di vincenzo cacopardo
Da una attenta analisi si
può evincere che le prime riforme per poter dar vita ad un utile
percorso dell'azione politica restano tre... sicuramente difficili,
ma determinanti per dare una opportuna praticità al suo
funzionamento ed in linea con un sano concetto di democrazia. La
ricerca individua anche tre i punti essenziali riguardanti la
crescita economica del Paese.
Riguado alle
riforme istituzionali:
Una prima....
riforma sulla disciplina dei partiti e di un loro rinnovamento in
favore con un'attività di dialogo con i cittadini: ogni partito
dovrebbe proporsi come attività di ricerca- una vera officina di
idee dove si si scambia con le esigenze dei cittadini. Ciò
porterebbe alla scoperta degli essenziali bisogni e le conseguenti
esigenze della popolazione che, attraverso un attivo dialogo, troverà
all'interno dei Partiti anche il favore di coloro che potrebbero
essere scelti per portare avanti il programma attraverso una nomina
parlamentare.
Una
seconda.... che lavori al fine di tagliare definitivamente il
cordone ombelicale che lega ogni potere legislativo con quello
esecutivo di governo e sottogoverno. Per intenderci... l'idea
costruttiva per porre fine all'insieme dei conflitti continui. Questo
appare essere uno dei più grandi problemi..quasi come una costante
anomalia.. la divisione dei ruoli (figure governative- figure
parlamentari) non potrebbe che essere studiata con maggiore
attenzione ed in profondità..lasciando ampia libertà al dialogo
politico, senza ostacolare la natura esecutiva di chi
governa...Costruendo un nuovo percorso dove si possa decidere
attraverso un programma (definito insieme con i cittadini) portato
dalle forze parlamentari più votate ed... aliunde..una
amministrazione governativa più sicura sulle questioni ordinarie che
deve seguire lo svolgimento organizzativo dello stesso
programma...non trascurando mai l'importanza di una continua dinamica
di cambiamento..
Una terza.....
che possa individuare in una legge elettorale ad hoc per la
salvaguardia di ambedue i poteri. Sappiamo bene che in una democrazia
come la nostra il voto spettante ai cittadini dovrebbe risultare il
primo atto per il raggiungimento della formazione di un'attività
parlamentare ed in seguito governativa. Ma quando
si guarda al nostro sistema di democrazia, sarebbe opportuno fissare
l’attenzione sul momento di passaggio che questo muove in direzione
di una governabilità indiretta che, per ovvie ragioni, non potrebbe
essere diretta dal popolo. Un passaggio che, in teoria, dovrebbe
vedere nelle elezioni, il vero funzionamento di costruzione di un
impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non
tener conto del loro pensiero. Non v'è dubbio che i sistemi
elettorali che oggi si prospettano non guardano altro che ad un fine
governativo, trascurando l'esigenza di un ruolo parlamentare che
dovrebbe essere visto come la radice senza la quale ogni albero
governativo non potrà mai crescere.Una legge elettorale dovrebbe
quindi definirsi mirando alla possibile divisione dei ruoli
Sintetizzando
quindi:
1)disciplina
e rinnovamento dei Partiti a favore delle esigenze dei programmi dei
cittadini...2)divisione dei ruoli per evitare conflitti tra
normative, adempimenti e realizzazione dei programmi....3)legge
elettorale che possa definirsi nei ruoli... assicurando sia una
governabilità...che una più ampia democratizia di base.
Per quanto riguarda la
linea programmatica economica..
i tre punti potrebbero essere sintetizzati così:
Innanzitutto
l’intervento spedito del nostro governo per riuscire, in breve
tempo, a portare nelle casse delle aziende italiane i crediti
restanti(quelle decine di miliardi) per i quali si è tanto parlato
ed per cui il premier ha esordito promettendo e scommettendo.Decine
di miliardi oggi utili per il sostegno di tante aziende e per
possibili presiosi investimenti.
il
passo successivo potrebbe essere quello di studiare un piano
di sviluppo che possa renderci diversi dagli altri paesi. Più
concorrenziali in termini di prodotto. Per rompere il
pericoloso percorso di un mercato dell’economia senza freni,
bisogna che il nostro Paese combatta con forza e sacrificio: se
non possiamo abbassare i costi della produzione..dobbiamo di
conseguenza alzare il livello della nostra qualità, per i quali
siamo di sicuro potenzialmente capaci. Non ci rimane, dunque, che
quest’unico espediente ..ossia la nostra “qualità”! Un
dono che ci è stato tramandato da secoli di cultura e di profonda
storia, un dono che non tutti i Paesi, hanno! Lo sforzo che tante
nostre aziende stanno oggi vivendo.. altro non è …un processo che
io definirei, legato alla smisurata deregolamentazione di un
sistema mondiale ormai globalizzato che ha generato una
trasformazione inverosimile. Si deve, quindi, poter vedere in
prospettiva un profondo cambiamento attraverso una spinta qualitativa
del prodotto e di conseguenza.. le aziende devono proporsi in una
trasformazione.. apportando le giuste modifiche verso prodotti di
qualità. Un cambiamento che non le ponga più in
concorrenza , ma le qualifichi come uniche. Bisogna in proposito far
crescere in qualità particolati aziende dell’agro alimentare, del
vino, del mobile e dell’arredamento, di tutti quei prodotti legati
al design ed alla nostra natura, nonché quelli dei servizi legati al
turismo, allo spettacolo..etc.
Questa
trasformazione necessita sicuramente dell’aiuto di proposte serie
da parte della politica. Un aiuto dovuto che può più aspettare e
che deve rappresentare l'impulso iniziale essenziale.
Il terzo punto è di sicuro il problema del nostro mezzogiorno “Nessuna crescita potrà mai esservi nel Paese se non si provvede ad un percorso utile per il futuro economico imprenditoriale del sud.”
Dopo
l’ingresso del nostro Paese in Europa, il problema del Mezzogiorno
non può che essere affrontato nel contesto più ampio di un
Parlamento ed di un Governo Internazionale.
Alcune
Regioni del sud del Paese si trovano oggi in netto svantaggio
rispetto ad altre e questo divario si sarebbe dovuto ridurre,
sicuramente prima dell’ingresso del nostro Paese in Europa, con
un’azione politica nazionale logicamente coordinata con le
amministrazioni locali. La fase di costruzione per l’unificazione
non sta certo dando i risultati sperati. E’ venuta a mancare
quella azione preventiva e di studio che doveva mirare a
salvaguardare le culture e le ricchezze naturali delle comunità meno
progredite che vedono oggi aumentare il divario con i Paesi più
ricchi. In verità, il nostro Mezzogiorno rimane ancora privo di
interventi studiati con metodo, utili e tecnicamente elaborati in
base alle esigenze primarie delle risorse del territorio e delle
poche infrastrutture operanti. Se non cresce il Mezzogiorno
l’intero Paese non potrà mai avere sviluppo!
Sintetizzando:
1) le risorse che le aziende ancora avanzano da anni dallo Stato. 2)
un piano di sviluppo costruito sulla qualità, che possa renderci più
concorrenziali in termini di prodotto. 3) Lo sviluppo del mezzogiorno
attraverso adeguati impegni infrastrutturali e fiscalità adeguate.
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