Due azioni … un unico percorso
vincenzo cacopardo
Sarebbe bene riflettere su quello che in questo momento accade nel nostro Paese..senza lasciarsi prendere
dalle euforiche reazioni che non permettono più alcun dialogo..Comprendere
attentamente ciò che porta rilevanti conseguenze sull’azione governativa e nel
contempo, pericolosi disordini per le strade… Un’analisi che, per quanto mi
riguarda, si concentra su un aspetto di natura culturale e mentale dell’odierno
modo di considerare la politica.
Sembra di capire che.. nella
nostra società, oggi, vi siano due correnti di pensiero distinte, due modi di affrontare
la materia politica percepite dai cittadini… Oltre alla già tanto declamata
forbice tra ricchezza e povertà, dobbiamo fare i conti con un altra... relativa a due diversi modi di vedere una politica basata su differenti
esigenze.
-Da un lato vi sono quei
cittadini che reclamano in prevalenza una immediata governabilità per
soddisfare i bisogni occorrenti e far sì che possano risolversi, al più presto,
gli innumerevoli problemi contingenti il lavoro…Un concetto..anzi una precisa esigenza
più che giustificata, confortata da quei politici che hanno la visione fortemente
pragmatica della politica, la quale deve poter svolgere pienamente il suo
ruolo amministrativo senza alcun condizionamento da parte dei Partiti… Una impostazione
politica che procede nella continua ricerca di figure predominanti adatte a svolgere
un ruolo di leader con grandi capacità comunicative per trascinare il popolo
nell’enfasi di possibilistiche soluzioni.
-L’altro pensiero.. pone in prima battuta l’importanza di un percorso, a volte
demagogico, ma anche ideativo, di una base di dialogo di primaria importanza
rispetto alla stessa governabilità, per poter fornire un’ampia voce di consenso
sui programmi, senza i quali, ogni cittadino potrebbe sentirsi escluso o perennemente
ingannato.
Ambedue i pensieri
appartengono all’azione funzionale della politica, ma si scontrano tra di essi
per questioni pratiche e temporali che sembrano non lasciare più spazio, restando legati
ai reali aspetti sociali di una violenta globalizzazione che pare ormai aver
condizionato il percorso di una politica più costruttiva.
Se oggi Matteo Renzi
rappresenta il simbolo della prima concezione, quella relativa al gran bisogno
di una governabilità come azione primaria… probabilmente e forse anche
inconsciamente, tutto il popolo di Grillo e una buona parte di chi si astiene
dal votare, rappresenta l’altra parte della forbice, quella che non si persuade
di come si possano continuare a sostenere governabilità generiche senza
accorciare il percorso astruso con le istituzioni. Senza, quindi, rendere
indispensabile la voce dei cittadini, ma cercando di escogitare incomprensibili
o ristretti, sistemi elettorali.
La
politica non è solo scienza del governare ma è anche arte dell’ideare e ciò non
può farlo solo un leader. L’ideazione dei programmi non deve nascere dall’alto
ma crearsi dal basso attraverso le associazioni, i Movimenti ed i Partiti.. nei
modi più liberi ed aperti…. E’ lì.. che bisognerebbe battere…prima che sui
modelli elettorali!
La vera questione odierna è
proprio quella di poter ricercare quell’essenziale equilibrio tanto da non
precludere le idee e le necessità volute dal basso, senza troncare la indispensabile esigenza
governativa. Se al contrario ricerchiamo governabilità
affrettate e prive di una vera forza democratica... o ci poniamo in contrasto contro l’idea di uno Stato..
cercando di distruggere ogni cosa, non potremo mai sciogliere il nodo
del problema…rischiando di peggiorare il tutto.
Due aspetti determinanti per
una costruzione della politica, due facce di un unico problema che devono essere
prese in considerazione con attenzione e con maggior metodo per raggiungere
un unico percorso funzionale attraverso una ricerca che possa
rendere più logica e sicura la stessa azione della politica.
Pragmatizzare ostentatamente....attraverso una comunicazione... impedendo un libero e sano percorso, potrebbe arrecare maggior danno. “Chi pretende di imporre sistemi semplificativi per ricercare
una più comoda governabilità, sembra non considerare assolutamente l’importanza
di una azione culturale parallela che, se troppo costretta, finirà sempre col
reagire violentemente all’evidente limitazione del pensiero”.
In un sistema di democrazia,
qualunque politica del “fare” troverà, un muro di fronte all’impossibilità di ricercare
preventivamente quell’ equilibrio fra le due indispensabili azioni,
compromettendone, successivamente, l’utile opera di realizzazione.
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