasse
in un grande accampamento di disperati, fermi lì per il blocco alla
frontiera austriaca. Come a Roma, alla stazione Tiburtina, quella
delle lunghe percorrenze, s’è radunata un’altra massa di
immigrati illegali.
Il tutto
comporta un enorme problema igienico, dato che questa gente soddisfa
alle proprie necessità corporali là dove si trova.
E non è
vero che la responsabilità del disastro africano è la nostra, di
noi europei. Brutalmente, va ricordato che sinché hanno governato
gli europei, l’Africa è stata un continente abbastanza ordinato.
Tutte le
parole detteci sull’Unione e sull’Onu sembrano svanire per un
leggero colpo di vento. Del resto solo degli incapaci e degli
impreparati potevano immaginare che i nostri «partner» avrebbero
accettato di dividere con noi la marea che ci sta travolgendo.
E pensare
ad azioni militari(incautamente annunciate), con conseguenti
spargimenti di sangue, insostenibili per chiunque.
Infine,
Roma. Non c’è il coraggio di commissariare il comune sommerso
dalla corruzione e dall’inefficienza. Non c’è il coraggio di
nominare un vero commissario al Giubileo (improvvidamente deciso in
solitudine da papa Francesco), e si designa un coordinatore, in modo
che al comando delle operazioni siano in due: uno all’acceleratore
e l’altro al freno. Follie.
Continueremo,
però, ad assistere a questo indecoroso spettacolo e a scivolare nel
peggio. Nessun parlamentare vuole andarsene a casa e, quindi, alla
fine, nel modo più sgangherato, Renzi continuerà a sedere a Palazzo
Chigi.
Domenico
Cacopardo
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