“Dopo la fine dell’estate, emerge con chiarezza che Berlusconi si è stancato –un po’ di suo e un po’ per l’anarchia di quello che una volta fu il suo partito- di Renzi e delle sue furbizie. L’ex-cavaliere sembra disimpegnarsi dal Patto del Nazareno, sperando in un recupero di autorevolezza nella destra, nella quale crescono Lega, Movimento 5Stelle e Fratelli d’Italia. Pensa così di isolare Renzi, lasciandolo in mezzo al guado, con una minoranza agguerrita scesa in campo, con la Cgil sempre più scatenata, con mille vertenze in corso, il «jobs act» alla Camera, la legge di stabilità all’esame delle commissioni, la legge elettorale al Senato.
E, in effetti, Renzi, cala leggermente nel gradimento del Paese, e si trova a dovere fare i conti con una situazione politica in costante peggioramento, sia per le minacce di Bruxelles e della Commissione presieduta da quell’equivoco personaggio che è Junker, sia per i continui tira e molla interni. Celebra la Leopolda, ma nonostante un discorso appassionato (sta crescendo Renzi nelle pubbliche apparizioni), si scaldano solo gli animi dei suoi supporters.
Di fondo, Repubblica comincia ad assumere il volto di un suo avversario, soprattutto per la penna di Eugenio Scalfari e del suo direttore Ezio Mauro. Dell’indipendenza dei due non si discute, ma è lecito ritenere che il proprietario del giornale, Carlo De Benedetti, non sia contrario.
D’improvviso, Stefano Folli lascia Ilsole24ore e passa a Repubblica. Dopo due o tre giorni, ecco lo scoop: Napolitano a fine anno si dimetterà dalla presidenza della Repubblica. È, se non sbagliamo, venerdì 7. Domenica 9, Scalfari, nel solito editoriale definisce Napolitano il miglior presidente della storia repubblicana e rampogna il «premier» per l’inconcludenza del suo governo.
Poco dopo, martedì 11, sempre Repubblica annuncia che la cancelliera Merkel e Obama stanno lavorando perché Mario Draghi sia il successore di Napolitano. A conferma, se ce ne fosse bisogno, di una concezione limitativa della nostra sovranità nazionale non per legali cessioni di poteri a organi sovranazionali, ma per pressioni illecite, sottolineo illecite, di capi di governo, teoricamente nostri alleati.
L’operazione è delineata. E Napolitano non ne è estraneo, vista la frequentazione, anche telefonica con Mario Draghi.
L’attuale presidente della Bce, di cui si narra, anche in autorevoli pubblicazioni, un legame particolare con la finanza Usa (è stato vicepresidente di Goldman Sachs, ch’era stata il suo advisor quando da direttore generale del Tesoro procedette alle privatizzazioni) non è amico di Renzi. E la sua elezione al Quirinale, se mai avvenisse, sarebbe all’insegna di un “protettorato” steso su Palazzo Chigi, a tutela di interessi non chiari e non facilmente definibili. Insomma, quale parte avrebbero le esigenze internazionali e quali nostri problemi reali.
Probabilmente, qualcuno ha spiegato a Berlusconi che l’operazione da lui immaginata per indebolire Renzi stava fallendo, conducendolo a un isolamento finale e definitivo.
Un ragionamento del genere deve averlo fatto anche Renzi cui non bastano i voti del suo partito, depurati del numero di nemici e oppositori, e della congerie di particelle elementari che lo appoggiano.
Ecco quindi l’incontro di mercoledì 12 che sembra avere posto riparo alle più importanti fratture del Patto del Nazareno e, forse, avere riaperto la strada a una rapida approvazione della legge elettorale riformata come si sa.
Non è detto che, nella sostanza, si andata tutto così. Ma questi sono gli indizi e li abbiamo messi insieme.
La partita è tutta da giocare.
E si gioca in corridoi e anfratti esterni al Parlamento e alle altre sedi istituzionali. A questo fine, chi avesse voglia di leggere le imponenti memorie di Tonino Maccanico, capirebbe di più delle mene che si svolgevano in passato e, presumibilmente, si svolgono ora intorno ai presidenti della Repubblica e ai governi italiani. E a quel tempo c’erano i partiti e un Parlamento di eletti.
Come è accaduto a Bruxelles con il valoroso giornalista italiano Lorenzo Consoli, alla cui domanda il ducetto Grillo non ha risposto, nessuno apre bocca. Anzi, lo sport preferito è osservare i giocatori per cogliere i segni del cedimento.
domenico cacopardo
L'idea che la Merkel possa imporre una presidenza della Repubblica nel nostro Paese.. è sicuramente da avversare e se la nostra Nazione dovesse subire anche simili disposizioni da parte del Paese economicamente più forte dell'Europa..si renderebbe ancora più ridicola..Suppongo, quindi, che sia da scartare.. anche perchè la nomina dovrà essere suffragata dal voto di un parlamento oggi per niente convinto dell'influenza della stessa Germania sulla comunità Europea.
Non è comunque da escludere del tutto questa ipotesi in un quadro di strategie politiche imposte attraverso il cinico pragmatismo di una Comunità predominante nello scacchiere internazionale dove è sempre l'economia a dare gli ordini.
Nel passato abbiamo già avuto un inquilino del Quirinale tecnico..ma con i cambiamenti profondi avvenuti in questi ultimi anni (provocati sicuramente da una politica fallimentare di un bipolarismo anticostruttivo e dai personaggi improvvisati venuti fuori) si è fornito alla presidenza della Repubblica un potere forse al di sopra dei normali compiti contenuti nell'ambito costituzionale. Una delle tante anomalie non certamente volute dall'attuale inquilino, ma che hanno contribuito a metterlo in cattiva luce.
Nel gioco delle parti del teatrino della politica del nostro Paese, tra un Berlusconi semi perdente ed un Renzi forse un po' meno vincente di quanto si possa immaginare, ne ricavano i frutti quei partiti che si battono oggi contro l'immigrazione sfrenata non più controllabile.
C'è un'altra destra che avanza e che sta catturando i consensi che appartenevano al partito del Cavaliere. Salvini e la Meloni sono sempre più visibili nel talk televisivi ed il loro dialogo è spesso equilibrato e convincente .. questa è la ragione per la quale il loro consenso cresce, ma come Grillo, rimangono sempre appesi alle soluzioni: anche loro messi alla prova non credo siano in grado di risolvere con convinzione tali problematiche, se non con quella determinazione.. tanto estremista.. quanto dura e repressiva.
L'avvenire della politica sembra spingerci verso la rigidità di un regime ed il peso del capitalismo..pare obbligare il Paese.. in una posizione che guarda più a destra. Quando invece oggi le posizioni non dovrebbero guardare né a destra..nè a sinistra, ma interessarsi di più e seriamente alla gestione del metodo per condurre la società a rendersi più equa e la politica più funzionale.
In tutto ciò il patto del Nazareno, sebbene evidenzi un degradamento della democrazia, appare come un atto di una commedia delle meno importanti.
vincenzo cacopardo
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