13 gen 2015

i "limiti" della satira

di vincenzo cacopardo
Nessuna difesa per chi si permette di usare violenza con atti di barbarie come quelli avvenuti recentemente in Francia... Nessuno potrà mai perdonare simili uccisioni in nome di un Islam così tanto sanguinario voluto da piccole minoranze fondamentaliste. Ma una domanda alla quale non ci si può sottrarre è .. “se è giusto che la satira debba avere dei limiti e se in nome di una libertà si possa superare ogni limite imposto da un comune rispetto per la religione altrui”.

La satira si occupa da sempre di temi rilevanti, principalmente la politica, la religione, il sesso e la morte, e su questi propone punti di vista alternativi, e attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni. Nel significato popolare contemporaneo, si tende ad identificare la satira con una delle forme possibili dell'umorismo e, in qualche caso, della comicità; talvolta, poi, si intende per satira anche, indiscriminatamente, qualsiasi attacco letterario o artistico a personaggi detentori del potere politico, sociale o culturale, o più genericamente vi si include qualsiasi critica al potere svolta in forma almeno salace . Questo ci dicono le voci su una ricerca del significato della sua parola. Ma l'umorismo, l'ironia ed il sarcasmo devono avere i loro limiti nel principale rispetto che deve portarsi all'essere umano..al suo credo..alla sua educazione ed alla sensibilità stessa di ognuno.

Dice bene Travaglio quando afferma - la libertà di espressionenon significa condividere tutto quello che pensano, dicono, scrivono e disegnano quelli che se ne avvalgono. Non è poi così difficile capire che difendere la satira senza limiti non vuol dire che chi la fa non possa avere limiti (tutti ne abbiamo, e sono unici al mondo: dipendono dallo stile, dalla cultura, dall’educazione, dalla sensibilità, dall’eventuale fede di ciascun individuo).

Ma non dobbiamo nemmeno far finta di dimenticare anche la cultura mentale del destinatario a cui essa è diretta..Nel caso di “Charlie Hedbo” la satira sembra quasi aver preso libero sfogo senza alcun limite... con ostinazione..come una lotta senza fine ..quasi un'ossessione ..La matita come un'arma senza tregua verso una religione che, come tutti noi occidentali sappiamo ...forse non è ancora in grado di recepire con la stessa linea di pensiero occidentale, i principi di una satira fin troppo libera, ma in certi casi anche assai irrispettosa e volgare: Quale è..ad esempio... il fine di scrivere “il Corano è merda”, come esprime una delle vignette incriminate di Charlie Hebdo ?

In nome di una libertà si pensa che con la “satira” si possa dar sfogo a qualunque offesa.. calpestando ogni rispetto altrui, ma i confini restano legati e la libertà di ognuno finisce dove comincia il rispetto per l'altro. Soprattutto se sei, come dovresti essere... anche consapevole che la provocazione è diretta verso un popolo che non ha la tua stessa cultura mentale in grado di precepire la satira per quella che è..Non dimentichiamo che la nostra cultura religiosa nel passato ne ha anche viste di peggio..

Con ciò rimane esecrabile ed indifendibile ogni atto ostile e di crudeltà inferto verso i cittadini.. Atti che... ledendo i principi ancora più preziosi della vita umana, non possono trovare alcun sostegno...ma solo disgusto verso chi ha un simile disprezzo per la vita altrui e la propria.
Ma attenzione a parlare di libertà come fosse un salvacondotto valido per ogni espressione..compreso quello della satira!   

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