14 ott 2015

La vittoria delle anomalie.. limita le riforme

di vincenzo cacopardo
Palazzo Madama da il consenso alla riforma di Matteo Renzi con 179 voti favorevoli, sedici voti contrari, sette astenuti e circa 120 senatori rimasti fuori dall'Aula. Non si può dire che questa sia una grande vittoria anche in considerazione che si votava uno stravolgimento della Carta Costituzionale..comunque, come si era abbondantemente previsto... la sinistra, nonostante i ridicoli capricci dei dissidenti, ha votato compatta anche con l'aiuto dei verdiniani.

La Lega Nord e i Cinque Stelle hanno optato per l’Aventino. Sel ha, invece, deciso di non partecipare al voto restando nell’emiciclo. Forza Italia ha lasciato i banchi dedicati al gruppo e si è riversata nell’emiciclo senza partecipare al voto. Gli unici a restare in Aula e votare contro sono stati gli uomini di Raffaele Fitto.Con un'Aula semivuota si è forzato un processo di vera restaurazione relativa alla seconda parte della Costituzione...Il tutto condito attraverso un dibattito contrapposto e quasi ostile che ha visto sia nella maggioranza..che nella minoranza, lo spostamento dei senatori poco convinti, ma sicuramente attaccati ad una poltrona che finisce col garantir loro almeno altri due anni di ingenti emolumenti.

L'astuto premier ha condizionato la sua battaglia basandosi proprio su questo : era immaginabile per lui pensare che tanti senatori non avrebbero mai lasciato il loro scranno ed avrebbero optato per una loro permanenza al Senato. La minaccia latente era quella di un Renzi pronto ad abbandonare il governo e far cadere la legislatura. Sotto la interpretazione di una fumosa riforma che non pone una vera innovazione al sistema, il sindaco d'Italia, ha giocato la sua partita, ma ha soprattutto messo un punto fermo su ogni possibilità di elezioni per un lungo lasso di tempo. Quello che interessava a Renzi era il fatto di poter procedere nel suo percorso di semplificazione continuando a menarla sull'importanza del cambiamento attraverso le riforme ed evitando il più possibilie un dialogo sul merito di queste. Tutto ciò anche in considerazione degli ultimi sondaggi, che non lo vedono più forte come una volta.. e che potrebbero impedire una sua riaffermazione.

Il testo adesso passerà alla Camera per la quarta lettura...e si ritornerà col solito ritornello dei dissidenti interni al PD che continueranno ad alzare muri.. per poi adeguarsi in tutto e per tutto al capo supremo del Partito.

Una modifica della seconda parte della Costituzione messa su e guidata da un governo (e non da una costituente voluta dal popolo). Un governo retto da un premier eletto da un Parlamento che la Corte Costituzionale (proprio per restare in tema) ha dichiarato non eleggibile...e che (restando ancora in tema) ha persino eletto alcuni membri di questa.. Non può mancare nell'insieme il fatto non trascurabile di un presidente della Repubblica eletto (sempre da un Parlamento non eleggibile) per volere di un segretario di Partito e nel contempo Premier. Un guazzabuglio di irregolarità non di poco conto che si cerca di nascondere per un unico bisogno di stabilità governativa tenuta insieme da interessi del tutto diversi. Al di là di ogni considerazione nel merito che ho già ampiamente esposto nei miei post precedenti.. non può sfuggire l'evidente alterazione compiuta in un contesto tenuto insieme da una serie di anomalie che pervadono le nostre istituzioni. 

Il potere costituente è un potere che non può appartenere al governo..e più che mai ad un governo che ottiene una maggioranza attraverso un ricco premio!

Non credo possa quindi parlarsi di vittoria..poichè vedremo solo in seguito i risultati di una politica riformista così poco attenta al rispetto delle regole democratiche che mira esclusivamente al pragmatico incedere di una governabilità dall'alto..ed è davvero stupefacente sentir parlare nell'Aula di “una riforma.. anche se non buona..purchè si riformi”. Ciò denota in modo inequivocabile la semplicità e la disinvoltura con la quale sia stata affrontata. Quello che non può digerirsi è l'ipocrisia che regna in tutto un mondo della politica ormai sopraffatto da interessi personali o stupide contrapposizioni che non possono mai recare ad essa alcuna vera funzionalità.











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