9 dic 2014

Leader e leadership..la sottile utile differenza

    di vincenzo cacopardo
Se oggi si affronta questo tema è proprio per mettere in evidenza l'errore dei tanti che ancora pensano di poter procedere con questa particolare mentalità: il presupposto di identificarsi nella figura di Leader di un nuovo Partito o Movimento in forza del fatto di ritenere un'organizzazione politica come una sorta di azienda privata..non potrà mai essere efficace nel tempo. Sono ancora in tanti a non accorgersi della naturale contraddittorietà insita in questo modo di affrontare la questione. Oggi.. questo è un argomento molto discusso e la stessa politica delle figure, malgrado il perseverare, dovrà mettere fine ad ogni forma di esaltazione buona solo a costruire miti (una politica con lo scopo del proliferare di proprie egoistiche opportunità) di sicuro non utile alla definizione di una vera democrazia. Non esistendo una verità assoluta sulle soluzioni.. un'organizzazione politica dovrebbe occuparsi principalmente di dirimere e risolvere giorno per giorno attraverso il dialogo e la ricerca col contributo di uno scambio interno. Se è vero che occorre una guida.. è anche vero che leader non si nasce ma si diventa...ed è proprio il modo in cui si diventa a convincere assai meno. Costruire una leaderschip è molto più difficile, ma rende più resistente e compatta l'opera di ogni Partito o Movimento che nasce per ascoltare ed accrescere il dialogo sotto una spinta paritaria di ricerca.  


Una delle tematiche più interessanti di questi anni è quella della posizione dei leaders e cioè su quelle figure a capo di un partito politico, di un'organizzazione, di un'impresa che rappresentando le figure più in vista e più rappresentative e che dovrebbero quindi orientare ogni indirizzo.: Il leader è colui che ha dei seguaci, senza seguaci non ci può essere un leader.. Una concezione naturale che dovrebbe farci porre non poche domande.


L'analisi che più ci interessa è quella dei “leaders politici” in quanto è sicuramente legata allo studio di questo Forum. 
In modo differente... un processo di una leadership consiste in una interazione di coloro che in una struttura occupano la posizione più elevata col resto del gruppo. Una delle caratteristiche fondamentali dei membri di un gruppo di stato elevato è quella di proporre idee ed attività nello stesso gruppo... utilizzando in questo modo dei mezzi per influenzare i membri e modificare il loro comportamento. Ma, dal momento che l'influenza sociale è comunque sempre un processo reciproco, quello che caratterizza il leader è il fatto che può sempre influenzare gli altri nel gruppo più di quanto siano influenzati loro stessi.

Questa considerazione di carattere oggettivo, pur non definendosi del tutto, spinge ad un ulteriore esame sulla sottile differenza tra una strada delineata da una leadership (ossia..non priva di interazione e scambievolezza) e quella imposta da un unica figura di leader che orienta in un unico indirizzo (in modo più assoluto e determinato). 

La determinazione di una guida su un tema di carattere amministrativo potrebbe essere accettata poiché servirebbe a riempire quel vuoto di risolutezza necessario per la definizione e la messa in opera di un progetto. Al contrario..se la natura del progetto esige uno scambio dialettico costruito sulle idee e su motivazioni inerenti la politica (vedasi il lavoro spettante ai Partiti), il dialogo dovrebbe restare fondamentale, poiché quella fermezza potrebbe dirimersi in un determinismo eccessivo... tagliando il fondamentale dibattito interno.

Il mio personale indirizzo su questo tema è risaputo..e cioè che il pensiero politico che dovrebbe nascere nella casa di un Partito in contatto con le esigenze dei cittadini, non potrà mai essere sostenuto da un'unica figura predominante, ma dovrebbe essere il risultato di un dialogo costruito da una serie di figure che unite formeranno una vera e propria leaderschip. ..Insomma un Partito non dovrebbe mai ammettere una figura predominante, né... tale figura..come oggi accade.. potrà mai assumere il doppio ruolo di segretario di un Partito e Premier di una Nazione.

La questione che oggi si pone è proprio quella di credere che unendo la forza di un Partito col comando di un esecutivo del Paese, si riescono a definire meglio i risultati di una governabilità...e questo accade anche perchè si considera la governabilità l'unico scopo necessario e non un fine costruttivo....Ancora peggio, poi, se una figura assume la caratteristica di leader assoluto il cui compito è doppiamente avvalorato dalle cariche (un argomento che attinge da una diversa concezione che appartiene ad altri Paesi, ma che non può collimare con la storia e la cultura politica della nostra Nazione) 

L'errore di non separare i due poteri e distinguerli per ruoli e competenze, non aiuta la funzione della politica e spinge ad esaltare le figure a danno di una efficienza necessaria per la crescita.  

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