28 set 2014

Una recensione al recente editoriale di Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera


Il nemico allo specchio di ferruccio de Bortoli
Devo essere sincero: Renzi non mi convince.Non tanto per le idee e il coraggio: apprezzabili, specie in materia di lavoro. Quanto per come gestisce il potere. Se vorrà veramente cambiare verso a questo Paese dovrà guardarsi dal più temibile dei suoi nemici: se stesso. Una personalità egocentrica è irrinunciabile per un leader. Quella del presidente del Consiglio è ipertrofica. Ora, avendo un uomo solo al comando del Paese (e del principale partito), senza veri rivali, la cosa non è irrilevante.
Renzi ha energia leonina, tuttavia non può pensare di far tutto da solo.La sua squadra di governo è in qualche caso di una debolezza disarmante. Si faranno, si dice. Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier. La competenza appare un criterio secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità. Persino il ruolo del ministro dell’Economia, l’ottimo Padoan, è svilito dai troppi consulenti di Palazzo Chigi. Il dissenso (Delrio?) è guardato con sospetto. L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. Un profluvio di tweet non annulla la fatica di scrivere un buon decreto. Circondarsi di forze giovanili è un grande merito. Lo è meno se la fedeltà (diversa dalla lealtà) fa premio sulla preparazione, sulla conoscenza dei dossier. E se addirittura a prevalere è la toscanità, il dubbio è fondato.
L’oratoria del premier è straordinaria,nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa. Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso. In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti. Le controfigure renziane abbondano anche nella nuova segreteria del Pd, quasi un partito personale, simile a quello del suo antico rivale, l’ex Cavaliere. E qui sorge l’interrogativo più spinoso. Il patto del Nazareno finirà per eleggere anche il nuovo presidente della Repubblica, forse a inizio 2015. Sarebbe opportuno conoscerne tutti i reali contenuti. Liberandolo da vari sospetti (riguarda anche la Rai?) e, non ultimo, dallo stantio odore di massoneria. Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere in corsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca. Buon lavoro, di squadra.


In questo recente editoriale del qualificato giornalista, si mettono in evidenza le stesse perplessita già da tempo espresse nella lunga serie dei miei post. L'ipertrofia alla quale fa riferimento il giornalista è quella quantitativa che molto spesso finisce col coprire ogni percorso qualitativo di merito e di sostanza.
Bortoli esprime termini come egocentrismo, debolezza di idee, parlantina spinta e superficialità.. sottolineando così l'operato della sua squadra di governo: “Ogni competenza appare un criterio secondario. L’esperienza un intralcio, non una necessità”. Il giornalista prosegue esprimendo perplessita sulla conduzione del suo partito pieno ormai di “controfigure renziane che abbondano nella segreteria” .Infine si domanda se il “famigerato” patto del Nazareno finirà pure con l'eleggere un presidente della Repubblica.
Nei tanti post inseriti nel mio Forum si è sempre messa in seria discussione la figura del nuovo sindaco d'Italia..il suo percorso ricco di una fumosa loquacità, una comunicazione accattivante e ricca di slogan..ma soprattutto di scelte non conformi al percorso che oggi si dovrebbe per una politica meno di semplificazione e con più fine funzionale.. Infine.. appare illogica l'opera di rinnovamento condotta unicamente da una figura col solito incalzante determinismo.. ancor pur stimolato da una mancanza totale di altre figure capaci di dialogare.
Quando si critica l’operato di Matteo Renzi, non lo si vuole fare per partito preso o per finire con l’essere assimilati a quei gufi di cui lui stesso parla:- Mentre in tanti lo contestano su un operato ancora da vedere e sulle sue possibilità di reperire risorse per raggiungere lo scopo, le mie osservazioni restano più profonde e legate soprattutto al merito.

Renzi pare procedere come una falciatrice e tagliando tagliando...avanza noncurante della precisa ed utile logica che si deve al funzionamento di un’attività politica. Per quanto si possa criticarlo nel metodo, quelle che colpiscono... a chi guarda la politica in senso più costruttivo, restano le sue “scelte” che continuano a non avere un riscontro con un criterio di funzionalità e dei valori di una qualità democratica... Quello che oggi infastidisce è il fatto di non poter opporsi alla sua figura senza esser presi come coloro che contrastano un cambiamento o addirittura che aspirano alla palude.

Il neo imperatore della politica, Matteo Renzi, appare oggi più un “restauratore” che un vero “rottamatore”, proseguendo in un’opera di ristrutturazione del sistema connessa a quella che nel passato pretendeva di passare come opera in favore di una visione progressista. La sua attività politica appare sempre più decisa, anzi “decisionista”, e suona assai poco attenta rispetto ad una sua prima volontà di voler procedere verso un cambiamento di certe figure, non guardando col dovuto rispetto alla riqualificazione di un utile impianto politico istituzionale.


Non si può quindi che essere d'accordo con quanto afferma nell'editoriale de Bortoli, il quale rende conto con estrema chiarezza di tutti i vuoti e le conseguenti anomalie presenti nel percorso politico di una figura che, seppur armata di buona volontà, potrebbe finire col costringere il Paese a dover alzare quella bandiera straniera a cui fa riferimento il giornalista.  

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