14 ott 2014

Tre punti fondamentali per le riforme istituzionali... e tre essenziali per la crescita


di vincenzo cacopardo
Da una attenta analisi si può evincere che le prime riforme per poter dar vita ad un utile percorso dell'azione politica restano tre... sicuramente difficili, ma determinanti per dare una opportuna praticità al suo funzionamento ed in linea con un sano concetto di democrazia. La ricerca individua anche tre i punti essenziali riguardanti la crescita economica del Paese.

Riguado alle riforme istituzionali:

Una prima.... riforma sulla disciplina dei partiti e di un loro rinnovamento in favore con un'attività di dialogo con i cittadini: ogni partito dovrebbe proporsi come attività di ricerca- una vera officina di idee dove si si scambia con le esigenze dei cittadini. Ciò porterebbe alla scoperta degli essenziali bisogni e le conseguenti esigenze della popolazione che, attraverso un attivo dialogo, troverà all'interno dei Partiti anche il favore di coloro che potrebbero essere scelti per portare avanti il programma attraverso una nomina parlamentare.

Una seconda.... che lavori al fine di tagliare definitivamente il cordone ombelicale che lega ogni potere legislativo con quello esecutivo di governo e sottogoverno. Per intenderci... l'idea costruttiva per porre fine all'insieme dei conflitti continui. Questo appare essere uno dei più grandi problemi..quasi come una costante anomalia.. la divisione dei ruoli (figure governative- figure parlamentari) non potrebbe che essere studiata con maggiore attenzione ed in profondità..lasciando ampia libertà al dialogo politico, senza ostacolare la natura esecutiva di chi governa...Costruendo un nuovo percorso dove si possa decidere attraverso un programma (definito insieme con i cittadini) portato dalle forze parlamentari più votate ed... aliunde..una amministrazione governativa più sicura sulle questioni ordinarie che deve seguire lo svolgimento organizzativo dello stesso programma...non trascurando mai l'importanza di una continua dinamica di cambiamento..


Una terza..... che possa individuare in una legge elettorale ad hoc per la salvaguardia di ambedue i poteri. Sappiamo bene che in una democrazia come la nostra il voto spettante ai cittadini dovrebbe risultare il primo atto per il raggiungimento della formazione di un'attività parlamentare ed in seguito governativa. Ma quando si guarda al nostro sistema di democrazia, sarebbe opportuno fissare l’attenzione sul momento di passaggio che questo muove in direzione di una governabilità indiretta che, per ovvie ragioni, non potrebbe essere diretta dal popolo. Un passaggio che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni, il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non tener conto del loro pensiero. Non v'è dubbio che i sistemi elettorali che oggi si prospettano non guardano altro che ad un fine governativo, trascurando l'esigenza di un ruolo parlamentare che dovrebbe essere visto come la radice senza la quale ogni albero governativo non potrà mai crescere.Una legge elettorale dovrebbe quindi definirsi mirando alla possibile divisione dei ruoli

Sintetizzando quindi:
1)disciplina e rinnovamento dei Partiti a favore delle esigenze dei programmi dei cittadini...2)divisione dei ruoli per evitare conflitti tra normative, adempimenti e realizzazione dei programmi....3)legge elettorale che possa definirsi nei ruoli... assicurando sia una governabilità...che una più ampia democratizia di base.


Per quanto riguarda la linea programmatica economica.. i tre punti potrebbero essere sintetizzati così:

Innanzitutto l’intervento spedito del nostro governo per riuscire, in breve tempo, a portare nelle casse delle aziende italiane i crediti restanti(quelle decine di miliardi) per i quali si è tanto parlato ed per cui il premier ha esordito promettendo e scommettendo.Decine di miliardi oggi utili per il sostegno di tante aziende e per possibili presiosi investimenti.

 il passo successivo potrebbe essere quello di studiare un piano di sviluppo che possa renderci diversi dagli altri paesi. Più concorrenziali in termini di prodotto.  Per rompere il pericoloso percorso di un mercato dell’economia senza freni,  bisogna che il nostro Paese combatta con forza e sacrificio: se non possiamo abbassare i costi della produzione..dobbiamo di conseguenza alzare il livello della nostra qualità, per i quali siamo di sicuro potenzialmente capaci. Non ci rimane, dunque, che quest’unico espediente  ..ossia la nostra “qualità”! Un dono che ci è stato tramandato da secoli di cultura e di profonda storia, un dono che non tutti i Paesi, hanno! Lo sforzo che tante nostre aziende stanno oggi vivendo.. altro non è …un processo che io definirei, legato alla smisurata deregolamentazione di un sistema mondiale ormai globalizzato che ha generato una trasformazione inverosimile. Si deve, quindi, poter vedere in prospettiva un profondo cambiamento attraverso una spinta qualitativa del prodotto e di conseguenza.. le aziende devono proporsi in una trasformazione.. apportando le giuste modifiche verso prodotti di qualità. Un cambiamento che non le ponga più in concorrenza , ma le qualifichi come uniche. Bisogna in proposito far crescere in qualità particolati aziende dell’agro alimentare, del vino, del mobile e dell’arredamento, di tutti quei prodotti legati al design ed alla nostra natura, nonché quelli dei servizi legati al turismo, allo spettacolo..etc.
Questa trasformazione necessita sicuramente dell’aiuto di proposte serie da parte della politica. Un aiuto dovuto che può più aspettare e che deve rappresentare l'impulso iniziale essenziale.

Il terzo punto è di sicuro il problema del nostro mezzogiorno “Nessuna crescita potrà mai esservi nel Paese se non si provvede ad un percorso utile per il futuro economico imprenditoriale del sud.”
Dopo l’ingresso del nostro Paese in Europa, il problema del Mezzogiorno non può che essere affrontato nel contesto più ampio di un Parlamento ed di un Governo Internazionale. 
Alcune Regioni del sud del Paese si trovano oggi in netto svantaggio rispetto ad altre e questo divario si sarebbe dovuto ridurre, sicuramente prima dell’ingresso del nostro Paese in Europa, con un’azione politica nazionale logicamente coordinata con le amministrazioni locali. La fase di costruzione per l’unificazione non sta certo dando i risultati sperati. E’ venuta a mancare  quella azione preventiva e di studio che doveva mirare a salvaguardare le culture e le ricchezze naturali delle comunità meno progredite che vedono oggi aumentare il divario con i Paesi più ricchi. In verità, il nostro Mezzogiorno rimane ancora privo di interventi studiati con metodo, utili e tecnicamente elaborati in base alle esigenze primarie delle risorse del territorio e delle poche infrastrutture operanti. Se non cresce il Mezzogiorno l’intero Paese non potrà mai avere sviluppo!



Sintetizzando: 1) le risorse che le aziende ancora avanzano da anni dallo Stato. 2) un piano di sviluppo costruito sulla qualità, che possa renderci più concorrenziali in termini di prodotto. 3) Lo sviluppo del mezzogiorno attraverso adeguati impegni infrastrutturali e fiscalità adeguate.

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