Sappiamo
che la nostra Costituzione è stata scritta e votata in una
Costituente da due principali forze : l'una liberal democratica
seduta accanto ad un'altra socialista-comunista. Di certo ne è
sortita fuori una delle più belle pagine della storia politica del
nostro Paese in quanto la Carta esprime pienamente la forza dei
valori uniti insieme in un equilibrio che, ai tempi, non poteva
essere espresso meglio. Malgrado
la sua bellezza e la definizione chiara dei valori, la nostra
Costituzione appare oggi bloccata da alcuni principi. Qualche
articolo risulta obsoleto poiché non tiene conto del cambiamento
storico culturale che il nostro Paese ha avuto in questi
sessant’anni.
Sia
sui principi fondamentali che quelli sui diritti e doveri dei
cittadini, taluni articoli suonano superati ed un pò lontani da una
società che si vuole moderna ed innovata. Altri, nel loro testo, non
entrando nel merito del tema in modo approfondito, finiscono col
trasmettere un indirizzo poco chiaro. Se
si vuole dare forza ai suoi valori bisognerebbe forse cambiare
alcuni principi nel senso di fornirgli una più decisa osservanza.
La
nostra Carta appare volutamente scritta al fine di poter dare
continua possibilità di rivedere in chiave moderna i suoi
articoli, quindi rinnovabile nei principi pur restando ferma nei
valori. Tuttavia resta l'incognita di una qualità politica in grado
di guidare questo rimodernamento in senso equilibrato.
SUI PRINCIPI
FONDAMENTALI
Art.
1.
L'Italia
è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La
sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei
limiti della Costituzione.
Di
quale lavoro si parla? Volendo interpretare questo articolo chiunque,
oggi, potrebbe riscontrarvi una curiosa ipocrisia, poiché, già da
parecchi anni, con le crisi economiche ed i nuovi modelli di
sviluppo, non può più evidenziarsi un preciso fondamento basato sul
lavoro ma, forse, solo
sul profitto di pochi,
sicuramente su un modello di nuove regole nel campo del lavoro ben
diverso da quello esistente in un tessuto imprenditoriale del 1947.
Oggi il concetto è ben diverso poichè manca una vera
possibilità di lavoro! Un
articolo che diventa alquanto retorico, costruito su una passata
ideologia che i Costituenti hanno inteso formulare in
favore della classe lavoratrice di quel tempo.
Art.
2.
La
Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo,
sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità, e richiede
Tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla
legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione,
di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione
politica, economica e sociale del Paese. In
via teorica tutto ciò potrebbe sembrare realistico ma, se per quanto
riguarda la pari dignità sociale, la distinzione di sesso e di razza
e di lingua, si cerca di fare il possibile, non pare che si riesca
parimenti davanti all’attuale esercizio dell’espressione politica
e della legge: Pochissimi cittadini sono, oggi, in grado di
comunicare le proprie opinioni politiche se non attraverso la forza
di precise risorse finanziarie o soggiacendo agli interessi dei
Partiti. Inoltre, fino a quando non si studiano nuovi percorsi e
regole capaci di individuare un rapporto di equilibrio tra il potere
politico parlamentare, quello esecutivo e l’ordine giudiziario, le
stesse opinioni politiche difficilmente potranno essere libere nel
loro pensiero.
Art.
4.
La
Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e
promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni
cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e
la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al
progresso materiale o spirituale della società.
Che
ogni cittadino abbia il diritto al lavoro sembra anche logico in
considerazione dall'art 1 che ne stabilisce il fondamento. Ma su
cosa poggia oggi questo diritto? E soprattutto dove e quando la
Repubblica ne promuove le condizioni? Particolarmente nel meridione
questo diritto pare proprio cancellato dalla mancanza di una base
infrastrutturale che ne permetta.. non solo la promozione, ma anche
l'espansione.
Art.
9.
La
Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca
scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e
artistico della Nazione. Anche
qui siamo alle prese con un'evidenza contraddittoria poiché lo
sviluppo culturale appare da terzo mondo, non primario come dovrebbe
essere, ma sempre in subordine rispetto a qualunque problematica
economica che non garantisca qualunque profitto immediato...E'
proprio il termine promuovere che non si percepisce..
Si
potrebbe, poi, continuare....
riscontrandosi con altri articoli resi oggi persino contraddittori malgrado le buone intenzioni, che non
potranno mai agevolare un percorso della politica funzionale. Ad
esempio, nella parte
dell’Ordinamento della Repubblica Titolo 1, riguardo
alle funzioni del Parlamento, dove l’articolo 67 recita: “Ogni
membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue
funzioni senza vincolo di mandato” .
Curiosa
teoria, poiché tutti sanno che un vincolo vi è ed è sempre più
evidente: Quello dettato dai Partiti e dal loro leader: Questa
retorica e ipocrita prassi di voler ancora considerare il
parlamentare libero nella sua scelta, viene continuamente smentita da
un suo chiaro condizionamento ad una forza di Partito che spesso lo
favorisce anche nella elezione, soggiacendolo ad un preciso
interesse. Ogni nuova legge elettorale potrà seguire questo
articolo, solo se si apporterà la necessaria riforma.
E
poi ancora…..
sulla parte seconda Titolo primo in riferimento
alle Camere sull’uso esagerato dei decreti legge che
alterano e riducono la vera attività del Parlamento. Chiaro
sintomo di una Repubblica parlamentare in crisi.Per
arrivare persino….alle particolari singolarità del Titolo quarto, allorquando, attraverso
l’articolo 104 in riferimento alla Magistratura ed alla istituzione
del Consiglio superiore, si pone quella che oggi appare come un’anomalia. Anomalia
costituita da un difficile posizionamento di ciò che dovrebbe
figurare come un”ordine” indipendente, ma che, eletto per due
terzi da magistrati ordinari, finisce col rappresentare un vero e
proprio potere. Potere fortissimo, poiché in grado di limitare la
libertà delle persone, potere che finisce sostanzialmente col
contrapporsi a quello politico che agisce in rappresentanza del
popolo (anche per via di una politica che continua a non limitare
suoi stessi ruoli).
Occorrerebbero dunque principi più innovativi, senza alterare i suoi splendidi valori! La
nostra Costituzione, che come scopo dovrebbe avere il compito di
guidare e fornire una traccia al complesso di norme per meglio
definire la struttura dello Stato, non sembra avere oggi un giusto
funzionamento che la porti al raggiungimento del suo desiderato fine.
In se, essa appare perfetta nella rappresentazione dei valori per la
determinazione di una democrazia, ma con l'avvenuto progresso sociale, può solo idealizzarne il
raggiungimento.
La
passata Assemblea Costituente che ebbe il compito di porre le norme
fondamentali dell’ordinamento dello Stato, determinò le
regole per una concezione politica in opposizione ad una visione di
assolutismo, riconoscendo la validità di uno Stato fondato sulle
norme e sui poteri.
Ma
qualunque norma o confine di potere, dopo la smisurata e sregolata
crescita economica e sociale di questi sessant’anni, non potrebbe
che essere rivisitata affinché non possano continuare a riscontrarsi
ulteriori anomalie dovute ad un progresso che ha alterato gli stessi
valori della società. Anomalie che non potranno mai dare innovazione
al percorso di una politica che si vorrebbe efficiente e costruttiva.Una
carta costituzionale che, per una sua utile modernizzazione, non
dovrebbe esimersi dall’osservare in lungimiranza un possibile
sistema funzionale basato su principi più moderni in proiezione
delle normative e della suddivisione dei poteri. Una carta
costituzionale utile ed indispensabile, ma sicuramente da rinnovare,
poiché non potrebbe mai essere richiesto, come proposto dal passato
governo, un suo stravolgimento. Ne conviene che questa nostra politica non riesca per nulla a dare forza ai suoi valori.
v.Cacopardo
Sappiamo che la nostra Costituzione è stata scritta e votata in una Costituente da due principali forze : l'una liberal democratica seduta accanto ad un'altra socialista-comunista. Di certo ne è sortita fuori una delle più belle pagine della storia politica del nostro Paese in quanto la Carta esprime pienamente la forza dei valori uniti insieme in un equilibrio che, ai tempi, non poteva essere espresso meglio. Malgrado la sua bellezza e la definizione chiara dei valori, la nostra Costituzione appare oggi bloccata da alcuni principi. Qualche articolo risulta obsoleto poiché non tiene conto del cambiamento storico culturale che il nostro Paese ha avuto in questi sessant’anni.
Sia sui principi fondamentali che quelli sui diritti e doveri dei cittadini, taluni articoli suonano superati ed un pò lontani da una società che si vuole moderna ed innovata. Altri, nel loro testo, non entrando nel merito del tema in modo approfondito, finiscono col trasmettere un indirizzo poco chiaro. Se si vuole dare forza ai suoi valori bisognerebbe forse cambiare alcuni principi nel senso di fornirgli una più decisa osservanza.
La nostra Carta appare volutamente scritta al fine di poter dare continua possibilità di rivedere in chiave moderna i suoi articoli, quindi rinnovabile nei principi pur restando ferma nei valori. Tuttavia resta l'incognita di una qualità politica in grado di guidare questo rimodernamento in senso equilibrato.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.