3 ott 2013

Grillo ed il Cavaliere:...un autoritarismo che non paga..


In un mio vecchio post avevo già evidenziato l’aspetto forte ed  autoritario del movimento di Grillo e del partito di Silvio Berlusconi, una sembianza comune alla quale, i due personaggi, si sono sempre aggrappati.. ben conoscendo  quale forte presa, questo, può avere nei confronti dei tanti cittadini insicuri e preoccupati dalla pesante situazione economica esistente nel Paese.
Tuttavia..si è sempre evidenziata una diversità sul “modus operandi” delle due figure.. che ha visto da un lato un Berlusconi personalità pragmatica, irriducibile e tenace, voler procedere verso una comunicazione ingannevole tendente ad ostentare un ottimistico futuro per tutti…e dall’altro un comico.. improvvisatosi politico, che avrebbe dovuto (e potuto) costruire il nuovo cambiamento attraverso maggior metodo nella scelta dei suoi collaboratori e senza posizioni assolute che oggi tendono a drenare l’avanzata di un Movimento creato in modo assai generico.  
In ambedue i personaggi ha sempre primeggiato un assolutismo ed un autoritarismo in eccesso che ha condizionato in modo inequivocabile ogni dialogo con i partecipanti che vi hanno aderito.  Colpisce sicuramente l’atteggiamento di subordinazione di tutti coloro che…seguendo con ostinazione simili processi politici fortemente autocratici … finiscono persino col "gratificarsene"... identificandosi similmente ad un gregge soddisfatto dal pascolo in cui li conduce il loro supremo ed unico pastore.
Ieri…però, sembra essersi rotto questo processo! Per quanto riguarda il Partito del Cavaliere..tuttavia.. dovremo aspettare ancora un po’ per capire se la manovra della spaccatura in seno al PDL sia fondata o costruita ad arte per coprire la istintiva ed imprudente manovra dello stesso Berlusconi (circa le dimissioni dei suoi ministri), fornendogli così.. un giustificazione alla inaspettata decisione di votare la fiducia.

Riguardo al Movimento di Grillo.. un altro episodio ha dimostrato quanto poco possa pagare l’atteggiamento dispotico quando non si è capaci di costruire il necessario dialogo in comune dentro ogni forza politica. Si sono avuti momenti di tensione nell'Aula del Senato nel dibattito sulla fiducia. Al termine del suo intervento,  Paola De Pin, fuoriuscita del M5S e oggi nel gruppo Misto,  ha annunciato il suo sì al governo. Subito dopo dai banchi dei grillini le è stato urlato "venduta" e qualche senatore M5S si è orientato con prepotenza verso il suo banco  per contestarla. Ma la De Pin si è rivolta ai suoi ex colleghi indicandoli come i veri responsabili del tradimento compiuto nei confronti degli elettori che hanno votato per una promessa di cambiamento mai avvenuta. Come poterle dare torto?

Episodi che devono far pensare a quanto poco col tempo può pagare l’autoritarismo di simili figure e quanto, al contrario, può costruire un dialogo ed il dibattito all’interno di ogni movimento politico che si vuole veramente democratico.  
vincenzo cacopardo 


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