2 set 2013

Un commento di Domenico Cacopardo

Nebbia sulla Roma politica di domenico Cacopardo

C’è molto di poco chiaro e d’irrazionale nella politica di questi giorni, protagonista Silvio Berlusconi e la sua strategia della tensione. Il leader del centrodestra prospetta soluzioni e iniziative che non hanno alcun collegamento con le concrete possibilità dei soggetti istituzionali cui sono rivolte, da Napolitano al Pd, da Enrico Letta al Parlamento. Intende ottenere un qualcosa che gli eviti le conseguenze della sentenza della Corte di cassazione, gli arresti domiciliari o i servizi sociali, l’estromissione dal Senato, l’incandidabilità.
Di fronte alle tappe della sua personale via Crucis prossima ventura, Silvio Berlusconi mena fendenti a destra e a sinistra nella speranza di seminare la paura e di ottenere un irrealizzabile e illegale salvacondotto. In modo acritico e passivo, i suoi sodali –sempre più spesso complici- ripetono le parole del capo chiedendo le medesime impossibili decisioni. Fra esse un voto contro la sua decadenza da senatore che il Pd non potrà mai dare, pena il divorzio dal proprio elettorato.
L’impressione che si può trarre dai palazzi romani è che si tratti di un bluff, messo in atto da un vecchio giocatore, avvezzo alle battaglie della competizione imprenditoriale e, da vent’anni, a quelle della politica. Insomma, si alza la tensione per ‘portare a casa qualcosa’. Non si capisce cosa.
Riflettendo bene, però, una questione reale, un pericolo immanente c’è: è quello che, sin da ora, alcune procure abbiano pronto il mandato di cattura di Berlusconi con restrizione in prigione un minuto dopo l’estromissione dal Senato e la conseguente perdita delle garanzie costituzionali che accompagnano lo status di senatore. Basta pensare a Napoli (inchiesta De Gregorio), a Bari (inchiesta Tarantini) e a Milano (‘subornazione’ delle olgettine) per immaginare Carabinieri e Guardie di Finanza al cancello di Arcore con tintinnanti manette. Già –e lo sanno bene Berlusconi e i suoi avvocati- non serve avere superato i 70 anni per essere al riparo da manette e carcere quando un procuratore teme la  reiterazione del reato o l’inquinamento delle prove.
Dunque, se questo è il vero problema, tutto il resto -come si diceva una volta- è saponata.
Saponata le questioni della legge Severino: retroattività o meno; costituzionalità. Su di esse, la Giunta per le elezioni del Senato può definire una posizione e adire la Corte costituzionale. Naturalmente, ci vuole una maggioranza disponibile a farlo.
Così sulla candidabilità: allo stato non c’è una Corte d’appello che possa ammettere una lista nella quale sia presente Silvio Berlusconi. Qui potrà essere avviato un iter giurisdizionale che avrà i soliti tempi lunghi e che si concretizzerà, nel migliore dei casi, in una vittoria di Pirro.
Agli altri, Napolitano, Letta (Enrico), il Pd, il Senato non resta che aspettare e ‘vedere’ il bluff. Intanto, avanzano il problema Imu e quello, drammatico, della crisi siriana. Sull’Imu, si approverà una soluzione accettabile; sulla Siria ci si rimetterà all’Onu. Entrambe le decisioni consolidano oggettivamente il governo Letta. A carte scoperte, infatti, si capirà che l’unica carta di Berlusconi è la crisi di governo. Ma, dopo di essa, non ci saranno elezioni. Né ribaltoni. Ci sarà un Enrico Letta2 con appoggi sparsi, derivanti da un piccolo, ma sufficiente smottamento del Pdl e di M5S.

Per il cavaliere sangue e lacrime, quel sangue e quelle lacrime che non ha voluto e saputo evitare. Purtroppo, nel disastro, quando ci sarà, porterà seco il sogno di una destra liberale e democratica.

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