«Un pasticcio su un pasticcio su un pasticcio». Giovanni Sartori, il decano
e più autorevole dei politologi italiani, boccia senza appello la riforma
elettorale avanzata da Matteo Renzi sulla base della «piena sintonia» con
Silvio Berlusconi.
Lei non è mai stato tenero con la riforma renziana. Ora la bocciatura è
totale. Anche con il doppio turno eventuale?
«Sicuro. Intanto partiamo dal nome: Italicum è ridicolo. Le definizioni
Mattarellum e Porcellum le ho inventate io ma perché erano i nomi degli autori di
quei meccanismi elettorali. Italicum invece ricorda un treno, o giù di lì.
Anche perché allora la Germania dovrebbe chiamare il suo sistema elettorale
Alemanicum, l’Inghilterra Anglicum, gli Stati Uniti... boh è più difficile. Ma
insomma ci siamo capiti».
Veniamo al merito. Le piace il doppio turno eventuale?
«Posso dirle? Questo Italicum annovera una serie di toppe messe l’una sull’altra, tutte sbagliate. Da tempo sostengo che è falso che il maggioritario determini il bipartitismo nel nostro Paese».
Va bene. Le chiedevo del doppio turno: la convince la soglia del 35 per cento per accedere al ballottaggio che assegna il premio di maggioranza?
«Ma no, la verità è che il maggioritario rinforza un doppio turno che c’è ma non produce un doppio turno che non c’è. E infatti il Mattarellum ha prodotto una quarantina di partiti, alcuni composti da un persona sola. Quanto al premio di maggioranza che scandalizza tanti, ricordo che quando la Dc provò ad inserirlo nel 1953 su impulso del presidente del Senato, Meuccio Ruini, le sinistre gridarono alla legge truffa. Ma in quel caso il premio scattava per un partito che aveva già avuto il 50 più uno dei voti! Dunque nessuna truffa: ingrandiva la maggioranza che però aveva già dimostrato nei numeri di essere tale. Ora invece si stanno inventando sistemi che trasformano la minoranza in una maggioranza: si ripete, seppur in maniera più blanda lo concedo, la truffa di prima. Un meccanismo demenziale, come diceva il mio amico Giovanni Spadolini».
Peraltro la Corte Costituzionale aveva già bocciato il premio del Porcellum perché assegnato a chi aveva preso percentuali troppo basse.
«Ma per carità, lasciamo stare la Corte che non c’entra nulla. A parte che sono arrivati con quattro anni di ritardo, il che è ridicolo. Ma poi la legge elettorale è una legge ordinaria, non materia costituzionale: che c’entra la Consulta, perché è intervenuta?».
Andiamo avanti. Cos’altro non le piace dell’Italicum?
«Be, ci sono un bel po’ di stravaganze. Io ho sempre sottolineato che il doppio turno funziona se i partiti si presentano da soli e non in coalizione. In modo che ogni forza politica deve presentare il suo candidato migliore per accedere al secondo turno: davvero così si offre all’elettore la possibilità al secondo turno la possibilità di scegliere, e di dare un preferenza non manipolabile; e nella mia ipotesi al secondo turno ne passavano quattro. Invece nell’Italicum i partiti che vanno da soli vengono penalizzati con soglie di sbarramento fino all’8 per cento mentre chi si coalizza viene premiato. Una assurdità che va contro ogni logica».
Ecco appunto: le preferenze. Renzi non le contempla e, d’intesa con Berlusconi, prevede liste bloccate seppur in formato mignon. La convince?
«Ma no, è una truffa anche questa. La verità è che le preferenze non hanno mai funzionato. Favorivano le manipolazioni: al Sud, per esempio, spesso erano gestite dalla mafia. La libertà dell’elettore, così come è stata concepita, è un po’ una truffa. Invece un doppio turno come lo concepisco io consente una scelta vera e non manipolabile da parte dell’elettorato».
«Posso dirle? Questo Italicum annovera una serie di toppe messe l’una sull’altra, tutte sbagliate. Da tempo sostengo che è falso che il maggioritario determini il bipartitismo nel nostro Paese».
Va bene. Le chiedevo del doppio turno: la convince la soglia del 35 per cento per accedere al ballottaggio che assegna il premio di maggioranza?
«Ma no, la verità è che il maggioritario rinforza un doppio turno che c’è ma non produce un doppio turno che non c’è. E infatti il Mattarellum ha prodotto una quarantina di partiti, alcuni composti da un persona sola. Quanto al premio di maggioranza che scandalizza tanti, ricordo che quando la Dc provò ad inserirlo nel 1953 su impulso del presidente del Senato, Meuccio Ruini, le sinistre gridarono alla legge truffa. Ma in quel caso il premio scattava per un partito che aveva già avuto il 50 più uno dei voti! Dunque nessuna truffa: ingrandiva la maggioranza che però aveva già dimostrato nei numeri di essere tale. Ora invece si stanno inventando sistemi che trasformano la minoranza in una maggioranza: si ripete, seppur in maniera più blanda lo concedo, la truffa di prima. Un meccanismo demenziale, come diceva il mio amico Giovanni Spadolini».
Peraltro la Corte Costituzionale aveva già bocciato il premio del Porcellum perché assegnato a chi aveva preso percentuali troppo basse.
«Ma per carità, lasciamo stare la Corte che non c’entra nulla. A parte che sono arrivati con quattro anni di ritardo, il che è ridicolo. Ma poi la legge elettorale è una legge ordinaria, non materia costituzionale: che c’entra la Consulta, perché è intervenuta?».
Andiamo avanti. Cos’altro non le piace dell’Italicum?
«Be, ci sono un bel po’ di stravaganze. Io ho sempre sottolineato che il doppio turno funziona se i partiti si presentano da soli e non in coalizione. In modo che ogni forza politica deve presentare il suo candidato migliore per accedere al secondo turno: davvero così si offre all’elettore la possibilità al secondo turno la possibilità di scegliere, e di dare un preferenza non manipolabile; e nella mia ipotesi al secondo turno ne passavano quattro. Invece nell’Italicum i partiti che vanno da soli vengono penalizzati con soglie di sbarramento fino all’8 per cento mentre chi si coalizza viene premiato. Una assurdità che va contro ogni logica».
Ecco appunto: le preferenze. Renzi non le contempla e, d’intesa con Berlusconi, prevede liste bloccate seppur in formato mignon. La convince?
«Ma no, è una truffa anche questa. La verità è che le preferenze non hanno mai funzionato. Favorivano le manipolazioni: al Sud, per esempio, spesso erano gestite dalla mafia. La libertà dell’elettore, così come è stata concepita, è un po’ una truffa. Invece un doppio turno come lo concepisco io consente una scelta vera e non manipolabile da parte dell’elettorato».
Come era scontato.. anche il politologo più
anziano ha colto gli aspetti poco convincenti della proposta di Renzi sulla
nuova legge elettorale.
In ogni riforma elettorale.. uno dei
problemi più importanti sembra essere quello delle preferenze e.. se è vero
come afferma Sartori che specie al sud potrebbero essere gestite dalla mafia…è
pur vero che, venendo a mancare un finanziamento pubblico ai Partiti,
ciò finirebbe col non sostenere coloro che avendo grandi capacità e passione verso
la politica, verrebbero messi da parte dagli stessi Partiti poiché non
portatori di risorse….Insomma..senza un finanziamento pubblico ( almeno limitato
alle reali spese di una campagna elettorale) si darebbe solo spazio a quella
politica incentrata sulla forza finanziaria dei pochi.
Ma l’aspetto più importante.. per me.. rimane
il fatto di voler rincorrere l’inutile ricerca di una governabilità col presupposto
di una legge elettorale che costringe sempre di più il dialogo col cittadino. Per
rispondere meglio al pensiero di Renzi: Bisogna capire… se è più giusto ricercare un
sistema elettorale che fornisca una governabilità senza il ricatto dei piccoli
Partiti, o una legge che favorisca i piccoli Partiti..senza l’insensata costrizione
di una governabilità!
Se è vero che in democrazia vince chi
ottiene più consensi..è anche vero che per ottenere i consensi..occorre più
democrazia…Non è solo una questione di una vittoria…ma di come si ottiene tale
vittoria..altrimenti suona come la consueta vittoria di Pirro!
Entrando nel tema prettamente politico…alla
stessa maniera potremmo affermare che in politica non si tratta solo di cosa
fare ..ma di come poterla fare per metterla in atto. Per quanto attiene questo
punto.. ad esempio..se qualcuno oggi, pur nelle sue grandi capacità conoscitive
ed armato della più grande volontà, volesse procedere per rendere sicura e stabile una possibile governabilità,
potrebbe esporsi in continuazione, in percorsi non del tutto conformi ad una
democrazia..e ciò perché il sistema, ancora malato ed intriso di burocrazia,
non glielo permette… Più facile sarebbe se, al posto si una democrazia, vi
fosse un regime forte ed assoluto…
Ma se vogliamo restare ancorati ad un
sistema di libera democrazia, la ricerca di una legge elettorale non potrà mai
prescindere da quelli che sono i punti focali sui quali lavorare al fine di
renderla più utile e sostenibile e.. proprio questo.. dovrebbe condurci ad una
riforma prioritaria che guardi ai Partiti…. una riforma alla quale, nessuno
oggi, sembra volersi interessare.
vincenzo cacopardo
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