di vincenzo cacopardo
Il governo del giovane Sindaco d'Italia va avanti come un treno senza nemmeno dare uno sguardo attento ai semafori posti nel suo percorso: Ormai tra decreti attuativi e fiducie... con canguri e tagliole, si procede come se nulla fosse ed in barba alle regole istituzionali che regolano i principi di un vero sistema democratico.
Il governo del giovane Sindaco d'Italia va avanti come un treno senza nemmeno dare uno sguardo attento ai semafori posti nel suo percorso: Ormai tra decreti attuativi e fiducie... con canguri e tagliole, si procede come se nulla fosse ed in barba alle regole istituzionali che regolano i principi di un vero sistema democratico.
I parlamentari appaiono ormai palesemente sottomessi ad un governo e
per un evidente vantaggio di una sicura poltrona (circa 14.000 euro
mensili sicuri) soggiaciono ad ogni fiducia posta da chi sa di potersi
porre con sicumera e supponenza. L'idea di una crisi di governo
potrebbe interrompere la più che favorevole posizione di vantaggio
remunerativo. L'Aventino sembra ormai superato e qualche ribelle
oppositore continua ad esprimersi con forza ritornando subito dopo nei
ranghi del proprio Partito.
Il
capo dello Stato ancora non si esprime su considerazioni di metodo
che, in realtà, gli appartengono in qualità di garante di un
sistema di democrazia che dovrebbe vedere nel parlamento il punto
centrale di tutta la politica istituzionale.
“
la mancata
attribuzione dei poteri di indirizzo politico al Presidente della
Repubblica, fa sì che tali poteri vengano accentrati nel raccordo
Parlamento – Governo”.
Così
recita il diritto Costituzionale, ma sembra evidente che questo
raccordo oggi venga intaccato destando serie preoccupazioni per la
garanzia dello stesso principio di democrazia: i due ruoli non
riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella
loro distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante
potere partitico che li sottomette al proprio interesse. Renzi oggi
rappresenta l'evidenza di tutto ciò e quella tendenza equilibratrice
che si voleva tramite il raccordo, non appare per nulla possibile. La
centralità del Parlamento non determina più la sua vera
fondamentale funzione ed ogni azione governativa finisce sempre col
prevalere e condizionare pragmaticamente ogni indispensabile percorso
politico parlamentare...
Ci vorrebbero idee innovative,ma nessuno si impone in una ricerca occorrente più opportuna!
Ci vorrebbero idee innovative,ma nessuno si impone in una ricerca occorrente più opportuna!
In
nome di riforme quasi del tutto imposte, si sta pretendendo di
cambiare un sistema politico attraverso il forzato metodo governativo
non privandosi di una serie di ricatti e posizioni ambigue.
Malgrado
un primo accenno, sebbene ritardato... ma comunque di auspicio.. da
parte della benevola presidente Boldrini, nulla sembra cambiare poiché il
pragmatismo governativo pare prevalere su tutto in mancanza di
vere idee da contrapporre. Tra anomalie evidenti e chiare forzature,
si procede nella più assoluta mancanza dei principi cardine che una
carta costituzionale in realtà vorrebbe imprimere: Viviamo
in uno Stato parlamentare e questo basterebbe per porre l’importante
azione delle Camere come centralità dalla quale dovrebbe dipendere
ogni regola ed ovviamente l’indirizzo culturale ed economico del
nostro Stato democratico. I ruoli legislativi, quindi, non possono
che essere primari e propedeutici a quelli governativi. Il contrario di questo si chiama regime!
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