22 feb 2014

un commento al nuovo articolo del Consigliere Cacopardo

Un nuovo inizio: un altro
di domennico Cacopardo

Il governo che Matteo Renzi ha costituito nasce nel segno dell’innovazione  con la continuità. Immaginare qualcosa di diverso era illusorio: la politica, come la natura, si evolve. Nell’evoluzione è la garanzia del collegamento con la Storia e le aspirazioni dei cittadini.
Questo può non accadere nelle rivoluzioni o quando il divorzio tra politica e volontà popolare è così ampio da determinare il crollo di un regime.
Siamo stati e siamo molto vicini alla seconda ipotesi per un complesso di ragioni di cui il governo di Enrico Letta è stata palpabile testimonianza. L’assoluta lontananza dal sentiment generale è all’origine dei guai che hanno travagliato quella compagine, insieme all’impossibilità di dominare alcuni ministri che invece di rispondere a palazzo Chigi rispondevano direttamente al Quirinale.
Il compromesso raggiunto sul ministro dell’economia non è soddisfacente, purtroppo. Pier Carlo Padoan, consigliere economico di D’Alema primo ministro, è un fior di professionista, estraneo, però, a Matteo Renzi. Anche se ha tutte le carte per giocare il suo ruolo in modo efficace, per capacità personali e per qualificate relazioni internazionali, reca con sé il peccato originale di una scelta imposta dal softleninista Napolitano.
Non si riesce a comprendere come non ci si renda conto che il capo del governo abbia il diritto e il dovere di scegliere i suoi ministri in modo fiduciario, portando la responsabilità politica della loro azione. Il fatto che la Costituzione affidi al presidente della Repubblica la nomina dei ministri, non significa ch’egli possa inserirsi nella loro scelta.
Renzi, alla fine, si è piegato: non è il vincitore di un’elezione politica, solo di un congresso di partito.
Il suo orizzonte strategico riguarda la prossima legislatura, non questa. L’intelligenza politica di cui dispone lo spingerà alle urne non appena ottenuta la nuova legge elettorale. Anche a maggio 2014. Guidando il governo alla sua maniera, un misto di annunci popolari insieme a una tempistica molto stretta, ha reali possibilità di aggiudicarsi la maggioranza dei seggi alla Camera e al Senato.
Dopo potrà sfoderare le unghie e impedire a chiunque, si tratti di Napolitano o del suo successore, di sbarrargli la strada con richieste e imposizioni inaccettabili.
Il primo punto all’ordine del giorno per il premier è l’incontro con il suo ministro dell’economia, in precipitoso ritorno dall’Australia, dov’era per una riunione internazionale. Qui, a quattr’occhi, dovrà spiegargli che la prospettiva in cui muoversi è quella del recupero di tutta la sovranità nazionale recuperabile, della contestazione del fiscal compacte della ridefinizione dei rapporti Italia-Unione europea, nel segno dell’equilibrio e dell’equità.
La chiarezza cui lo scout fiorentino sa, di tanto in tanto, ricorrere, serve a evitare la commedia degli equivoci (e degli orrori) che ha caratterizzato l’azione di Saccomanni e Letta.
Nell’interesse dell’Italia, auguri.


Un po’ troppo ottimistico in favore di Renzi..questo articolo di Domenico che sembra dimenticare gli enormi ostacoli posti nel suo percorso verso la prossima legislatura. Prima di porci un possibile secondo incarico sul giovane determinato politico toscano, dovremmo fare una analisi più attenta su quello che l’aspetta nel breve futuro. Un governo è stato fatto, ma non ci sembra di qualità, né tanto diverso da quello precedente..se non per quella figura determinante di un economista probabilmente capace come Padoan. Riguardo alla forzatura di Napolitano ..non si può sottacere il fatto che chiunque..in un certo senso.. finisce col pagare un prezzo..quando non viene portato al premierato dai cittadini.
Ma tornando al suo neonato governo.. sono pochi, e pare.. neanche il cugino,  ad accorgersi del silenzio nei confronti di un incognita che continua ad influire con evidenza sullo sviluppo del nostro Paese. Non una parola..nè una  idea..nemmeno un piccolo progetto in favore del nostro mezzogiorno che oggi impedisce la crescita dell’intero Paese. Ci si è soffermati costantemente sul nostro rapporto con l’Europa senza affrontare con essa un progetto di sviluppo per il Sud. Non si parla di un comune progetto che potrebbe dare forza alla crescita comune di tutta la nostra Nazione.

Per quanto concerne la figura…(forse l’unica e più sicura di questo governo) Pier Carlo Padoan, nuovo ministro dell’economia, possiamo essere più ottimisti, ma non dobbiamo dimenticare che un governo non si può reggere sulla forza di un solo dicastero. Padoan è un buon economista, è professore, è stato consulente presso la Banca Mondiale, la Bce e la Commissione europea. Nominato presidente dell’Istat ha più volte rimarcato il fatto che la situazione è ancora molto delicata ed il nostro Paese sembra aver rallentato il passo. Ha spiegato anche che le tasse che danneggiano  di meno la crescita sono quelle sulla proprietà, come l’IMU, mentre le tasse che, se abbassate, favoriscono la crescita, sono quelle sul lavoro. Questa sembrerebbe la base del suo delicato lavoro.
Cosa potersi aspettare di meglio..dunque? Pare che per il nuovo ministro sia meglio concentrarsi sulla crescita che sul debito. Ma..proprio per questo.. il problema della nostra crescita non potrà mai essere slegato da un contesto che vede l’economia di un Paese diviso a metà.

v.cacopardo

Nessun commento:

Posta un commento