Un
profondo teologo, al quale si deve molto… sembra voler abdicare da una
posizione che lo vede come rappresentante in terra del messaggio di Cristo. Si
mormora che il suo sia stato un gesto voluto dallo stesso.. per una stanchezza
fisica che non gli rende più quelle forze necessarie per affrontare un compito
così delicato ed impegnativo.
Una
certa stanchezza.. forze appare, ma le energie del Pontefice tedesco.. appaiono
ancora risolute..e..io credo che la sua sofferenza resti legata ad uno sforzo
difficilmente percettibile da chi osserva la sua figura solo in termini di
immagine fisica e non nel profondo delle sue ricerche.
Il
precedente Pontefice aveva espresso un’ascendenza verso il divino attraverso il
dolore fisico del proprio corpo: Con la sua profonda ed innata umanità.. ha
commosso e sensibilizzato tutto il mondo.
Il
Papa teologo ha, invece… sempre messo in evidenza la sua ricerca verso un
riscontro col divino attraverso l’uso della ragione: una ricerca della fede con l'uso del
ragionamento, sfidando puntualmente ogni teoria del relativismo. Un’azione di
studio continuo…espresso anche attraverso le profonde encicliche che gli hanno assicurato
il giusto appellativo di "grande teologo".
L’accostamento
verso la conoscenza del Divino..non distingue le due figure Papali per il
sicuro risultato che si può riuscire a leggere, ma li divide sicuramente, nell’impostazione
del persorso.
Compenetrandomi
nello studio intrapreso dall’attuale Santo Padre… definirei questo persorso come un’applicazione
spontanea suggerita da una propria personalità, ma sostenuta con altrettanta
sofferenza rispetto a quella vissuta nel dolore fisico dal precedente Papa.
Un'angoscia mentale che..in questa ricerca…ha finito col condurre lo studioso
teologo..in una sorta di inasprito eccesso che nell’intimo di ogni uomo può
generare persino in paure e sensi di colpe inimmaginabili..Pensiamo quante
ansie e quanti disturbi mentali si possono mettere in luce quando ci si accosta
al mondo divino attraverso una profonda ricerca di pensiero…
Pur restando invisibili all’occhio
di chi guarda da fuori…il Santo Padre potrebbe vivere le naturali afflizioni umane
di chi, accostandosi a Dio, fa un uso perpetuo e smisurato della mente. Si possono generare angosce che, forse....
nella solitudine di un simile ruolo o.. durante il silenzio della notte... si evidenziano di più. Se
poniamo tutto questo anche in relazione alle sue ripetute battaglie in seno ad
un buio potere ecclesiastico che negli anni è degenerato, possiamo meglio comprendere
i difficili momenti da lui vissuti.
Ascendere verso il Divino
attraverso la compenetrazione della mente, può nascondere un uguale dolore che
ascendervi attraverso la sofferenza fisica..
Al
di là del gesto sicuramente rivoluzionario ed al quale si deve rispetto, forse nella
immensa ricerca della ragione del grande teologo, si cela un particolare dolore
difficilmente intuibile da chi lo venera e gli si pone accanto.
vincenzo Cacopardo
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