13 dic 2015

Un commento sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo sulle notizie che segnano il giorno

Se a preventivare non si occupa un governo ..a chi spetta..a  Babbo Natale?
Più che opportune queste segnalazioni messe in evidenza da Domenico Cacopardo.

Mi permetto di ricordare i grandi ritardi su questioni che la politica avrebbe dovuto affrontare anticipatamente. Sentire parlare oggi di manovre di aggiustamento.. dopo lo scandalo degli istituti di credito che hanno massacrato tanti cittadini ignari, non può che definire pessimo il compito di una politica di governo che avrebbe dovuto operare un controllo al fine di vigilare su manovre di questo tipo. Si sa da lungo tempo cosa può fare una Banca d'Italia su un'operazione di controllo se ..pur avendo funzioni pubbliche resta in mano ad Istituti privati che non possono che difendere i propri interessi. Chi si sarebbe dovuto muovere per porre le dovute regole a difesa?.

In questo assurdo Paese non sembrano mai esistere responsabilità precise!

Oggi, come al solito, il governo propone soluzioni, quando appena ieri non ha fatto nulla per la salvaguardia degli interessi dei tanti cittadini onesti. Non basta operare in ritardo quando la politica avrebbe dovuto attuare in tempo normative di vigilanza più adeguate. E' strano che un ministro dell'economia così preparato non vi abbia messo l'impegno necessario..Al posto suo sarebbero in tanti ad essersi dimessi! Per non parlare della superficialità di come questo governo affronta ogni tema che riguarda la sicurezza dei cittadini in ogni dove!

Dove stà l'accortezza..l'avvedutezza che come principio base avrebbe avuto, secondo Costituzione, il dovere di difendere i risparmi dei tanti cittadini di un Paese che appare sempre più incomprensibilmente in mano ad una classe politica dirigente persino irresponsabile? Prima di mettere mano a riforme assurde che per la loro estrema semplificazione non renderanno risultati efficaci, si dovrebbe operare per sradicare in via preventiva ogni illogico meccanismo che possa dannegiare il percorso di una società più sicura.

Oggi si affrontano le problematiche di una guerra in Medioriente e si accusa una politica che nel recente passato.. con metodo semplicisitico.. ha voluto sradicare un potere dittatoriale in alcune regioni africane e mediorientali. (Sistemi dittatoriali che ponevano argine ad un possibile esodo). Si dà la colpa ad un assurdo criterio che ha visto solo distruzione e mai operazioni preventivate dettate da una logica politica per il futuro. Di ciò ormai.. i Paesi occidentali che ne hanno preso parte..se ne fanno una colpa...affermando che il metodo semplificatico ha solo peggiorato la già difficile situazione.

Bisognerebbe fare più attenzione su questa riflessione.. poichè riflette lo stesso metodo frettoloso e spicciolo con il quale Renzi affronta il cambiamento all'interno del Paese attraverso l'uso di riforme che stanno soltanto mortificando l'ordinamento istituzionale e politico e per il quale nel futuro prossimo avremo a lamentarci. Se la posizione del Premier resta valida per quanto attiene la politica estera nei confronti dei bombardamenti infruttuosi..rimane tutt'ora approssimativa e per nulla adatta e funzionale sulle riforme proposte per la crescita all'interno del nostro Paese. Il suo metodo poco avveduto ed assai superficiale.. registra oggi tragici risultati che ricadono sulle tasche dei cittadini.
vincenzo cacopardo



Tre notizie segnano i giornali di ieri: due di esse sono pessime. Si tratta della mancata approvazione della manovra sulla banche in default e dell’apertura di un procedimento d’infrazione per la mancata identificazione di tutti coloro che approdano sulle nostre coste o vengono imbarcati dalle nostre navi.
Quanto alla prima questione ce ne occuperemo presto. Segnalo soltanto questo: il sepolcro imbiancato della Banca d’Italia s’è sporcato ed è necessario un deciso ricambio ai vertici. Fanno bene il governi e i gruppi parlamentari a volere una commissione di inchiesta: forse riusciremo a capire perché alla Vigilanza siano sfuggiti gli scandali bancari dal Monte dei Paschi di Siena agli ultimi casi.
Quanto alla identificazione degli immigranti sono due anni che solleviamo il problema. Le norme europee prescrivono che nel momento in cui le autorità di pubblica sicurezza o confinarie di una Nazione dell’UE s’imbattono in un immigrato, debbono rilevarne le generalità e, in mancanza, prima ancora della rilevazione delle impronte digitali e dello screening sanitario, debbo conferirgli un’identità convenzionale che lo seguirà in tutto il periodo di sua permanenza nel territorio della Comunità. Ciò allo scopo di consentire il tracciamento della sua presenza in relazione ai possibili reati che può compiere e allo scopo, nel caso si tratti di persona che non ha titolo a rimanere nell’UE, di respingerlo nel Paese che gli ha dato la prima accoglienza.
La norma ha una finalità evidente: corresponsabilizzare i paesi esposti in modo da impedire la facile ammissione di tutti coloro che intendono arrivare e arrivano sui loro territori.
La furbissima Italia e il suo furbissimo ministro dell’interno, accompagnato dal furbissimo capo della Polizia, hanno barato al gioco: gran parte dei nuovi arrivati, illegali e profughi non sono stati identificati e sono stati lasciati liberi di andarsene dove volevano. I furbissimi, infatti, sapevano che gran parte dell’immigrazione 2013-14 e 15 era diretta verso la Germania e i  paesi nordici, tutti ambiti –a ragione-.
Con due anni di ritardo, l’Unione si è accorta del pasticcio e ha aperto la procedura di infrazione.
Il signor Alfano si è giustificato sostenendo che solo (sì, solo!) 60000 persone non erano state identificate.
Nello sfondo, si stagliano le difficoltà di realizzare la demenziale e truffaldina idea di ripartire i profughi, riconosciuti tali, tra le nazioni dell’Unione. Truffaldina, questa idea, perché tutti sanno che i profughi hanno le loro mete preferenziali e che, se saranno, per dire, assegnati alla Slovenia o all’Estonia, l’indomani si trasferiranno in Germania, in Olanda, in Belgio o dove vorranno.
E tutti sanno che, alla fine di questo gioco, il cerino rimarrà nelle mani di italiani e greci, costretti a subire la presenza di alcune centinaia di migliaia di profughi e di illegali che non hanno né avranno nessuna possibilità di occupazione, salvo quelle che offrirà loro la criminalità organizzata.
La terza notizia, sulla quale l’occhio dei cronisti è passato veloce, riguarda il veto posto dall’Italia al rinnovo automatico delle sanzioni alla Russia.
Già: giovedì il rinnovo stava scattando, anche con il complice e stolido consenso di Francoise Hollande e di Angela Merkel, incapaci entrambi di usare il timone per correggere la rotta dell’Europa nel momento in cui è diventata l’alleata di fatto e preferenziale della Russia nella lotta allo Stato terrorista dell’Isis.
Ebbene, per la seconda volta (la prima è stato il rifiuto a partecipare ai bombardamenti di Hollande con conseguente rifiuto di inviare truppe in Ciad e in Mali), Matteo Renzi mostra di avere compreso i termini nei quali si deve svolgere la politica estera italiana e ha, perciò, acquistato lo standing di uomo di Stato. Da ieri, altre riunioni vengono dedicate alle sanzioni.
La posizione italiana deve essere irremovibile, a costo di essere l’unica nazione dell’Europa comunitaria a riaprire i rapporti commerciali con la Russia. Se sarà così, vedremo quasi subito partire la corsa per imitarci, poiché basterà il nostro rifiuto a fare crollare il non granitico schieramento dei sanzionatori.
A fronte di un presidente americano incerto e rinunciatario, capace di pronunciare bei discorsi cui non seguono azioni coerenti, la Russia ha affrontato la situazione con coraggio, correndo un rischio calcolato.
Ricordiamoci che Putin, nel dire che la guerra all’Isis non dovrebbe trasformarsi in guerra atomica, l’ha di fatto evocata, minacciando i terroristi e saggiando le reazioni francesi. Infatti, è la Francia la nazione più allettata dall’idea di risparmiare migliaia di boots on the ground, mediante il lancio di qualche bomba atomica tattica.
Lo spettro comparso a Hiroshima e Nagasaki può tornare a farsi vedere nei cieli di Siria e Iraq.
Il vero modo per evitare che compaia e faccia decine di migliaia di morti, soprattutto civili innocenti e perseguitati dai terroristi, è quello di un’azione concertata tra Europa e Russia, cui non potrà non allinearsi l’America della primazia perduta, per impedire che gli sporchi traffici sauditi, turchi e degli emirati continuino e per ottenere sul campo, anche con boots on the ground, la sconfitta tombale di Al Bagdhadi e dei suoi uomini.
Probabilmente è questa la reazione che si aspetta Putin dopo il richiamo all’atomica.
La coalizione dovrà occuparsi, naturalmente, anche della Libia.
Matteo Renzi dovrà tenere duro.
Altrimenti perderà la faccia in Italia e in Europa.
Domenico Cacopardo


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