27 dic 2014

"il topolino Renzi" di Domenico Cacopardo



di domenico Cacopardo
Se non proprio un topolino, alla vigilia di Natale Matteo Renzi e i suoi ministri hanno approvato e messo in circolazione un prodotto seriamente difettato. Ci riferiamo all’ennesima versione dell’art. 18 e, in particolare, ai licenziamenti disciplinari. Per essi, con la nuova normativa, il giudice potrà (su ricorso del licenziando) verificare la fondatezza della mancanza disciplinare alla base del licenziamento. 

Poiché –ed è un fatto ampiamente dimostrato- la magistratura militante (di manifeste simpatie per il veteromarxismo massimalista) è molto presente nelle sezioni del lavoro, è facile immaginare che spesso la verifica della mancanza disciplinare sarà negativa e, quindi, il lavoratore licenziato otterrà per via giudiziale il pieno reintegro in azienda. 

Nell’operazione ‘verifica’ un ruolo determinante l’avrà il sindacato, i cui iscritti potranno con le loro testimonianze non disinteressate pilotare indirettamente le decisioni del giudice di turno (perciò rimane intatto o quasi l’anomalo potere dell’apparato sindacale in fabbrica).

Mente, quindi, la segretaria della Cgil Camusso quando attacca il governo accusandolo di avere eliminato le tutele previste dall’ordinamento. E mente –è probabile- perché non può manifestare soddisfazione per la via d’uscita trovata dal ministro Poletti e dagli «staff» di presidenza e ministero del lavoro, smentendo perciò se stessa e alcuni mesi di forsennata campagna verbale contro il «jobs act» e uno sciopero generale di parziale (molto parziale) riuscita.

L’aspetto peggiore della soluzione trovata è che non incide sull’incertezza del diritto che presiede al mondo del lavoro privato. Infatti, con l’apertura di questo genere di porta nel licenziamento disciplinare si verificheranno innumerevoli casi di sentenze contrastanti di reintegro o di conferma. Gli imprenditori non potranno fare alcun affidamento nella nuova norma, a meno di non effettuare una mappatura (illegale) delle simpatie politiche dei giudici del lavoro nei vari distretti giudiziari. 

È, purtroppo, venuto meno ancora una volta il principio di ragionevolezza che deve improntare la legge, rendendola leggibile, interpretabile, applicabile.

Il seme della gramigna che è germogliato il 24 dicembre è stato piantato nella direzione del Pd che definì una sorta di compromesso tra Renzi e le minoranze, tutte tese a svuotare il senso e i contenuti della riforma del mercato del lavoro impostata dal governo. Le fumose formule usate nel documento finale, trasfuse poi in emendamenti alla legge di delega, hanno spinto alla retromarcia di cui parliamo e di cui, di sicuro, il medesimo «premier» non ha valutato tutto l’effetto destabilizzante.

In un barlume di verità, accesosi per un attimo, nella come sempre scoppiettante e propagandistica conferenza stampa postconsiglio, Renzi ha ammesso due cose: che la rimozione dell’accertamento giudiziale delle mancanze disciplinari sarebbe stata un «eccesso di delega», rivelando in questo modo che il «vizio» è nel testo finale approvato dal Parlamento. E che questo testo è il frutto avvelenato di un compromesso tra la destra, rectius tra il «Nuovo Centro Destra» presente nella coalizione di governo e, in sostanza, la minoranza del Pd. Che, insomma, non poteva fare di più. 

Il che, per un deciso riformista, come vuol apparire Renzi è peggio che annunciare un fallimento, riconoscendo che la sua forza politica è così limitata dagli irrisolti contrasti interni al suo partito da impedirgli di portare a compimento una riforma coerente e totalmente efficace. Questo non significa sottovalutare i suoi sforzi e i suoi risultati, ma metterne in evidenza le difficoltà.

Una conferma della fase calante che sta attraversando.

Ne uscirà solo se saprà guidare l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Tanti, troppi lo aspettano al varco, mentre le munizioni di cui dispone sono chiaramente inadeguate. Solo un colpo di genio (di cui è capace) e un’attenta tessitura potranno evitargli la sconfitta.































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