di vincenzo cacopardo
Palazzo
Madama da il consenso alla riforma di Matteo Renzi con 179 voti
favorevoli, sedici voti contrari, sette astenuti e circa 120
senatori rimasti fuori dall'Aula. Non si può dire che questa sia
una grande vittoria anche in considerazione che si votava uno
stravolgimento della Carta Costituzionale..comunque, come si era
abbondantemente previsto... la sinistra, nonostante i ridicoli
capricci dei dissidenti, ha votato compatta anche con l'aiuto dei verdiniani.
La
Lega Nord e i Cinque Stelle hanno optato per l’Aventino. Sel ha,
invece, deciso di non partecipare al voto restando nell’emiciclo.
Forza
Italia
ha lasciato i banchi dedicati al gruppo e si è riversata
nell’emiciclo senza partecipare al voto. Gli unici a restare in
Aula e votare contro sono stati gli uomini di Raffaele Fitto.Con
un'Aula semivuota si è forzato un processo di vera restaurazione
relativa alla seconda parte della Costituzione...Il tutto condito
attraverso un dibattito contrapposto e quasi ostile che ha visto
sia nella maggioranza..che nella minoranza, lo spostamento dei
senatori poco convinti, ma sicuramente attaccati ad una poltrona
che finisce col garantir loro almeno altri due anni di ingenti
emolumenti.
L'astuto
premier ha condizionato la sua battaglia basandosi proprio su
questo : era immaginabile per lui pensare che tanti senatori
non avrebbero mai lasciato il loro scranno ed avrebbero optato per
una loro permanenza al Senato. La minaccia latente era quella di un
Renzi pronto ad abbandonare il governo e far cadere la legislatura.
Sotto la interpretazione di una fumosa riforma che non
pone una vera innovazione al sistema, il sindaco d'Italia, ha
giocato la sua partita, ma ha soprattutto messo un punto fermo
su ogni possibilità di elezioni per un lungo lasso di tempo.
Quello che interessava a Renzi era il fatto di poter procedere nel
suo percorso di semplificazione continuando a menarla
sull'importanza del cambiamento attraverso le riforme ed evitando
il più possibilie un dialogo sul merito di queste. Tutto
ciò anche in considerazione degli ultimi sondaggi, che non lo
vedono più forte come una volta.. e che potrebbero impedire una
sua riaffermazione.
Il
testo adesso passerà alla Camera per la quarta lettura...e si
ritornerà col solito ritornello dei dissidenti interni al PD che
continueranno ad alzare muri.. per poi adeguarsi in tutto e per
tutto al capo supremo del Partito.
Una
modifica della seconda parte della Costituzione messa
su e guidata da un governo
(e
non da una costituente voluta dal popolo). Un governo retto da un
premier eletto da
un Parlamento che
la Corte Costituzionale (proprio per restare in tema) ha
dichiarato non eleggibile...e
che (restando ancora in tema) ha persino
eletto alcuni membri di questa..
Non può mancare nell'insieme il fatto non trascurabile di un
presidente della Repubblica
eletto (sempre da un Parlamento non eleggibile) per volere di un
segretario di
Partito e nel contempo Premier.
Un guazzabuglio di irregolarità non di poco conto che si cerca di nascondere per un
unico
bisogno di stabilità governativa tenuta insieme da interessi del tutto diversi. Al di là di ogni
considerazione nel merito che ho già ampiamente esposto nei miei
post precedenti.. non può sfuggire l'evidente alterazione compiuta
in un contesto tenuto insieme da una serie di
anomalie che
pervadono le nostre istituzioni.
Il potere costituente è un potere che non può appartenere al
governo..e più che mai ad un governo che ottiene una maggioranza
attraverso un ricco premio!
Non
credo possa quindi parlarsi di vittoria..poichè vedremo solo in
seguito i risultati di una politica riformista così poco attenta al
rispetto delle regole democratiche che mira esclusivamente al
pragmatico incedere di una governabilità dall'alto..ed è davvero
stupefacente sentir parlare nell'Aula di “una
riforma.. anche se non buona..purchè si riformi”.
Ciò denota in modo inequivocabile la semplicità e la disinvoltura
con la quale sia stata affrontata. Quello che non può digerirsi è
l'ipocrisia che regna in tutto un mondo della politica ormai
sopraffatto da interessi personali o stupide contrapposizioni che
non possono mai recare ad essa alcuna
vera funzionalità.
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