Complicità e fellonie
Lo scorso 26 novembre, ItaliaOggi
aveva raccontato come non si fa la lotta al commercio illegale di griffe
contraffatte segnalando il caso di ponte Sant’Angelo, a Roma, a due passi dal
Vaticano. A ieri, 10 dicembre, nulla è accaduto e i disgraziati Vù cumprà tengono ancora il loro
squallido mercato a detrimento del lavoro italiano. I responsabili di
Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza e Vigili urbani, non hanno raccolto la
nostra denuncia omettendo i necessari atti d’ufficio.
Il 4 dicembre un gruppo di
Coltivatori diretti ha occupato il Brennero e si è arrogato il diritto di
fermare i camion in entrata nel nostro Paese e di ispezionarne il carico. Il
ministro dell’agricoltura Nunzia De Girolamo era presente, quasi a benedire
l’usurpazione di poteri. Va ricordato che il nostro sistema giuridico vieta di
farsi giustizia da sé, talché non si contano i cittadini inquisiti per essersi
difesi con le armi da feroci rapinatori.
Certo, anche qui vanno messi sul
banco degli accusati coloro che non svolgono il loro lavoro accertando la
rispondenza alla normativa nazionale e comunitaria di quanto viene importato in
Italia.
Se andiamo oggi al Brennero
troveremo la medesima situazione del 3 dicembre: tutti passano; nessuno
accerta.Certo, non ci sono i soldi per far funzionare le varie polizie
italiane. E senza soldi non si canta messa. Tuttavia, anche nelle ristrettezze,
pattuglie a sorpresa che effettuino verifiche non possono far saltare il loro
magro bilancio. Lo dovrebbero sapere bene i vertici di Guardia di finanza e di
Carabinieri.
Da lunedì, un movimento composito,
nel quale un posto di rilievo hanno i cosiddetti ‘Forconi’, ma in cui s’è
infiltrato il mondo del disagio economico e sociale, blocca gli accessi alle
autostrade, a Torino città e ferrovie, e minaccia sfracelli se oggi il
Parlamento darà la fiducia al governo Letta.
Non si tratta di manifestazioni
senza giusta causa. Le ragioni sono sotto gli occhi di tutti e risalgono a
vent’anni di sgoverno proseguiti sino a oggi, comprese le contraddittorie
misure dell’algido Mario Monti, o le colpevoli, imperdonabili incertezze del
ministro Saccomani, troppo tollerate dal presidente del consiglio Enrico Letta
e dal suo mentore Giorgio Napolitano.
È sempre risultato facile in Italia mettere
in piedi manifestazioni, anche violente, che finiscono per punire i semplici,
normali cittadini. Quei cittadini italiani vessati da un carico fiscale
insopportabile da un lato, e colpiti dai protestatari che bloccano la
circolazione in autostrade e ferrovie. A Roma, poi, c’è la sublimazione: giorni
fa un centinaio di sostenitori di Stamina ha chiuso per mezza giornata l’accesso
al centro-storico sotto l’occhio indulgente delle forze dell’ordine.
Qualche tempo fa, un gruppo di
pendolari del week-end, napoletani, divise l’Italia di due, bloccando la linea
Milano-Napoli in prossimità di Roma. La ragione era semplice: le Ferrovie
avevano cessato di praticare loro sconti di favore, in quanto la regione
Campania del governatore Bassolino non pagava il contributo stabilito a questo
scopo. Migliaia di viaggiatori di tutte le età rimasero due giorni in loro
balia. Un anziano morì nell’ospedale di Orvieto. Quando lo sconcio cessò, la
Polizia comunicò di averli (testuale) “identificati, ma non denunciati”.
Nessuna autorità giudiziaria si occupò di perseguire gli autori del reato.
La libertà di movimento è una
libertà costituzionalmente garantita.
Negli Stati Uniti se qualche gruppo
blocca una strada o una ferrovia, nel giro di un paio d’ore arriva la Guardia
nazionale in assetto di guerra: è pronta a sparare per restituire agli
americani il diritto di libero movimento.
Le dolorose foto dei Carabinieri
(sì, proprio gli amati Carabinieri) che fraternizzano a Torino con i
manifestanti dimostrano agli italiani una gravissima mancanza, la violazione di
consegna, e in gergo militare un’inammissibile fellonia.
Il generale Leonardo Gallitelli, un
valoroso ufficiale dal curriculum d’eccezione, non chiuderà gli occhi
sull’accaduto, è certo. Ma anche questo episodio testimonia a quale punto del
crinale siamo scesi.
Il Parlamento non subirà l’ultimatum
dei ‘Forconi’.
Ma il governo, Renzi o non Renzi,
deve affrontare l’emergenza tasse intervenendo in modo massiccio sui carichi
fiscali.
Ci vuole un ministro dell’economia,
non un burocrate privo di prestigio, che metta al loro posto i vertici
dell’amministrazione finanziaria e del tesoro, imponendo l’immediata
attenuazione di un sistema di prelievi che sta uccidendo il Paese.
L’emergenza c’è e la vediamo.
Occorre affrontarla in modo radicale sul fronte delle spese. Non ci sono
alternative.
Gli sciacallaggi in corso si
ritorceranno sui loro autori.
Domenico Cacopardo
(Un mio breve commento)
Una pericolosa eventualità!
Un
rischio connesso con la crisi del sistema che tocca il principio stesso
dell’individuo nel suo ambito sociale: Se è vero che vi sono individui
che per costume si muovono contro le regole della società..è anche vero che,
oggi, ve ne sono tante altre che non riescono più a condividerle e subirle.
Lo
stesso concetto di Stato va perdendosi…e più si perde, maggiore sembra
diventare il valore che si attribuisce all’individualismo. Il forte
personalismo contrasta la forza di una vera democrazia..
La
società, meno condizionata dalle indispensabili e funzionali regole, trascina
con se problematiche che si accavallano in una via senza ritorno. Lo
scoraggiamento appare sempre più costante nelle tante famiglie che guardano con
speranza ad istituzioni più sicure..ma che, malgrado l’impegno, appaiono
trainate da un sistema che sembra procedere…con gelido pragmatismo..nell’abbrivio
di un impulso spinto da logiche passate.
Una
Nazione che è cresciuta in una società fin troppo libera, ma che si è
emancipata senza una forte e fondamentale cultura di Stato, in mancanza della
quale.. si è sviluppato l’egoismo più deleterio (della classe politica) con una
conseguente sfiducia
verso le istituzioni (da parte dei cittadini).
vincenzo cacopardo
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