19 mar 2014

Breve nota all'articolo di Domenico Cacopardo sugli avvenimenti internazionali Russi

di domenico Cacopardo

Per una di quelle coincidenze che la Storia e il destino (quel Fate protagonista di tanti drammi di Shakespeare) si divertono a costruire, Matteo Renzi si è recato a Berlino il giorno successivo alla celebrazione del referendum in Crimea: una consultazione volta a stabilire la volontà della maggioranza di lasciare l’Ucraina per aderire alla santa madre Russia. I modi per attuare la decisione sono i più diversi, ma quello che ha le maggiori probabilità di successo è quello della repubblica autonoma (la Crimea lo è già) aderente alla Confederazione di stati indipendenti, il nome odierno della federazione russa, governata da Vladimir Putin.
Prima di entrare nel merito dell’opportunità che si è offerta al nostro primo ministro, rivolgiamoci una domanda: conviene all’Italia mettere in discussione i buoni rapporti con la Russia?
Il nostro Paese, che ha rinunciato all’indipendenza energetica scegliendo (due referendum) di non costruire centrali nucleari (il prezzo relativo lo stiamo pagando da tempo e qualcuno dovrebbe avere il coraggio di spiegare ai disoccupati che la loro disperata condizione attuale è stata causata anche dall’eccessivo, non concorrenziale costo dell’energia), che si approvvigiona di gas e petrolio nel mercato russo, con contratti a lungo termine nei quali larga parte ha avuto l’Eni, può rinunciare a questo fondamentale fornitore?
La Libia, altro tradizionale venditore di petrolio, è nelle condizioni che sappiamo. Con l’Algeria ci sono più problemi che soluzioni.
Insomma, la nazione italiana deve continuare a commerciare con la Russia comprando commoditiese vendendo prodotti finiti di alta qualità.
Se questo è vero com’è vero, Matteo Renzi ha tra le mani la possibilità di alzare la testa a Bruxelles e a Berlino, dimostrando di essere ben diverso dal gauleiter euro-tedesco Mario Monti e dal tremebondo Enrico Letta.
Se l’Italia, sul dossier Odessa, si colloca in posizione autonoma e, diciamolo pure, contraria alla prevalente opinione comunitaria, si apre un fronte di negoziato nel quale trovano legittimo spazio tutti i dossiers che ci riguardano, primo fra tutti il consenso a un programma spinto di rilancio della nostra economia.
Del resto, la posizione dell’Unione, indebolita da una Germania che ha interessi analoghi ai nostri, è decisamente fragile: come si può ragionevolmente sostenere, dinnanzi a centinaia di milioni di europei, che l’esercizio della volontà popolare mediante un referendum non è accettabile? È accaduto tra Slovacchia e Cechia, nei Balcani a opera proprio della Comunità che s’è spesa per disgregare uno stato federale e sovrano come la Juvoslavia, intervenendo con le truppe nella secessione del Kosovo. Per quali ragioni, era giusto intervenire per sottrarre a uno stato sovrano un pezzo del suo territorio, senza una consultazione popolare, e non è giusto consentire ai russi di Crimea di costituirsi in stato indipendente dall’Ucraina e di aderire alla Confederazione confinante?.
Ecco, in questa contingenza internazionale, c’è l’opportunità per dimostrare che gli italiani sanno perseguire i propri interessi senza soggezioni e timidezze.


Le domande poste da Domenico sono più che ragionevoli ed aprono il pensiero di tutti su ciò che sta per accadere nelle rive del mare di Odessa. Situazione che non può trovare una soluzione precisa e ben definita da parte di ogni paese dell’Europa.
Secondo la cronologia ricordiamo che il 1° marzo il parlamento russo ha approvato una richiesta del presidente Vladimir Putin all’uso della forza militare in Ucraina. Che il 2 marzo hanno avuto luogo manifestazioni a favore della Russia persino a  in molte città ucraine compresa Kiev. Il 3 e 4 marzo  numerose truppe paramilitari hanno preso il controllo dei punti di confine tra Crimea e Ucraina e che navi russe hanno cominciato a sorvegliare le acque al largo della Crimea. Il 6 marzo il parlamento della Crimea si è pronunciato all’unanimità per l’adesione alla Federazione Russa staccandosi così dall’Ucraina. E per finire ..il 16 marzo si è previsto un referendum per ratificare la decisione del parlamento in Crimea. Non possiamo, infine, sottacere che oltre i 90% tra i votanti della Crimea risponde di essere favorevole alla riunificazione della Crimea con la Russia come entità costituente. 
Questa cronologia si conclude, quindi, con un forte dubbio sulla valutazione dell’evento.. accendendo di fatto forti contraddizioni tra pensiero pacifista e diritti umani. I governi europei non sembrano comunque aver fatto molto per contrastare Putin.
In questo scenario, il punto focale che intende esprimere Domenico è la posizione del nostro Paese e cioè se conviene all’Italia mettere in discussione i buoni rapporti con la Russia, poiché… approvvigionandosi di gas e petrolio nel suo mercato con contratti a lungo termine, potrebbe temere ripercussioni. Ripercussioni anche sulla commercializzazione dei nostri prodotti finiti di alta qualità. Una ragione…come sostiene Domenico… che.. ponendo il nostro Premier in luogo neutrale, se non addirittura distante,  gli fornisce la possibilità di alzare la testa a Bruxelles in riferimento ai propri dati economici.
Aspettando gli eventi…tra Ucraina e Crimea, un problema Russia sembra comunque  rimanere ..
v.cacopardo

2 commenti:

  1. Prova: ho tentato di pubblicare un commento, ma è scomparso senza lasciare traccia

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  2. guarda Alberto che questo tuo messaggio lo si legge e quindi mi sembra strano che quello di prima non sia venuto fuori ...riprova se puoi...

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